domenica 6 novembre 2016

Due Germanie, due profili a confronto




Il 21 novembre ricorrono cent’anni dalla morte 
dell’Imperatore Francesco Giuseppe.
Trascriviamo questo commento sull’incontro 
del Sacro Imperatorecon il Kaiser Guglielmo II, nel 1908.

L’incontro riprodotto nel quadro si svolge nel castello di Schonbrunn, a Vienna, nel 1908. Francesco Giuseppe celebrava sessant’anni di regno. Durante buona parte del suo regno, egli era stato il Capo di tutti i popoli di lingua tedesca. Verso la metà dell’Ottocento, però, la Prussia aveva promosso un’alleanza di Stati tedeschi contro di lui, coalizzandoli poi un altro impero sotto la direzione del Kaiser.


In conseguenza di tali macchinazioni, Francesco Giuseppe – rappresentante della più antica, illustre e sacrale dinastia dell’Europa – era stato in pratica estromesso dal mondo tedesco, passando quindi a governare su una serie di Stati di lingua magiara, slava, rumena, italiana ecc., chiamati nell’insieme “Monarchia austro-ungarica”.

Nel 1908, però, il kaiser Guglielmo II aveva bisogno del suo appoggio. Passando sopra il risentimento anti-asburgico, egli organizzò una visita ufficiale a Vienna per festeggiare, accompagnato da tutti i Principi tedeschi, i sessant’anni del vecchio Imperatore. Il quadro mostra questo incontro, avvenuto nel Salone di Maria Antonietta nel castello di Schonbrunn.

È una scena altamente sacrale. Lo splendore del cerimoniale è portato a un apice di gala e di pompa, tale da condurre lo spirito alle più alte considerazioni, che poi aprono finestre per la contemplazione di Dio Nostro Signore.
Francesco Giuseppe è solo davanti a tutti i Principi tedeschi. A destra, in abito civile, vi è anche il sindaco di Amburgo, una Città libera.

Tutto è luminoso. Il salotto è immerso in una luce naturale argentea che si riflette sulle pareti e sul pavimento. Il pavimento sembra fatto di pietra preziosa. I pennacchi bianchi dei Principi aumentano la sensazione di luce, completata poi con i lampadari e gli specchi. Tutto il quadro emana luce. La luce splende nelle decorazioni, nelle spalline, nelle spade. Ovunque c’è luce e splendore.

Tutti sfoggiano un atteggiamento di grande compostezza e rispetto. Indossano quelle divise perché sanno di rappresentare una carica; in altre parole, perché hanno un altissimo rispetto di se stessi. L’idea soggiacente è quella di sublimare al massimo il Potere pubblico, lo Stato, per rispetto alla creatura umana che lo Stato è chiamato a governare.


Guardate l’aria militare dei Principi, che dà un’idea di potenza e di forza. Io potrei sintetizzare questa scena in tre parole: forza, splendore, sacralità. Qui si vede la Germania, ma una Germania dominata dalla Prussia. Il Kaiser ha un plico in mano, che certamente è il testo del discorso che sta leggendo. Francesco Giuseppe ascolta con deferenza.

Il capolavoro della scena, però, è l’imperatore Francesco Giuseppe!

Sono due modi completamente diversi. La Germania moderna, militare e industriale, è rappresentata dal Kaiser e dai Principi. La vecchia Germania, tradizionale, sacrale, nobile, illustre, guerriera ma soprattutto patriarcale, è rappresentata dall’Imperatore dell’Austria-Ungheria. Sono due diverse idee della Germania: una militare e pre-nazista; l’altra sacrale e cattolica.

Si osservi questo fatto curioso: Francesco Giuseppe è completamente solo, non si fa accompagnare da nessuno, la sua uniforme è semplice, solo tre colori, un abito bianco, pantaloni rossi con una treccia d’oro. Porta una fascia molto bella ma semplice. In mano reca l’elmo con un pennacchio verde chiaro.

Lui, da solo, ha un peso molto superiore rispetto a tutti gli altri messi insieme. Allo stesso tempo, però, egli ha una semplicità che ne svela la superiorità. Osservate, per esempio, come i tedeschi hanno la testa in alto, per dare l’idea che valgono qualcosa. Francesco Giuseppe, al contrario, è totalmente naturale. Possiede una tale distinzione, che mette tutti nella propria scarpa…al punto che si nota una sorta di vuoto che lo circonda e nessuno gli si avvicina. Analizzate la sua fisionomia. Si tratta di un uomo consapevole di non aver bisogno di ornamenti per essere sé stesso. Alle sue spalle ha secoli di storia gloriosa. Possiede un diritto innato che la forza non può violare. Perciò riceve i suoi ospiti in modo serio, gentile, ma non sorridente. Riceve ospiti nei confronti dei quali ha un rimprovero, che vela con urbanità. Con somma educazione, li guarda negli occhi  come chi dice: “Io mi presento nella mia semplicità. Ma vi ricevo nel mio palazzo, simbolo del mio potere. Se ci sarà un’altra guerra sappiate che vi accoglierò con la punta della mia spada, perché non mi lascio dominare da nessuno!”. Tutto questo, però, viene affermato con somma affabilità, dignità e distinzione.

Il mio commento conclusivo sarebbe: Vedete quanto valgono la Tradizione, il diritto secolare e la sacralità! Molto più di tutta quella ricchezza e tutto quel potere militare!

Plinio Corrêa de Oliveira - 27 Maggio 1974