mercoledì 21 agosto 2013

La crisi provocata dal Concilio Vaticano II, secondo padre Enrico Zoffoli

La crisi provocata dal Concilio Vaticano II, secondo padre Enrico Zoffoli
 
Padre Enrico Zoffoli (Marino, 3 settembre 1915 – Roma, 16 giugno 1996) è stato un presbitero e teologo italiano, membro della Congregazione della Passione di Gesù Cristo. E’ molto noto negli ambienti del Cattolicesimo tradizionale e dell’apologetica anche per aver pubblicato il Dizionario del Cristianesimo nel 1992, il testo Contro le eresie del Cammino Neocatecumenale [1] (mai confutato), la lettera a padre Livio Fanzaga del 22 febbraio 1994 Con viva ripugnanza [2] e tanti altri scritti di fede cattolica. 
Ordinato sacerdote il 29 aprile 1939 presso i padri Passionisti, si laurea in filosofia e passa a insegnare alla Pontificia Accademia di san Tommaso d’Aquino, venendo nel frattempo nominato esaminatore dei candidati alle ordinazioni sacerdotali dei Passionisti e confessore presso il loro Vicariato di Roma. Successivamente insegnerà anche alla Pontificia Università Lateranense. Predica in tutta Italia missioni e corsi di cultura cattolica per sacerdoti e laici, avviando un cenacolo di studi teologici per giovani e adulti per la comprensione del Magistero della Chiesa. Per oltre mezzo secolo scrive libri di filosofia, apologetica, spiritualità, teologia, agiografia e storia, alcuni dei quali imponenti opere di mole e contenuto. Il pensiero di Padre Zoffoli è maggiormente influenzato da Tommaso d’Aquino e Teresa di Lisieux.
Nel 1958, dopo una visita a suor Celina Martin, l’ultima sorella allora vivente di santa Teresa di Gesù Bambino, viene incaricato di redigere una storia critica di san Paolo della Croce: l’opera finale, che richiederà dieci anni di lavoro, comprenderà oltre seimila pagine, da cui alcuni passi scelti verranno inseriti come preghiere liturgiche nel rinnovato Breviario Passionista.
Nel 1992 pubblica un Dizionario del Cristianesimo, che avrà una recensione entusiasta dell’Osservatore Romano il 16 aprile 1993.
Nei suoi libri uno dei temi più ricorrenti è quello del mistero eucaristico: nel cinquantesimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale, P.Zoffoli pubblica il libro La Messa è tutto, che verrà poi ristampato in forma di catechismo in séguito degli elogi ricevuti da diversi teologi.
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A proposito di “PostConcilio”
Padre Zoffoli, in vari testi e catechesi, sinteticamente così si esprime circa i problemi causati dal Concilio Vaticano II, egli utilizza l’espressione PostConcilio:
E’ un periodo di crisi per la Chiesa, che dal Vaticano II si prolunga da più di un trentennio, minacciando ulteriori crolli nell’ambito della fede e della cultura di un mondo già tradizionalmente permeato di Cristianesimo.
Le ripetute ed amare constatazioni dei Papi obbligano a pensare ad un’apostasia che appare nelle sue reali proporzioni solo riflettendo sulla più tragica di tutte, le possibili perdite della coscienza.
La nozione stessa della verità, interamente capovolta nella radicalizzazione dell’immanentismo della filosofia moderna, spinto fino all’oblio dell’ essere in sé ed all’assolutizzazione di una soggettività umana sinonimo di relativismo e storicismo, amoralismo e nichilismo.
Con la luce della verità, va tramontando ogni certezza e valore, ogni fede e ideale, ogni magistero e dogma; per cui nulla sembra più assolutamente vero e indiscutibile.
Coi modernisti dell’inizio del secolo, anche in ambienti cattolici, si ripete che: «la verità non è più immutabile dell’uomo stesso, giacché essa si evolve in lui, con lui e per lui» (Decr. Lamentabili, prop. 26). Infatti, si osa propagare la convinzione che si dà soltanto «una ragione storicamente data; le cui forme mutano col variare dei contesti culturali», per cui sarebbe presuntuoso «riproporre una concezione metafisica, filosofica e teologica totalizzante».
È il nuovo “credo” proposto a conclusione di congressi tenuti da teologi “cattolici” negli anni ’70 e ’80.
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A proposito di Papa Paolo VI
Paolo VI ne era pienamente consapevole quando gemeva:
«La verità è in crisi. Alla verità oggettiva, che ci dà il possesso conoscitivo della realtà, si sostituisce quella soggettiva: l’esperienza, la coscienza, la libera opinione personale, quando non sia la critica della nostra facoltà e capacità di conoscere, di pensare validamente. La verità filosofica cede all’agnosticismo, allo scetticismo, allo snobismo del dubbio sistematico e negativo. Si studia, si cerca per demolire, per non trovare. Si preferisce il vuoto [...]. E con la critica della verità filosofica [...] la verità religiosa è crollata in molti animi che non hanno più saputo sostenere le grandi e solari affermazioni della scienza di Dio, della teologia naturale, e tanto meno quelle della teologia della rivelazione: gli occhi si sono annebbiati, poi accecati...» (Udienza generale, 20.5.1970).
Così, la Chiesa del PostConcilio «si trova in un’ora di inquietudine, di autocritica, si direbbe di autodistruzione. È come uno sconvolgimento interiore, acuto e complesso, che nessuno si sarebbe atteso dopo il Concilio. Si pensava ad una fioritura, ad un’espansione serena delle concezioni maturate nelle grandi assise del concilio. Ma … se ne viene a sottolineare soprattutto l’aspetto doloroso. Come se la Chiesa percuotesse se stessa…» (Discorso 7.12.1969).
Insomma, «per qualche fessura il fumo di Satana è entrato nel tempio di Dio: il dubbio, l’incertezza, la problematica, l’inquietudine, l’insoddisfazione, lo scontro si sono fatti largo. Noi avremmo creduto che l’indomani del concilio sarebbe stato un giorno di sole per la Chiesa. Ma invece del sole, abbiamo avuto le nuvole, la tempesta, le tenebre. Cosa è successo? … Una Potenza avversa è intervenuta: il Diavolo,  questo essere misterioso...» (Discorso 29.6.1972).
In realtà, si è trattato di «interpretazioni arbitrarie e offensive di verità sacrosante della fede cattolica…»; di «voci [...] che tentano di deformare dottrine fondamentali chiaramente professate dalla Chiesa di Dio, circa, ad esempio, la risurrezione di Cristo, la realtà della sua vera presenza nell’Eucaristia, ed anche della verginità della Madonna, e di conseguenza il mistero augusto dell’incarnazione ecc. – e ciò che spaventa non è soltanto la gravità di queste false affermazioni, ma altresì l’audacia irriverente e temeraria con cui sono pronunciate, lasciando intravedere che si insinua qua e là il criterio di giudicare le verità della fede a piacimento, secondo la propria capacità d’intendere e il proprio gusto di interloquire nel campo teologico e religioso...» (Udienza generale 30.11.1966).
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Col tempo, l’analisi di papa Montini non cessa di essere sempre più approfondita, leale, quasi spietata
«Oggi da qualcuno dentro la chiesa [...] si guarda con riserva, con diffidenza al magistero ecclesiastico. Al magistero ecclesiastico si vorrebbe più che altro riconoscere oggi da alcuni l’ufficio di confermare, la credenza infallibile della comunione dei fedeli [...] ed a questi si vorrebbe da altri seguaci della dottrina negatrice del magistero ecclesiastico, riconoscere la capacità d’interpretare liberamente, secondo il proprio intuito, che facilmente si pretende ispirato, la S. Scrittura. La fede così diventa apparentemente facile, perché ciascuno se la modella come meglio vuole, ma perde la sua autenticità, la sua sicurezza, la sua vera verità, e perciò la sua urgenza di essere ad altri comunicata: diventa un’opinione personale» (L’Osservatore Romano 12.1.1967).
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A proposito di Giovanni Paolo II
Offuscata – ed anzi respinta – la luce della «verità assoluta», ne è seguito il rifiuto della Rivelazione e delle sue fonti; l’insofferenza del Magistero infallibile; la storicizzazione di tutte le verità in materia di fede e di morale; il giudizio livellatore delle religioni, ritenute tutte vere secondo il loro parziale e sempre mutevole momento culturale; la sensibile estinzione dello spirito missionario e quindi un ecumenismo superato dall’ansia irenistica radicalmente agnostica, negatrice dell’indiscutibile emergenza del Cristianesimo, della Chiesa.
Per cui non sorprende l’angosciosa constatazione di Giovanni Paolo II,secondo il quale «si sono propolate vere e proprie eresie in campo dogmatico e morale, creando dubbi, confusioni, ribellioni...» (Discorso 6.2. 1981).
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Conclusione
Nonostante la implicita critica che padre Zoffoli fa del Concilio, giunge tuttavia a conclusioni che possono essere opinabili, poiché il padre passionista attribuisce il propagarsi delle eresie non tanto al Concilio stesso, ma più alle disubbidienze ed alle errate interpretazioni dei documenti stessi; purtroppo non prende in considerazione – forse nel 1992 ancora non c’era piena consapevolezza del problema o forse per timori personali – l’operato dei pontefici i quali sembrano aver favorito spesso queste interpretazioni anti-tradizionali del Cattolicesimo, sia nella pratica pancristiana del falso ecumenismo [3] che nella divulgazione di documenti ben lontani da quella ortodossia della fede che lo stesso Zoffoli ha difeso per tutta la vita.
Dice: Questo il «PostConcilio» vissuto e sofferto dalla Chiesa, nella quale molti sono ancora lontani dal capire e accogliere il senso più vero del messaggio del Vaticano II, da scoprirsi alla luce della Tradizione Apostolica, interpretata e difesa dal Magistero solenne e ordinario di Papi e Concili, contro tutti i tentativi di eversione, i compromessi con la cultura laicista, i tradimenti dei «figli delle tenebre».
Pubblicazione a cura di Carlo Di Pietro (clicca qui per leggere altri studi pubblicati)
Fonti e citazioni:
Breve sintesi (affidabile) tratta da Wikipedia
Dizionario del Cristianesimo (Sinopsis, 1993)
Pascendi e decreto Lamentabili del Sommo Pontefice S. Pio X
Paolo VI - Udienza generale – 30 Novembre 1966
Articolo de “L’Osservatore Romano” – 12 Gennaio 1967
Paolo VI – Discorso – 7 Dicembre 1969
Paolo VI - Udienza generale – 20 Maggio 1970
Paolo VI – Discorso – 29 Giugno 1972
Giovanni Paolo II – Discorso – 6 Febbraio 1981
 
Note: