martedì 7 gennaio 2014

Il santo timore dell'Inferno: "Errata corrige" al cardinale Marx

Reinhard_Marx
ANTEFATTO
 
Circa un mesetto fa, Sua Eminenza Modernista il Cardinale Arcivescovo di Monaco e Frisinga, Reinhard Marx,presidente della Conferenza Episcopale Europea nonché uno degli otto saggi per la riforma-sfacelo della Chiesa Universale, si é lasciato sfuggire un'altra delle sue. Certo che «é lecito impazzire una volta l'anno» (lo dice perfino Sant'Agostino!),ma il cardinale aveva già esagerato con i suoi sproloqui sulla comunione ai divorziati risposati. Dice il Vangelo:«se il tuo occhio ti é di scandalo, cavalo;meglio entrare in Paradiso con un occhio solo piuttosto che con due»: lo stesso invito lo rivolgo al porporato.  Eccederò in cafoneria,lo ammetto :tappategli la bocca!
Ma torniamo a noi. Durante una conferenza sulla Resurrezione, senza alcuna vergogna della manifesta eresia che stava per dire, afferma che la Chiesa deve fare pubblica ammenda per la paura dell'inferno,per le graticole infernali e si spinge oltre a dire che la paura dell'inferno é stata instillata da cristiani empi.
É giunta l'ora di rinfrescare la memoria al caro cardinale,che forse ha perso il senno sulla luna come L'Orlando di Ariosto!
 
IL
 
Visto che noi cattolici tradiziolisti siamo definiti passatisti,antichi,mummie che camminano, partiamo dal nostro tanto amato Concilio di Trento e in particolare dal decreto De Iustificatione,can. VIII:« Se qualcuno afferma che il timore dell'inferno ,per il quale,dolendoci dei peccati,ci rifuggiamo nella misericordia di Dio o ci asteniamo dal male, é peccato e rende peggiori i peccatori: sia anatema». Ma non é il solo. Lo stesso sacrosanto Concilio reputa la paura di andare all'inferno non uno dei motivi più nobili per resistere alle tentazioni, ma senz'altro salutare. Addirittura ispirato dallo Spirito Santo:« Quella contrizione imperfetta che si dice attrizione,che si concepisce dalla bruttezza del peccato o dal timore dell'inferno e delle pene,se esclude la volontà di peccare con la speranza del perdono, non solo non rende l'uomo ipocrita e maggiormente peccatore,ma é un dono di Dio e un impulso dello Spirito Santo,che certamente ancora non abita nell'anima,ma soltanto muove; con l'aiuto di tale impulso il penitente si prepara la via della giustizia. E benché l'attrizione senza il sacramento della penitenza per sè non possa portare il peccatore alla giustificazione,tuttavia lo dispone ad impetrare la grazia di Dio nel sacramento della penitenza. Infatti i niniviti,scossi ultimamente da questo timore per la predicazione terrorizzante di Giona,fecero penitenza e impetrarono misericordia dal Signore».
Sono i vescovi che sottoscrissero tali canoni i cristiani empi? Proprio loro che unitamente al Vicario di Cristo nel definire una dottrina godono dell'infallibilitá? É eresia!
 
MAGISTERO PONTIFICIO
 
Nel 1713 l'urbinese Clemente XI, nato Giovanni Francesco Albani, nella sua bolla "Unigenitus Dei Filius", sugli errori giansenisti di P. Quesnel respinge l'affermazione numero LXII:« Chi si astiene dal male soltanto per il timore della pena, lo commette in cuor suo ed é già colpevole di fronte a Dio». Lo stessocondannó Leone X,Giovanni De' Medici, nella bolla contro Lutero,Exsurge Domine,:« La contrizione che si ottiene con l'esame, la ricapitolazione e la detestazione dei peccati, con la quale si ripensa alla propria vita nell'amarezza della propria anima,soppesando la gravità,la moltitudine, la turpitudine dei peccati, la perdita della beatitudine eterna e il conseguimento dell'eterna dannazione, questa contrizione rende ipocrita,anzi peggiore il peccatore».
Infine, nell' Auctorem Fidei di Pio VI recita al numero 25 il timore servileLa dottrina che dice: il timore delle pene in genere: "non può essere detto male soltanto se ottiene almeno di arrestare la mano"; come se il timore stesso dell'inferno, che la fede insegna per ostacolare il peccato, non sia in se buono e utile, come dono soprannaturale e movimento ispirato da Dio che predispone all'amore della giustizia:
(è) falsa, temeraria, dannosa, offensiva per i doni divini, altre volte condannata, contraria alla dottrina del Concilio di Trento, quindi anche anche alla comune opinione dei Padri che, secondo il consueto ordine di preparazione alla giustizia, "è necessario che entri per primo il timore per il quale venga la carità: il timore è la medicina, la carità la salute"».
Sono anche questi Vicarii di Cristo,cui lo stesso Verbo di Dio chiese di pascere in suo nome le sue pecorelle, cui -per di più!- fu concesso il dono dell'infallibilità, "empi cristiani"? É eresia!
 
GLI SCRITTI DEI GRANDI SANTI
Uno dei più grandi santi della storia del monachesimo occidentale, quello del motto "Ora et Labora" (proprio lui!), San Benedetto annovera negli Instrumenta Bonorum Operum:
«[...] Temere il giorno del giudizio,tremare al pensiero dell'Inferno [...]» (Rb IV,44-45).
Non va dimenticato nemmeno Sant'Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesú, il quale nei suoi esercizi spirituali scrive:«
[65] QUINTO ESERCIZIO
MEDITAZIONE DELL'INFERNO
[...]
3 Primo preludio, la composizione: qui è vedere con la vista dell'immaginazione la lunghezza, larghezza e profondità dell'inferno.
4 Secondo, domandare quello che voglio: qui sarà chiedere sentimento interiore della pena che soffrono i dannati,
5 perché, se per le mie colpe mi dimenticassi dell'amore del Signore eterno, almeno il timore delle pene mi aiuti a non cadere in peccato.
 
[66] Il primo punto sarà vedere con la vista dell'immaginazione le grandi fiamme e le anime come in corpi di fuoco.
 
[67] Il secondo, udire con le orecchie pianti, urla, grida, bestemmie contro Cristo nostro Signore e contro tutti i suoi santi.
 
[68] Il terzo, odorare con l'olfatto fumo, zolfo, fetore e cose putride.
 
[69] Il quarto, assaporare con il gusto cose amare, come lacrime, tristezza e il verme della coscienza.
 
[70] Il quinto, toccare con il tatto, come cioè le fiamme avvolgono e bruciano le anime.
 
[71] 1 Facendo un colloquio con Cristo nostro Signore, richiamare alla memoria le anime che stanno all'inferno: alcune perché non credettero nella sua venuta; altre perché, pur credendoci, non operarono secondo i suoi comandamenti;
2 dividendole in tre gruppi: il primo, prima della venuta; il secondo, durante la sua vita; il terzo, dopo la sua vita in questo mondo.
3 E con questo ringraziarlo, perché non mi ha lasciato cadere in nessuno di essi, mettendo fine alla mia vita.
4 Parimenti, come finora ha sempre avuto di me tanta pietà e misericordia. Concludere con un Pater noster».
Ciò che emerge non é soltanto l'importanza della meditazione sulla paura dell'inferno,ma anche la descrizione che il grande Santo ne fornisce con i termini "zolfo","fetore","fuoco". Analogamente San Cipriano,piangendo, diceva che se si fosse dannato, non avrebbe più visto Dio perché sarebbe andato a finire in mezzo alle tenebre.
Sono questi grandissimi santi del passato ad essere i famosi "cristiani empi"? Loro che nelle litanie dei Santi invochiamo come intercessori presso Gesù Cristo? Sarebbe eresia e bestemmia!
 
LE RIVELAZIONI PRIVATE AI SANTI
 
Premesso che le rivelazioni private non "migliorano" o "completano" il deposito della fede, ma hanno lo scopo di "aiutare a viverla più pienamente in una determinata epoca storica", accingiamoci a vedere cosa videro alcuni santi. Possiamo anche non credere a quello che sto per riportare,ma sarebbe una implicita confessione di "malattia psicologica" ai danni degli stessi santi. 
Una grane Santa del XVI secolo,suora e teologa carmelitana, Santa Teresa D'Avila, la quale riporta nel suo Castello interiore:«“L’entrata mi pareva come un vicolo assai lungo e stretto, come un forno molto basso, scuro e angusto; il suolo, una melma piena di sudiciume e di un odore pestilenziale in cui si muoveva una quantità di rettili schifosi. Nella parete di fondo vi era una cavità come di un armadietto incassato nel muro, dove mi sentii rinchiudere in un spazio assai ristretto. Ma tutto questo era uno spettacolo persino piacevole in confronto a quello che qui ebbi a soffrire” [...]».
Altro estratto ci viene fornito da una visione di Santa Faustina Kowalska, la suora polacca divenutafamosa per la coroncina della Divina Misericordia:« [...] Ci sono delle orribili caverne, voragini di tormenti, dove ogni supplizio si differenzia dall'altro. Sarei morta alla vista di quelle orribili torture, se non mi avesse sostenuta l'onnipotenza di Dio. Il peccatore sappia che col senso col quale pecca verrà torturato per tutta l'eternità. Scrivo questo per ordine di Dio, affinché nessun'anima si giustifichi dicendo che l'inferno non c'è, oppure che nessuno c'è mai stato e nessuno sa come sia”.» (Diario di Santa Faustina,741).
Come dimenticare suor Lucia di Fatima,una dei tre pastorelli,eletti dalla Vergine Maria per i tanto oscuriSegreti di Fatima, ancora oggi difficilmente inquadrabili?! Secondo il racconto, la Vergine «ancora una volta aprì le Sue mani, come aveva fatto i due mesi precedenti. I raggi [di luce] apparvero per penetrare la terra e noi vedemmo come un vasto mare di fuoco e vedemmo i dèmoni e le anime [dei dannati] immersi in esso». La testimonianza prosegue:« Vi erano poi come tizzoni ardenti trasparenti, tutti anneriti e bruciati, con forma umana. Essi fluttuavano in questo grande conflagrazione, ora lanciati in aria dalle fiamme e poi risucchiati di nuovo, insieme a grandi nuvole di fumo. Talvolta ricadevano su ogni lato come scintille su fuochi enormi, senza peso o equilibrio, fra grida e lamenti di dolore e disperazione, che ci terrorizzavano e ci facevano tremare di paura».
La natura stessa dell'articolo ci obbliga a non dilungarci troppo e pensiamo di terminare qui la segnalazione delle rivelazioni privati, avvertendo,tuttavia, il lettore dell'esistenza di tante altre,come quella di San Giovanni Bosco. 
Sono dunque questi i cristiani empi? Ubi empietas? 
 
 
CONCLUSIONE
 
L'inferno esiste, non é vuoto e,soprattutto, é bene averne paura perché solo comprendendo il rischio che ciascun credente corre nel compiere il male si apprezza il grande dono della Misericordia di Dio,che nel Suo Figlio Unigenito ci ha riaperto le porte del Paradiso. 
Il Cardinale non tiene abbastanza in conto che i fedeli non hanno bisogno di illusioni per affrontare la morte o di verità dette a metà; essi hanno bisogno di conoscere la verità nella sua completezza,così come Gesù Cristo ce l'ha insegnata e gli Apostoli e la Chiesa tramandata: i rami che non porteranno frutti saranno bruciati nel «fuoco inestinguibile».
 
Gianluca Di Pietro (http://radiospada.org/)