venerdì 13 febbraio 2015

LA CIVILIZZAZIONE ED EVANGELIZZAZIONE SPAGNOLA DELLE AMERICHE (Parte Prima).








Breve introduzione


Con questo lavoro é mia intenzione trattare in maniera esaustiva e veritiera un argomento che fa parte dei periodi storici più vituperati: la civilizzazione ed evangelizzazione spagnola delle Americhe.
Attraverso documenti storici narrerò la storia perduta di una grande opera civile e morale che si diramò per più di trecento anni , dalla prima spedizione di Colombo nel 1492, punto di partenza , fino alla rivoluzionaria indipendenza della così detta “America Latina” tra il 1820 ed il 1830.



Cristoforo Colombo e "la via breve per le Indie"


Ritratto di Cristoforo Colombo eseguito
 da 
Sebastiano del Piombo1519
Si sa veramente poco della vita di Cristoforo Colombo, in specie gli anni della giovinezza. Alcuni suppongono che egli fu un figlio bastardo di una delle famiglie più importanti della Repubblica di Genova (i Cibo) ma la "storiografia ufficiale" afferma che egli era  primogenito di quattro figli (tre maschi e una femmina) di Domenico (Dominicus Columbus quomdam Johannis) e Susanna Fontanarossa (Sozana de Fontana Rubea), gestori dapprima di una piccola azienda tessile e successivamente, in seguito al trasferimento da Genova a Savona, di un'osteria. Le informazioni sul suo conto diventano note a partire dal 1470, quando la famiglia si spostò a Savona
Colombo stesso afferma, in una sua lettera, di aver cominciato a navigare a quattordici anni. Durante i suoi viaggi latinizzò il suo nome (com'era usanza del tempo) nelle firme che poneva su lettere e documenti; in seguito utilizzò come firma anche il nome in castigliano, Cristóbal Colón. 



Nell'immagine, in giallo, l'Islanda:come si può osservare
la costa islandese dista poco dalla Groellandia e dalla costa
Nord Americana .
Dopo aver prestato servizio sotto Renato d'Angiò, nel 1473 Cristoforo cominciò l'apprendistato come mercante al servizio delle famiglie genovesi Centurione, Di Negro e Spinola. Nel 1473 partì alla volta di Chio in Grecia, navigando su di un'imbarcazione di nome Roxana, e vi rimase circa un anno. In seguito giunse nel Portogallo. Nel 1476 era a Bristol, arrivato in Inghilterra presumibilmente al seguito della flotta genovese che fu attaccata da navi francesi al largo del Capo Vincenzo dove a stento, secondo le fonti, trovò scampo. Successivamente approdò a Galway in Irlanda e nel 1477, infine, raggiunse Reykjavík in Islanda. E fu in Islanda che Colombo sentì i primi racconti sulla presenza di terra oltre oceano , a pochi giorni di navigazione.  Fu da li che  nella mente di Colombo cominciò a prendere forma il disegno della rotta breve per le Indie. 



Nella cartina si può vedere il punto dove si trovano le isole Azzorre.  

Basandosi su carte geografiche , su  racconti di marinai e sui reperti (canne, legni e altro) trovati al largo delle coste delle isole del "Mare Oceano" (l'Atlantico), Colombo cominciò a convincersi che al di là delle Azzorre dovesse esserci una terra e che questa non potesse essere altro che l'Asia.

A Lisbona Colombo cominciò a documentarsi e a leggere testi geografici come l'Historia rerum ubique gestarum di papa Pio II stampata nel 1477, l'Imago mundi di Pierre d'Ailly (1480) e Il Milione di Marco Polo

Giovanni II del Portogallo.
Colombo incontrò il Re Giovanni II di Portogallo nel 1483 e nell'udienza gli chiese la somma necessaria per il suo progetto, ma dopo aver consultato i suoi esperti il Re rifiutò la proposta.Colombo nel 1485 si recò nel Regno di Castiglia, a Palos de la Frontera, insieme al figlio, quindi si recò a Siviglia. Cristoforo era alla ricerca di qualcuno che potesse finanziare l'impresa: dapprima provò con il Duca Medina Sidonia, ma questi non ottenne l'appoggio della Corona e si trovò costretto a rifiutare; in seguito tentò con don Luis de la Cerda, duca di Medinaceli che riferì il tutto alla Regina Isabella di Castiglia, la quale si mostrò interessata e decise di incontrare Colombo.
Recatosi a Cordova  giunse, il 20 gennaio 1486, al cospetto di Alfonso de Quintanilla, tesoriere dei regnanti, come preludio all'incontro con la Regina, in quel momento assente. Ai primi di maggio dello stesso anno i Re Cattolici  Ferdinando II di Aragona e Isabella incontrarono Cristoforo. 



 Hernando de Talavera 
 L'esploratore presentò il suo progetto di raggiungere per mare il Catai e il Cipango (Giappone). Tra il 1486 e il 1487 una commissione, presieduta da padre Hernando de Talavera (confessore dei Re Cattolici) e composta da uomini dotti (letrados) come Rodrigo Maldonado de Talavera, si riunì per vagliare le effettive possibilità di riuscita del viaggio. Essa seguì i reali nella città di Cordova fino a fine anno e poi si trasferì al loro seguito a Salamanca. Ma , vista la situazione di conflitto contro gli invasori mussulmani nel sud nella quale si trovavano i Re Cattolici, e il disinteresse di Ferdinando II, il verdetto fu negativo anche se Isabella non sembrò bocciarlo definitivamente. Negli anni seguenti Colombo decise di rivolgersi , tramite il fratello Bartolomeo, ai sovrani d'Inghilterra e di Francia
Intanto la liberazione di Granada dai mussulmani volgeva al termine. Padre Juan Pérez, confessore personale della Regina Isabella , tramite Sebastiano Rodriguez fece recapitare una missiva alla stessa regina, la quale due settimane dopo fece convocare il padre. Il tesoriere Luis de Santangel, Ferdinando Pinello e altri intanto assicurarono la copertura finanziaria eventualmente richiesta. Si riunirono nuovamente gli esperti, mentre Colombo ricevette tramite lettera la comunicazione di una nuova udienza. 

Cristoforo Colombo in ginocchio
davanti alla regina 
Isabella di Castiglia
La Regina Isabella era interessata al progetto di Colombo non per le possibili ricchezze aurifere e territoriali acquisibili ma per qualcosa di molto più nobile ed importante: con una via occidentale per l'Asia si sarebbero potuti prendere i mussulmani alle spalle chiudendoli in una tenaglia e sconfiggendoli. Ferdinando II , invece, poco convinto e ancora meno disposto a finanziare tale impresa, eccetto dal momento in cui Colombo sottolineò il fatto che, una volta raggiunto il Cipango (Giappone) , si sarebbero raccolte inestimabili ricchezze (Colombo si basò principalmente sui racconti di Marco Polo che, appunto, parlava di questa terra che non aveva mai visto). 


Colombo saluta i Re Cattolici e si avvia
alla volta delle Indie.
 
La Regina Isabella concesse a Colombo tre navi prese da una città Castigliana che le doveva cedere  alla flotta come punizione. 
La partenza avvenne alle sei del mattino del 3 agosto 1492 da Palos de la Frontera, con rotta verso le Isole Canarie per sfruttare i venti. Il viaggio si dimostrò subito molto problematico e molto più lungo del previsto: Colombo, basandosi anche sulle informazioni raccolte in Islanda anni prima , era certo che il viaggio sarebbe durato una ventina di giorni ; ma la realtà si dimostrò ben diversa data la rotta presa dal navigatore (una rotta più a Nord avrebbe diminuito significativamente la durata del viaggio). 

Lo sbarco di Cristoforo Colombo 
Subì due ammutinamenti quando gli uomini dell'equipaggio si accorsero di aver superato ormai "il punto di non ritorno". Allora , Colombo, chiese agli uomini dell'equipaggio ancora ventiquattrore di tempo. Fu alle due di notte di venerdì 12 ottobre 1492 che Rodrigo de Triana, a bordo della Pinta, distinse finalmente la costa. La mattina del 12 le caravelle riuscirono a trovare un varco nella barriera corallina e gli equipaggi riuscirono a sbarcare su un'isola chiamata, nella lingua locale, Guanahani, che Colombo battezzò Isola di San Salvador; sebbene non si è totalmente certi della Zona precisa dello sbarco (c'è chi dice Cuba e altri un'isola delle Bahamas).
Colombo ed il suo equipaggio, certo di essere arrivato a Cipango,  furono accolti con grande curiosità e condiscendenza dai Taino , la tribù abitante dell'isola; una tribù assai primitiva e semplice. 
La sera del 27 ottobre le caravelle arrivarono alla fonda della baia di Bariay, a Cuba, nell'attuale provincia di Holguín. Nel diario di bordo di domenica 28 ottobre troviamo scritto: "Es la isla mas hermosa que ojos humanos hayan visto" ("È l'isola più bella che occhio umano abbia mai visto"). Tuttavia, data la mancanza di oro e la condizione primitiva degli indigeni, Colombo pensò di essere arrivato soltanto in un remoto avamposto della grande civiltà asiatica descritta da Marco Polo.
Martín Alonso Pinzón 

Martín Alonso Pinzón udì dagli indigeni delle immense ricchezze dell'isola di Babeque e dopo alcuni tentativi fatti insieme a Colombo decise di proseguire le ricerche senza autorizzazione. Sta di fatto che per circa due mesi la flottiglia si ridusse a due sole caravelle, con le quali venne esplorata la costa settentrionale di Haiti, battezzata "Hispaniola". Giunsero quindi nella baia che Colombo chiamò "Bahia de los Mosquitos"  e si parlò di un'isola a forma di tartaruga che il navigatore chiamò "Tortuga". Sempre convinto di trovarsi in Asia, Colombo confuse la parola indigena Cibao col ricchissimo Cipango, ovvero il Giappone, alla ricerca del quale si mise subito in viaggio superando Capo d'Haiti. 


Al termine del 1492, dopo alcuni incidenti , Colombo decise di ripartire alla volta della Spagna per dar voce dell'esito del viaggio. Lasciò una guarnigione di trentanove uomini e fece quindi costruire un forte chiamato La Navidad. Imbarcatosi con il resto della ciurma , e promettendo il suo ritorno agli uomini della guarnigione, salpò all'alba del 16 gennaio 1493 portando con se degli indio. 
Dopo aver affrontato un difficoltoso viaggio di ritorno , caratterizzato da un furioso uragano che durò circa due giorni e che ridusse allo stremo la resistenza delle piccole caravelle separandole  senza alcuna possibilità di manovra, Colombo, placatasi finalmente la burrasca,  approdò fortunosamente alle isole Azzorre, sull'isola di Santa Maria. Da qui, la malconcia Niña ripartì il 24 febbraio arrivando otto giorni dopo a Restelo, nei pressi di Lisbona. 
Colombo venne cortesemente ricevuto da Re Giovanni II del Portogallo (del quale aveva sposata una figlia "bastarda) a Vale do Paraíso, vicino Azambuja, mettendo a sua disposizione il porto di Lisbona per il restauro della caravella.
Colombo aveva portato con sé dell'oro, del tabacco , alcuni pappagalli e dieci indiani Taino in catene. 
Colombo, tornato dal primo viaggio, al cospetto della
Regina Isabella.
La vista di quegli uomini in catene infastidì grandemente la Regina Isabella che si infuriò con Colombo punendolo: da quel momento Colombo cadde in disgrazia anche se successivamente venne riabilitato svolgendo altri tre viaggi. 
Colombo sviluppò una sorta di antipatia verso gli indio ; sia perché, desideroso di rifarsi agli occhi dei sovrani, non trovò il tanto ricercato oro (mise al lavoro gli stessi indigeni per questo) , ma anche perché, una volta ritornato, la guarnigione che aveva lasciato era stata  distrutta e i trentanove uomini tutti uccisi. 
Colombo rimarrà sempre convinto di essere sbarcato a Cipango fin sul letto di morte. Toccò ad un altro navigatore, tale Amerigo Vespucci, battezzare il Nuovo Mondo "America". 



Isabella la Cattolica ,  le leggi di Borgos e Ferdinando II .



S.M.C. Isabella di Castiglia
Nella storia dei regni cristiani della penisola iberica sono sempre presenti due componenti: lo spirito di crociata e la passione missionaria, la spada e la croce. Dopo la conclusione della Reconquista la Provvidenza, attraverso due avvenimenti - nel 1492 la scoperta dell'America e nel 1496 il matrimonio di Giovanna di Castiglia con Filippo d'Asburgo, da cui nasce il futuro imperatore Carlo V - affida alla Spagna un'altra grande missione: difendere e diffondere il messaggio di Cristo in Europa e nel mondo.

La Regina Isabella, come già accennato,  sostenne la spedizione di Cristoforo Colombo con la speranza di condurre altri popoli alla vera fede. L'avvenimento del 12 ottobre 1492 è in sé irrilevante di fronte alle conseguenze che ne derivano. L'evangelizzazione delle Americhe, per le sue dimensioni, trova paralleli - e ha una portata forse superiore - soltanto nella conversione del mondo greco-romano e nella nascita della Cristianità medioevale dopo l'impatto con i popoli germanici e slavi.
Probabilmente nessuna nazione ha superato la Spagna nella preoccupazione per le anime dei suoi nuovi sudditi (gli indio vennero considerati a tutti gli effetti sudditi castigliani). Isabella e i suoi successori non badarono a spese né a difficoltà per onorare gli impegni con Papa Alessandro VI, che aveva concesso ai sovrani il diritto di patronato sulle nuove terre - governate come province e non come colonie - in cambio di precisi doveri di evangelizzazione. L'incontro fra popoli così diversi, come gli indo-americani e gli iberici, fu perciò molto fecondo, e determinò l'instaurarsi della civiltà cristiana. 

Isabella la Cattolica , che già nel 1478 aveva fatto liberare gli schiavi dei coloni nelle Canarie, proibì subito la schiavitù degli indigeni nel Nuovo Mondo e la decisione venne rispettata da tutti i suoi successori. 
Con la "cedola" reale dell'anno 1500 e con il suo testamento Isabella garantì il diritto degli indios alla vita e alla libertà e sancì il divieto delle conversioni forzate, anticipando i contenuti della bolla pontificia Sublimis Deus, emanata da Papa Paolo III nel 1537, e ponendo le basi del "diritto delle genti", sviluppato negli anni successivi dalla scuola di Salamanca.

Inoltre, la Regina, incoraggiando i matrimoni fra "vecchi" e "nuovi" sudditi, promosse un'autentica integrazione razziale, che si realizzò sotto il segno del cattolicesimo, senza incontrare le difficoltà proprie della colonizzazione di marca eretico protestante. Anche la tratta dei neri interessò solo marginalmente le regioni governate dalla Corona di Spagna, come d'altronde è facile rilevare confrontando le popolazioni della zona andina, a grande maggioranza india, e della zona più meridionale, popolata da europei, con quelle del Sud degli Stati Uniti, della regione caraibica e del Brasile, caratterizzate da una massiccia presenza di neri.


Alla fine del 1494 Papa Alessandro VI concesse a Ferdinando e a Isabella il titolo di Re Cattolici come ricompensa per le loro eminenti virtù, per lo zelo in difesa della fede e della Sede Apostolica, per le riforme apportate nella disciplina del clero e degli ordini religiosi, e per la sottomissione dei mori.

La Regina, nonostante le gravi sventure familiari che funestano gli ultimi anni della sua vita - la scomparsa dell'unico figlio maschio, Giovanni, della giovane figlia Isabella, del nipotino Michele, nonché l'offuscamento della mente della figlia Giovanna - non venne mai meno ai suoi gravosi doveri. Combattiva fino all'ultimo e confortata da una fede eroica, morì a Medina del Campo il 26 novembre 1504. 

S.M.C. Ferdinando II d'Aragona.

Dopo la morte di Isabella, Ferdinando II mandò nel Nuovo Modo nuove spedizioni sia di soldati (per mettere e garantire l'ordine nei nuovi territori) sia di missionari per l'Evangelizzazione degli indio. Dal 1504 (anno della morte della consorte) fino alla sua morte avvenuta il 23 gennaio 1516, Ferdinando II proseguì la politica di Evangelizzazione e civilizzazione del Nuovo Mondo, in modo poco differente da quanto aveva precedentemente  fatto la moglie Isabella.   
Isabella e Ferdinando ebbero dal loro matrimonio cinque figli:
  • Isabella (1470-1498) che venne data in sposa ad Alfonso d'Aviz, erede al trono del Portogallo (in seconde nozze sposò poi Manuele I del Portogallo)
  • Giovanni (1478-1497) l'erede al trono che sposò la figlia dell'Imperatore del Sacro Romano Impero Massimiliano I, Margherita d'Asburgo duchessa di Borgogna;
  • Giovanna (1479-1555) che sposò Filippo d'Asburgo detto "Filippo il bello", secondo figlio dell'Imperatore Massimiliano I
  • Maria (1482-1517), che aveva una gemella, nata morta, e che sposò il vedovo della sorella Isabella, Emanuele I di Portogallo
  • Caterina (1485-1536) che fu la sposa di Arturo d'Inghilterra e quando questo morì fu sposa poi ripudiata di suo cognato, Enrico VIII d'Inghilterra.

  Quando Ferdinando II morì ,  il 25 gennaio del 1516 , gli successe al Trono del vasto Impero che si stava costruendo il nipote Carlo di Gand (di 16 anni) che prese il nome di Carlo I di Spagna. 

Carlo era figlio di Filippo d'Asburgo e la figlia terzogenita dei Re Cattolici,  Giovanna di Castiglia. In forza della sua discendenza , oltre al Trono di Spagna , egli avrebbe ereditato il Trono del Sacro Romano Impero con il nome di Carlo V. 
Carlo ereditò un vastissimo Impero, in continua espansione, ed esteso su tre continenti (EuropaAfrica e America). Una responsabilità enorme gravava su di lui , ma fin dall'inizio dimostrò grandi capacità e saggezza in specie nella gestione del Nuovo Mondo. Egli non modificò in nessun modo le leggi emanate dalla Regina Isabella sui nativi delle Americhe, ma li rafforzò ulteriormente. 




La conquista del Nuovo Mondo di Hernán Cortés sotto il Regno di Carlo I di Spagna e V del Sacro Romano Impero.



Ritratto giovanile di
S.M.C. Carlo I di Spagna.
Carlo I, cosciente di dover educare alla Verità i suoi sudditi d'oltre Oceano, inviò un gran numero di missionari nei territori di nuova acquisizione supportati da adeguate forze armate. 
Emerge in questo periodo, nel terzo anno di regno di Carlo I , un personaggio chiave nell'opera di civilizzazione ed Evangelizzazione del Nuovo Mondo: Hernán Cortés. 
Hernán Cortés Monroy Pizarro Altamirano nacque a Medelin, una località dell'Estremadura, nel 1485.  Dopo aver seguito per due anni i corsi di diritto all'università di Salamanca, dotato di enorme coraggio , spirito d'avventura , e desideroso di far fortuna, nel 1504 si imbarcò per S. Domingo. Una volta sbarcato operò al servizio di Diego Velázquez de Cuéllar: nato a Cuéllar ,  presso Segovia, nel 1465, dalla famiglia nobile più influente della regione, arrivò nelle Indie Occidentali nel 1493 con il secondo viaggio di Cristoforo Colombo. Ottenne da Colombo prima il titolo di capitano dell'isola di Cuba e successivamente quello di governatore.

Hernán Cortés, di Augusto Ferrer-Dalmau
Hernán Cortés, però, dimostrò fin da subito di possedere un carattere piuttosto autonomo specialmente nel prendere decisioni sul da farsi. E così, dopo aver sentito parlare di un immensa e ricca terra a Nord ,  Cortés partì da Cuba  il 18 febbraio 1519, con 11 navi,  seicento uomini, sedici cavalli e dieci cannoniPartì con  pochi mezzi alla conquista di un territorio inesplorato e inospitale, grande tre volte la Spagna, segnato da picchi e precipizi, foreste e paludi mortifere, infestate da insetti e rettili mai visti. In più, quella natura terribile e smisurata racchiudeva le insidie di una tribù bellicosissima, gli aztechi, i quali "avevano sempre creduto che la loro missione fosse di sottomettere le genti ai quattro canti dell'universo".
 Cortés iniziò la sua spedizione con un atto di insubordinazione:  infatti, il governatore di Cuba Diego Velázquez de Cuéllar ne aveva firmato la destituzione dall'incarico di suo segretario, ma in contemporanea Cortés partì con i suoi uomini per la sua spedizione. 
Una volta sbarcato  a Veracruz il 22 aprile 1519 , Cortés , on d'evitare  possibili ammutinamenti, nella notte bruciò le navi così che, volenti o dolenti , l'unica strada da seguire era quella della scoperta e conquista dei nuovi territori. Egli si imbatté nelle popolazioni locali che lo accolsero pacificamente. 

Sulla sinistra: La Malinche al fianco di Hernán Cortés
Cortes si affiancò degli interpreti: Gerónimo de Aguilar, uno spagnolo naufragato anni prima su quelle coste, in grado di parlare la lingua Maya e La Malinche (nome originale Malintzin, Doña Marina per gli spagnoli) figlia di un cacicco Azteco, che conosceva sia il Nahuatl che la lingua Maya. Cortes scoprì che le popolazioni di quelle terre erano sottomesse all'Impero Azteco , totalmente schiavizzati ed alla mercé di questo popolo sanguinario e idolatra. Così, Cortes, si mise in viaggio e,  villaggio dopo villaggio, avvalendosi di La Malinche , divenuta sua amante, come sua traduttrice , offrì ai popoli sottomessi agli Aztechi  la possibilità di essere liberati se lo avessero aiutato. E come un rigagnolo che diventa un fiume in piena , l'esercito guidato da Cortes vinse ogni battaglia contro l'esercito Azteco (l'Impero contava circa 8.000.000 di abitanti) fino ad arrivare alle porte della capitale  Tenochtitlan. 



Scena molto significativa tratta dal film di Mel Gibson "Apocalypto" che mostra l'arrivo di Cortes .




 Montezuma II
L'Impero Azteco era governato da un "tlatoani" (titolo traducibile come Imperatore) di nome  Montezuma II che regnava da circa diciotto anni . Montezuma , ebbe un "sogno premonitore" in gioventù: il suo impero sarebbe finito sotto il suo regno a causa dell'arrivo di strani esseri venuti dal mare. Pagano e figlio di una civiltà barbara e sanguinaria, per evitare che ciò si avverasse , il giorno della sua incoronazione avvenuta nel 1502,  Montezuma sacrificò 20.000 fanciulle ; rituale ripetuto ogni anno per quasi vent'anni di regno. 
Vale la pena sottolineare che in tutto il vasto Impero Azteco esistevano meno di cento proprietari terrieri i quali possedevano ogni cosa , anche la vita di ogni indigeno che viveva la sua vita senza possedere assolutamente nulla:  in stato di schiavitù. I famosi Maya erano stati sterminati duecento anni prima dell'arrivo di Colombo proprio dagli aztechi.   
La società Azteca era fondamentalmente maschilista e considerava le donne al pari di oggetti. Le donne erano considerate "buone" da 11-13 anni fino ai 25-30 anni dopo di ché venivano sostituite con bambine di 11-13 anni ed emarginate dalla società , abbandonate a se stesse: venivano anche ridotte in stato di schiavitù e messe a lavorare nei campi. Le donne più belle , invece, venivano sacrificate ; e ciò si ripeté incessantemente dal X al XVI secolo.  
La sessualità era priva di freni e inibizioni. I bambini di 10 anni venivano iniziati al sesso  proprio da quelle donne emarginate di 40-50 anni. 

Raffigurazione dei Sacrifici umani perpetrati dagli aztechi 
 Nello Stato azteco la pressione fiscale era fortissima, e chi non pagava il tributo stabilito era venduto schiavo. La punizione che si soleva impartire a un bambino di nove anni che avesse mostrato un carattere ribelle consisteva nell'essere denudato e legato, e successivamente punto con delle grosse spine, che gli venivano conficcate per tutto il corpo come banderillas in un toro. Si dice che nessun sovrano poteva essere incoronato, finché non avesse catturato con le sue mani prigionieri da sacrificare nella festa dell'incoronazione. 


Aztechi  banchettano con le carni di un uomo sacrificato 
La maggiore festa azteca, che cadeva pochi giorni dopo la nostra Pasqua, veniva così celebrata: si sceglieva per tempo e con grande cura un giovane che non presentasse alcun difetto, lo si istruiva nella musica e nella danza, gli si davano quattro fanciulle con le quali potesse avere per venti giorni la più completa e varia intimità carnale, dopo di che lo si immolava a Tezcatlipoca, l'invisibile signore del Cielo e della Terra. Altra gentile "abitudine" quella che cadeva nel mese di settembre: "Veniva scelta una giovanissima ragazza schiava, sui dodici o tredici anni. Vestita con gli ornamenti e gli attributi di Chicoinecoall riceveva nel tempio della dea l'omaggio di tutto il popolo e le offerte di pannocchie di mais, di fiori, di legumi e di frutta. All'improvviso la musica cessava e un sacerdote in gran fretta le tagliava la testa. Il corpo veniva immediatamente scuoiato" ecc. . Si potrebbe aggiungere che il tributo di sangue umano offerto dagli aztechi alle loro "divinità" si aggirava sulle ventimila vittime all'anno ; che, per esempio, la cerimonia dedicatoria del grande tempio di Huitzilopoctli, avvenuta nel 1486, costò settantamila vite ; che ciascun cittadino era autorizzato a comprare uno schiavo e a farlo sacrificare durante un banchetto al quale si invitavano gli amici, cui era offerta la carne del sacrificato "cotta insieme col granoturco .
Certamente, la "destrutturazione" di  un mondo siffatto,   adempiuta a rischio della vita, iscrive con onore nella storia il nome di Hernán Cortés e degli altri ardimentosi sudditi del Re Cattolico. 



Un altra scena tratta dal film di Mel Gibson "Apocalypto" che  mostra in magniera  molto vivida la società Azteca.  



La Malinche fa da traduttore tra Cortes e Montezuma II

Tornando a parlare di  Montezuma II, egli, all'avvicinarsi dei soldati di Cortes , immerso in un fatalismo tipico di una mentalità pagana, decise di mandare degli emissari dal Conquistadores per invitarlo nella capitale azteca affinchè si potesse raggiungere un accordo e spartirsi l'Impero.  
Cortes , dopo aver ricevuto la proposta, si consultò con in suoi uomini per il da farsi: la diffidenza serpeggiava nei pensieri degli uomini che immaginavano potesse trattarsi di una trappola. Ma Cortes, con il suo solito coraggio , decise di accettare la proposta , e con una cinquantina di uomini di scorta entrò  l'8 novembre 1520 a  Tenochtitlan dove , con una certa sorpresa, venne accolto con tutti gli onori da Montezuma. Cortes ed i suoi uomini parteciparono ad una festa in loro onore. Al termine, però, Cortes venne invitato da Montezuma  in cima ad una piramide dove ad attenderli v'era uno stregone con un pentolone. Ai piedi della piramide molte fanciulle erano in attesa fino a che, una di loro iniziò a salire di corsa i gradini della piramide fino in cima dove lo stregone le estrasse il cuore gettandolo nel pentolone. 

Scena che si avvicina molto a ciò che Cortes vide
Alla vista di tale barbarie , Cortes sguainò la spada e decapitò lo stregone. Gli uomini della scorta attaccarono i soldati aztechi e fu una carneficina: nelle sue memorie Cortes scriverà che, pur non essendo un santo, una ragazza trucidata era un gesto che non poteva tollerare.  
 Cortés radunò i suoi alleati e marciò sulla capitale azteca con un grande esercito. Il 13 agosto 1521, dopo due mesi e mezzo di assedio, Tenochtitlan fu espugnata nuovamente, e nel giro di un anno gli uomini guidati da Cortes presero il controllo dell'intero paese. Il sanguinario giogo azteco era giunto al termine. 
Il Messico divenne una provincia spagnola,  dal nome "Nuova Spagna"; Carlo V nominò Cortés suo governatore e primo Vicerè della Nuova Spagna. 

Fine Prima Parte...

Fonti: 
  • Cvetan Todorov, La conquista dell'America, Torino, Einaudi, 2005.
  • Bernal Díaz, La conquista del Messico 1517-1521
  • Conferenza del proff. Massimo Viglione "La conquista dell'America come non ce l'hanno mai raccontata" (https://www.youtube.com/watch?v=T5kuGESs67U
  • Sulla "conquista" dell'America del Sud - Contro la "leggenda nera" anticristiana. (Tratto da Cristianità, n. 10 del marzo-aprile 1975).



Scritto dal Presidente e fondatore A.L.T.A. Amedeo Bellizzi