martedì 29 ottobre 2013

Stati Uniti: il secessionismo nel New England d’inizio XIX° secolo (5° Parte).



Proponiamo  la traduzione integrale in italiano della quinta parte  del saggio Yankee Confederates: New England Secession Movements Prior to the War Between the States, da parte di Thomas J. DiLorenzo, tratto dal libro Secession, State and Liberty curato da David Gordon. Thomas J. DiLorenzo è professore di economia alla Loyola University-Maryland’s Sellinger School of Business and Management, senior fellow del Ludwig von Mises Institute e membro associato dell’Abbeville Institute. Saggista economico-politico e storico indipendente autore dei libri The Real Lincoln: A New Look at Abraham Lincoln, His Agenda, and an Unnecessary War Lincoln Unmasked: What You’re Not Supposed To Know about Dishonest Abe(Traduzione di Luca Fusari)

La Convenzione di Hartford

Il 24 Agosto 1813, i britannici presero la città di Washington, e «il New England era praticamente in rivolta. Stava secedendo dalle azioni nazionali, e stava creando una confederazione di guerra».49 Il governatore Strong del Massachusetts chiamò una sessione speciale della legislatura nel mese di Ottobre affinché dichiarasse che il governo nazionale non aveva rispettato i termini della Costituzione e protetto il New England dall’invasione. Era giunto il momento, disse loro, per un’alleanza separata del New England. La legislatura convenne che la Costituzione «doveva essere sostituita».50
Al presidente Madison fu detto di essere «pieno di sediziosi nel New England» e, come ulteriore prova della somiglianza di vedute tra i Federalisti del New England e John C. Calhoun, ci fu anche «una proposta (…) discussa nel New England per formare un’alleanza con la South Carolina per resistere alla Virginia, tanto era forte la somiglianza dei due Stati per temperamento, religione, ed istinti commerciali».51
I membri nei ranghi e nelle file del Partito Federalista, se non la stessa leadership, chiedevano una pace separata con l’Inghilterra, la secessione, e le dimissioni di Madison. I giornali di tutto il New England erano «in gran parte a favore di un’azione rapida» per quanto riguarda queste richieste, e si lamentavano amaramente dell’ostruzionismo delle legislature statali.52 
C’erano minacce di ribellione interne anche al Partito Federalista. La lingua del pubblico stava diventando «alta tonica e minacciosa», scrisse Harrison Gray Otis a Daniel Webster.53 Qualcosa doveva essere fatto per calmare il pubblico, e una convenzione fu il mezzo scelto.
La convenzione si tenne a Hartford, nel Dicembre 1814, con la partecipazione di ventisei rappresentanti provenienti dal Massachusetts, Connecticut, Rhode Island, New Hampshire e Vermont.
Ma essendo i delegati, tutti politici di professione e leader di partito, si rivelò essere molto più moderata e meno radicale dei ranghi e delle file dei Federalisti del New England. Il secessionista John Lowell, Jr., comprese questo quando previde che la convenzione «non sarebbe andata molto lontano».54
http://images.rarenewspapers.com/ebayimgs/10.72.2012/image084.jpgLowell attribuì questo risultato probabilmente al fatto che i dirigenti del partito temettero che qualcosa di così radicale come la secessione avrebbe minacciato la loro carriera sulla scena politica nazionale. «La separazione avrebbe reciso la loro ultima occasione per avanzare a livello nazionale».55 
Nathan Dane, un delegato alla convenzione, spiegò con condiscendenza che quando «le moltitudini» sono «eccitate e molto insoddisfatte della condotta dei loro padroni, spesso possono essere moderate (…) solo quando non sanno» che cosa fanno i loro governanti.56 Anche se il popolo Federalista del New England, e non pochi dei suoi leader politici, chiedevano la secessione, il pensiero di Dane fu rivolto a come essenzialmente «evitare guai».57
La convenzione pubblicò un bollettino che conteneva una serie di raccomandazioni chiave. In primo luogo, chiese l’eliminazione della clausola dei tre quinti. In secondo luogo, chiese un voto dei due terzi di entrambe le camere del Congresso per ammettere nuovi Stati. In terzo luogo, sancì come opportuno porre un limite all’embargo di sessanta giorni e un voto dei due terzi del Congresso per la sua entrata in vigore, per proteggere gli Stati contro «le decisioni improvvise ed imprudenti prese a colpi di maggioranze semplici».58
Un voto dei due terzi fu chiesto anche prima di dichiarare la guerra, la convenzione volle vietare la rielezione di uno stesso presidente per due mandati consecutivi (ad esempio ponendo un limite di mandato dell’esecutivo), e di mettere fuori legge l’elezione consecutiva di un presidente proveniente dal medesimo Stato. La convenzione infine sostenne sovvenzioni globali agli Stati da parte del governo nazionale, stanziati per gli eserciti statali, ai fini dell’autodifesa.
I convegnisti segreti cercarono di calmare il pubblico Federalista proponendo una seconda convention a Boston se le loro raccomandazioni non fossero state attuate dal governo nazionale. Ma un piccolo gruppo di delegati si dette l’autorità di riconvocare tale convenzione senza l’assistenza delle legislature al fine di «deviare qualsiasi movimento per un secondo e più radicale scopo».59


I Federalisti situati a Washington, come Pickering, si lamentarono amaramente che la convenzione fosse stata preda dei carrieristi politici e dei “moderati”, ma senza alcun risultato.
Pochissime delle proposte della Convenzione e dei delegati furono considerate, e «non fu fatto quanto si aspettava da loro il grande corpo del popolo di questo Stato», si lamentò il Federalista Theodore Dwight, presidente del Yale College e mentore accademico di John C. Calhoun.60
Gli esponenti più radicali, come Pickering e il governatore Strong del Massachusetts, erano amaramente delusi, ma ancora pensavano che l’Unione non sarebbe durata. Gli Stati dell’Ovest «presto preferiranno un loro governo», predisse Strong.61
Quando la guerra si concluse, anche lo sforzo Federalista per la secessione dall’Unione terminò.
Continua…

 

 

Note

49 Powell, Nullification and Secession in the United States, p. 219.
50 Ibid.
51 Ibid., p. 220.
52 Ibid., p. 221.
53 Citato in Banner, To the Hartford Convention, p. 322.
54 Ibid., p. 325.
55 Ibid., p. 343.
56 Ibid., p. 332.
57 Ibid.
58 Un testo del bollettino della convenzione è presente in Powell, Nullification and Secession in the United States, pp. 234-40.
59 Banner, To the Hartford Convention, p. 343.
60 Ibid., p. 345.
61 Powell, Nullification and Secession in the United States, p. 232.