venerdì 18 ottobre 2013

MASSONISMO E VANGELO (Estratto dell'opera di mons. Delasuss "Il Probblema dell'ora presente", Tomo I°) .



Uno dei membri dell'Alta Vendita ci spiegò, l'abbiamo inteso, in qual modo possa avvenire che taluni membri del clero si lascino sedurre dal liberalismo, dal democratismo e da altre produzioni del massonismo. "Si persuadono - egli dice - che il cristianesimo sia una dottrina essenzialmente democratica".

Adolph Franz Friedrich Ludwig Knigge.

Questa persuasione non è punto nuova, e se vuolsi risalire alla sua origine, si trova che essa ha per primi autori Weishaupt e Knigge, i due uomini che hanno dato. alle società segrete l'ultimo e decisivo impulso, quelli che hanno loro tracciato il fine ultimo che esse devono sforzarsi di conseguire: la distruzione del cristianesimo.
Knigge, in una lettera a Zwach, espone che tra gli alunni dell'Illuminismo si trovano degli uomini che hanno bisogno d'una religione rivelata per fissare le loro idee, e degli altri che detestano ogni rivelazione. "Per riuscire a mettere in azione, a far concorrere al nostro scopo queste due classi di uomini, bisognava trovare una spiegazione del cristianesimo che richiamasse le superstizioni alla ragione(1) e che insegnasse ai nostri dotti più liberi a non rigettare la cosa con l'abuso. Doveva esser questo il segreto della massoneria e condurci al nostro scopo. Per unire questi due estremi, noi diciamo dunque che Gesù non ha punto stabilito una religione nuova, ma ha voluto semplicemente ristabilire ne' suoi diritti la religione naturale. La sua intenzione era d'insegnarci a governar noi stessi, ed a ristabilire, senza i mezzi violenti della rivoluzione, la libertà e l'eguaglianza tra gli uomini. Perciò non si trattava che di citare diversi testi della Scrittura e di dare delle spiegazioni vere o false, non importa, purché ognuno trovi un senso conforme alla sua ragione nella dottrina di Gesù. Spartacus (Weishaupt) avea riuniti parecchi dati per ciò; io aggiunsi i miei nell'istruzione per questi due gradi (i due gradi dei piccoli misteri".
Conformemente a queste Istruzioni, prima di ammettere il Cavaliere Scozzese al grado di Epopte, gli si facevano diverse dimande alle quali egli dovea rispondere per iscritto.

"1° Lo stato attuale dei popoli risponde forse all'oggetto pel quale l'uomo è stato posto sulla terra? I governi, le religioni dei popoli raggiungono il fine per cui gli uomini li hanno adottati? Li guidano alla vera felicità ?
"2° Non esistette altre volte un ordine di cose più semplice? Quale idea vi fate voi di questo antico stato del mondo?
"3° Ora che siamo passati per tutte le nullità (per tutte le forme vane ed inutili di governo e religione), sarebbe egli possibile di ritornare a questa primiera e nobile semplicità dei nostri padri?
"4° Qual modo si dovrebbe tenere per ricondurre questo felice periodo?
"7° Si può conoscere ed insegnare un cristianesimo migliore? Il mondo quale è al presente comporterebbe maggiore luce?
"9° Mentre si aspetta, non è mestieri spargere la verità nelle società segrete?
"10° Non osservate voi le misure d'una educazione graduata in quest'arte che vedete trasmessa al nostro Ordine dai tempi più antichi?"
Quando le risposte convenienti erano date e il Cavaliere Scozzese era stato ammesso al grado di Epopte, il Gerofante nella cerimonia dell'Iniziazione gli diceva: "La nostra dottrina è la dottrina divina, che Gesù insegnava ai suoi discepoli; quella il cui vero senso egli sviluppava ne' suoi discorsi segreti ... Egli insegnò a tutto il genere umano la maniera di giungere alla liberazione ... Nessuno aprì alla libertà vie così sicure come il nostro gran maestro Gesù di Nazaret ...; la sua vera dottrina era segreta, come noi lo vediamo in più luoghi del Vangelo". In prova, il Gerofante riferisce questo testo: "A voi è concesso d'intendere i misteri del regno dei cieli, ma agli altri vien parlato per via di parabole". Altri testi servono a stabilire che questa dottrina segreta comprendeva tre punti principali: 1° Condanna di ogni superiorità: "Voi sapete che i principi di questo mondo amano di dominare; ma tra voi non sarà punto così: il più grande si faccia il più piccolo". 2° Riprovazione di ogni distinzione sociale o domestica: "Voi siete tutti fratelli. Non chiamate nessuno vostro padre sulla terra. Non abbiate alcun maestro". 3° Abolizione della proprietà: "Chi non rinunzia a tutto quello che possiede non può essere mio discepolo. Guai ai ricchi!"

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Johann Adam Weishaupt.

Weishaupt, compilando questa parte del suo rituale, incaricava i suoi discepoli di diffondere questa persuasione che la libertà, l'eguaglianza e la fraternità, intese in senso massonico, ebbero per inventore N. S. Gesù Cristo, che la sua dottrina segreta, quella che era veramente e pienamente sua, ma che non doveva essere predicata apertamente se non allora che il mondo fosse capace di intenderla, era la pura dottrina democratica, quella che rigetta ogni autorità e maledice ogni proprietà.
I suoi discepoli, persuasi o no, non mancarono di parlare in questo senso. Ci basti citare Camillo Desmoulins, il quale faceva di N. S. Gesù Cristo "il primo sans-culotte"; Gracchus Babœuf che lo faceva un comunista; e, più vicino a noi, Proudhon che lo trasfigurava in "divino socialista"; La Mennais, il quale prese a dimostrare questo sofisma. La Rivoluzione francese è uscita dal Vangelo. Weishaupt non si era ingannato. Metter nel popolo questa convinzione, che la dottrina democratica è la dottrina stessa del Vangelo, la pura dottrina di Gesù Cristo, e soprattutto giungere a fargli entrare questa convinzione per mezzo dei sacerdoti, era certamente il mezzo più ingegnoso e più infallibile per far riuscire e porre in seggio per sempre la Rivoluzione, in vista della quale avea fondato l'Illuminismo. Perciò, diffondere questa persuasione fu una delle occupazioni principali dell'Alta Vendita, erede diretta dell'Illuminismo. Nella Bolla Ecclesiam a Iesu Christo, il papa Pio
VIII lo fece notare: "I carbonari ostentano un singolare rispetto e uno zelo meraviglioso per la religione cattolica e per la dottrina e la persona di N. S. Gesù Cristo, che essi hanno talvolta l'audacia di chiamare loro grande maestro e capo della loro società".
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Papa Pio IX.

E Pio IX, nell'allocuzione concistoriale pronunciata a Gaeta il 20 aprile 1849 disse altresì: "I capi della fazione, per un colpevole abuso di parole e di pensieri del santo Vangelo, non hanno timore, lupi rapaci travestiti da agnelli, di trascinare la moltitudine inesperta nei loro disegni e nelle loro imprese e di infondere nelle loro intelligenze imprevidenti il veleno delle loro false dottrine".
Piccolo Tigre ha detto l'ultima ragione per la quale questa tattica era stata inventata e messa in opera: "La Rivoluzione (o l'idea rivoluzionaria) nella Chiesa, è la rivoluzione in permanenza".
I democratici dei nostri giorni vi si lasciarono sedurre.
Nel suo numero-programma, la Démocratie chrétienne, dopo aver detto che "la democrazia ha per principio fondamentale l'eguaglianza naturale di tutti gli uomini", aggiunge: "E chi dunque ha fatto prevalere questo principio dell'eguaglianza naturale di tutti gli uomini, che nessuna società pagana avea riconosciuta, e che trova il suo pieno sviluppo sociale nel regime democratico ben inteso? Non è forse Gesù Cristo? E quando la democrazia dà a questo principio della eguaglianza umana il suo pieno sviluppo sociale, noi cristiani, ci opporremo noi al completo trionfo della democrazia?"
Ed altrove: "La democrazia è buona, il suo principio è inappuntabile, poiché è lo stato sociale più conforme allo spirito della Chiesa, perché è stata promulgata da Gesù Cristo".
"La libertà, l'eguaglianza, la fraternità sono beneficii che ci vengono dal cristianesimo".
La libertà di cui parla Nostro Signore allorché disse: Veritas, liberabit vos? Sì, certamente, questa libertà è uno dei grandi beneficii del cristianesimo. La verità intorno a Dio, intorno all'uomo, intorno ai nostri destini, che la sua Bontà infinita ha resi soprannaturali ed eterni, questa verità libera l'uomo dalla schiavitù di Satana e del mondo, da quella delle sue passioni e de' suoi peccati. Ecco la libertà che viene dal cristianesimo. Ma non la libertà democratica, l'essenza della quale è di sottrarsi all'Autorità, di scuoterne il giogo. La parola è stata rubata al cristianesimo, la cosa alle passioni dell'uomo, al suo orgoglio. E rapire così al cristianesimo le sue parole per interpretarle nel senso pagano, gli è mettere il colmo all'anarchia intellettuale; è prendere la via più sicura per condurre i popoli alla loro irreparabile rovina.
Le medesime osservazioni si possono fare sulla parola eguaglianza. Eguaglianza degli uomini chiamati tutti alla vita eterna, redenti tutti dal sangue di N. S. Gesù Cristo, forniti tutti delle grazie necessarie alla salute, questa eguaglianza deriva dal cristianesimo; ma è ciò che rivendica la gelosia democratica che vuol tutto ridurre al suo livello?
E la fraternità che predica la democrazia, è forse la fraternità degli uomini in Gesù Cristo che si è fatto loro fratello e che ha dato loro per padre il sovrano Signore che è nei cieli? Non è piuttosto l'umanitarismo che tende ad uno Stato-Umanità mercé la solidarietà universale?
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Friedrich Wilhelm Joseph Schelling.

Quando si scorge quali sono le dottrine per le quali molti uomini hanno cangiato i tesori di verità nascoste nel Cristo - disse Schelling - ci torna senza volerlo in mente quel re di cui Sancho Pança racconta che avea venduto il suo regno per comperare un branco di oche.
No, la libertà, l'eguaglianza e la fraternità democratiche non sono state promulgate da N. S. Gesù Cristo. Non è punto ciò che egli ha voluto far trionfare venendo sulla terra. Non si può dire che
questa libertà, questa eguaglianza e questa fraternità sieno beneficii che ci vengono dal cristianesimo e che lo stato sociale, il qual riposasse sopra di esse sarebbe il più conforme allo spirito della Chiesa. Lo stato sociale più conforme allo spirito della Chiesa è quello che meglio aiuta gli uomini a conseguire la loro salute.
E allorquando questa medesima Rivista ci dice che il regime democratico, cioè il regime basato sul triangolo massonico "renderà più grandioso il regno di N. S. Gesù Cristo", noi ammiriamo lo zelo della casa di Dio, ma abbiamo il diritto di dire che esso porta al falso, e che ciò che avverrebbe, se il suo ideale si effettuasse, sarebbe tutto l'opposto di ciò che essa desidera.
Papa Leone XIII.

Essa dice ancora: "È tempo di formar l'anima democratico-cristiana. - Affrettiamoci ad organizzare in Francia la democrazia cristiana. - Fa mestieri che il popolo si organizzi e diventi una forza per reagire contro le ingiustizie dell'ordine sociale.(2) Il popolo solo, farà rispettare i diritti del popolo. Urge che gli uomini d'ordine, che i cristiani entrino risoluti in questo movimento. - È impossibile che gli operai si rassegnino alle iniquità della loro sorte". Tutti questi appelli son tratti dal medesimo numero-programma della stessa Rivista, e basta aprire qualunque pubblicazione democratico-crístiana per ritrovarli. Essi invitano ad un'opera essenzialmente anticristiana; perché non vi ha nulla che possa opporsi più efficacemente al ritorno della nostra società rivoluzionaria, allo spirito del cristianesimo, a questo spirito che, secondo Leone XIII, - indirizzandosi direttamente ai democratici cristiani, deve dare alla comunità umana una forma e un carattere in armonia con quelli che Iddio ha stabilito.(3) Dio ha stabilito la società non sulla libertà, ma sulla sommissione alla autorità; non sull'eguaglianza, ma sulla gerarchia; non sull'umanitarismo, ma sulla carità divina.
Si è sempre detto, e niente più di vero: l'errore più nocivo è quello che di più si avvicina alla verità, o quello che ne usurpa i termini. Gli uomini più pericolosi son quelli che hanno la verità in bocca e l'errore nel cuore. Come la gioventù potrà mettersi in guardia contro scrittori e oratori brillanti in apparenza onesti, i quali annunziano a tutti il regno della libertà e dell'uguaglianza aggiungendovi del pane e dei piaceri? Essi affermano di apportare con ciò la soluzione cristiana della questione sociale, mentre invece propagano le idee della Rivoluzione. È gettare i popoli in un disordine da cui non potranno risorgere. "Se si arrivasse - dice de Saint-Bonnet - ad associare lo spirito rivoluzionario allo spirito religioso, a maritare l'orgoglio alla verità, la sarebbe spacciata per sempre della nostra civiltà. Il socialismo cristiano rovinerà tutto se prende forza: egli si appropria sufficiente verità per dissimulare l'errore e soffocare definitivamente la verità. Voglia Iddio preservare il nostro clero dall'errore più pericoloso e più terribile di tutti! Il miraggio è tale che molti fra i più dotti non sanno più dove fissare la loro mente.
Come si può ormai distinguere la parte avvelenata da quella sana del Vangelo?"(4) "Ogni età ha la sua eresia, ma qui si leva la sostanza stessa del cristianesimo, pur lasciandogli il nome. L'anima raccapriccia. Il nemico del genere umano ha trovato un errore che porta il nome della verità, e che è capace di affrettare la fine dei tempi".
Charles Forbes René,
Conte di Montalembert.

Il conte di Montalembert non parlava diversamente:
"Se il contagio socialista arrivasse a colpire gli stessi figli della Chiesa, se una parte della nostra gioventù cattolica avesse la sventura di aprire la mente ed il cuore a queste fallaci dottrine, allora il male potrebbe sembrare veramente irreparabile e non resterebbe altro che piangere sulle rovine d'una società condannata a morire fra le strette d'una incurabile anarchia".
Anche B. de Saint-Bonnet, diceva: "È un tradimento per un sacerdote quello di portare la questione sociale fuori del campo della fede".

Cinque o sei anni fa, in un numero dell'Eclair in data del 6 luglio, l'ab. Charbonnel che non avea ancora apostatato, scriveva un articolo intitolato: Le Socialisme chrétien. Egli invocava l'autorità di S. Paolo, di Mons. Ketteler, di Monsignor Ireland, del conte de Mun, dell'ab. Hitze, e terminava con queste parole:
"A detta di Proudhon, la questione socialista è già sollevata, ma è errante: predicata in nome di Dio, consacrata dalla parola del sacerdote, essa si propagherà colla rapidità della folgore. È ciò che avviene, e l'evoluzione è stata singolarmente pronta da La Mennais a Leone XIII. Chi dunque diceva che la Chiesa non cangia?"
No, la Chiesa non cangia, ella dice oggi quello che diceva ieri, ma sono ben pericolosi coloro che si adoperano a farle dire il contrario di quello che ha sempre insegnato e coloro che, perciò, si presentano protetti dal Pontificato supremo e dall'infallibilità dottrinale!
 

Note:


(1) Non ho voluto alterare la energica frase francese qui rappelà les superstitions à la raison. Col nome di superstizioni qui s'intendono la fede e le pratiche cristiane e si vuol significare che bisogna dare di questa fede e di queste pratiche delle spiegazioni secondo i soli placiti della ragione, una interpretazione puramente naturale. (Nota del traduttore).
(2) Per reagire non contro le iniquità che non possono mancare di trovarsi in qualsiasi società, ma "contro le ingiustizie dell'ordine sociale", il che è cosa ben diversa.
(3) Enciclica Graves de communi.
(4) Blanc de Saint-Bonnet ha dato egli stesso la risposta: "Per riconoscerla, resta un segno certo; lo spirito del cristianesimo si scopre immediatamente: in luogo di gonfiar l'io, esso ne domanda il sacrificio".