lunedì 12 gennaio 2015

Apologia del papato: una sfida ai modernisti del tradizionalismo



Apologia-del-Papato-extra-big-1792-768
Apologia del papato è un libro che andava scritto, di cui si sentiva da tempo il bisogno. Colpevolmente, infatti, il mondo dell’informazione legata ai pochi canali notori di cui dispone il cosiddetto “tradizionalismo” italiano, è totalmente appannaggio di un’esecrabile visione ideologica della crisi della Chiesa scaturita dal Concilio Vaticano II.
Noti divulgatori come Alessandro Gnocchi o il professore Roberto de Mattei, hanno infatti vestito i lussuosi panni di corifei di una critica che, lungi dall’emendare gli errori modernisti, ne ha aggiunti altri ancora più perniciosi. È evidente come, pur di salvaguardare una problematica posizione prudenziale di lefebvriana memoria, questi autori abbiano colpevolmente riletto l’intera storia della Chiesa come un continuo scontro tra i fedeli e la gerarchia. Dall’opposizione di San Paolo a San Pietro per arrivare al cripto-comunismo di Bergoglio, il cattolicesimo è ridotto così a una galleria degli errori e degli orrori, dove solo grazie al gregge fedele alla tradizione – una vuota etichetta giustapposta a qualunque cosa debba essere santificata – la Chiesa cattolica avrebbe potuto sopravvivere per due millenni.
Un libro come quello di Carlo Di Pietro si pone invece il lodevole obbiettivo – dichiarato esplicitamente nel sottotitolo – non solo di criticare le riforme conciliari ma, allo stesso tempo, di difendere il Papato romano e la sua infallibilità dalle critiche di quelli che, ormai, per un contraddittorio gioco del destino, per difendere il fantasma del tradizionalismo attingono a piene mani alle fonti del gallicanesimo e del modernismo. Se, per parafrasare un celebre detto, “La tradizione cammina con le gambe degli uomini”, dubito che queste siano quelle deboli e fragili dei semplici fedeli.
In un’ampia collazione di articoli apologetici, Di Pietro si sposta agilmente tra i temi chiave della crisi post-conciliare, tessendo un rimando costante tra storia e presente, tra teologia e magistero. La Chiesa come guida monarchica sicura, il modernismo, il principio di unità e obbedienza, la presunta dimensione pastorale del Concilio vaticano II, i casi di Papa Liberio, Onorio, Giovanni XXII e molti altri sono solo alcuni dei punti scottanti affrontati in Apologia del papato. L’autore fonda tutte le sue asserzioni su fonti certe, derivanti, nella maggior parte dei casi, direttamente dal magistero o dagli scritti dei dottori della Chiesa. Di Pietro confeziona così un’opera oggettiva, dove sovente chi scrive è eclissato, per lasciare saggiamente parola alla Chiesa stessa.
Il volume, sebbene conti circa 600 pagine, si presta inoltre a una facile lettura ed è caratterizzato da una prosa piana e piacevole che, al contempo, si apre alla numerose e ampie note dove gli appassionati di teologia possono trovare succosi approfondimenti, sempre corredati da citazioni puntuali e mai superflue.
Non mancano certo i limiti come l’eccessiva lunghezza di svariate note, l’eterogeneità e la ripetitività di alcuni capitoli e l’ “Ipotesi di Acerenza”, un orpello inutile che, a una lettura superficiale, rischia di guastare in parte la credibilità dello scritto.
Al netto di tutto, però,  Apologia del papato è un libro che va letto e che solo, grazie all’immensa mole di documenti citati, contribuisce a fugare i falsi miti “fallibilisti” che ammorbano le anime di molti sinceri cattolici. Nessuno, fin ora, lo aveva mai fatto in maniera così precisa e sistematica. A Di Pietro dunque il plauso di un lavoro meritorio, nato dal cuore di un valido e sincero apologeta cattolico.

Luca Fumagalli (http://radiospada.org/)

Carlo DI PIETRO, Apologia del papato, Proceno, Effedieffe, 2014. Pp. 591. Euro 25,60.