giovedì 27 agosto 2015

QUELLO CHE LA CARITÀ CRISTIANA È DIVENUTA NELLE MANI DELL'ERESIA E DEL FILOSOFISMO. (Estratto dall'opera di mons. Delassus "Il Problema dell'ora presente" Tomo II°)



Solamente il cristianesimo puro, cioè il cattolicismo, è atto a produrre l'eroismo nella carità. Dal momento in cui la fede si altera, lo si vede sparire; ed allora, in conformità alla legge più sopra designata, sparendo l'eroismo, ben presto si restringe l'esercizio ordinario della carità ed infine l'egoismo, così naturale all'uomo, finisce per riprendere tutto il suo impero.
"Quando trionfò la Riforma - continua Hyndmann - i poveri che sempre aveano trovato aiuto ed appoggio nella Chiesa, i pellegrini che erano albergati e nutriti nei monasteri, i figli del popolo che vi ricevevano la loro educazione e la loro istruzione si videro privati di questi beneficii.
"I beni della Chiesa divennero uno strumento di oppressione dacché passarono nelle mani dei nuovi signori e della borghesia: lo sfruttamento del lavoro agricolo e l'usura furono tollerate, e il protestantesimo divenne la causa diretta della miseria in Inghilterra".
Niente di più vero. Il protestantismo non poté modificare le dottrine della Chiesa senza corrompere lo spirito del cristianesimo. Quella che si decorò di questo pomposo titolo di "Riforma" fu in realtà un passo indietro, un ritorno al paganesimo ed al suo spirito. Non appena i monasteri furono spogliati, i poveri vennero trattati come lo erano avanti Gesù Cristo, ed il pauperismo, cioè la miseria in permanenza, si propagò in ogni luogo.
I poveri affluirono alla porta di coloro che si erano appropriati delle spoglie dei religiosi, ma la porta di questi ricchi non s'apriva alle loro disperate grida.
Enrico VIII d'Inghilterra

Ben presto fu la crudeltà che prese il posto della carità in questi cuori spietati. Da Enrico VIII venne emanata una legge che condannava i mendicanti invalidi ad essere messi ai ferri e staffilati, i validi ad essere attaccati alle stanghe d'una carretta e flagellati fino al sangue. Nel 1535 si aggravano queste punizioni. Alla prima recidiva i mendicanti avrebbero l'orecchia destra tagliata, ed alla seconda sarebbero messi a morte. Sotto Edoardo VI il Parlamento addolciva un poco questa crudele legislazione; esso stabilì che tutti i poveri validi che per tre giorni restassero oziosi, fossero contrassegnati con un ferro rovente sul petto, e per due anni servissero come schiavi la persona che li avrebbe denunciati. Nel 1572, vedendo che la miseria non faceva che aumentare, furono promulgate leggi ancor più severe. Ma la tirannide non ha mai diminuito la miseria. Il pauperismo non cessava di estendersi; ed Elisabetta si vide obbligata ad istituire la tassa dei poveri; tanto la carità era stata esiliata dal cuore di quei cristiani dicentisi "riformati", in realtà, deformati.
Le cose non andavano meglio in Alemagna, in seguito alle predicazioni di Lutero. Bisogna leggere, nel secondo volume di Jeanssen, L'Allemagne et la Réforme, le conseguenze di questa riforma sotto il punto di vista sociale. Fra tutti i contemporanei dei quali egli porta la testimonianza intorno all'estrema miseria nella quale era caduto il popolo, basti ripetere questo grido di Cochoens:
"Quando vedremo noi rialzati tutti questi castelli, questi conventi, queste abazie, queste chiese, questi villaggi che, in sì breve spazio di tempo furono saccheggiati, incendiati?! E chi dunque ha guadagnato in tante rovine? I lanzichenecchi e i furbi, ... mentre tante vedove, orfani, vecchi, infermi sono caduti in un'orribile miseria! miseria tale che intenerirebbe una pietra!"
E tuttavia le cose dovevano ancora andar peggiorando. Nel 1527, Lutero osò consigliare ai principi, che si erano impadroniti dei beni della Chiesa, di stabilire la schiavitù quale era praticata presso gli Ebrei!
San Vincenzo de' Paoli.

Mentre il protestantismo produceva in Inghilterra ed in Germania questi tristi frutti, in Francia, il cristianesimo perché era rimasto cattolico, conservando il suo antico spirito, partoriva san Vincenzo de' Paoli. Inutile il dire la tenerezza del suo cuore per tutti gl'infortuni; inutile ricordare le sue creazioni, e quelle che, molto tempo dopo la sua morte, s'ispirarono da lui: esse stanno sotto gli occhi di tutti.
Oimè! la nostra Francia, dopo di aver fatto i più ammirabili sforzi per discacciare dal suo seno il protestantismo ed il suo spirito, si lasciò invadere dal filosofismo, altra insurrezione contro lo spirito della Chiesa che mena seco il trionfo del medesimo egoismo.
Montesquieu ebbe il triste coraggio di lodare Enrico VIII per aver soppresso gli ospedali fondati nel suo regno dai cattolici. Helvetius e Turgot rappresentarono gli stabilimenti di carità cristiana come contrari all'ordine pubblico ed all'interesse dello Stato. Condorcet riprese il linguaggio dei pagani: "La compassione per gli uomini è debolezza, quando non ha per oggetto l'utilità generale". Dupaty, l'amico di Voltaire: "I poveri sono una specie mezzana fra i ricchi e gli animali, e sono più somiglianti a quest'ultimi". E Gian Giacomo Rousseau: "Tutti gli uomini servano alla mia felicità, sia pure a danno della loro, tutto si concentri in me solo; perisca, se è mestieri, tutto il genere umano nell'indigenza e nella miseria, purché io sfugga anche un istante alla miseria ed alla fame!"
Ecco quanto si osava dire dopo diciassette secoli di cristianesimo, e questo sulla terra di Francia, la terra di san Luigi e di san Vincenzo de' Paoli!
Ma tali dottrine non doveano rimanere sterili.
César Gabriel de Choiseul-Praslin

Choiseul diede ordine di arrestare in una volta tutti i mendicanti del regno; più di cinquanta mila ne furono presi. I validi furono inviati alle galere; quanto agli altri, si apersero, per ricoverarli, più di quaranta depositi di mendicità.
La Rivoluzione fece un'applicazione più completa e più rigorosa dei principii della filosofia. Come Enrico VIII, la Repubblica scacciò dai loro conventi i monaci che erano la provvidenza dei poveri, e mise nello stesso tempo la mano sui beni che gli stabilimenti di carità aveano ricevuto dalla carità cristiana.
Il 12 luglio 1793, la Convenzione emanò questo decreto:
"L'attivo degli ospedali, delle case di ricovero, degli ospizi, degli uffici dei poveri e degli altri stabilimenti di beneficenza fa parte delle proprietà nazionali".
Non solamente il fisco s'impadronì delle proprietà, ma altresì fece man bassa dei contanti che vi si trovavano nelle casse; non vi lasciò il becco d'un quattrino. In cambio distribuì di tempo in tempo qualche manata di "assegnati" che nulla rimediavano, poiché i contadini non li volevano. Quello che volevano era il danaro contante; ma danaro contante non ce n'era, né alcuna derrata, e il danaro si
nascondeva, in ogni caso, e il governo non ne mandava. "Lo confessiamo francamente - scrivevano gli amministratori di Douai - i milioni in assegnati ci servirebbero meno di poco danaro in contante. Invero, 292 franchi in carta rappresentavano appena 24 lire in argento.
Se il contadino si guardava dal cambiare le derrate contro carta, cambiava invece volentieri la carta che non poteva fare a meno di ricevere contro le proprietà degli ospizi. Le acquistava a vile prezzo. Le bande nere se ne immischiavano. Fu un vero saccheggio. E lo Stato che avea promesso di sovvenire ai bisogni quando ne sarebbe divenuto proprietario, lo Stato era impotente, i suoi scrigni erano vuoti.
Allora fu un grido di disperazione da un capo all'altro della Francia. Il sig. Lallemand, corrispondente dell'Istituto di Francia, nel suo libro: La Révolution et les Pauvres, ce lo fa sentire nei documenti che si svolgono come una sequela di lamentazioni. Udite: "Indigenza profonda dei poveri di Douai, penuria della casa di Mezières, spaventosa situazione dell'ospizio di Marvéjols, indigenza dell'ospizio di Ussel; richiami degli amministratori dell'ospizio di Chambéry, gran bisogno dell'ospedale di Dax, penuria dell'ospizio di Chateauroux, deplorevole condizione degli ospizi di Parigi, miseria degli ospedali di Bordeaux, condizione critica degli ospizi di Marsiglia, ecc. ecc.
"Cittadini rappresentanti, - scriveva la Commissione amministrativa di Bordeaux al Consiglio dei Cinquecento - tutto, sì, tutto ci manca nei nostri ospizi". E questa non era una figura rettorica, poiché tre settimane prima, si fu nella impossibilità di assicurare la distribuzione del pane pel dimani. A Figéac la rendita dell'ospizio era discesa da 22.000 franchi a 6400 franchi. Con questa modica somma bisognava curare, sostenere e mantenere per tutto un anno 212 malati e 200 orfani.
Dappertutto, il governo era debitore di mesi arretrati alle balie di questi piccoli esseri che con enfasi si chiamavano "i figli della patria". I mandati di pagamento spediti dal Ministero dell'interno non si potevano riscuotere in nessun luogo. Così questi piccoli perivano quasi tutti. Su 3122 bambini portati all'ospizio dei trovatelli a Parigi, nell'anno IV non ne sopravvissero al fine dell'anno che 215. Su 618 bambini esposti all'ospizio di Marsiglia, non ne sopravvissero che 18. A Tolone su 104 non ne sopravvissero che 3.
"Cittadini legislatori, - scrissero i cittadini di Bayeux in una petizione - noi non possiamo più sopportare lo spettacolo straziante che offrono ai nostri occhi questi asili consacrati all'umanità sofferente, i quali non raccolgono più che scheletri viventi ... Un aggiornamento provvisorio di soccorsi sarebbe la condanna a morte di questi miserabili".
Allora come adesso, più diminuivano le rendite negli ospedali, e più vi si moltiplicavano gli impiegati. Un messaggio del Direttorio al Consiglio dei Cinquecento deplora l'estensione del male e confessa l'impotenza del governo a portarvi rimedio.
Il numero dei poveri aumentava così di anno in anno. Quasi 5000 indigenti erano ricevuti negli ospizi del dipartimento del Nord, ed il prefetto ne constatava altri 122.887. Si sa quanto a quel tempo la popolazione era inferiore a quella che è presentemente.
La miseria era spaventosa. Tutti i commissari del Direttorio constatano ch'essa è "pervenuta al suo ultimo termine". L'agricoltura, il commercio, l'industria erano parimente rovinati.
Figlia della miseria, la mendicità si estendeva a sua volta su tutto il paese e in tutte le classi della società. E mentre sotto l'azione del cristianesimo, si vedevano i più ricchi spogliarsi anche del necessario, sotto l'ispirazione delle idee filosofiche, invece, si vedevano le persone benestanti non
arrossire a dimandar un soccorso di cui non aveano affatto bisogno. Lo attesta Redon consigliere di Stato. Un opuscolo indirizzato dall'autore ai consoli, calcolava essere in media trecentomila i mendicanti. Era infinitamente al di sotto della verità, poiché un quadro politico della situazione della Francia indirizzato al Direttorio, dimostrava esservi a Rouen 64.000 mendicanti su 85.000 abitanti. Dappertutto si poteva gridare come le donne di Bayeux atterrando e sfracellando la statua della Libertà collocata nella loro cattedrale: "Quando la Vergine era al tuo posto, noi non morivamo di fame!"
La carità cristiana, in mezzo a tanta miseria più non esisteva, né poteva esistere, poiché i buoni cristiani erano stati ghigliottinati, o erano in esilio. Rivarol conchiudeva: "La miseria è più grande, i poveri più numerosi, e la compassione è spenta. Si sono distrutte le pubbliche fontane sotto il pretesto del monopolio che se ne faceva, e le acque si sono disperse!"
Il povero dei nostri giorni può egli avere maggior fiducia nella pietà del socialista di quella che ebbe un secolo fa nella pietà dei giacobini?
Luis Büchner

Il naturalista Büchner consacrò una pagina del suo Journal al pontefice dei socialisti Lassalle. In lui, si può dire li fa conoscer tutti.
"Lassalle passò una giornata in casa mia. È una personalità che impone, ma antipatica. Egli mi fa l'effetto di uno che ha la testa dura e capricciosamente ostinata; io crederei facilmente che la sua propaganda operaia non sia che uno stratagemma di ambizione politica. Nell'esporre le cose affetta una pompa falsa e teatrale. È un ebreo e lo si conosce dal suo parlare.
"Egli si studiò di trarmi nel suo partito e vi adoperò tutte le sue forze e se ne andò corrucciato di non esservi riuscito.
"Una cosa mi colpì nella sua conversazione, ed è che egli, che è un apostolo del popolo, si esprimeva in un modo il più sprezzante intorno a ciò ch'egli chiamava la canaglia (bordaglia), la plebaglia (the Mob), e formulava in termini molto energici il disgusto che provava nelle sue tornate politiche nello stringere la mano sucida e sudante degli operai".
Su questo punto Lassalle s'accorda con Heine, suo confratello in giudaismo e in socialismo. "Io non ho mai - diceva Heine - stretta la mano al popolo senza correre subito a lavarmela".
Quali altre prove si potrebbero aggiungere a queste?
Lo si vede, sempre ed ovunque la carità è figlia della dottrina cattolica; essa regna là ove la vera Chiesa può ispirare lo spirito di nostro Signor Gesù Cristo; essa sparisce, e dà luogo all'egoismo, alla crudeltà, al pauperismo, non sì tosto che le si impone silenzio. Noi potremmo spingere la dimostrazione fino a' nostri giorni, e mostrare quanto i poveri hanno guadagnato nel sostituire la beneficenza - o, come si dice oggi, l’"altruismo" e la solidarietà(1) - alla carità, e infermiere laiche alle suore ospitaliere, ma questo è a conoscenza di tutti.
Vi è una cosa però che può essere ignorata. La Camera dei deputati di Berlino ebbe a discutere ultimamente il caso di certi professori di Università tedesche che fanno la prova dei loro sieri e delle loro inoculazioni sopra soggetti presi fra i malati degli ospedali. Così si cita un professore di Breslau, il quale volendo studiare la germinazione dei foruncoli ha fatto una vera semina di questi germi dolorosi sul corpo d'un bambino malato.
Ma ecco qualche cosa di più odioso ancora. Questo stesso professore, e, pare anche altri suoi colleghi in altre Università, avrebbero inoculato a taluni bambini e adulti, un male infettivo e vergognoso, le cui traccie, anche dopo la guarigione, lasciano il più delle volte nell'organismo dei disordini inguaribili e per di più traggono seco delle conseguenze sulla posterità del soggetto. E questo per amor della scienza, si dice; in realtà, per farsi un nome.(2)
Senza andar tanto lontano, certi chirurgi non hanno essi oltrepassato i limiti tracciati dalla scienza riconosciuta ed acquisita per fare, sui corpi inerti dei loro pazienti, delle operazioni che aveano per fine meno la guarigione del malato che un'audace esperimento? Mille voci ne corsero. Se ne fece grande rumore.
Ecco dove si arriva quando sparisce la nozione della carità quale il cattolicismo l'ha predicata al mondo.
Il visconte François-René de Chateaubriand

La carità non appartiene, né può appartenere che al cattolicismo. È desso che l'ha creata, è sua proprietà, ma una proprietà tale che svanisce quando altri cercano di impossessarsene. Essi si studiano di contraffarla, di cambiarne il nome, di chiamarla beneficenza, filantropia, altruismo; ma coi nome sparisce la cosa stessa. "Quando la religione - dice Chateaubriand - volle riformare il cuore umano, e rivolgere a profitto della virtù le nostre affezioni e le nostre tenerezze, essa inventò una nuova passione.
Non si servì per esprimerla né della parola amore, che è troppo frivola, né della parola amicizia che finisce nella tomba, né della parola pietà che confina coll'orgoglio; essa trovò la parola Charitas, carità, che racchiude le tre prime e contiene nello stesso tempo qualche cosa di celeste. Per essa gli uomini si amano, per così dire, in Dio, che spiritualizza il loro amore, e non ne lascia che l'immortale essenza di cui si serve di passaggio".
 




Note:

(1) Monneron, il professore anticlericale, credeva sostituire con queste due parole: "solidarietà umana" la tradizione vivente d'ordine e d'amore incarnati nella Chiesa. Egli non s'accorgeva che quest'espressione della dipendenza relativa degli esseri, gli uni verso gli altri, ha due significati: l'una benefica, è la sola che egli vuol vedere. Ma tutte le iniquità della lotta per la vita non sono pur giustificate da questa formula? Il leone è solidario della sua preda, poiché egli non può vivere senza di essa. Solamente la sua solidarietà consiste nell'ucciderla e nel divorarla. (Paul Bourget).

(2) Nel maggio 1904 il D.r Guermonprez, professore all'Università cattolica di Lilla, ha pubblicato un volume intitolato: Assassinat médical et le respect de la vie humaine in cui dimostra che le pratiche più delittuose sono oggi poste in tesi dai medici materialisti.