giovedì 22 settembre 2016

Affondato!


Corazzata italiana Amalfi


E con questo, le "navi da battaglia" affondate agli italiani in Adriatico, furono 5. Loro ne affondarono una a Premuda ed un'altra affondarono agli yugoslavi a guerra finita, quasi certamente per intascare il premio (svariati milioni di euro attualizzati) e per rompere le scatole al costituendo Stato SHS, come confermato dalla loro "politica estera" post bellica e dalle azioni dei servizi segreti, come confermato nero su bianco, da documenti inerenti il col. Finzi..., capo per il Litorale del famigerato "ITO".
La "Wien" non era una "corazzata" e nemmeno un "incrociatore corazzato", era più piccola di tutti gli incrociatori più moderni e non poteva prendere il mare quando era molto mosso. Era in realtà una nave per la difesa costiera, paragonabile semmai ai monitor britannici. Molte marine avevano navi di questo tipo, meno quella italiana.
I primi a chiamarla "nave da battaglia costiera" furono gli alti ufficiali KuK, che in questo modo, intendevano "vendere" ai marinai di acqua dolce dell'interno, la costruzione di 3 corazzate a basso prezzo. Servivano più che altro per rompere il ghiaccio, nel passaggio tra le navi a ridotto centrale verso le concezioni più moderne, in un momento nel quale non si era ancora affermata la necessità di avere una flotta potente (Franz Josef era agnostico e diceva di non capirne nulla, l'Arciduca Alberto era contrario a tutte le navi ed avrebbe difeso le coste con le batterie costiere).
Dopo la morte di Alberto e di altri "vecchi austriaci" che non erano tra i favorevoli, la Kriegsmarine riuscì a creare un'opinione pubblica amica, esaltata da Franz Ferdinand, che si può definire come padre putativo della moderna flotta austro ungarica. Iniziò allora, la costruzione di vere corazzate: la classe Habsburg, la classe Herzerzog, la classe Radetzky e la classe Viribus Unitis.

Fonte: Vota Franz Josef