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Prima abbandona la chiesa cattolica, poi viene ordinato, a Milano, da quella ortodossa [1], infine, ordina, lui, un vescovo della Chiesa cristiana ecumenica cattolica apostolica. Si tratta di Aniello D’Angelo, ex diacono e fondatore di un ente di culto che riunisce soprattutto fedeli omosessuali, conviventi, separati e divorziati esclusi dai sacramenti. Sicuramente una esistenza che non può dirsi monotona. Tuttavia, in una nota del Sir, il servizio informazione religiosa, i vescovi campani, tramite Monsignor Beniamino Depalma di Nola, mettevano in allarme i fedeli dichiarando che “i riti non sono validi e le ordinazioni insussistenti”. Insomma, una sorta di “caso Bawden” nostrano senza giungere al conclave per nominarsi papa. Sempre il vescovo nolano aggiunge “la Chiesa cattolica cristiana ecumenica non è una vera Chiesa e sedicenti sacerdoti e vescovi non sono da ritenersi tali”. I vescovi, precisa la Conferenza episcopale campana (Cec), “sono nominati dal Papa e la consacrazione episcopale può essere conferita solamente su suo mandato almeno da tre vescovi”. Una sottolineatura dovuta all’ordinazione, da parte del fratello Aniello D’Angelo, addirittura di un vescovo, Donato Leveque, sposato con prole, in modo da garantire la futura ordinazione di sacerdoti. Ma l’ordinazione di un vescovo da parte di un “monaco” sarebbe come cercare il pelo nell’uovo in questa storia. “Non risulta ai presuli campani – prosegue Monsignor Depalma – che in questa organizzazione ci sia un sacerdote validamente ordinato; di conseguenza, nessun sacramento è validamente celebrato e conferito”. Alla nota ha prontamente risposto, su facebook, la chiesa cristiana ecumenica minacciando il ricorso ad azioni legali tramite una lettera inviata in Vaticano e resa pubblica sulla pagina del social network. “L’unico e solo scopo di tale chiesa – recita la missiva inviata a Papa Francesco ed al cardinale Sepe - è quello di dare ospitalità ai troppi fratelli cristiani (cattolici e non) esclusi dai sacramenti, per una serie di norme interne alle chiese stesse, che nel corso dei secoli ne hanno decretato discriminazione e condanna (coppie divorziate, coppie di fatto, coppie omoaffettive...) a tal proposito, non si esclude alcuno dai sacramenti, che sono “medicina” e non “sentenza”. e questo, non mi pare possa essere additata come causa di condanna, seguendo l’esempio di Gesù, che è venuto per accogliere tutti e non per condannare alcuno.”
La confusione sotto il cielo è molta, la situazione è eccellente, direbbe Mao. La citazione del leader cinese comunista calza a pennello visto che in questa chiesa troviamo di tutto: ecumenismo spinto al massimo per il dialogo e l’unità con tutte le chiese cristiane, inclusione ai sacramenti di divorziati e coppie omosessuali, ordinazioni e conferimento dei sacramenti, manifestazioni con partiti di sinistra che negano l’esistenza stessa di Dio. Ovvio che in queste frange possa piacere una “chiesa” che parla di matrimonio tra omosessuali e sacramenti a famiglie che non esistono più nel vincolo di Santa Romana Chiesa. Come tutti i fenomeni c’è stato un iniziale interesse con la fondazione della “diocesi del Cilento” e l’apertura della chiesa in Abruzzo, ad Alba Adriatica, sotto la supervisione di don Gianni Di Marco, altro sacerdote che ha recentemente partecipato all’incontro di Pescara per l’unità dei cristiani assieme a valdesi, metodisti, pentecostali. La pagina facebook della sezione abruzzese, ha diversi admin tra cui anche l’Arcigay di Pescara. Insomma, si tratta di un vero e proprio universo, posto al di fuori del cattolicesimo; non sono altrimenti spiegabili punti che per Roma sono non negoziabili quali convivenze o unioni gay e comunione ai divorziati. Ma non è tutto. Sempre in un’altra pagina fb della chiesa cattolica ecumenica, padre Alberto Maggi, scrive di omosessualità ed “evoluzione del concetto di peccato” facendo l’esempio della “fetta di mortadella mangiata il venerdì che prima era peccato mortale ed oggi non più”: roba da teologi affettati. Sempre sul sito internet si trova, a proposito del matrimonio la seguente dichiarazione: “Limitare il matrimonio a qualsiasi sottoinsieme sessuale della popolazione non è coerente con questa visione sacramentale. La dinamica della coppia maschio-maschio e femmina-femmina sono sostanzialmente equivalenti a quelle di coppia maschio-femmina. In tutti questi casi, la magia sta nell'equilibrio che gli individui forniscono l’un per l'altro. Il risultato è maggiore della somma delle parti. Questo è il motivo per cui Dio benedice il matrimonio. Attraverso di esso Dio può fare squadre che sono più potenti dei singoli giocatori che sarebbero da soli. Matrimoni gay, lesbiche e eterosessuali sono, quindi, esattamente uguali agli occhi di Dio e dovrebbe essere così uguali agli occhi della Chiesa e dello Stato. Sostenere che il matrimonio deve essere riservato solo alle coppie maschio-femmina distrugge la natura essenziale del sacramento. Riduce questo grazioso atto di Dio a qualcosa di puramente fisico o biologico. Esso limita i sacramenti di Cristo e ostacola l'opera dello Spirito Santo. Noi sappiamo e abbiamo visto l'opera dello Spirito Santo in matrimoni di tutte le composizioni di genere.” Insomma, teologia un tot al chilo, per tutti, piegata alla bisogna come scriveva Giovannino Guareschi quando Peppone storpiava il “crescite et multiplicamini” della Genesi nel “crescete e moltiplicorum”.
Amos De Luca
[1] Chiesa Cristiana Antica Cattolica e Apostolica. "Essa trae la sua origine dall'opera di Giovanni Mapelli (nato nel 1959), già docente di religione in alcune scuole secondarie della Lombardia, dal 1982 al 1993, quando scrive una lettera all'allora arcivescovo di Milano, cardinale Carlo Maria Martini S.J. (1927-2012), per esprimere le proprie divergenze su questioni teologiche ed etiche, e nella quale dichiara la propria omosessualità". (http://www.cesnur.org/religioni_italia/c/cattolicesimo_03.htm).