giovedì 7 novembre 2013

Una lettera aperta a GayStatale

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Cari ragazzi e ragazze di GayStatale Milano,
prima di iniziare a scrivere questa lettera, voglio fare una piccola introduzione, giusto per non essere accusato a vanvera di essere omofobo:  ho un buon numero di amici omosessuali e, lo giuro, non ho mai desiderato picchiarli o farli imbarcare su una nave per deportarli in Madagascar. Li considero amici, quindi persone per bene, con le quali rido, scherzo e ci bevo una birra assieme. Tutto questo, lo ripeto, giusto perché non voglio che mi appiccichiate sulla schiena un’etichetta che non mi appartiene.
Il vostro gruppo inizierà oggi – giovedì 7 novembre –un cineforum sul rapporto tra omosessualità e religione. In sé, il tema è interessante e sarebbe bello discuterne assieme (inutile dire che le nostre idee saranno agli antipodi, ma – come scriveva Ortega y Gasset – «non c’è cultura dove non ci sia profondo rispetto per certe estreme posizioni intellettuali a cui riferirsi nella disputa»). Tralascio i titoli e la qualità cinematografica dei film che avete scelto, per concentrarmi solamente sull’immagine del vostro volantino, ovvero un povero Benedetto XVI conciato come se fosse un travestito di serie D.
Ora, cari amici, cerchiamo di mantenere i nostri ruoli: voi dovreste essere i progressisti, persone tutte tese al progresso e al futuro e che fate? Andate a scegliere l’immagine dell’ex Pontefice, dimenticando che, nel frattempo, è stato eletto un nuovo Papa. Ora, le questioni sono due: o vi siete persi un pezzo di storia della Chiesa (ma non credo), oppure odiate così tanto Benedetto XVI, per quello che ha detto sui matrimoni gay, da volergliela far pagare anche dopo la sua rinuncia al Pontificato (ma non dovreste esser voi i novelli Virgilii secondo i quali omnia vincit amor?). Dite che la vostra è satira e, quindi, per forza di cose pungente, ma non credo che la satira si faccia così. Penso che ci siano dei paletti – uno di questi è quello della dignità umana – che non dovrebbero esser oltrepassati. Poniamo il caso, per esempio, che io volessi fare un volantino per promuovere un ciclo di incontri sull’omosessualità e, per farlo, usassi una delle tante immagini raffiguranti alcuni «personaggi da baraccone presenti al Gay Pride» (le parole virgolettate sono di un amico gay, prendetevela con lui»). Direste che è satira? Non credo.
Cari amici di GayStatale Milano, immagino che sarete democratici convinti (lasciate a me, per favore, l’immagine del ragazzo di Destra che sogna la dittatura), ma allora perché vi comportate da squadristi e organizzate cortei per protestare contro eventi come quello del 24 ottobre scorso sulla teoria del Gender? È la democrazia, bellezza: tutti hanno il diritto di parlare. Purtroppo, non vi rendete conto, ma il vostro modo di fare è incivile perché «civiltà vuol dire, anzitutto, volontà di convivenza» (io cito solo Ortega y Gasset, quindi prendetevela con lui).
Vi ho già tediato abbastanza. Concludo con un augurio: spero che questo cineforum rappresenti l’occasione per approfondire davvero il rapporto tra persone omosessuali e religione, con serenità e obiettività. Vi saluto con una citazione, giusto perché non scivoliate ancora sul prossimo volantino: «Va deplorato con fermezza che le persone omosessuali siano state e siano ancora oggetto di espressioni malevole e di azioni violente. Simili comportamenti meritano la condanna dei Pastori della Chiesa, ovunque si verifichino. Essi rivelano una mancanza di rispetto per gli altri, lesiva dei principi elementari su cui si basa una sana convivenza civile. La dignità propria di ogni persona dev'essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni».
PS: non arrabbiatevi se è di un certo Joseph Ratzinger…

Matteo Carnieletto (http://radiospada.org/).