lunedì 30 dicembre 2013

Il pericolo "Kyenge": un'Italia islamica?

kyenge

Il “Papa sociale” (Leone XIII, per intenderci) scrive nell'Enciclica Immortale Dei: «Gli uomini uniti in società non sono meno soggetti a Dio dei singoli individui, né la società ha minori doveri dei singoli verso Dio, per la cui volontà è sorta, per il cui assenso si conserva, dalla cui grazia ha ricevuto l’immenso cumulo di beni che possiede [...]; allo stesso modo le società non possono, senza sacrilegio, condursi come se Dio non esistesse, o ignorare la religione come fosse una pratica estranea e di nessuna utilità, o accoglierne indifferentemente una a piacere tra le molte; ma al contrario devono, nell’onorare Dio, adottare quella forma e quei riti coi quali Dio stesso dimostrò di voler essere onorato». Parole al vento, caro Gioacchino Pecci!
Accendiamo la televisione, leggiamo il giornale, navighiamo su internet e non possiamo non constatare questo: le società attuali sono andate incontro ad una tristissima involuzione, che, nonostante tutto, viene presentata come una conquista repubblicana. 
L’Europa è in mano a degli Anticristi, che calpestano i sacrosanti diritti di Dio e della Chiesa e, di riflesso, dell’uomo: inutile e ipocrita il negarlo!
In Francia, Hollande imprime sui francobolli la faccia delle attiviste lesbiche che irrompono nelle chiese in atteggiamenti indecorosi e che abbattono le croci, simbolo di devozioni, fregandosene del tanto amato principio di laicità dello stato, così inneggiato dai comunisti!
In Argentina, i cattolici sono stati vittime di ingiurie e violenze per evitare che gli attivisti omosessuali entrassero e facessero razzia nella cattedrale. E il Presidente della Repubblica non depreca nulla! 
Qualcuno potrebbe pensare »Per fortuna in Italia tutto ciò é ancora lontano! Chissà se arriverà mai!“. E invece no! In Italia é in corso una pericolosa attività di logoramento della cultura e delle radici, presentata come “opera di sensibilizzazione”. Dal 2012, grazie al Governo Monti, gli immigrati avevano un rappresentante a Montecitorio: il Ministro per la Cooperazione e l'Integrazione. Nulla di anomalo fin quando il Governo Letta innalza al Sommo Ministero dell’Integrazione (la dicitura è stata semplificata!) Cecile Kyenge, “cattolica” congolese.
Mai nessun Ministro fu tanto chiacchierato: chi lo fa per il colore della pelle (cosa esecrabile!), chi per i  41€ al giorno che lo Stato spende per gli immigrati, mentre centinaia di famiglie italiane non hanno il necessario per vivere. “Prima si dovrebbe aiutare i propri poi gli altri”, penso io a proposito di questa seconda questione. 
Ma non di politica o di economia voglio parlare, bensì di cultura e radici. 
Chi è questa Cecile Kyenge? La fautrice della deculturizzazione e conseguente islamizzazione dell’Italia. Come realizzarlo? Diminuzione della tassa di soggiorno, abrogazione del reato di clandestinità, ius soli; insomma, tutte misure che, oltre ad impoverire gli italiani, porteranno gli islamici agli onori degli altari. Tra qualche anno la nostra cultura sarà a brandelli  e l’Italia diventerà una colonia dell’Islam. Al posto dell’albero di Natale in piazza San Pietro vedremo migliaia di islamici inginocchiati verso la Mecca! Non sono chiacchiere o timori vuoti; proprio qualche giorno fa, in radio, udivo dei significativi dati ISTAT sulla natalità: la popolazione in Italia (e non “italiana”) cresce solamente in virtù degli immigrati! 
Lungi ogni interpretazione fascista di tale articolo, il principio “Dio, patria, famiglia” sarebbe l’unica misura da adottare. L’integrazione non è uno svilire la dignità e le radici di un popolo, oppure “appiccicare” con lo schotch le varie culture orientali e occidentali, cristiane o musulmane. L’integrazione proposta dal Ministro è semplicemente un “accontentare” gli immigrati. 
La stessa Kyenge esordisce, infatti, in occasione della festa del PD a Cantú, sul l’abolizione del burqa: «il fatto che la legge obblighi a far vedere il viso deve valere per tutte le donne, comprese anche le suore, perchè non insistiamo su questo aspetto? Il principio è sempre quello. Applichiamolo senza avere pregiudizi». 
Come volevasi dimostrare… oltre al constatare che il nostro Ministro non conosce la differenza SOSTANZIALE tra velo e burqa (vi assicuro che c’è!). 
Un conto è essere contro il razzismo (deprecabile sotto tutti i punti di vista), un conto è piegare la cultura italiana.
È integrazione spicciola quella della Kyenge e deplorevole che Essa sia un Senatore della Repubblica Italiana. A me sembra tanto un ambasciatore della Lega Araba! (Nessun pregiudizio eh!). 
Poi era “faziosa” la proposta neoguelfa di Gioberti!
 «Ahi serva Italia, di dolore ostello!». 

Gianluca Di Pietro (http://radiospada.org/)