martedì 1 luglio 2014

La Polveriera Balcanica dal 1875 al 1914 (Parte 1°): Guerra russo-turca (1877–1878) e Congresso di Berlino (13 giugno-13 luglio 1878)

Nel luglio 1875 scoppiarono tumulti anti-turchi nella Bosnia e nell'Erzegovina ottomane. Il 13 maggio 1876 venne pubblicato il cosiddetto "memorandum" di Berlino, proposto dal ministro degli esteri asburgico Andrássy con una serie di riforme da attuare nell'Impero Ottomano e su possibili sanzioni nel caso tali riforme non venissero attuate. Il Sultano respinse il memorandum forte dell'appoggio dell'opportunismo britannico : gli inglesi  avevano già dislocato la Royal Navy nei Dardanelli.
Questo appoggio venne però meno nel giugno 1876, quando scoppiò una rivolta in Bulgaria, duramente repressa dall'esercito ottomano.


Insorti bosniaci si scontrano con l'esercito Ottomano.


I racconti degli “orrori bulgari”, arrivati in Gran Bretagna grazie al corrispondente del "News" Januarius Aloysius MacGahan, allontanarono le simpatie turche dall'opinione pubblica britannica, e la Russia evito' di intervenire per il timore di ritrovarsi isolata come all'epoca della Guerra di Crimea (1853-1856).
Nel dicembre 1876 si tenne la Conferenza di Costantinopoli,incentrata su proposte di riforme per l'Impero Ottomano.
Il Sultano si impegnò a promulgare una costituzione demandandone l'applicazione ad una assemblea, che però non venne mai convocata.


I delegati alla Conferenza di Costantinopoli del 1876.


Il Regno Unito assicurò la sua neutralità a condizione che la Russia non intendesse muovere contro l'Egitto e liberare dalla secolare occupazione Ottomana Costantinopoli.
I 15 gennaio 1877 anche l'Austria annunciò la sua neutralità in cambio del protettorato sulla Bosnia ed Erzegovina.
Il 24 aprile 1877 la Russia dichiaro' guerra all'Impero Ottomano: i Russi vennero fermati per quattro mesi a Plevna, poi davanti a Costantinopoli fino al gennaio 1878, quando comparve negli stretti la flotta britannica a minacciare un intervento.


Resa turca a Nicopoli di Nikolai Dmitriev-Orenburgsky1883.


Il 3 marzo 1878 venne siglata la pace di Santo Stefano, con la quale gli Ottomani  riconoscevano l'indipendenza di Serbia, Montenegro, e Romania, la creazione del Principato Autonomo di Bulgaria, e la cessione alla Russia della Bessarabia.
La Pace di Santo Stefano fu foriera di nuove tensioni internazionali,a causa dello sbocco sul Mediterraneo ottenuto dalla Russia, con il controllo militare sul neonato Principato di Bulgaria, solo formalmente sotto sovranità ottomana, e per la reticenza russa a concedere, come da accordi, l'amministrazione della Bosnia all’Austria.
Oltre all’Austria ingannata vi era, infatti, la Gran Bretagna, che vedeva l'avversaria Russia migliorare la sua posizione strategica.
La Russia infatti, si trovava ora ad un passo da liberare Costantinopoli e dai Dardanelli, teneva sotto scacco gli Ottomani ed aumentava enormemente il suo peso nei Balcani, grazie ai nuovi stati amici cui aveva permesso l’indipendenza: Serbia e Montenegro.
La crisi internazionale ebbe una evoluzione con la richiesta dell’Austria di convocare una conferenza che riesaminasse la Pace di Santo Stefano, e lo Zar Alessandro II si ritrovo' ad accettare la proposta.


Una carta etnografica inglese dell'epoca. I limiti della diffusione dei bulgari tracciarono i confini della "Grande-Bulgaria" di Santo Stefano.


Nel marzo del 1878, il nuovo Ministro degli Esteri britannico, Robert Gascoyne-Cecil di Salisbury, trattò per un accordo preventivo con l’ambasciatore russo a Londra, Pëtr Andreevič Šuvalov, che conosceva bene lo Zar Alessandro II.
L’accordo anglo-russo consisteva nel prospettare all’Austria l'eventuale neutralità della Gran Bretagna nel caso di una guerra fra Austria e Russia. Inoltre, San Pietroburgo si impegnava a rivedere l’estensione della Bulgaria, accettando di ridurne il territorio.
Fu deciso anche che la Bulgaria della Pace di Santo Stefano dovesse essere divisa in due Stati, quello settentrionale, che avrebbe conservato il nome di "Bulgaria" ed al cui possesso aspirava la Russia, avrebbe dovuto essere autonomo ed avere un suo principe, mentre quello meridionale avrebbe dovuto godere soltanto di un’autonomia amministrativa sotto un principe bulgaro ma all'interno dell'Impero Ottomano. Il 30 maggio 1878 fu firmato l’accordo.

Robert Arthur Talbot Gascoyne-Cecilterzo marchese di Salisbury (Hatfield3 febbraio 1830 – Hatfield22 agosto 1903)



Il 4 giugno 1878, Salisbury concluse anche un’importante intesa con Costantinopoli, preservandosi da eventuali acquisizioni della Russia in Asia Minore, pur già previste dalla Pace di Santo Stefano.
La Gran Bretagna pretendeva quindi l’isola di Cipro nel caso la Russia avesse spuntato vantaggi territoriali in Anatolia. In cambio, la Gran Bretagna si impegnava in garanzie di protezione dei domini turchi in Asia Minore.
Oltre a questi, Salisbury stipulò un ulteriore accordo con il Ministro degli Esteri austriaco Gyula Andrássy il 6 giugno.
I due governi si impegnarono per la creazione di uno Stato bulgaro di dimensioni minori e gli inglesi garantirono il loro appoggio a qualsiasi proposta l’Austria avesse avanzato nei riguardi della Bosnia.
Inoltre, se si fosse giunti ad una mobilitazione austriaca per obbligare la Russia ad accettare le decisioni del congresso, la Gran Bretagna avrebbe aiutato economicamente l’Austria.
Gyula Andrássy, conte di Csíkszentkirály e Krasznahorka (Kassa3 marzo 1823 – Volosca,18 febbraio 1890).





Il Congresso di Berlino cominciò il 13 giugno 1878 e terminò, dopo venti sessioni plenarie e un numero interminabile di riunioni di commissioni, feste e banchetti, esattamente un mese dopo.
Il primo giorno dei lavori, il Cancelliere tedesco Otto von Bismarck fu, su proposta del delegato austriaco Gyula Andrássy, eletto presidente del congresso.
Nonostante le intese preventive, più volte i delegati delle potenze furono sul punto di separarsi senza aver raggiunto una composizione delle questioni pendenti, fra le quali massima fu quella della Bulgaria.
L’accordo preliminare anglo-russo aveva solo sommariamente delineato la sistemazione dell’ex territorio ottomano, restavano da definire tutti i dettagli.
Attraverso grandi difficoltà, il 22 giugno, si arrivò ad un compromesso.
Gli inglesi cedettero relative ai confini, ma ottennero che la parte meridionale, chiamata "Rumelia orientale", spettasse con certe limitazioni al Sultano, e che la durata della presenza russa in Bulgaria fosse solo di nove mesi.
In questa sistemazione il Ministro degli Esteri austriaco Andrássy sostenne con energia gli inglesi, per i quali il dissolvimento della “Grande Bulgaria” era lo scopo principale da raggiungere.
Eccettuati i due principati costituiti, della Bulgaria e della Rumelia orientale, ciò che rimase della “Grande Bulgaria” venne riannesso dall'Impero Ottomano.


Il momento della firma al Congresso di Berlino. In primo piano, verso destra:Bismarck (Germania) fra Andrássy (Austria) e Šuvalov (Russia) a cui stringe la mano. Da sinistra: in fondo Haymerle e, in primo piano con gli stivali, Alajos Károlyi (austriaci), seduto in poltrona Gorčakov (Russia) con la mano sinistra sul braccio del gran massone  Disraeli (Gran Bretagna). A destra: al di qua del tavolo, seduto, Bernhard Ernst von Bülow (Germania); al di là del tavolo, fra i delegati turchi, di prospetto, Salisbury (Gran Bretagna); alla sua sinistra, appoggiato al tavolo, Alèxandros Carathéodòris (Turchia).

Primaria importanza aveva invece per l’Austria la sistemazione della questione della Bosnia-Erzegovina.
In molti ambienti di Vienna una vera e propria annessione non  era affatto ben vista, principalmente per il fatto che essa era una regione profondamente povera ed arretrata, nonché priva di interessi politici, economici o militari.
Il ministro Andrássy voleva quindi che risultasse chiaro che era il congresso a spingere l’Austria ad annettere quelle province e che egli aveva acconsentito controvoglia.
Dopo un invito del 28 giugno da parte del Ministro austriaco a risolvere la questione dei disordini anti-turchi in Bosnia, che avevano prodotto l'arrivo in Austria di 150.000 profughi, Salisbury, riconoscente per la posizione di Andrássy sulla faccenda bulgara, propose l'amministrazione austriaca della Bosnia.
I turchi protestarono mentre i russi, che avevano già promesso la provincia a Vienna, accettarono purché il porto di Antivari fosse assegnato al Montenegro.
Il Ministro degli Esteri francese William Waddington aderì con entusiasmo alla proposta inglese ed anche il delegato sabaudo, il Ministro degli Esteri Luigi Corti, dichiarò di approvare deludendo la delegazione turca, che aveva sperato di essere sostenuta dall’antiaustriaca italietta del Savoia.


William Henry Waddington (Saint-Rémy-sur-Avre11 dicembre 1826 – Parigi13 gennaio 1894


A quel punto Bismarck consigliò ad Andrássy di procedere con la mobilitazione in  Bosnia senza il consenso dell'Impero Ottomano ma il 4 luglio, il primo delegato di Costantinopoli,Alèxandros Karatheodorìs, dichiarò che aveva ricevuto nuove istruzioni e che il governo ottomano aveva fiducia nelle decisioni del Congresso, ma si riservava di intendersi direttamente con Vienna.
Per venire incontro ai turchi, il 13 luglio, ultimo giorno del Congresso, Andrássy rilasciò un documento nel quale il suo governo dichiarava che i diritti del Sultano in Bosnia non sarebbero stati lesi e che la presenza austriaca in quelle province sarebbe stata provvisoria.
In un successivo accordo ufficiale fra Austria e Impero Ottomano, firmato a Costantinopoli il 21 aprile 1879, non si fece più parola della provvisorietà della presenza Austriaca, benché venisse ancora messo in chiaro che i diritti del Sultano restavano intatti.
Durante il Congresso, assicuratosi il successo sulla questione bosniaca, Andrássy richiese anche di poter presidiare il Sangiaccato, un corridoio di territorio turco fra la Serbia ed il Montenegro, che anticamente faceva parte della provincia di Bosnia.
Dopo una certa esitazione i russi, pur di non lasciarlo ai turchi, acconsentirono ed Andrássy poté intravedere la realizzazione di un progetto che aveva già sottoposto all’attenzione dell'Arciduca Francesco Ferdinando: una linea ferroviaria che dall'Austria giungeva fino a Salonicco.


Francesco Ferdinando d'Asburgo-Este (1889).


Il 29 giugno, il Congresso risolse la questione greca.
La Francia e l’Italia sabauda proposero una rettifica di confine a vantaggio della Grecia previo accordo fra greci e turchi ed eventualmente la mediazione delle potenze, la Gran Bretagna fece dapprima delle obiezioni, che poi lasciò cadere, la Russia sostenne senza riserve la proposta franco-italiana ed i turchi dichiararono di non poter prendere decisioni per mancanza di istruzioni.
Il Congresso decise, quindi, concessioni territoriali alla Grecia da definirsi in futuro.
Nel 1881, con una Conferenza a Costantinopoli, Atene ottenne la Tessaglia.
Nei primi giorni di luglio furono affrontate le questioni della Serbia, del Montenegro e della Romania, i tre principati a sovranità turca.
La Serbia, in rotta con la Russia a causa del "tradimento" sulla questione della Grande Bulgaria, si rivolse all’Austria per sostenere la questione dell'indipendenza.
In cambio dell'appoggio, Andrássy riuscì ad assicurarsi promesse di trattati commerciali.
A Berlino fu concessa, così, alla Serbia la piena indipendenza (confermando la Pace di Santo Stefano) ed un modesto ampliamento di territorio a spese della Grande Bulgaria.


La "Grande-Bulgaria" di Santo Stefano che a Berlino fu divisa in Bulgaria (arancione scuro) e Rumelia orientale (arancio), mentre il resto del territorio (in rosa) tornò all’Impero Ottomano.



Anche il Montenegro fu reso completamente indipendente e, dopo accese dispute con i delegati austriaci, i russi riuscirono ad ottenere per la nazione amica anche il porto di Antivari, ma gli austriaci ottennero la sua interdizione alle navi da guerra russe.
La Romania, per l’aiuto prestato alla Russia, sperava di poter ottenere la Bessarabia che i russi le avevano tolto a Santo Stefano, e di garantirsi un’indennità finanziaria, ma il Congresso non fu di questa opinione.
La Bessarabia rimase alla Russia ed in cambio la Romania, di cui fu riconosciuta la completa indipendenza dai turchi, ottenne la Dobrugia.


In un'illustrazione della propaganda rumena: l'esercito passa il Danubio ed entra in Dobrugia.


Le questioni dell’Asia Minore tennero occupati i delegati nella settimana finale del congresso.
La destinazione del porto di Batum, sul Mar Nero, causò un’aspra disputa, ma alla fine la Russia si assicurò la città, con la limitazione che non sarebbe stata fortificata.
Anche le altre città sul cui passaggio si era deliberato a Santo Stefano (Kars e Ardahan) rimasero alla Russia.
Ciò fece scattare la convenzione stipulata prima del congresso fra Gran Bretagna e Impero Ottomano, per cui a Londra fu affidata l’isola di Cipro.
Tuttavia, bersagliato da vivaci proteste degli inglesi, che ritenevano si fosse concesso troppo alla Russia, Salisbury, nella seduta dell’11 luglio, dichiarò che la Gran Bretagna si sarebbe impegnata per il futuro a rispettare solamente le "libere determinazioni" del Sultano per quanto riguardava l’accesso agli Stretti turchi.
Il Sultano, o avrebbe permesso alle navi inglesi di passare o non sarebbe stato più considerato indipendente, decadendo come interlocutore.
Con questa dichiarazione, che teoricamente permetteva agli inglesi di violare gli Stretti e colpire la Crimea russa, Salisbury sconfessò il Trattato di Parigi (1856), che impediva l’accesso ai Dardanelli di navi straniere se non in caso di guerra e a discrezione del Sultano.
La decadente italietta sabauda, molto prima del Congresso di Berlino, aveva sperato che l’eventuale protettorato austriaco della Bosnia le permettesse in compenso di occupare il Trentino/Tirolo.
Il Consiglio dei ministri sabaudo, presieduto da Benedetto Cairoli, il 6 giugno 1878 dava così incarico al Ministro degli Esteri Luigi Corti di adoperarsi a Berlino affinché la presenza austriaca in Bosnia, data per sicura, avesse un carattere temporaneo.
Se si fosse trattato di un’annessione vera e propria, invece, egli doveva esaminare l’opportunità di presentare una domanda di compensi.
Stabilita dal Congresso la sorte della Bulgaria, Cairoli, il 30 giugno, telegrafava a Corti che la presenza austriaca della Bosnia doveva essere assolutamente provvisoria proprio come quella russa in Bulgaria, e cioè doveva durare nove mesi.
Diffusasi la voce che il Congresso aveva affidato la Bosnia all’Austria, cominciava nella Venezia occupata dal Savoia, con l’abbattimento dello stemma del consolato austriaco ad opera di sgherri prezzolati dal governo, una serie di pilotate dimostrazioni che contrassegnarono il luglio 1878.


Benedetto Angelo Francesco Cairoli (Pavia28 gennaio 1825 – Napoli8 agosto 1889)


I delegati sabaudi non avevano però scelta, poiché per non porre un veto al protettorato della Bosnia, di fronte al quale si sarebbe potuta aprire una crisi internazionale, a loro svantaggio, furono costretti a limitarsi ad una domanda di chiarimento, alla quale Andrássy rispose decisamente che la presenza austriaca in Bosnia corrispondeva al punto di vista delle grandi potenze europee.
Insistere su questo punto avrebbe significato mettersi contro Vienna e l’Europa, ed i plenipotenziari sabaudi avevano avuto disposizione dal governo «di comportarsi in modo da conservare all’Italia l’amicizia di tutte le potenze, mantenendola pienamente libera da ogni impegno per l’avvenire».
Corti palesò la sua inquietudine al Ministro degli Esteri tedesco Bernhard Ernst von Bülow, il quale gli chiese il motivo per cui l'Italia non avesse invece pensato all’occupazione di Tunisi, allora ancora ottomanoa, previo accordo con la Gran Bretagna.
Corti rispose che ciò avrebbe portato ad uno scontro con la Francia, benché Salisbury avesse dichiarato al secondo delegato sabaudo, Edoardo de Launay, che il litorale africano dell'Impero ottomano era tanto grande che sia la Francia che l’Italia avrebbero potuto trovarvi compensi.
Sia Waddington che Salisbury avevano avanzato l’idea di compensare l’Italia con Tripoli, ed il ministro francese aveva domandato in cambio un’ipoteca francese su Tunisi.
Corti, però, non poteva deludere le direttive del governo e poiché non era stato possibile occupare territori austriaci, non conveniva accettarne di altri che avrebbero compromesso le relazioni dell’Italia con altre potenze o l'avrebbero impegnata per il futuro.
Di fronte all’opinione pubblica, il delegato sabaudo tornò da Berlino senza risultati e fu male accolto anche nelle vie di Milano.
Fatto segno di attacchi pesantissimi, il 16 ottobre 1878 si dimise.
Il Congresso, inscenato con grande fasto, fu un trionfo per Bismarck e per i tedeschi.
Il loro cancelliere, così sembrava, era riuscito a guidare l’Europa fuori dalle acque di una crisi che avrebbe potuto portare ad una guerra mondiale. Ma i giorni del Congresso furono anche quelli della grande crisi del Reichstag che, scoppiata sull’onda di due attentati all’imperatore Guglielmo I, raggiunse il suo apice con la minaccia di Bismarck di colpo di stato e con lo scioglimento del parlamento.


Guglielmo I di Germania (a sinistra) e Bismarck.


L'insoddisfazione della Russia per le trattative portò inoltre ad una crisi di rapporti fra Berlino e San Pietroburgo ed al riavvicinamento della Germania all'Austria che condusse, nel 1879, alla Duplice alleanza.
Al tavolo delle trattative infatti, i russi videro delusa la loro speranza di trovarsi, nello scontro con Gran Bretagna e Austria, le spalle coperte dai tedeschi.
Le conseguenze furono un raffreddamento dei rapporti, diffidenza, manovre di truppe e una violenta campagna di stampa contro la Germania.
Tornato a San Pietroburgo dopo Gorčakov, l’ambasciatore Šuvalov fu pesantemente redarguito dallo Zar Alessandro II per l’esito delle trattative, e l’anno dopo fu messo a riposo.

Alessandro II di Russia (1818-1881).


Salisbury, uno dei principali artefici del Congresso, era riuscito a preservare la consistenza dell’Impero Ottomano, ormai una potenza quasi esclusivamente asiatica, ma ancora utile per tenere la Russia lontana dal Mediterraneo.
Il ritorno da Berlino del gran massone Disraeli, che portava con sé una “pace con tutti gli onori” fu un trionfo così palpabile che la maggioranza dei conservatori ebbe la tentazione di trarne profitto indicendo le elezioni generali. Ma una conclusione prematura della legislatura andava contro la normale prassi e poco dopo, nel settembre 1878, il governo si dovette occupare delle sommosse in Sud Africa.


Benjamin DisraeliI conte di Beaconsfield (Londra21 dicembre 1804 – Londra19 aprile 1881)


Per la Romania, che era intervenuta contro l'Impero Ottomano nella guerra, la perdita della regione della Bessarabia a favore della Russia, fu un grave colpo per l’orgoglio nazionale ed in breve tempo indusse il regno ad entrare nell’orbita politica di Berlino.
Nei Balcani, Montenegro e Serbia rimasero amiche della Russia, ed in particolare la funzione serba di "braccio armato" del panslavismo egemonico russo, contribuì a mantenere critiche le relazioni fra Vienna e San Pietroburgo.
In tutta la regione un precario equilibrio perdurò ancora per trent’anni, continuamente funestato da azioni terroristiche e sovversive, condotte da associazioni eversive segrete serbe come Narodna Obrana e Crna Ruka, propaggini massoniche manovrate dalla setta internazionale, volte a provocare una reazione militare austriaca contro la Serbia, pretesto per una nuova guerra egemonica e panslavista nei Balcani.


IL PROGETTO IMPERIALISTA (russo) DELLA "GRANDE SERBIA", 1873.


Fine Parte 1°...

Fonte:

  • Bernhard von Bülow, Denkwürdigkeiten, 1930-31 (Ediz. Ital. Memorie, Mondadori, Milano 1930-31, 4 volumi. Vol. IV:Ricordi di gioventù e diplomazia).
  • Luigi Albertini, Le origini della guerra del 1914, Fratelli Bocca, Milano, 1942-1943, 3 volumi.
  • Alan John Percival Taylor, The Struggle for Mastery in Europe 1848-1918, Oxford, Clarendon Press, 1954 (Ediz. Ital.L’Europa delle grandi potenze. Da Metternich a Lenin, Laterza, Bari, 1961).
  • E.J. Feuchtwanger, Democracy and Empire: Britain, 1865-1914, London, 1985 (Ediz. Ital. Democrazia e Impero, l’Inghilterra fra il 1865 e il 1914, il Mulino, Bologna 1989 ISBN 88-15-04819-7).
  • Arthur J. May, The Habsburg Monarchy 1867-1914. Cambridge, Mass., 1968 (Ediz. Ital. La monarchia asburgica 1867-1914. il Mulino, Bologna, 1991 ISBN 88-15-03313-0).
  • Hans Rogger, Russia in the Age of Modernisation and Revolution 1881-1917, New York, 1983 (Ediz. Ital. La Russia pre-rivoluzionaria 1881-1917, il Mulino, Bologna 1992 ISBN 88-15-03433-1).
  • Michael Stürmer, Das ruhelose Reich. Deutschland 1866-1918, Berlin, 1983 (Ediz. Ital. L'impero inquieto. La Germania dal 1866 al 1918, il Mulino, Bologna, 1993 ISBN 88-15-04120-6).
  • Giancarlo Giordano, Cilindri e feluche. La politica estera dell’Italia dopo l’Unità, Aracne, Roma, 2008 ISBN 978-88-548-1733-3.


Scritto da:

Presidente e fondatore A.L.T.A.  Amedeo Bellizzi.