sabato 31 ottobre 2015

I CONTADINI IMPEDISCONO L’USO DELLE COCCARDE E L’INNALZAMENTO DELLE BANDIERE (ITALIANE ndr)



Una sola volta, nel corso dell’Ottocento, i contadini del Lodigiano, sempre ritenuti «per natura o per indole pacifici, tranquilli e in tutto sottomessi all’autorità» 1 , assumono un atteggiamento di aperta ribellione in proporzioni tali da suscitare la viva preoccupazione del vescovo di Lodi.
Scrive monsignor Gaetano Benaglio in una circolare ai parroci del 15 giugno 1859, pochissimi giorni dopo l’abbandono degli austriaci della città:
«Ci pervenne con grave nostro dispiacere la notizia che in alcune Parrocchie si appalesò tra i contadini un certo spirito ostile al grande movimento nazionale (italiano ndr) che s’effettua innanzi ai nostri occhi, e che in qualche luogo il loro malanimo si spinse sino ad impedire l’uso delle coccarde e l’innalzamento delle bandiere.
Quantunque questo spirito di opposizione sia affatto parziale e non abbia in sè la minima importanza, tuttavia per le dispiacevoli conseguenze a cui potrebbe dar origine dovette naturalmente svegliare la pastorale nostra sollecitudine.
Fedeli pertanto a quei sentimenti di ordine e di conciliazione che lo Episcopale nostro ministero ci detta, Noi esortiamo la S.[ignoria] V.[ostra], ove lo richieda il bisogno della sua parrocchia, ad adoperare tutti i mezzi che le offre il parrocchiale di lei officio onde illuminare le menti e sedare gli animi indisciplinati.
Ed è principalmente a rischiarare i loro spiriti che deve essere rivolta l’anima di un parroco doveroso e zelante. Poiché questi germi di resistenza, che in taluno tra i contadini si mostrano da altro non provengono che dall’ignoranza in cui giacciono da gran tempo intorno ai veri loro interessi e sull’opinione pubblica, che non potè diffondere insino a loro i suoi lumi. In taluni forse questa ritrosia ad associarsi ai sentimenti che animano le Province Lombarde nascerà dalle false idee di cui furono imbevuti sulla libertà, confusa da essi colla religione e con la licenza. Sia cura di V.[ostra] S.[ignoria] di far loro intendere che la libertà che i lombardi si ripromettono non è libertinaggio irreligioso, epperò lasciamo libero alla saggezza di S.[ignoria] V.[ostra] di scegliere all’uopo quegli ammaestramenti che le parranno più opportuni»
2 . 1. M. D. Contri, Sulle condizioni di vita dei contadini della diocesi di Lodi nel corso del secolo XIX sino al primo ventennio unitario), in “Bollettino dell’Archivio per la storia del movimento sociale cattolico in Italia”, Milano 1966, I, pp. 81-82. 2. Circolare ai Parroci del vescovo Gaetano Benaglio, 15 giugno 1859, Lodi, p. I, in Archivio parrocchiale di Codogno, cart. Pastorali n. 3.
Le complesse motivazioni di questa protesta contadina andrebbero senza dubbio indagate ulteriormente, tuttavia la circolare del vescovo, chiaramente ispirata dalla preoccupazione di dover rispondere alle accuse al clero dei nuovi governanti (italiani ndr), testimonia il nesso vitale che collegava la condizione dei coloni lodigiani richiamata e gli atteggiamenti di una parte dei parroci nei riguardi di un rivolgimento politico che tendeva in prevalenza ad ignorarla e a non considerarla un vero problema.
L’esistenza di precise accuse di ostilità al nuovo ordine mosse dal Governo al clero lodigiano è ancora documentata da una circolare del vescovo Benaglio datata 17 marzo 1860:
«Sua Eccellenza il signor Governatore di Milano con lettera del 4 corr.[ente] marzo [1860] mi faceva avvertito che in alcune Parrocchie di questa Diocesi si tengono segrete adunanze alle quali intervengono parroci ed altri Eccl.[esiast]ici in cui fannosi discorsi ostili al Governo del Re (d'Italia ndr), invitandomi perciò ad emettere una circolare in cui sia espresso che il R.[egio] Governo (Italaino ndr) procederà con tutto il rigore delle leggi contro quei parrochi ed Ecclesiastici di qualunque ordine ne prendessero parte a simili adunanze. Io risposi al Governatore che nulla mi constava di tali adunanze, anzi che potevo assicurarlo di tutto il contrario, sulla conoscenza che io ho del mio clero e che perciò non giudicavo opportuno emettere una circolare che lo faceva apparire presso il pubblico come ostile all’attuale governo, mentre anzi si professa obbediente e soggetto, non per solo timore, ma specialmente per dovere di coscienza.
Sua eccellenza approvando le mie osservazioni, mi soggiunse che, abbandonato il partito della Circolare, non crederebbe possa aver io difficoltà di ricorrere a qualche altro espediente, perché il mio clero sia reso consapevole delle intenzioni del Governo, e si associ nel proponimento di allontanare ogni pericoloso dissenso, mentre non poteva tacermi che gli consta di alcuni fatti accaduti in questa Diocesi, che sarebbero della natura di quelli sui quali egli richiamava la mia attenzione con l’anzidetta lettera»
La strisciante ostilità di alcuni parroci verso il «nuovo ordine di cose voluto dai piemontesi» ebbe modo di continuare ancora per qualche anno sfociando, in alcuni casi, in aperto contrasto»
Le manifestazioni di ostilità dei contadini al movimento nazionale (italiano ndr) sono state interpretate da F. Della Peruta (I contadini nella rivoluzione lombarda del 1848, in Movimento Operaio”, V , 1953, n. 4, p. 558) nel senso di un rifiuto ad una rivoluzione sentita come estranea al desiderio di «migliori e più umane condizioni di esistenza».
M. D. Contri, Sulle condizioni di vita dei contadini della diocesi di Lodi nel corso…, p. 82. 5. Copia manoscritta della Circolare di mons. Gaetano Benaglio del 17 marzo 1860, pp. 1-3, in Archivio parrocchiale di Codogno, cart. Varie n. 8; il testo è riportato anche da M. D. Contri, Sulle condizioni di vita dei contadini della diocesi di Lodi nel corso…, p. 82. Sul “patriottismo” del vescovo di Lodi v. A. Caretta, Noterelle di storia ecclesiastica lodigiana (quinta serie), in “A.S.Lod.”, Lodi 2003, 102-106.
Eclatanti saranno i casi dei sacerdoti barasini Bassano Dedè e Domenico Savarè; sulle loro vicende v. S. Angelo ricorda il centenario del monsignor Dedè e Salvò S. Angelo dall’Austria, entrambi gli articoli in “Il Cittadino”, rispettivamente 14 febbraio 1992 e 4 settembre 1995.
(dai post dei lettori, by Stefano Rossi).

E' solo uno degli episodi della saga dei contadini del lodigiano, che già nel 1848 accoglievano "freddamente" i Sardi come da essi stessi testimoniato. Ci fu anche un episodio di contadini che uccisero dei soldati del Regno di Sardegna e furono poi fucilati dagli invasori, molte altre fonti riportano che i contadini allagarono le campagne per rallentare l'esercito sardo-piemontese. Il 23 esimo Reggimento "Ceccopieri" di Lodi non ebbe modo di combattere molto contro i sardi e gli italiani perchè si trovava in Austria sia nel 1848 quando difese Vienna dai rivoluzionari che successivamente e nel 1866 quando a Königgsratz ebbe moltissime perdite; solo i granatieri misti ad altre formazioni ebbero l'occasione di sparare sugli invasosri ma la loro storia è dispersa in quella delle altre formazioni e per il momento non siamo in grado di dirVi quanti lodigiani furono decorati per aver difeso la loro terra.


Fonte: Vota Franz Josef