martedì 9 luglio 2013

R.P. Raffaele Ballerini: DEL SATANISMO AI NOSTRI TEMPI

 
 
La Civiltà Cattolica anno XXXI, serie XI, vol. III (fasc. 722, 6 luglio 1880), Firenze 1880 pag. 129-142.

R.P. Raffaele Ballerini d.C.d.G.

DEL SATANISMO AI NOSTRI TEMPI

I.

Tutti coloro che, al lume della fede, scrutano con senso cristiano gli avvenimenti della storia contemporanea, sono indotti a riconoscere di pieno accordo queste due verità: che cioè da una parte, mai forse, dopo lo stabilimento del cristianesimo nel mondo, l’influsso di Satana non vi si è manifestato così operoso, come in questo secolo; e mai neppure l’intervento della provvidenza di Dio vi è apparso così visibile, secondochè, alla fine della lunga sua vita, ebbe a confessarlo lo stesso protestante Guizot, con gravissime parole. La storia di questi ultimi cent’anni si compendia tutta in una guerra fierissima dell’anticristianesimo, o meglio del Satanismo, alla Chiesa di Cristo e in una difesa mirabile presane da Dio; così che dall’una e dall’altra viene a sfolgorarne una novella prova della sua divinità, che già abbarbaglia e confonde la generazione odierna e conquiderà a salute la susseguente.
Ma non è da negarsi che ai tempi nostri questa guerra, interrotta prima da mezze tregue di breve durata, viene ogni giorno più rincrudendo e pigliando la forma orridissima, che ebbe nei suoi principii dentro la Francia e poscia via via in quasi tutta Europa; portatavi dal furore di questa nazione, che, per circa quattro lustri, fu il flagello del cattolicismo e sembrò invasata dalle tartaree legioni di Satanasso. Al presente, ovunque si giri l’occhio nella cristianità, non si vede altro che persecuzione, quando occulta ed ipocrita, quando aperta e sfacciata alla Chiesa di Cristo. Tutto ciò che si fa appartenere alla civiltà e va sotto il pomposo nome di progresso, in politica, in diplomazia, in arte, in letteratura, in iscienza, in legislazione, tutto è rivolto contro di essa. I poteri pubblici, apostati nella teorica o nella pratica dalla sua fede, in Russia, in Germania, in Isvizzera, in Francia, in Italia, in Belgio ed in parecchi Stati dell’America, sono collegati colla gran setta massonica, che è la chiesa di Satana, nell’unico intento di esterminare dalla faccia della terra il Regno del Dio creatore e redentore del genere umano. E questa lega non mira già solo a scristianizzare socialmente le nazioni cristiane, ma a scristianizzarne le famiglie e gl’individui, bandendo Cristo e la sua Chiesa e i suoi dommi e i suoi sacramenti e il suo culto, non pure dalle leggi pubbliche, ma dalle usanze domestiche, dall’educazione e dall’insegnamento, che si cerca di sottrarre in tutto e per tutto al magistero salutare del Vangelo.
Ai nostri tempi si può dire con verità, che i Governi, scienti o inscienti, servono di strumento al Satanismo, nell’opera impossibile della distruzione del cattolicismo; perchè tutti, qual più qual meno, sono sottoposti alla setta di Satana e ne eseguiscono le tiranniche volontà. Il mistero di questa persecuzione, senza pari negli annali del mondo, è tanto per noi incomprensibile, dal lato dei fini che ha Dio nel permetterla, quanto è evidentissimo dal lato dell’origine sua, della sua forza e dello scopo a cui è diretta. Certamente Dio, nel permetterla, intende grandissime cose, le quali torneranno tutte a somma gloria sua e del suo Cristo ed a splendore della fede, del Papato, del sacerdozio, degl’istituti religiosi e dei sacri diritti ora più che mai rinnegati e conculcati: e basta al sagace studioso delle vie della Provvidenza nel reggere quaggiù la Chiesa, il vedere questa persecuzione straordinaria, a fare che, con un argomento di analogia che non falla, ne deduca un trionfo pure straordinario, il quale potrà tardare, ma non potrà mancare: e già i segni precursori si scorgono, da chi non è cieco, nella smisurata potenza di unità e di vigore che Dio viene crescendo e perfezionando, fra le battaglie, nel seno stesso della Chiesa. Ma il come e il quando di questo evento, che sarà una delle meraviglie della storia, è per noi un arcano che ci lascia il merito della fede e non ci toglie il conforto della speranza.
Per contrario, che da Satana muova tutta questa catastrofe di persecuzioni, che la setta massonica ne sia la ministra universale, e l’uno e l’altra non agognino ad altro che a spiantare il Regno di Gesù Cristo dalla terra, e sostituirvi il regno per sempre debellato di colui, che da Cristo fu detto Principe di questo mondo e da lui soggiogato e cacciatone fuori [1]; è cosa tanto manifesta, che nè meno i principali apostoli del Satanismo odierno credono conveniente dissimularla, o metterla in dubbio.

II.

Non ci dilungheremo in citazioni, che ci abbonderebbero fra le mani, di autori godenti gran credito nella società detta moderna: i quali tutti si sono adoperati a riabilitare Satana nel concetto dei popoli. Basti ricordare un Rénan, il salariato bestemmiatore della divinità di Gesù Cristo, che ha scritto: «di tutti gli esseri altra volta maledetti, che la tolleranza del nostro secolo ha prosciolto dagli anatemi, Satana essere per certo quello, cui è provenuto maggior utile dal progresso dei lumi e dalla propagazione della civiltà. Lui essere un povero calunniato, un rivoluzionario sventurato, il quale, per gran voglia di fare, si accinse ad imprese arrischiate.» Uno Schelling, che esaltando Satana lo ha dichiarato Dio, acciocchè il Cristo-Dio avesse un antagonista. Un Michelet, che ha vaticinati i trionfi suoi sopra Cristo. Un Quinet, che ha sognato di immergere il cristianesimo nel fango, per mettere in sua vece Satana, qual principe che debba unire tutti i cuori. Un Proudhon, che ha espressamente dichiarato volersi surrogare Satana, il diletto dell’anima sua, al Riformatore (Cristo) che si fece crocifiggere. Potremmo anche ricordare l’immondo poeta italiano, che compose un inno a Satana, augurandogli di regnare sulla terra in luogo di Cristo detronato.
Ma vale la spesa di citare a verbo una pagina del Bullettino del Libero pensiero, in cui è dato conto d’una conferenza tenutasi il 30 giugno 1876 in Brusselle, da un tal Eugenio Robert, che è uno dei sopracciò della setta prepotente e governante ora nel Belgio. Eccola tradotta fedelmente in lingua italiana.
«Purgando Satana dalla lunga calunnia dei secoli, e spogliandolo dello schifoso e ridicolo indumento, che la superstizione e l’odio gli aveano affibbiato, l’oratore ha restituito all’Arcangelo la bellezza sua e la sua grandezza. Dietro la caricatura, ha fatto apparire il principio. Satana è ridivenuto il fratello di Prometeo, l’erede dei Titani, il difensore ed il consigliere degli uomini, l’unico loro appoggio, l’unico rifugio loro contro l’assorbente e soffocante stretta del principio divino o autoritario, sotto ogni sua forma, religiosa, politica e sociale. Dio sempre si è messo dalla parte degli oppressori e dei forti: Satana, accostatosi all’umanità per la disgrazia e la caduta sua, ne è diventato l’apostolo e il sostenitore.... Simbolo e genio della libertà, angelo dell’orgoglio e dell’esiglio, eterna protesta contro l’antichità e la tirannide, egli fu ispiratore di tutte le umane rivendicazioni, dalla rivolta di Adamo nel paradiso terrestre, fino alla grande e terribile insurrezione della Comune, fulminata essa ancora, per avere promulgato l’intero affrancamento dell’uomo e del cittadino. Perchè mai fu maledetta l’umanità? Perchè seguì l’amore della scienza e della giustizia, che il serpente le avea trasfuso nell’anima.... È tempo che il libero pensiero, principio del quale è la ribellione contro l’autorità del domma e della rivelazione, dia a questo principio tutto il logico svolgimento di cui è capace; e rigettando, sotto le molteplici sue forme, il principio divino dell’autorità, opponendo il diritto umano al diritto divino, gridi: — Dio è morto! Viva il diavolo!»
Il proposito dei conduttori e seguaci di questa guerra a Cristo, può essere manifestato più limpidamente di così? E può darsi medesimezza più perfetta di spirito, tra loro e Satana che incensano come dio?

III.

L’odio di Satana all’Uomo-Dio è antico quanto l’essere suo, e durerà per tutti i secoli eterni. Quest’odio orgoglioso che lo rese doppiamente omicida da principio, e su nei cieli, allorchè, appena creato, desiderò con furore impotente che l’umanità non esistesse mai, per non adorarla divinizzata nell’ipostasi del Verbo, e nell’Eden, allorchè, appena uscita dalle mani di Dio, a tirarla seco in perdizione, cercò di guastarla nel ceppo radicale dei due progenitori, come costituisce la malizia del suo peccato, così forma l’essenza della irreparabile sua infelicità. Per lo che tanto è dire Satana, quanto odio inestinguibile, furibondo, impotente a Cristo Dio-Uomo; cioè odio all’autore e consumatore della fede, della grazia e della gloria, compimento sovranaturale e sublimissimo di tutta l’opera della naturale creazione [2].
In virtù di quest’odio, tutta l’azione, permessa da Dio a Satana nel mondo, ha avuto in mira un sol punto: impedire quanto gli venisse fatto i frutti dell’Incarnazione del Verbo, giacchè non ne poteva impedire l’eseguimento. Quindi è che, prima della venuta del Redentore, egli ogni astuzia pose nell’ingannare il genere umano, rimovendolo non solo da ogni idea di redenzione, ma ingolfandolo in tali errori e brutalità che moralmente lo impossibilitassero ad accoglierla. Di fatto il suo regno nella terra, avanti Cristo, era stabilito nell’idolatria, la quale eziandio si connetteva col panteismo e col materialismo, cioè colla negazione di un vero Dio personale e con quella dell’anima: e in sostanza, sotto la figura degl’idoli, esso riceveva il culto in luogo di Dio e faceva a sè sacrificare il sangue o l’onestà, cioè la vita naturale o morale d’innumerabili umane creature. Dopo Cristo, la guerra sua incessante fu a lui nella sua Chiesa, affaticandosi di frastornarne la diffusione, di spegnerla nei tormenti, di adulterarla colle eresie e cogli scismi; e finalmente di combatterla col razionalismo, che nega ogni verità rivelata e per conseguenza rifiuta tutti quanti i beneficii della incarnazione del Verbo redentore.
Benchè poi Gesù, vincitore del mondo, col morire nella croce ne abbia cacciato fuori Satana usurpatore del suo dominio, nulla di meno, per arcano consiglio della sua sapienza, ha concesso e concede che costui si studii con ogni perfidia di riacquistarlo ed anche, fino a un certo segno, ne venga per qualche tratto, di tempo a capo; senza che egli giunga però mai a soppiantare la Chiesa e a distruggerla. Il che dà ragione dell’avvicendarsi nella terra la pace della sua Chiesa con le persecuzioni alle quali soggiace; e di alcuni effimeri e brevi trionfi, che Satana pare riportare sopra di essa e sono di tanto scandalo ai pusilli.
Noi ora siamo da un pezzo in uno di questi periodi, nei quali il Satanismo sembra prevalere al cattolicismo, nel cuore stesso della cristianità. La costanza con cui la setta diabolica, sparsa per tutto l’orbe e padrona di quasi tutti gli Stati, va disseminando il razionalismo, sotto varii nomi che cuoprono ma non alterano la sua natura di anticristianesimo; la rabbia con cui demolisce o strema tutte le più salutari istituzioni della Chiesa, la spoglia dei beni, ne spregia i diritti, ne tiene imprigionato il Pontefice sovrano, la esautora e scredita quanto può; la perversità con la quale tenta di corrompere la crescente generazione, strappandola dalle scuole cattoliche e soggettandola ad un insegnamento ateistico ed immorale; e gli artifizii che usa per far proseliti e dilatare il suo spirito da per tutto, accattandosi coll’ipocrisia il favore di un numero grandissimo di persone che la giudicano innocua, anzi benefica alla prosperità dei popoli ed all’incivilimento; e per ultimo quella specie di fortuna che sembra accompagnarla in tutte le sue iniquità, comprovano che la immensa congiura dei nostri tempi, contro Dio e il suo Cristo, è suggerita, promossa e aiutata da una forza superiore all’umana, la quale non può essere altra che la diabolica.

IV.

Il quale intervento preternaturale di Satana nel moderno scompiglio dell’ordine religioso e civile, che prende nome di Rivoluzione, si fa palpabile per due altri capi; e sono gli omaggi che si fa rendere, con prestigi e misteri i quali ricordano l’età pagana; e le dottrine perversissime che sono messe in voga dalla sua setta, peggiori eziandio di quelle che deturparono il gentilesimo.
Quanto ai dì nostri sia professata e praticata la superstizione dello spiritismo, da tanti ancora che si vantano increduli a Dio, e perciò appunto che tali si vantano, non è bisogno che si stia a dire. Lo spiritismo è diventato un culto che ha i suoi templi, i suoi sacerdoti, i suoi riti, i suoi simboli, i suoi fedeli in ogni regione dell’Europa e dell’America. Variano le forme delle comunicazioni degli spiriti, ma unico è il termine cui sono dirette; di mettere cioè in immediata relazione l’uomo con loro, o per via di una inesplicabile forza, che si inorpella col nome di magnetismo, o per via di segni, di battute, di scritture e anche di voci e di fatti, che accadono a ritroso delle leggi di natura. Conseguito ciò, il resto viene da sè; e lo spirito satanico ottiene, colle malizie, cogl’inganni e colle seduzioni, gl’intenti suoi. Questo è sicuro, che non si conosce epoca del cristianesimo, nella quale la magìa, e quindi l’adesione a Satana, sia stata così diffusa e comune tra i cristiani, com’è ora. E stranissimo è che i più caldi aderenti e devoti del suo culto, siano di coloro che si gloriano di non credere a nulla, siccome liberi pensatori, e neppure al diavolo: e intanto gli servono e lo onorano e gli prestano una fede da disgradarne donnicciuole curiose e ignoranti.
Non parliamo poi degli orrendi misteri che si compiono nei secreti antri della setta, nè delle formali adorazioni che a Satana vi si fanno, nè degl’indicibili sacrifizii che a lui si offrono. Sono cose più note ai profani, che non si pensa: ma non debbono descriversi da penna cristiana [3]. Basti sapere che passano, in oltraggio al Dio creatore e redentore dell’uomo, il segno di ciò che l’umana pravità può escogitare, e i delirii di abbominazione ne’ quali il paganismo più nefando potè cadere.
Le dottrine del Satanismo, ossia della Rivoluzione, sono quelle comprese nel sistema detto liberale, il cui sommo principio è riposto nella negazione più o meno patente dell’ordine divino; e quindi nella ribellione ad ogni autorità che da Dio parta e in Dio s’incentri, per sostituirvi il disordine delle umane passioni e la tirannide dell’arbitrio e del vizio. L’applicazione di questo principio a tutte le appartenenze dell’uomo, della famiglia e della società, sì rispetto alla religione, come alla morale, alla politica ed alla scienza, con la serie delle deduzioni e dei corollarii che ne derivano, forma nella teorica la filosofia di questa Rivoluzione: la quale non è ugualmente, fino alle ultime sue conseguenze, professata da tutti i suoi adepti, solo perchè non tutti amano od hanno il coraggio di essere logici. Tutti portano il carattere della bestia infernale [4], che è un qualche grado di odio alla Chiesa ed alla fede di Gesù Cristo, da cui pure in qualche grado sono apostati: tutti adorano questa bestia e l’immagine sua [5], che sono le opere della Rivoluzione: ma non tutti accettano di andare sino al fondo di quell’abisso, ove il principio del Satanismo necessariamente conduce chi con diritta dialettica voglia ragionare. Ma non giova illudersi: il proprio sistema dottrinale del Satanismo non è altro che il liberalismo, qualunque sia il temperamento, col quale se ne ammette il principio, generatore di tutto il resto. Non tutti i liberali sono liberi pensatori e socialisti; ma tutti i liberi pensatori e socialisti nascono dai liberali. Senza il liberalismo, non si avrebbe il socialismo, come senza il padre, non si avrebbe il figliuolo. Il socialismo è nel liberalismo, come nell’entimema il conseguente è nell’antecedente. Disse bene colui, che affermò il liberalismo essere o il libero pensiero, o nulla.
Ora quel che dicesi programma della satanica Rivoluzione è espresso da’ suoi caporioni e maestri in queste poche parole: Extinctis diis, extincto deo, successit humanitas. Dopo aver adorato più dei nel paganesimo, dopo aver adorato un solo Dio nel cristianesimo, è tempo che l’umanità adori sè stessa. Perciò non più Cristo, non più Chiesa, non più dommi, non più Dio, non più anima, non più autorità, non più famiglia, non più matrimonio, non più proprietà, non più patria: ma soltanto una specie di società umanitaria, che non si sa che cosa voglia essere, ed una cotale repubblica universale, che sia l’anarchia e la confusione, ubi nullus ordo, com’è nell’inferno.
«Che è la Rivoluzione? dimandò e rispose, nel famoso congresso di Liegi, uno dei più acclamati oratori: è il trionfo del lavoro sopra il capitale, dell’operaio sopra il parassita, dell’uomo sopra Dio. Questa è la Rivoluzione sociale, inclusa nei principii del 1789: questi i diritti dell’uomo, come sgorgano dalle ultime loro conseguenze. Come socialisti, noi vogliamo, nell’ordine religioso, l’annichilamento di ogni religione e di ogni Chiesa; nell’ordine politico, vogliamo, ponendo in atto l’idea repubblicana, giungere alla federazione dei popoli e alla solidarietà degli individui. Nell’ordine sociale, vogliamo l’abolizione della proprietà e dell’eredità»
Com’è chiaro, dall’odio di Dio si procede fino all’odio dell’uomo, sotto colore di culto dell’umanità. È codesta la crudele menzogna, di cui vivono tutti i satelliti di Satana, il gran padre del mendacio e dei mendaci. E nondimeno tal è l’epilogo delle dottrine di cui sono imbevute, da un secolo in qua, le generazioni che nel cristianesimo si succedono, di cui è pregna l’aria che respirano, e sono quasi passate in sostanza delle menti di un numero senza numero d’uomini d’ogni stato e condizione.
Dal che si scorge che il Satanismo avvelena ed appesta, non questo o quel partito, non questa o quella nazione, ma l’Europa tutta quanta e in particolare le stirpi latine, che sono le cattoliche e perciò ancora le più insidiate. Colla menzogna del progresso si cerca di farle tornare al paganesimo, anzi alla barbarie, o più tosto al vivere selvatico come i bruti, perchè poi si logorino e si consumino nelle sozzure del senso, nelle stragi e negl’incendii; meta estrema della negazione d’ogni verità e d’ogni bene, ossia del nichilismo tanto magnificato. Diciamo, più che paganesimo, vivere selvatico; poichè i gentili non arrivarono a tanto eccesso di demenza nelle negazioni. Contuttochè fossero alieni dal soprannaturale, pure accettarono una grandissima porzione del vero naturale e procacciarono alla società molti dei beni naturali. L’odio alla divinità ed alla umanità non fu mai presso loro elevato a sistema teorico e pratico di civiltà sociale e di ben essere. E se n’intende ancora la ragione. Il paganesimo fu infedele, non fu apostata; servì a Satana, più ignorando che negando: ovechè la Rivoluzione moderna gli serve, più negando che ignorando. Perciò il pagano si rassomigliò all’uomo-bestia, simboleggiato in Nabucco, perchè accecò lo spirito nella corruzione della carne: l’apostata invece tiene del diavolo-verro, raffigurato in quel gregge immondo di cui parla il Vangelo [6]; giacchè si corrompe nello spirito, per bruttarlo e perderlo insieme colla carne: il pagano amò falsamente la sua natura d’uomo; l’apostata veramente l’odia ed al suo nemico la dà in ischiava.

 V.

Fa spavento il vedere con che operosità e baldanza la setta satanica si viene ordinando, e stringe le fila della congiura che involge tutta la cristianità. Mentre nella Francia si privano gli Ordini religiosi del diritto comune ad ogni cittadino, per assoggettarli a leggi che non esistono e disperderli, le società del Libero pensiero si fanno legalmente riconoscere e proteggere dal Governo e si rannodano con quelle del Belgio, di Londra e degli Stati Uniti d’America, e già parlano ad alta voce di costituirsi in Chiesa che debba surrogare la cattolica. «A noi tocca di organizzare la grande Chiesa dei liberi pensatori, la quale, presto o tardi, quando la scienza terrà le veci del domma, il giorno della notte, il vero dell’assurdo, sarà la sola cattolica ed universale.» Così il preside d’una di queste congreghe, stabilita in Tours, che è insieme sindaco di quella città e siede deputato nella Camera [7].
Or tutti sanno che le società dei così detti liberi pensatori, fondate e largamente propagate in ogni paese, sono rampolli genuini del massonismo, e le capitanano massoni perfetti, e apertamente professano di non credere a Dio, nè alla spiritualità dell’anima, nè ad una morale stabile; ed i loro membri affettano di vivere separati da ogni Chiesa, e giurano persino di morire come i pagani sine Christo, sine Deo, sine spe e di voler essere seppelliti da pagani. Ed ecco a qual punto si rincorano di poter giungere: a fare che la loro consorteria succeda alla Chiesa di Cristo, e ne usurpi persino il nome, colla prerogativa propria unicamente di lei, la cattolicità!
Nel tempo medesimo i giornali francesi pubblicavano gli statuti di un’altra similissima società che, col titolo di Unione democratica di propaganda anticlericale, si propone per iscopo diretto ed immediato di scristianizzare la Francia, colle scuole, coi giornali, coi libri, colle feste scolastiche, coi concorsi a premii, colla musica e colle arti; e crea un foglio apposta, che sarà dato in dono a tutti gl’inscritti nell’Unione, ai quali per giunta promette un diploma d’onore in vita e in morte una graziosa ghirlanda, per ornamento del loro sepolcro. E alla luce del sole si pubblicano sotto questi statuti i nomi dei presidenti e vice-presidenti e membri della commissione, in gran parte senatori e deputati e uomini stretti al Governo, che ora trascina la Francia nelle branche del comunismo.
«Ecco, esclama la Défense sociale et religieuse di Parigi, dopo riportato per isteso l’intero documento, a quali termini ci troviamo. Mentre i Gesuiti, i Domenicani, i Barnabiti, i Cappuccini, gli Oratoriani e tutte le congregazioni religiose sono minacciate fino nel possesso del loro diritto comune, ecco che sorta di società il Governo tollera, approva, favorisce. Che dico? Ecco una congregazione ch’esso medesimo crea, sperando di edificare un ateismo officiale sopra i ruderi del cristianesimo in Francia, per virtù certamente del diritto dello Stato e del principio dell’unità nazionale. Non si grida più che il clericalismo è il nemico, ma si batton le mani a coloro che dichiaran guerra ad ogni religione, alla religione stessa naturale! Questa è la irreligione di Stato! Non è forse giusto il dire che la ragione di costoro è già caduta in tale bassezza, che non resta loro più altro che scegliere una briffalda [= sgualdrina N.d.R.] per loro dea? [8]

VI.

Codesto affannarsi di tutti i fautori del Satanismo, per tentare, sotto gl’influssi preternaturali del loro duce, una estrema riscossa contro il Regno di Gesù Cristo nella terra, è molto probabile indizio di qualche vicino soqquadramento sanguinoso e terribile delle nazioni. Generale è il timore di un predominio, passeggero sì ma ruinosissimo, del socialismo, che sia per rinnovare da per tutto le geste della Comune di Parigi e di Cartagena. Sarà quel che Dio vorrà, e i Governi ed i popoli non mieteranno altro che ciò che avranno seminato, colla loro apostasia da Cristo redentore.
Ma checchè sia per avvenire, noi siamo certi che l’intervento straordinario di Satana nel mondo, ai danni della Chiesa, attirerà un intervento pure straordinario di Dio, a sua difesa e sostegno. La tremenda battaglia che si apparecchia sarà per la Chiesa il cominciamento di un nuovo trionfo. Di ciò non possiamo dubitare, essendo ella predestinata nell’eterno consiglio dell’Altissimo a parer sempre vinta e ad essere sempre vincitrice in Colui, che ha detto alle generazioni de’ suoi fedeli, sino alla consumazione de’ secoli: Confidite: ego vici mundum [9].
Intanto però veggano quei non pochi cattolici, i quali credono di poter secondare la Rivoluzione, e dar di spalla al liberalismo, salva la illibatezza della loro professione cristiana, che e chi secondino ed a vantaggio di quale causa tornino i molteplici favori, benchè mitigati e velati, che concedono. Ancor essi, forse con qualche buona fede, che attenua il loro fallo, servono al Satanismo; e pensandosi di giovare alla patria ed alla civiltà, promuovono la congiura di Satana, che dicono di abborrire, contro Cristo, che intendono di adorare.
Veggano quegli altri, che sempre sospiran dietro a componimenti e conciliazioni del cattolicismo collo spirito e colle opere dei nuovi tempi, e mirerebbero con gaudio certe alleanze che sognano del continuo, veggano se sia possibile, a chi ha sano l’intelletto e incorrotto il senso cristiano, stringere in accordo ed accomodare insieme Cristo e Satana: e si persuadano che il liberalismo, finchè non muta natura, cioè non cessa d’essere liberalismo, sarà sempre tanto inconciliabile col cattolicismo, quanto è la menzogna colla verità, Belzebub con Cristo-Dio.
Veggano finalmente i cattolici schietti e sinceri, se fra tanto ribollimento di guerra pervicace e furiosa a tutto ciò che è divino e sacro nel mondo, sia perdonabile lo stare colle mani a cintola o contentarsi di fare, per la causa di Gesù Cristo e della sua Chiesa, quel quasi nulla che basti a poter dire che si fa qualche cosa. Confessiamolo, poichè è vero: noi Italiani, che stiamo da vent’anni e più sotto le calcagna della setta di Satana che ci calpesta, ci smugne [= ci munge N.d.R.], ci oltraggia senza ritegno, abbiamo pur molto da imparare, in punto di operosità, di coraggio e di sacrifizio per la fede nostra, dai cattolici di Germania, del Belgio e della Francia; e non senza ragione dobbiamo temere, che la giustizia di Dio prolunghi questa vergogna di servitù della patria nostra agli schiavi del Satanismo, in pena della inerzia nostra, o del nostro insufficiente fervore pro Christo et pro Petri sede.

NOTE:

[1] Princeps huius mundi eiicietur foras, Ioan. XII, 31.
[2] Nulla dice propriamente la fede, circa i particolari del peccato angelico; onde variano intorno a questi le opinioni dei teologi. Tuttavia è oggi molto comune quella di dottori gravissimi, i quali tengono che Dio rivelò tosto agli angeli il futuro mistero dell’Incarnazione del Verbo: e che il peccato dei ribelli consistette in ciò, che negarono di adorare, come Dio lo ingiunse loro, questo suo Verbo nell’Umanità, che nel tempo assumerebbe; e di riconoscerlo qual capo di tutte le creature, che in lui e per lui glorificherebbero, con adeguato ossequio, l’infinita maestà di Dio; ed insieme quale causa meritoria della grazia, per cui essi ancora unicamente avrebbero potuta ottenere la soprannaturale beatitudine. Quegli spiriti eccelsissimi, e più di tutti Lucifero, che solo compendiava in sè le prerogative e le bellezze di tutti ed era come il sole fra i pianeti, videro assai bene la enorme distanza che passava, secondo la natura, tra loro e l’uomo, e conseguentemente intesero l’atto di profondissima umiltà che Dio richiedeva da loro, per ammetterli al possesso della superna felicità. Lucifero poi che, per lo stupore delle doti di cui vedevasi arricchito, si conosceva naturalmente capo di tutta l’angelica creazione e quindi assai più delle altre creature inferiori, le quali potessero aver l’essere da Dio, preso da un eccesso di superbia, ricusò di accettare sopra sè, in un Uomo-Dio, il dominio di una natura tanto di sè minore; e per questo in veritate non stetit (Ioan. VIII, 44). Egli, quanto a sè, volle che la natura umana non fosse, più tosto che consentire alla esaltazione di essa sopra l’angelica, nell’unione ipostatica col Verbo. Ambì d’esser unico nella superiorità e senza rivali, e molto più di non avere altra creata natura, benchè indiata [= innalzata a Dio N.d.R.] nel Verbo, che a lui soprastesse. Onde al suo incredibile orgoglio si riferiscono allegoricamente le parole, che Isaia pose in bocca al re Babilonico: Qui dicebas in corde tuo: In coelum conscendam, super astra Dei exaltabo solium meum, ascendam super altitudinem nubium, similis ero Altissimo. [Is. XIV, 13-14 N.d.R.] Anelò ad esser egli, contro l’ordinazione di Dio, capo naturale del creato intelligente, sensibile e materiale, e d’essere con ciò la creatura di tutte più simile all’altissimo Iddio, nella preminenza del dominio; escludendo risolutamente il fatto dell’Incarnazione del Verbo, decretata ab aeterno dall’eterno amore di Dio verso l’Umanità del suo Cristo, ragione finale di tutte le cose. Onde, per mostruoso amore di sè e dell’eccellenza propria, e per odio all’uomo, disse a Dio quel Non serviam, che fu ripetuto da molti angeli, da lui sedotti; confutato poi dal Quis ut Deus? del gran Michele, che annientò il sofisma luciferino, affermando il supremo e santissimo dominio di Dio, e ritenne nella verità e nella carità la massima parte degli altri.
Del resto noi vediamo la società angelica adorare il Verbo umanato, subito venuto a luce, nell’umiliazione del presepio di Betlemme: facta est multitudo militiae coelestis laudantium Deum (Luc. II, 13). E dopo questo primo ingresso dell’Uomo-Dio nella terra, rivediamo la società stessa adorarlo di nuovo, per ordine di Dio, nel suo secondo ingresso, quando rinacque dal sepolcro, fra gli splendori della gloria dell’Umanità sua risorta, come ce lo mostra S. Paolo: Cum iterum introducit primogenitum in orbem terrae, dicit: Et adorent eum omnes angeli eius (Haebr. I, 6). E finalmente gli angeli lo adoreranno, quale Re sempiterno loro e degli uomini e dell’universo creato, nell’estremo giorno, per non cessare mai più in tutti i secoli di adorarlo e celebrarlo: Tu solus sanctus, tu solus Dominus, tu solus Altissimus, Iesu Christe. Nè solo gli angeli e i giusti ne’ cieli; ma Lucifero pure, tramutato in Satana, con tutti gli spiriti suoi seguaci nella ribellione e con tutti gli uomini reprobi, glorificheranno, a gran dispetto loro, la potenza del Regno e del Nome del Dio-Uomo e s’incurveranno sotto i suoi piedi: In nomine Iesu omne genuflectatur coelestium, terrestrium et infernorum (Phil. II, 10).
Questa sentenza non si oppone ad alcuna delle verità rivelate; e neppure al passo di S. Paolo, ove ricorda il mysterium quod absconditum fuit a saeculis et generationibus (Coloss. I, 26); il quale non è già il mistero dell’Incarnazione, ma quel della vocazione delle genti alla fede, come il contesto lo prova. Più presto anzi si conforma ad altri luoghi della Scrittura e più pienamente spiega quell’odio implacabile, che Satana porta all’umanità ed a tutto quello che è bene anche naturale di essa. Imperocchè il Satanismo tende, non pure alla corruzione soprannaturale dell’uomo; ma altresì alla degradazione e distruzione della sua natura; ed è con rigore matematico, equipollente al nichilismo, negazione intera d’ogni bene dell’uomo individuo e sociale. Quindi non può trovarsi qualificazione di Satana più vera e propria, di quella che gli ha data uno de’ più terribili martelli che l’abbian battuto nella terra, S. Ignazio di Loiola, il quale, nel libro de’ suoi Esercizii spirituali, lo chiama inimicus humanae naturae, il nemico per antonomasia della natura umana, ch’egli odiò ab initio e di cui, ne’ cieli e nell’Eden, si fece, con infame volontà, micidiale, fuit homicida.
E pensare che vi sono mostri d’uomini, cristiani rinnegati, che, per fare onta a Cristo, cantano inni a questa orribile belva, odio vivente e personificato della umanità!
[3] Con questi scelleratissimi misteri si collegano i furti sacrileghi che avvengono ora con tanta frequenza nelle nostre chiese, i quali si perpetrano per tutt’altro fine che di rubare. I pii cattolici fremerebbero, se s’indicasse loro a che mirino questi furti, che fanno rabbrividire le anime credenti. Ma perchè si abbia un qualche concetto dell’odio anticristiano, di cui la setta infiamma i suoi più ciechi seguaci, togliamo questo fatto che riporta l’Univers di Parigi, nel suo numero dei 15 giugno 1880.
«Un orribile sacrilegio si è commesso a St.-Germain-Lembron (Puy-de-Dòme) nella serata e notte del 1 giugno. Ecco ciò che narra la Gazzetta d’Auvergne.
Un crocifisso alto un metro era in casa di un cotale, ben noto per le sue opinioni rivoluzionarie, irreligiose e antisociali. Egli lo aveva comprato in una vendita all’asta. Come ciò si seppe, tutti pensavano che l’avesse acquistato per farne uso infame. Il 1 giugno egli invitò a uno stravizio tre o quattro bricconi della sua cricca; il crocifisso fu posto sopra una tavola, e gli si v[u]otarono in faccia molti bicchieri, gridando: — Bevi, bevi il sangue dell’iniquità! — Finsero poi di fare sopra di esso, quello che i carnefici fecero in verità sopra Gesù; inchiodamento delle mani e dei piedi, transfissione del costato e coronazione di spine. Poscia lo trascinarono, con una corda al collo, per le vie della città; e questo alle quattro di sera, in giorno di mercato, cantando il Libera. Finalmente lo misero in mille pezzi, che sono ora, a quel che si dice, nel saccone del letto di una megera, la quale ha promesso a parecchi vicini di farli lor vedere, offerendosi di mostrar loro un brigante morto, che tien nascosto sotto le materasse. Questo è il caso di aggiungere pur troppo ab uno disce omnes. Serva questa notizia ad accendere, in chi legge, il desiderio di fare al Dio di amore crocifisso un qualche atto di riparazione.
[4]  Characterem bestiae. Apoc. XIX, 20.
[5]  Adoraverunt bestiam et imaginem eius. Ib. XIV, 11.
[6] Luc. VIII, 29-33.
[7]  Vedi l’Univers di Parigi num. dei 13 giugno 1880.
[8] Num. degli 11 giugno 1880.
[9] Ioann. XVI, 33.