domenica 8 giugno 2014

USI E COSTUMI DEI "CIVILIZZATORI" ITALIANI (1915-1918)




"Merda, di ogni dimensione, forma e colore, grammatura e consistenza è sparsa ovunque in vicinanza del campo; gialla, cenere, nera, nerastra, bronzea, liquida, solida." (Carlo Emilio Gadda). Per il futuro romanziere, la defecazione militare forniva uno spaventoso scorcio del carattere nazionale. (Thompson la Guerra bianca, pag. 165)
Stuparich passava le giornate accucciato dietro un muretto a secco di fronte ad un grovigilio di filo spinato, nauseato dal tanfo degli escrementi perchè gli uomini defecavano all'aperto ovunque fosse, purchè al riparo dai cecchini, "trasformando il pendio odoroso di pini in una collina di letame".
Letteralmente una distesa di merda, non ho mai visto in vita mia uno spettacolo più disgustoso e mi sono domandato quali epidemie potessero covare tra tutti quegli escrementi (diario di un soldato semplice britannico nel 1918, da Norman Gladden, First World War Memories).
In una caserma del suditalia improvvisamente affollata di reclute per la mobilitazione, nessuno pensò a potenziare le latrine e le fognature, che cedettero riversando i loro liquami fino in strada.
Un fatto ripugnante era il totale disinteresse per gli impianti igienici. I soldati non si avvedevano di quanto rendessero sgradevole la vita a tutti compresi loro stessi, non usando le latrine. (Mark Thompson, la Guerra Bianca).


Fonte: Vota Franz Josef