lunedì 22 luglio 2013

La Monarchia e le sue degenerazioni (Monarchia Assoluta e liberale) - (Parte 14°).


X
 
Le degenerazioni istituzionali nel Regno d'Inghilterra , Scozia e Irlanda




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Introduzione


 L'Inghilterra subì un mutamento nell'istituzione Monarchica tradizionale diverso dalle altre realtà d'Europa. Essa , per caratteristiche proprie e per il suo essere "isolata" dal resto del continente , non subì la serie di degenerazioni istituzionali caratterizzate in primis dall'avvento dell'Assolutismo , ma passò in modo drastico verso la degenerazione istituzionale peggiore:  liberale , impregnata di eresia , fortemente anticattolica.
Già prima de XVI secolo , l'Inghilterra  aveva conosciuto eresie particolarmente radicate , come , ad esempio, nel XIV secolo con John Wycliffe  ed i suoi "poveri predicatori", e il conseguente movimento lollardo , che persistette anche ai tempi di Enrico VIII.
In una situazione del genere , l'allora fedele e Cattolica Inghilterra , e le sue istituzioni tradizionali , giaceva in una polveriera pronta ad esplodere alla prima occasione.


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Enrico VIII d'Inghilterra
Il Re dello scisma

Enrico VIII
Enrico VIII d'Inghilterra.
Enrico Tudor (Greenwich, 28 giugno 1491 – Londra, 28 gennaio 1547),  alla morte del padre Enrico VII , nell'anno 1509, a soli 18 anni  salì al Trono col nome di Enrico VIII d'Inghilterra. Enrico VIII inizialmente ricevette da Papa Leone X il titolo di "Difensor Fidei" per essere un fiero oppositore alle eresie di Lutero, in particolare difensore della sacramentalità del matrimonio. Si dimostrò all'apparenza ed inizialmente un fervente Cattolico , ma le cose non erano destinate a durare.

Enrico VIII si ribellò al Papa Clemente VII nel 1534 perché non gli concesse di divorziare dalla sua consorte Caterina d'Aragona la quale non riusciva a dargli un erede maschio; così, autoproclamandosi ‘Papa’ di una chiesa nazionale, fece occupare le sedi vescovili dai fautori del protestantesimo, obbligando i sudditi a giurare su questo suo assurdo dogma dal nome “Atto di supremazia”. Dopo neanche quattordici anni il Vescovo Tommaso Cranmer (nominato da Clemente VII), dalla sede vescovile di Canterbury apostatò e soppresse il Messale Cattolico e il Pontificale, introducendo un Ufficio di Comunione Protestante per la liturgia ed  istituendo un nuovo rito per le sacre ordinazioni chiamato Ordinale, cancellando ogni traccia che ricordasse la presenza reale di Gesù sotto le specie del pane e del vino, la consacrazione degli olii e il sacrificio della Messa nelle formule, come tutti gli Ordini minori oltre al Suddiaconato. Ulteriori tratti distintivi: abolizione del Latino, sostituzione dell’altare con una tavola, cambiamenti nel canone della Messa, comunione in piedi e nella mano, celebrazione versus populum.

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Thomas Cranmer .
Enrico VIII, incentrò lo scisma con il Papa basandosi sulla sua lussuria - divorziare dalla moglie Caterina d'Aragona che, come già accennato ,  non riusciva ad avere eredi maschi per imporre al popolo l'amante Anna Bolena con l'approvazione obbligata di Dio dal Papa che non arrivò - e sulla sua cupidigia - incamerare i beni della Chiesa Cattolica. Enrico VIII, istigato dai suoi consiglieri segretamente protestanti come Thomas Cromwell (1485-1540), per raggiunge l'obiettivo primario della sua lussuria, staccò la chiesa inglese dalla Chiesa di Roma nel 1534; prima con l'atto di sucessione, dopo aver sposato Anna Bolena, e poi, come abbiamo prima accennato ,  con l'atto di supremazia. Il divorzio venne concesso ad Enrico VIII da un personaggio tra i più ipocriti della Storia, Thomas Cranmer l'arcivescovo di Canterbury nonché amico di Anna Bolena, prima giura fedeltà al Papa ma subito dopo nel 1533 proclama il divorzio. Bisogna ricordare che in quel tempo la Chiesa Cattolica attraversava una crisi perchè i Vescovi venivano nominati dal potere politico; pertanto fu facile per Enrico VIII comprarsene alcuni. Cranmer odiava  la Santa Messa e negava erroneamente la dottrina della transustanziazione, della presenza reale di Gesù e l’offerta sacrificale del Salvatore fatta dal sacerdote per la salvezza del mondo. Proprio in questi anni abbiamo i primi   martiri cattolici che hanno avuto il coraggio di opporsi al dispotico  Enrico VIII: Padre Filcock e padre Barkworth, il Cardinal Giovanni Fischer e Tommaso Moro, il Gran Cancelliere del regno, che pagarono con il supremo sacrificio di sé il loro rifiuto alla “supremazia” imposta dal Re. Cromwell  promise ad Enrico VIII che l'avrebbe reso il sovrano più ricco d'Europa, depredando o rubando i beni della Chiesa Cattolica, esattamente come fecero gli altri Re protestanti d'Europa. Nel 1536-1537 Enrico VIII incamerò i beni della Chiesa iniziando dai monasteri più piccoli ma il popolo , specialmente nel Nord , il più fedele al Papa, fece una enorme ribellione che ebbe come risultato il far vacillare il Trono di Enrico VIII e di strappargli la promessa di rivedere le sue posizioni verso il Papa. Ma Enrico VIII con un tranello fece catturare e decapitare tutti i capi della controrivoluzioni  Papista e li mandò al patibolo facendoli squartare  da vivi. Quindi Enrico VIII, terminata la durissima repressione anticattolica, si annesse anche le abbazie maggiori con il falso pretesto che avessero parteggiato per i ribelli. Viene istituito un apposito tribunale, "La Corte degli Aumenti", per gestire tutti i terreni rubati alla Chiesa Cattolica ed annessi alla Corona inglese che poi vennero venduti ai figli minori di nobili o borghesi molto ricchi. Le abbazie vennero   trasformate in palazzi e si creò una classe gentilizia protestante che sapendo che i beni erano stati sottratti alla Chiesa, non volendoli lasciare, era   spietatamente anticattolica. Così questa rampante classe gentilizia protestante inglese soppiantò la tradizionale  classe gentilizia Cattolica. Infatti, per lo più, la nobiltà inglese, come il popolo, era Cattolica; questo processo di infausto "ricambio" si concluse nel 1600.
Enrico VIII aveva coscienza di non essere apprezzato dal popolo inglese nelle sue vergognose malefatte ed orchestrò una vergognosa campagna stampa di diffamazione della Chiesa Cattolica, tanto che i maggior diffamatori della Chiesa Cattolica sono tutt'ora della pubblicistica anglosassone. Enrico VIII fece scrivere, pagò e assoldò personaggi, teologi e uomini di lettere per presentare il Papa e la Chiesa di Roma come mostruosi e nemici dell'Inghilterra investendo enormi capitali di denaro nella più grande campagna di diffamazione e falsificazione della storia a danno della Chiesa di Roma. Da quel momento l'Inghilterra e il mondo anglosassone protestante diventarono nel mondo la voce della diffamazione della Chiesa Cattolica nel mondo . 
File:Henry VIII Art Gallery of Ontario.jpg
Enrico VIII d'Inghilterra.
Enrico VIII creò un'eretica "chiesa ibrida" che mischiava cattolicesimo e protestantesimo e della quale era il capo supremo.  Alla sua morte Enrico VIII, malgrado le 6 mogli (Caterina d'Aragona, Anna Bolena, Jane Seymour madre di Re Edoardo VI, Anna di Clèves, Caterina Howard, Caterina Parr), lasciò una situazione molto confusa: un figlio di 9 anni, educato nell'eresia e troppo piccolo per governare, e due figlie da lui dichiarate illegittime Mary la Cattolica ed Elisabetta la Protestante.
Intorno ai 50 anni, Enrico era fortemente in sovrappeso e soffriva di gotta. Pare anche che  per via della sua sfrenata lussuria avesse contratto la sifilide. In seguito ad un incidente si procurò una ferita alla coscia che gradualmente, per complicazioni successive, lo condusse alla morte, che avvenne il 28 gennaio 1547 nel palazzo di Whitehall. Enrico VIII  , con le sue scelte scellerate e dettate dalla sua cupidigia ,  diede inizio alla decadenza della Monarchia e della società inglese.




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Edoardo VI d'Inghilterra
Un Principe educato nell'eresia

 

Edoardo VI
Edoardo VI d'Inghilterra (1550).
Edoardo VI Tudor (Hampton Court, 12 ottobre 1537 – Greenwich, 6 luglio 1553) , era secondo figlio maschio di  Enrico VIII ,  che lo ebbe dalla sua terza moglie, Jane Seymour.
Dopo la morte del padre , vista la sua giovane età , aveva solo nove anni, si susseguirono intorno a lui dei protettori protestanti come il prima citato Cranmer che si mosse in modo subdolo e determinato contro la Chiesa di Cristo: Nel 1549 Tommaso Cranmer scrisse il Book of Common Prayer col quale iniziò a smantellare la potenza della “grande prostituta, vale a dire la "pestifera sede di Roma”. Il 10 giugno 1549, una folla di paesani del Devonshire dopo aver sentito il nuovo rito, obbligò il curato a ridire la Messa e ci furono sommosse con migliaia di persone che chiedevano fosse loro restituita la “Messa di prima”. Soffocati nel sangue e nell’oblìo col disprezzo di essere “superstiziosi e papisti”. Tommaso Cranmer fece distruggere centinaia di migliaia di “vecchi” libri liturgici nelle Università inglesi e o ne pretese la consegna alle autorità per essere resi inservibili. Inginocchiarsi divenne “idolatria” e gli altari che venivano miracolosamente risparmiati da vescovi refrattari, erano considerati retaggio da distruggere, perché inidonei alla celebrazione della “cena”, mentre l’unico residuo del termine ‘Sacrificio’ venne usato per confondere i semplici riferendosi non più al Santo Sacrificio di Gesù che si offre al Padre ma al “sacrificio” dei fedeli che si offrono a Dio! Ecco il popolo con-celebrante, ecco il Canone recitato ad alta voce con l’abbandono della Anamnesis usando la forma narrativa di commemorazione della “cena”, che quindi esclude l’attualità della ri-presentazione mistica del Santo Sacrificio. Gli unici “sacramenti” che rimasero furono quelli del Battesimo e della “cena” (negando però la Transustanziazione), la giustificazione sarebbe derivata dalla “sola fides” senza le opere, la salvezza sarebbe stata predestinata. Né Purgatorio, né indulgenze, considerato un "osceno ricordo del Potere Papale". Nel 1552 il Book finalmente assume i connotati che gradualmente erano stati abbozzati nella versione precedente, più morbida per abituare gli animi. Occorre chiarire come in Inghilterra, le traduzioni in lingua volgare della Bibbia fossero già da secoli in circolazione. Tommaso Moro difendeva infatti le buone traduzioni da quelle ereticali di William Tyndale, che decattolicizzò i concetti di “sacerdote”, Chiesa” e “Carità” coi suggestivi termini  “anziani”, “assemblea, “amore”, annotando come “idoli” le immagini dei santi, così da combattere il loro culto ed edulcorando la “grazia” nel “favore”, il “confessare” nel “riconoscere”.



Edward Seymour
Edward Seymour .
Il giovane Re , che politicamente non contava praticamente nulla , era assai debole e malaticcio: anche per questo non esercitò mai un reale influsso nelle lotte economico - politiche-religiose , che spinsero il Paese sull'orlo della bancarotta. Sotto il suo regno come si è accennato  venne corrotta maggiormente dall'eresia la Chiesa d'Inghilterra, anche per influenza dello zio Edward Seymour, bieco personaggio autoproclamatosi reggente per conto del nipote, oltre che dell'eretico arcivescovo di Canterbury Thomas Cranmer, entrambi di forti tendenze luterane.
La protestantizzazione del Paese, e la sua degenerativa influenza anche sulle istituzioni  politiche,  procedette in quegli anni a tappe forzate: oltre a propinare al popolo le sue Omelie ufficiali, infatti, il Cranmer convocò da oltremare predicatori e docenti universitari appartenenti a diverse confessioni anticattoliche (mai in pieno accordo tra loro) e offrì loro prestigiose cariche universitarie. Approfittando della confusione dottrinale, molti furono i seguaci di varie sette ereticali che trovarono rifugio in Inghilterra dalle persecuzioni dei protestanti meno estremi. Giacché il nostro concetto di  “tolleranza” era completamente estraneo alla mentalità del tempo, a qualunque schieramento si appartenesse: in Europa, ad esempio, i luterani odiavano insieme calvinisti e zwingliani, ma si univano a loro nel mandare al rogo anabattisti e affini. Nelle alte sfere edoardiane  la lotta per il potere non era certo terminata e, al primo segno di debolezza del Protettore, Edward Seymour , un altro fu lesto a farlo arrestare (e poi decapitare) e a soffiargli il posto. Nel 1551 John Dudley, conte di Warwick, si autoproclamò duca di Northumberland e sostituì Seymour nella direzione del Paese. La politica di protestantizzazione procedette sempre più decisa.


John Dudley.
Quando, a quindici anni, il Re si ammalò, a Northumberland tremarono le vene e i polsi: secondo il testamento di Enrico VIII, infatti, il Trono sarebbe dovuto andare alla Cattolica Mary, che avrebbe stravolto tutto il (dis)"ordine” costituito e avrebbe mandato a casa, per non dire in prigione, lui e i suoi sicari. Tentò allora una mossa estrema: convinse il debole  Edoardo a modificare la linea di successione e a conferire il Trono a una sua giovane parente protestante (discendente dalla sorella minore di Enrico VIII), lady Jane Grey, che egli aveva già provveduto a far sposare a suo figlio, Guildford Dudley. Forse spaventato dallo "spauracchio papista", anche in vista del giudizio divino che doveva subire a breve, Edoardo VI firmò dunque un nuovo atto di successione che escludeva entrambe le sorellastre (Mary ed Elizabeth) dal Trono. Morì in pace, il 6 luglio 1553, certo di aver fatto il suo dovere di sovrano "illuminato".
Lady Jane, la patetica “regina dei nove giorni”, fu solennemente proclamata a Londra; i fidi predicatori regi, Cranmer in testa a tutti, proclamavano intanto l’illegittimità delle due figlie di Enrico VIII bollandole come bastarde.



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Maria I d'Inghilterra
La speranza di un ritorno alla Tradizione



Mary Tudor.
Mary Tudor, (Greenwich, 18 febbraio 1516 – Londra, 17 novembre 1558), la cattolica figlia di Caterina d’Aragona, alla quale il Trono spettava di diritto, stava per essere arrestata da un drappello di soldati e gettata nella Torre. Ella si mosse in fretta: fuggì nel Norfolk, cominciò a radunare seguaci e marciò su Londra. Persino il cattolico Carlo V d’Asburgo, Sacro Romano Imperatore e primo cugino della principessa, come ennesimo errore dettato dal desiderio di mantenere il potere senza rischiare di perderlo, rifiutò di prendere posizione a favore di una causa che tutti consideravano perduta in partenza. Fu questo, invece, uno dei momenti in cui emerge in modo più chiaro da che parte stesse il cuore del popolo inglese: tutti, compresi i soldati inviati contro di lei, si schierarono a fianco di Mary. L’alleanza di Northumberland e dei suoi si sciolse all’istante come neve al sole. La nuova regina, quella vera, entrò trionfalmente nella città di Londra e fu proclamata senza mietere una sola vittima. 
 Quando salì al Trono, nel 1553, era profondamente amata. La gente era con lei perché era la legittima erede, perché era figlia di Caterina e, soprattutto, perché era cattolica. Nonostante la grande confusione dottrinale introdotta da Enrico VIII e Edoardo VI , infatti, il popolo era rimasto cattolico a grande maggioranza.
L'entrata a Londra di Maria I nel 1553;
 alle sue spalle vi è la sorellastra Elisabetta.
Ancor prima che il parlamento avesse il tempo tecnico per abrogare il protestantesimo di Stato, ovunque si tornò a dir Messa in latino e, come per incanto, gli oggetti e libri sacri, le immagini, i paramenti si erano salvati dal furore iconoclasta del regno precedente ricomparvero nelle chiese. I protestanti inorridirono. I più intolleranti e benestanti, circa 800, si prepararono a lasciare il reame, non per paura ma per sfuggire a quello che definivano "inquinamento della religione". Sono i famosi “esuli mariani”. Poi, dall’estero, cominciarono a tramare per spodestare la "regina papista" e a sobillare i correligionari rimasti in patria.

Mary si trovava in una posizione difficilissima: il Paese era sull’orlo della bancarotta, i ministri più competenti (ereditati dal regno del fratello) erano anche i meno fedeli, il protestantesimo calato dall’alto aveva confuso molti. Che fare? La prima mossa fu quella di concedere, per il momento, la libertà religiosa; nel frattempo il parlamento avrebbe stabilito il da farsi.
Altra urgenza era quella di trovare un adeguato sostegno nel matrimonio giusto. E qui si scatenarono le fazioni. L’Imperatore, il suo primo cugino Carlo V d’Asburgo, offrì alla nuova regina il proprio figlio, il principe Filippo di Spagna. Mary avrebbe voluto farsi consigliare, in una scelta tanto importante, dall’uomo che più stimava al mondo; Carlo, però, si assicurò che quell’uomo giungesse in Inghilterra, dall’Italia, solo a matrimonio concluso. Parliamo del cardinal Reginald Pole, esule enriciano e figlio di santa Margaret di Salisbury.


Immagine di Reginald Pole
Reginald Pole.
Una volta che fu in patria, Pole fu consacrato arcivescovo di Canterbury e riconciliò ufficialmente l’Inghilterra con Roma. Il dissenso protestante si espresse attraverso diverse ribellioni, per lo più fomentate o appoggiate nientemeno che dal cattolico Re di Francia, che vedeva in Mary una pedina spagnola. I ribelli furono trattati con una clemenza fino ad allora assolutamente inaudita.
Subito Pole procedette a un grande progetto di rievangelizzazione dei semplici, inviando predicatori, incoraggiando opere catechetiche e devozionali appositamente pensate per l’Inghilterra in quel periodo specifico. Anche la liturgia fu particolarmente curata e la gente rispose in massa. Dalla penisola Italica, dove aveva partecipato ad alcune sessioni del Concilio di Trento, Pole portava venti di novità: diversamente da quanto solitamente si afferma, dunque, non era affatto il cattolicesimo come lo era nel medioevo inglese  che Mary volle ora riproporre. Non volle riportare indietro l’orologio: volle sintonizzarlo con quello romano.
Una delle novità introdotte da Pole addirittura precedette gli Stati d’Italia, in quanto egli applicò i decreti tridentini per istituire seminari. Anche qui, la reazione della gente non si fece attendere: ci fu tutto un fermento, tutto un rifiorire, non solo di vocazioni religiose ma anche di iscrizioni universitarie, che nel regno precedente erano colate a picco.
La legge sull’eresia divenne attiva all’inizio del 1555, nel secondo anno di regno, perché gli eretici erano innanzitutto implacabili avversari politici che puntavano al regicidio per riportare l’Inghilterra nell’eresia.
Tra i nobili e i vescovi, quelli che erano stati i cattolici apostati che, diversamente da Mary, si erano piegati come fuscelli sotto Enrico VIII ed Edoardo VI vollero ora dimostrarle il loro ritrovato ardore, la loro ormai incrollabile ortodossia; fu anche per questo che partirono i roghi. E qui il discorso si fa complesso.
Innanzitutto l’unica autorità in materia, l’unico “documento” che li attesta con precisione, non è l’opera di uno storico bensì di John Foxe, un fervoroso apologeta protestante che ai tempi della persecuzione mariana non era nemmeno in Inghilterra. Fu Foxe a coniare l’epiteto “Bloody”, sanguinaria, maledetta, non solo per Mary ma anche per tutti i suoi collaboratori. Nel suo celebre Book of Martyrs egli enumera ben 273 vittime, tutti “poveri agnelli innocenti” . Diversi storici del nostro tempo hanno però dimostrato come egli avesse gonfiato le cifre; anche gli apologeti cattolici a lui contemporanei lo accusarono di aver falsificato i dati. Gli atti dei processi, che egli disse di aver consultato, erano malauguratamente già andati perduti.
I roghi, quanti che fossero, rimangono comunque un fatto storico e non si possono certo negare . Però si possono, anzi, si devono collocare nel loro giusto contesto. Tanto per cominciare, le condanne alla pena capitale per reati comuni erano in quei luoghi e in quei tempi talmente frequenti e diffuse che essi non andarono a incidere che minimamente sulle esecuzioni annuali, che per tutto il Cinquecento furono circa 800 l’anno e (fino al Settecento) si applicarono anche a reati minori quali il piccolo furto; né i condannati a vari misfatti smisero di essere arsi dopo la morte di Mary. Furono severe condanne, ma non crearono scalpore. Non prima di Foxe, almeno.
Il Book of Martyrs dedica più di 800 pagine (su 1.300 che partono dalle origini del cristianesimo) a sole 17 vittime: a quelli, cioè, che furono certamente i martiri più famosi e, secondo Foxe, più santi, l’eretico Thomas Cranmer in testa a tutti. Ma essi erano in realtà anche i peggiori nemici politici della Regina, quelli che avevano continuato a tramare contro di lei e a insultarla in quanto per la loro follia essa era illegittima, e sarebbero stati comunque condannati a morte per alto tradimento.
È vero che la pena del rogo fu riservata anche a numerosi popolani che, rigorosamente parlando, nel resto d’Europa non sarebbero stati perseguibili per eresia in quanto non sufficientemente informati. Ma in diversi casi, purtroppo, intervennero l’ordinaria crudeltà umana e il desiderio di rivalsa.
È strano da comprendere oggi , ma i roghi ebbero luogo anche perché la gente non li disapprovava; al contrario, li incoraggiava e persino, a volte, li strumentalizzava per regolare vecchi conti in sospeso e per vendicare alcuni dei torti subiti sotto Edoardo VI. Non mancano casi di persone assolte dal tribunale ma riarrestate a richiesta popolare.

Filippo d'Asburgo e Mary Tudor.
Ma c’è un lato ancora peggiore della vendetta privata: quello del puro opportunismo. Da una parte, infatti, come si è accennato, numerose condanne furono una dimostrazione di zelo da parte di vescovi che si erano macchiati di apostasia e volevano ora dimostrare la propria ortodossia alla Regina e al suo consorte, il Principe spagnolo Filippo d’Asburgo; in questo modo, gli eretici protestanti erano mandati al rogo da coloro che fino a pochissimi anni prima li avevano portati fuori strada, predicando che il Papa era l’anticristo, e ora avevano ritrattato dichiarando di essersi “leggermente sbagliati”.
Dall’altra, non furono pochi coloro che, appartenenti ai ceti medio-bassi, furono mandati a morire proprio dai propri dotti correligionari, i quali, dal loro comodo esilio, li spingevano a resistere fino al martirio in nome dell’eresia. Diversi erano fanatici che insistettero deliberatamente nel bestemmiare il Santissimo Sacramento anche dopo essere dapprima stati graziati. La vulgata ufficiale dimentica inoltre che la maggior parte dei processi si concluse in realtà con l’assoluzione, non con la condanna.
Maria I
Maria I d'Inghilterra.
Nell’ultimo anno del Regno di Mary, il 1558, sia i “persecutori” che i “perseguitati” divennero meno intransigenti. Nel frattempo il programma di rieducazione del popolo organizzato da Pole procedeva a gonfie vele. L’élite protestante, in Patria e oltremare, era disperata e invocava il regicidio come unico rimedio. Senonché a questo punto, commenta un famoso storico, «Mary commise il suo unico errore grave, anzi, fatale: morì». Alla fine del 1558, nello stesso giorno in cui moriva anche il cardinal Pole. E il Trono andò alla sua eretica sorella Elisabetta. I cospiratori protestanti erano capeggiati da Elisabetta che sotto il suo ordine cercarono di assassinare la Regina Cattolica .
Guardato per quello che fu realmente , il Regno di Mary smentisce tutte le immagini convenzionali, tutte le etichette affibbiatele dalla storiografia ufficiale. Perché, naturalmente, la storia è scritta dai vincitori e, come tutti sanno, in Inghilterra Mary purtroppo non vinse. Ma non perché fosse odiata dai suoi sudditi (tutt’altro): solo perché il poco tempo che ebbe a disposizione, cinque anni, bastò appena a iniziare il compito titanico che ella si trovava di fronte, quello di restituire l’Inghilterra alla  Vera Fede, quella Cattolica. Non appena morta, l’impresa fu fatta naufragare dalla sorella eretica, la quale ebbe invece più di quarant’anni per imporre il suo regime personale. Così Elizabeth Tudor divenne “la buona regina Bess” mentre Mary, ma solo dopo la sua morte, fu etichettata come “sanguinaria”.





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Elisabetta I d'Inghilterra
La Regina eretica



Elisabetta I d'Inghilterra.

Elisabetta I Tudor (Greenwich, 7 settembre 1533 – Londra, 24 marzo 1603), la “regina vergine”, dopo la morte per malattia della Cattolica Mary salì al Trono anche se Maria Stuart, Regina cattolica di Scozia, per legge di successione aveva maggior diritto al Trono d'Inghilterra ed inoltre Elisabetta non era appoggiata dal popolo. Elisabetta I, appoggiandosi allo scaltro consigliere William Cecil che gestiva gli affari più spinosi al posto della sovrana, salì al Trono alla fine del 1558. Differentemente dai film di propaganda inglese che esaltano Elisabetta I come lungimirante e tollerante ed umiliano la Spagna cattolica con la "leggenda nera", frutto della vergognosa propaganda anglosassone in chiave anticattolica, siamo lontani anni luce dalla verità. Intanto Elisabetta I quando salì al trono, un trono instabile perché il protestantesimo ci mise 50 anni per imporsi con il sangue sulla popolazione Cattolica inglese, e poi l'Inghilterra decise di rendersi nemica di tutte le potenze europee - Francia, Spagna, Roma - andando a provocarle. Elisabetta I optò per il protestantesimo per due ragione:1) per educazione e formazione; 2)i protestanti la supportarono contro la regina Cattolica di Scozia, Maria Stuart che fece  imprigionare; 3)simpatizzava fortemente  per i protestati. La "cricca" inglese che salì al potere con lei era antipapale; Elisabetta era più per una forma “ibrida” a differenza dei suoi consiglieri che tendevano al calvinismo.

Sir Francis Walsingham.
Comunque erano d'accordo nel istituire campagne di diffamazione contro la Chiesa Cattolica e perseguitare i sudditi cattolici che in quanto obbedienti al Papa - veniva detto - non potevano essere obbedienti alla regina e quindi vennero colpiti con il martirio sistematico da Elisabetta I la sanguinaria che li face  squartare e ne inchiodava le membra calde agli stipiti delle case inglesi. Avvalendosi del miglior servizio segreto d'Europa con a capo lo spietato Sir Francis Walsingham, si infiltrarono nei seminari cattolici, crearono falsi documenti per buttare discredito sulla Chiesa Cattolica, assassinarono cattolici senza batter ciglio, ecc. In questo contesto l’eretico Giordano Bruno era  una spia assoldato dagli inglesi che mandò a morte molti cattolici. Elisabetta  I restaurò integralmente lo Scisma e l’eresia costringendo i Vescovi ad apostatare o a fuggire. Matteo Parker fu “consacrato” “arcivescovo” di Canterbury, da un tal Barlow nominato da Enrico VIII “vescovo” di san David ma senza una certificata consacrazione episcopale,  e a sua volta Parker col nuovo Ordinale consacrò gli altri candidati.


Pio V
San Pio V.
San Pio V , con la Costituzione Apostolica “Quo Primum Tempore”, promulgò il Messale Romano per ribadire, fermare, difendere e diffondere solennemente tutte le verità di fede intrinsecamente legate alla liturgia cattolica, “in perpetuo”, facendo diventare la rivolta protestante, una semplice occasione di merito e di gloria della Chiesa di Cristo. Il Papa del Rosario che vinse a Lepanto, poté così restaurare maggiormente la verità contro gli errori. Questo perché LEX CREDENDI = LEX ORANDI. Il grande Pontefice scomunicò Elisabetta I d’Inghilterra, in quanto eretica, e sua ne dichiarò la legittima deposizione dal Trono.
Vediamo cosa scrisse e fece San Pio V nella Bolla “Regnans in excelsis” nei confronti di Elisabetta I d’Inghilterra in quanto eretica:
 
 

Pio Vescovo, servo dei servi di Dio, a futura memoria sulla questione.
Egli che regna nell’alto dei Cieli, a cui è dato ogni potere in cielo ed in terra, ha affidato la Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica, al di fuori della quale non c’è salvezza, ad uno solo in terra, cioè al Principe degli Apostoli Pietro, e al successore di Pietro, il Pontefice di Roma per essere da costui governata con pienezza di potere. Costui e solo costui è stato costituito Principe di tutte le genti e di tutti i Regni, per erigere, demolire, disgregare, disperdere, impiantare e costruire, perché possa preservare il suo fedele popolo, cinto dal legame reciproco della carità, nell’unità dello Spirito e presentarlo salvo ed incolume al suo Salvatore.
Obbedendo a tale dovere, noi chiamati per bontà di Dio al governo della suddetta Chiesa, non tralasciamo alcuna fatica, adoperandoci con ogni sforzo, affinché la stessa unità, e la Religione cattolica (il di cui Artefice dovendo provare la fede dei suoi, e correggere noi, ha permesso venisse provata con così tante tribolazioni), sia conservata integra. Ma il numero degli empi è cresciuto talmente che nessun posto al mondo è risparmiato perché questi non tentino di corromperlo con le loro pessime dottrine; fra questi è subentrata Elisabetta, serva di persone ignobili, che si pretende Regina d’Inghilterra, presso la quale come si trattasse di un rifugio inviolabile hanno trovato asilo pessime persone. Ella stessa, occupato il Regno, sta usurpando con atti mostruosi a suo favore il luogo del supremo comando della Chiesa in tutta l’Inghilterra nonché la sua più alta autorità e giurisdizione, riconducendo lo stesso Regno, che era stato da poco riportato alla fede cattolica e alla retta via, ad una misera condizione.
Proibendo con mano violenta la professione della vera Religione, già una volta destituita da quell’apostata di Enrico VIII ma poi ripristinata dalla Regina legittima di chiara memoria Maria, seguendo ed abbracciando gli errori degli eretici, ha alterato il Consiglio Reale rappresentante della nobiltà d’Inghilterra riempiendolo di oscuri uomini eretici, ha represso i cultori della fede cattolica sostituendoli con improbi imbonitori e ministri di empietà. Ha abolito il sacrificio della Messa, le preghiere, le feste religiose, la selezione dei cibi, il celibato ed i riti cattolici. Ha disposto che in tutto il Regno venissero distribuiti libri contenenti manifeste eresie, stregonerie e che quei riti empi e prescrizioni di Calvino, da lei stessa accettati ed osservati, venissero seguiti anche dai suoi sudditi. Ha vietato ai prelati, al clero e al popolo di riconoscere la Chiesa Romana nonché di ottemperare ai suoi precetti e alle leggi del canone; obbligando molti a giurare di sottomettersi alle sue leggi immonde e di abiurare l’autorità e l’obbedienza del Pontefice Romano, facendo riconoscere solamente se stessa come signora delle cose materiali e spirituali. A coloro che si sono dichiarati non disposti ad obbedire ha inferto punizioni e supplizi e a questi medesimi, che hanno perseverato nell’unità della fede e nell’obbedienza suddetta, si è imposta. Ha messo in prigione i Vescovi cattolici ed i parroci delle chiese dove, infliggendo loro a lungo grande dolore e tristezza, hanno miseramente terminato la loro vita.
Essendo tutti questi fatti ben palesi e noti a tutte le Nazioni e comprovati da pesantissime testimonianze di molti, cosicché non vi è più spazio rimasto per giustificazioni, difese o temporeggiamenti, d’innanzi all’empietà e ai crimini moltiplicati senza fine, nonché alla persecuzione dei fedeli e al tormento della Religione, per impulso e ad opera di detta Elisabetta, ogni giorno sempre più gravi, poiché vediamo il suo animo così rigido ed indurito che ella non solo ha ignorato le pie preghiere e le ammonizioni di salvezza e conversione a lei rivolte dai Prìncipi cattolici, ma non ha neppure permesso ai Nunzi a lei inviati a tal motivo da questa Sede di raggiungerla in Inghilterra, siamo costretti dalla necessità a levare contro di lei le armi della giustizia, non potendo placare l’indignazione, a ciò essendo addivenuti con quell’unica consapevolezza, che i Padri della comunità cristiana con così mirabili opere hanno guadagnato. Sorretti dunque da quella Autorità che volle collocarci su questo supremo trono di giustizia permettendo tale dismisurato onere, in pienezza della potestà apostolica, dichiariamo tale Elisabetta eretica, nonché generatrice di eretici, assieme ai suoi seguaci suddetti per essere incorsi nella sentenza di scomunica venir così distaccati dall’unità del corpo di Cristo. In aggiunta, dichiariamo la medesima Elisabetta, con il predetto diritto, privata del Regno, così come di ogni dominio, dignità e privilegio; nonché solleviamo i nobili, i sudditi ed i popoli di questo Regno, e tutti gli altri uomini, e coloro che hanno in qualche modo prestato giuramento, e Noi stessi con la presente autorità, dal rispettare ogni altro suo potere, fedeltà e debito, ora e per sempre. Raccomandiamo ed ordiniamo a tutti e ai singoli nobili, ai sudditi, ai popoli e agli altri già detti, di non obbedire ai suoi ordini né alle sue leggi. Coloro che agissero diversamente, li includiamo nella sentenza della stessa scomunica. Poiché sarebbe in realtà troppo difficile che tali atti venissero portati ovunque sarebbe necessario, vogliamo che le copie di questi, effettuate per mano di un pubblico notaio e sigillate con il sigillo di un prelato ecclesiastico di questa curia, abbiano validità in ogni procedura giuridica, e in qualunque località presso qualunque popolo, nel caso siano esibite o esposte.
Dato a Roma presso il santuario di Pietro, nell’anno dell’incarnazione del Signore 1570, il 25 febbraio, nel quinto anno del nostro pontificato.

REGNANS IN EXCELSIS
BULL OF PIUS V
FEBRUARY 25, 1570



Pius Episcopus, servus servorum Dei, ad futuram rei memoriam.
Pius the Bishop, servant of the servants of God, for a perpetual memorial of the matter.
Regnans in excelsis, cui data est omnis in coelo et in terra potestas, unum sanctam Catholicam et apostolicam ecclesiam, extra quam nulla est salus, uni soli in terris, videlicet apostolorum principi Petro, Petrique successori Romano pontifici, in potestatis plenitudine tradidit gubernandam. Hunc unum super omnes gentes, et omnia regna principem constituit, qui evellat, destruat, dissipet, disperdat, plantet, et aedificet, ut fidelem populum mutuae charitatis nexu constrictum in unitate spiritus contineat, salvumque et incolumem suo exhibeat salvatori.
He who reigns on high, to Whom is given all power in Heaven and on earth, has entrusted His holy Catholic and Apostolic Church, outside which there is no salvation, to one person alone on earth, namely to Peter the Prince of the Apostles, and to Peter’s successor, the Roman Pontiff, to be governed (by him) with plenitude of power. Him alone He appointed Prince over all nations and kingdoms, to root up, pull down, waste, destroy, plant and build, so that he might preserve his faithful people linked together by the bond of mutual charity in the unity of the Spirit, and might present them, saved and blameless, to their Saviour.
Quo quidem in munere obeundo, nos ad praedictae ecclesiae gubernacula Dei benignitate vocati, nullum laborem intermittimus, omni opera contendentes, ut ipsa unitas, et Catholica religio (quam illius author ad probandum suorum fidem, et correctionem nostram, tantis procellis conflictari permisit) integra conservetur. Sed impiorum numerus tantum potentia invaluit, ut nullus iam in orbe locus sit relictus, quem illi pessimis doctrinis corrumpere non tentarint; adnitente inter caeteros, flagitiorum serva Elizabetha praetensa Angliae regina, ad quam veluti ad asylum omnium infestissimi profugium invenerunt. Haec eadem, regno occupato, supremi ecclesiae capitis locum in omni Anglia, eiusque praecipuam authoritatem atque iurisdictionem monstrose sibi usurpans, regnum ipsum iam tum ad fidem Catholicam, et bonam frugem reductum, rursus in miserum exitium revocavit.
In the fulfilment of this office, we, called by the goodness of God to the government of the aforesaid Church, spare no labour, striving with all zeal to preserve intact that unity and Catholic religion which its Author has allowed to be disturbed with such great tribulations for the proving of His people’s faith and for our correction. But the number of the ungodly has grown so strong in power, that no place is left in the world which they have not tried to corrupt with their abominable doctrines; among others assisting in this work is the servant of vice, Elizabeth, pretended Queen of England, with whom, as in a place of sanctuary, the most nefarious wretches have found refuge. This same woman, having acquired the kingdom and outrageously usurped for herself the place of Supreme Head of the Church in all England and its chief authority and jurisdiction, has again plunged that same kingdom back into a wretchedly unhappy condition, after it had so recently been reclaimed for the Catholic Faith and prosperity.
Usu namque verae religionis, quam ab illius desertore Henrico VIII olim eversam, clarae memoriae Maria regina legitima huius sedis praesidio reparaverat, potenti manu inhibito, secutisque et amplexis haereticorum erroribus, regium consilium ex Anglica nobilitate confectum diremit; illudque obscuris hominibus haereticis complevit, Catholicae fidei cultores oppressit, improbos concionatores atque impietatum administros reposuit. Missae sacrificium, preces, ieiunia, ciborum delectum, coelibatum, ritusque Catholicos abolevit. Libros manifestam haeresim continentes toto regno proponi, impia mysteria, et instituta ad Calvini praescriptum a se suscepta et observata, etiam a subditis servari mandavit. Episcopos ecclesiarum, rectores, et alios sacerdotes Catholicos suis ecclesiis et beneficiis eiicere, ac de illis, et aliis rebus ecclesiasticis in haereticos disponere, de ecclesiae causis decerenere ausa. Praelatis, clero, et populo, ne Romanam ecclesiam agnoscerent, neve eius praeceptis sanctionibusque canonicis obtemperarent, interdixit; plerosque in nefarias leges suas venire, et Romani pontificis auctoritatem atque obedientiam abiurare, seque solum in temporalibus et spiritualibus dominam agnoscere, iureiurando coegit; poenas et supplicia in eos qui dicto non essent audientes imposuit, easdemque ab iis, qui in unitate fidei et praedicta obedientia perservarunt, exegit; Catholicos antistes et ecclesiarum rectores in vincula coniecit, ubi multi diuturno languore et tristitia confecti, extremum vitae diem misere finierunt.
For having by force prohibited the practice of the true religion (which had been formerly overthrown by Henry VIII, an apostate from it, and restored by Mary, the legitimate queen of famous memory, with the help of this See) and following and embracing the errors of heretics, she has altered the composition of the royal Council representing the nobility of England and has filled it with obscure heretical men; she has suppressed the followers of the Catholic Faith, appointed shameful preachers and ministers of impieties, and abolished the Sacrifice of the Mass, prayers, fastings, choice of meats, celibacy and Catholic ceremonies; and she has commanded that books containing manifest heresy should be distributed throughout the whole kingdom and that impious rites and institutions (accepted and observed by herself according to Calvin’s precept) should be observed by her subjects also. She has dared to eject bishops, rectors of churches and other Catholic priests from their churches and benefices and to bestow these and other ecclesiastical things upon heretics and she has also presumed to decide legal cases within the Church. She has forbidden the prelates, clergy and people to acknowledge the Roman Church or to obey its orders and its canonical sanctions. She has forced most of them to assent to her wishes and laws, to abjure the authority and obedience of the Roman Pontiff and to recognize her by oath as sole mistress in temporal and spiritual affairs; she has imposed pains and penalties on those who would not obey her commands and has exacted them from those who persevered in the unity of faith and the aforesaid obedience; she has cast Catholic bishops and rectors of churches into prison, where many of them, worn out with long weariness and sorrow, have miserably ended their span of life.
Quae omnia cum apud omnes nationes perspicua et notiora sint, et gravissimo quamplurimorum testimonio ita comprobata, ut nullus omnino locus excusationis, defensionis, aut tergiversationis relinquatur, nos multiplicantibus aliis atque aliis super alias impietatibus et facinoribus, et praeterea fidelium persecutione, religionisque afflictione, impulsu et opera dictae Elizabethae quotidie magis ingraviscente; quoniam illius animum ita obfirmatum atque induratum intelligimus, ut non modo pias Catholicorum principum de sanitate et conversione preces monitionesque contempserit, sed ne huius quidem sedis ad ipsam hac de causas nuncios in Angliam traiicere permiserit, ad arma iustitiae contra eam de necessitate conversi, dolorem lenire non possumus, quod adducamur in unam animadvertere, cuius maiores de republica Christiana tantopere meruere. Illius itaque authoritate suffulti, qui nos in hoc supremo iustitiae throno, licet tanto oneri impares, voluit collocare, de apostolicae potestatis plenitudine declaramus praedictam Elizabetham haereticam, et haereticorum fautricem, eique adhaerentes in praedictis, anathematis sententiam incurrisse, esseque a Christi corporis unitate praecisos.
All these things are clear and notorious to all nations and proved by the most weighty testimony of so many that there is no room whatever for excuse, defence or evasion. We have seen that the impieties and crimes have been multiplied, one upon the other, and that also the persecution of the faithful and the affliction of religion through the pressure and action of the said Elizabeth grow greater every day, and since we understand her spirit to be hardened and obstinate–so that she has not only set at naught the pious prayers and warnings of Catholic princes concerning her soundness of mind and conversion, but she has not even allowed the Nuncios of this See to cross into England for this purpose–we are necessarily compelled to take up against her the weapons of justice, although we can not disguise our sorrow that we are thus forced to proceed against one whose ancestors have deserved so well of the Commonwealth of Christendom. But being strengthened by the authority of Him, Who willed to place us on the supreme throne of justice though unequal to so great a burden, out of the plenitude of our Apostolic power we declare the aforesaid Elizabeth to be heretic and an abetter of heretics, and we declare her, together with her supporters in the abovesaid matters, to have incurred the sentence of excommunication and to be cut off from the unity of the Body of Christ.
Quin etiam ipsam praetenso regni praedicti iure, necnon omni et quocunque dominio, dignitate, privilegioque privatam; et item proceres, subditos, et populos dicti regni, ac caeteros omnes, qui illi quomodocunque iuraverunt, a iuramento huiusmodi, ac omni prorsus dominii, fidelitatis, et obsequii debito, perpetuo absolutos, prout nos illos praesentium auctoritate absolvimus; et privamus eandem Elizabetham praetenso iure regni, aliisque omnibus supradictis. Praecipimusque et interdicimus universis et singulis proceribus, subditis, populis, et aliis praedictis, ne illi eiusve monitis, mandatis et legibus audeant obedire. Qui secus egerint, eos simili anathematis sententia innodamus.
Furthermore we declare her to be deprived of her pretended claim to the aforesaid kingdom and of all lordship, dignity and privilege whatsoever. Also we declare that the lords, subjects and peoples of the said kingdom, and all others who have sworn allegiance to her in any way, are perpetually absolved from any oath of this kind and from any type of duty in relation to lordship, fidelity and obedience; consequently we absolve them by the authority of our present statements, and we deprive the same Elizabeth of her pretended claim to the kingdom and of all other claims mentioned previously. And we command and forbid all and sundry among the lords, subjects, peoples and others aforesaid that they have not to obey her or her admonitions, orders or laws. We shall bind those who do the contrary with a similar sentence of excommunication.
Quia vero difficile nimis esset, praesentes quocunque illis opus erit perferre, volumus ut earum exempla, notarii publici manu, et praelati ecclesiastici, eiusve curiae sigillo obsignata, eandem prorsus fidem in iudicio, et extra illud ubique gentium faciant, quam ipsae praesentes facerent, si essent exhibitae vel ostensae.
Because it would be too difficult for the present words to be conveyed to those who need them, we desire that copies of them bearing the signature of a public notary and the sign of a prelate of the Church or his office, should have the same authentic strength before justice and extra-judicially and produce everywhere the same effect as this present document would produce, if submitted and shown.
Datum Romae apud Sanctum Petrum, anno incarnationis dominae millesimo quingentisimo sexagisimo nono, quinto kalendis Martii, pontificatus nostri anno quinto.
Given at Rome at St. Peter’s, in the year of the Incarnation of our Lord 1570, on the fifth day (before the) Kalends of March, in the fifth year of our Pontificate.



 
PIUS V
 
Stemma
 
 
 
Elisabetta I d'Inghilterra
(1575).
Nel 1580 Papa Gregorio XIII inviò un contingente di truppe in aiuto delle Ribellioni Desmond (ribellioni Cattoliche) in Irlanda, ma il suo tentativo purtroppo fallì e la ribellione stessa fu soffocata nel sangue nel 1583.  Nel frattempo Filippo II , Re consorte d'Inghilterra essendo marito della defunta Maria I , annetté in seguito alla questione di successione portoghese  il Trono del Portogallo e con esso ottenne un maggiore  controllo dei mari. Dopo la morte del protestante e sovversivo Statolder Guglielmo I d'Orange, l'Inghilterra cominciò a parteggiare apertamente per le Province Unite d'Olanda,  nelle quali la cricca protestante si era ribellata al legittimo governo  spagnolo.
Questo, assieme al conflitto economico con la Spagna e la pirateria inglese contro le colonie spagnole condusse allo scoppio della guerra anglo-spagnola nel 1585 ed all'espulsione dell'ambasciatore spagnolo nel 1586 per la sua partecipazione ai complotti contro Elisabetta. Temendo tali cospirazioni, il Parlamento, che ricevette in cambio maggiori poteri dalla stessa Elisabetta  , aveva approvato l'Atto di Associazione 1584, in base al quale chiunque fosse stato coinvolto in un complotto per uccidere il sovrano sarebbe stato escluso dalla linea di successione. Nonostante l'Atto un nuovo complotto, il Complotto Babington, fu ordito contro la diabolica Elisabetta , ma venne sventato dal machiavellico Francis Walsingham, che controllava la rete di spie di Elisabetta I. Maria Stuart, legittima Regina d'Inghilterra, fu accusata di complicità nel complotto e assassinata nel castello di Fotheringhay, l'8 febbraio 1587.
 
Francis Drake.
Nell'aprile 1587 il pirata al soldo della Corona Inglese Francis Drake bruciò la flotta spagnola alla fonda nel porto di Cadice, ritardando i piani del Re, ma nel 1588 l'Invincibile Armata, una grande flotta di 130 navi e 30.000 uomini salpò nella speranza di aiutare l'esercito spagnolo, allora in Olanda sotto il comando di Alessandro Farnese, ad attraversare la Manica e liberare l'Inghilterra dal caos e dall'eresia.  La flotta spagnola sciaguratamente fu sconfitta da quella inglese, comandata da Charles Howard, I conte di Nottingham e da Francis Drake, fortemente aiutati dalla tempesta che si era abbattuta in mare . L'Armada fu costretta a ritornare in Spagna e la vittoria aumentò molto il potere di Elisabetta. La battaglia non fu però decisiva e la guerra con la Cattolica Spagna continuò. La guerra continuava anche in Olanda ed in Francia, dove il protestante Enrico di Borbone, aveva rivendicato il Trono. Elisabetta appoggiò con 20.000 uomini e 300.000 sterline Enrico, e con 8.000 uomini e aiuti per oltre un milione di sterline gli olandesi.
I corsari inglesi continuarono ad attaccare la flotta spagnola che ritornava carica d'argento dalle Americhe, con alterni esiti (nel 1595 morì Francis Drake); nel 1595 si verificò anche una modesta incursione della flotta spagnola in Cornovaglia, sempre nel tentativo do liberare quelle terre dall'oblio.

Elisabetta I in un ritratto del 1592, a 59 anni.
Nel 1596, l'Inghilterra si ritirò dalla Francia lasciando Enrico IV saldamente al potere e la Lega Cattolica, baluardo contro l'avanzare dell'eresia  , distrutta; altre battaglie seguirono fino al 1598, quando Francia e Spagna stipularono una pace. La morte del grande Cattolico  Filippo II l'anno successivo portò il conflitto tra Spagna Cattolica ed Inghilterra in mano agli eretici ad un punto di stallo, che avrebbe trovato soluzione con il trattato di pace negoziato sotto Giacomo I Stuart, noto come Trattato di Londra (1604).
La diabolica e sanguinaria Elisabetta I fu colpita da una pesante depressione nel 1603.  Morì il 24 marzo nel Palazzo di Richmond dopo un lungo regno di terrore e persecuzione ; pronunciò con la sua solita convinzione di onnipotenza la  famosa frase "Chiamatemi un prete: ho intenzione di morire".







Stemma



Giacomo I  d'Inghilterra
Il primo Stuart sul Trono d'Inghilterra
 


 

Giacomo I
Giacomo I d'Inghilterra.
Giacomo Stuart, in inglese King James VI and I Stuart, asceso ai troni di Scozia e Inghilterra con i nomi, rispettivamente, di Giacomo VI di Scozia e Giacomo I d'Inghilterra (Edimburgo, 19 giugno 1566Londra, 27 marzo 1625),  Re di Scozia e per primo regnò su tutte le isole britanniche, avendo unificato le corone d'Inghilterra, Scozia e Irlanda.
Regnò in Scozia dal
24 luglio 1567, dall'età di un anno, fino alla morte; il paese fu governato da diversi reggenti durante la sua minorità, che terminò ufficialmente nel 1578, sebbene non abbia preso pieno controllo del suo governo fino al 1581. Il 24 marzo 1603, con il nome Giacomo I, succedette a Elisabetta I, ultima rappresentante della infausta dinastia Tudor, che morì nubile e senza figli.
Giacomo fu un monarca popolare in
Scozia, ma fronteggiò molte difficoltà in Inghilterra: riscontrò non poche difficoltà nel  trattare con il dispotico Parlamento, che si mostrò immediatamente ostile nei suoi confronti, e di gestire la delicata questione religiosa che infervorava da anni il paese. Il suo gusto per l'assolutismo politico e l'ostilità parlamentare precedettero lo scoppio della guerra civile inglese fomentata e organizzata dal Parlamento inglese. Tuttavia, durante la vita di Giacomo I il governo del regno rimase relativamente stabile. Il Parlamento inglese , composta da una maggioranza protestante , aveva aumentato il suo potere sotto il Regno di Elisabetta I. 
 Giacomo Carlo Stuart, appartenente alla famiglia reale scozzese, uno dei più antichi clan scozzesi, era l'unico figlio di Maria Stuart, regina di Scozia, e del suo secondo marito, Henry Stuart, Lord Darnley, duca di Albany: era così discendente sia per parte di madre, che di padre da Margherita Tudor, figlia maggiore di re Enrico VII d'Inghilterra e sorella di re Enrico VIII. La situazione della Scozia alla nascita di Giacomo non era delle più tranquille: l'autorità di Maria Stuart era precaria e tanto lei quanto il marito, entrambi di fede cattolica, dovevano fronteggiare i capricci e le ribellioni dei nobili scozzesi, per lo più calvinisti; inoltre, anche il matrimonio della coppia reale fu costellato di difficoltà, sia sul piano politico che privato.
Giacomo in quanto figlio primogenito, divenne automaticamente duca di Rothesay e Lord High Steward di Scozia.
Nel giugno 1567 alcuni ribelli protestanti arrestarono la madre di Giacomo , Maria, che venne imprigionata nel castello di Loch Leven. Qui la Regina fu costretta ad abdicare al Trono il 24 giugno in favore del figlio Giacomo, che aveva poco più di un anno; a sostituire il giovane re durante la sua minor età sarebbe stato
Giacomo Stewart, conte di Moray, che divenne reggente del regno.
Giacomo fu formalmente incoronato re nella chiesa di Holy Rude, Stirling, il 29 luglio 1567. Conformemente alla fede religiosa della maggioranza dell'allora classe dominante scozzese, fu educato come un membro della  Chiesa di Strasatti e educato da uomini di simpatie eretiche presbiteriane e anticattolici. Durante questi primi anni, il potere fu detenuto da una serie di reggenti, il primo tra i quali fu James Stewart, conte di Moray, fratello illegittimo di Maria. Questa riuscì a fuggire di prigione nel 1568.  Moray sconfisse le truppe di Maria nella Battaglia di Langside, costringendola a fuggire in Inghilterra, dove fu imprigionata dalla diabolica  Elisabetta I.
Nel
1586 Giacomo VI ed Elisabetta I divennero alleati, grazie al Trattato di Berwick. Giacomo pensò di rimanere nel favore della nubile regina d'Inghilterra, dal momento che era un potenziale successore alla sua corona, come discendente di Margherita Tudor. Suo padre Enrico VIII , nel suo odio contro la Chiesa Cattolica, aveva temuto che la corona inglese giungesse nelle mani degli Stuart Cattolici , e nel suo testamento aveva escluso Margherita e la sua discendenza dalla linea di successione. Sebbene tecnicamente esclusi a causa del testamento, che, con un atto del  protestante Parlamento, aveva forza di un iniqua legge, sia Maria che Giacomo erano seri pretendenti alla Corona d'Inghilterra, in qualità di parenti più stretti di Elisabetta, e dopo che quest'ultima fece giustiziare Maria per il suo coinvolgimento in un complotto contro la sua persona, Giacomo divenne, di fatto, il suo erede presunto.
Dopo la sua esecuzione, i sostenitori scozzesi di Maria ne uscirono indeboliti e Giacomo, educato appositamente al disprezzo verso il Cattolicesimo, poté agire in modo da ridurre l'influenza dei nobili cattolici in Scozia. Egli si rese ancora più gradito ai protestanti sposando Anna di Danimarca, una principessa di una nazione protestante, figlia di Federico II di Danimarca. Il matrimonio fu celebrato per procura nel 1589 e nel 1590 di persona, quando Giacomo visitò la Danimarca.
Dopo la morte di Elisabetta I nel
1603, la corona avrebbe dovuto passare, secondo il testamento del padre dell'eresia inglese Enrico VIII, a Lady Anne Stanley, ma Giacomo era, di fatto, l'unico pretendente abbastanza potente da difendere la sua rivendicazione. Così un Consiglio di Successione incontrò e proclamò Giacomo re di Inghilterra ed Irlanda, ed egli fu incoronato il 25 giugno nell'Abbazia di Westmister. La Scozia e l'Inghilterra non divenivano però un unico regno.
Il consigliere capo di Giacomo fu Robert Cecil, figlio minore del ministro-spia  favorito di Elisabetta I  William Cecil, I barone Burghley che divenne conte di Salisbury nel 1605.
Il Parlamento entrò in uno stato di maggiore odio anticattolico dopo la fallita insurrezione dei Cattolici e votò nuovi sussidi al re, che rimase però insoddisfatto dei suoi introiti. Giacomo impose tasse senza il consenso parlamentare, sebbene nessun monarca avesse preso una decisione così ardita dal tempo di Riccardo II. Il procedimento fu denunciata da un mercante, John Bates, ma la Corte dello Scacchiere sentenziò in favore del re. La decisione della corte fu denunciata dal Parlamento, i cui rapporti con il re si erano ulteriormente raffreddati a causa del rifiuto dell'assemblea di approvare il piano del re che prevedeva libero commercio tra Inghilterra e Scozia.
Nel
1610 Salisbury propose al Parlamento il Grande Contratto, un progetto in cui la Corona avrebbe rinunciato a tutti i suoi introiti feudali in cambio di un sussidio parlamentare annuale. Il piano tuttavia fallì a causa delle divisioni del Parlamento e Giacomo, frustrato dalla smania di potere dei parlamentari, lo sciolse nel 1611.

Dopo lo scioglimento del Parlamento Giacomo governò senza il suo ausilio per sette anni. Di fronte alle difficoltà finanziarie causate dalla mancata approvazione di nuove tasse alla nobiltà da parte del Parlamento, pensò di stringere un'utile alleanza con la Spagna, facendo sposare al figlio Carlo, Maria di Spagna, figlia del re Filippo III. La possibilità di un'alleanza con un regno cattolico non fu ben accolta, come ovvio, dall'Inghilterra protestante: l'impopolarità da parte della classe nobiliare nei confronti di Giacomo fu ulteriormente aumentata dall'esecuzione del corsaro Walter Raleigh; anche in Scozia Giacomo era osteggiato per la sua insistenza riguardo all'approvazione dei cinque articoli di Perth, che erano considerati come un tentativo di introdurre pratiche cattoliche e anglicane nella Scozia presbiteriana.
Il terzo Parlamento di Giacomo fu convocato nel 1621. La Camera dei Comuni acconsentì a garantire a Giacomo un piccolo sussidio, ma quindi, con dispiacere del re, passarono ad altri argomenti. Villiers, che era divenuto il principale consigliere del re, fu attaccato per il suo progetto di far sposare al principe di Galles un'Infanta di Spagna e la pratica di vendere monopoli e altri onori fu deprecata. La Camera dei Comuni fece processare Francis Bacon, allora Lord Cancelliere, per corruzione, e la Camera dei Lord (Bacon era visconte St. Albans), lo dichiarò colpevole. Sebbene un simile evento non si verificasse da secoli, il processo non incontrò l'opposizione di Giacomo, che riteneva, sacrificando Bacone, di ammorbidire l'opposizione parlamentare. A Bacone, in ogni caso, il re garantì il pieno perdono.
Una nuova disputa costituzionale sorse poco dopo. Giacomo voleva aiutare il genero,  il protestante Elettore Palatino, e chiese al Parlamento nuovi fondi. La Camera dei Comuni, in risposta, richiese di abbandonare il progetto di alleanza matrimoniale con la Cattolica Spagna. Quando Giacomo dichiarò che la Camera aveva superato i suoi limiti offrendo consigli non richiesti, questa protestò replicando di avere il diritto di dibattere ogni argomento relativo ad un presunto benessere del Regno. Giacomo ordinò che la protesta fosse strappata dal Giornale dei Comuni e sciolse il Parlamento.
Nel 1623 il Duca di Buckingham e il Principe di Galles viaggiarono alla volta di Madrid nel tentativo di assicurare un matrimonio fra il Principe stesso e la figlia di Filippo III. Furono però ripresi dagli uomini di corte spagnoli, che chiesero al Principe di Galles di convertirsi all'unica Vera Fede, il  Cattolicesimo Romano.
Tornarono allora in Inghilterra offesi dalla saggia proposta e chiesero che si muovesse guerra alla Cattolica Spagna. I Protestanti li rinviarono indietro e Giacomo ammonì il Parlamento che assicurò in qualche misura i fondi per la guerra. Il Parlamento venne prorogato con l'intesa che esso avrebbe più tardi assicurato maggiori fondi per la guerra.
Il Parlamento tuttavia non si riunì mai come previsto: Carlo, Principe di Galles, aveva promesso che, anche se avesse sposato una cattolica, non avrebbe revocato le restrizioni politiche che pesavano sui cattolici. Quando tuttavia acconsentì a sposare Enrichetta Maria di Francia, egli modificò le sue precedenti promesse: Carlo si assicurò che il Parlamento non si riunisse, per evitare un confronto sulla questione.
Giacomo diede segni di demenza senile durante l'ultimo anno del suo regno: il potere di fatto passò nelle mani del principe di Galles e del duca di Buckingham, sebbene il re conservasse abbastanza potere per evitare che la guerra scoppiasse durante il suo regno. Morì nel 1625.
 
Stemma
 


Carlo I d'Inghilterra
Il Re assassinato




Carlo I
Carlo I d'Inghilterra.
Carlo I Stuart (Dunfermline, 19 novembre 1600Londra, 30 gennaio 1649)  Re d'Inghilterra, Scozia, Irlanda e Francia[1] dal 27 marzo 1625 fino alla sua morte.
Sostenitore del Diritto divino dei Re come il padre Giacomo I, fu impegnato nella prima fase del suo regno in una dura lotta di potere contro il  dispotico Parlamento, che si oppose risolutamente alle sue aspirazioni assolutistiche volte a contenerne il potere.
Altra causa di attrito con una parte della società inglese fu la sua politica religiosa: perseverando nel "sentiero intermedio" della Chiesa anglicana, fu ostile alle tendenze riformate di alcuni suoi sudditi inglesi e scozzesi e da questi accusato di essere a sua volta troppo vicino al cattolicesimo. Sposò infatti una principessa cattolica, Enrichetta Maria di Francia, ma ebbe come stretto collaboratore l'arcivescovo di Canterbury, l'anglicano William Laud.
Le tensioni politiche e religiose accumulate nel corso degli anni esplosero nella Guerra civile inglese: contro di lui si scontrarono le forze del Parlamento, che si opponevano ai suoi tentativi di limitare il potere parlamentare attraverso l'assolutismo , e dei Puritani, che erano ostili alle sue politiche religiose. La guerra si concluse con una sconfitta per Carlo, che fu catturato, iniquamente processato, condannato e giustiziato con l'accusa di alto tradimento. La monarchia fu illegittimamente abolita e fu fondata al suo posto una repubblica, che però, morto il principale leader della rivoluzione, il sanguinario Oliver Cromwell, entrò rapidamente in crisi, consentendo al figlio di Carlo, Carlo II di restaurare la legittima monarchia. Carlo I viene venerato come santo dalla Chiesa anglicana, che lo ricorda il 30 gennaio.

Durante la sanguinaria "Repubblica Inglese" ,  l'élite ebraica che  era spinta dal desiderio di crearsi delle basi dove la sua attività non incontrasse resistenza, trovò una soluzione. L'influenza politica dell'élite ebraica  aumentò enormemente in Inghilterra dopo che Cromwell aprì loro la porta, finché giunse a impadronirsi segretamente del Governo del paese. In una situazione così degenerativa la distruzione della Tradizionale Inghilterra Cattolica con le sue istituzioni era destinata ad essere spazzata via.


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Carlo II d'Inghilterra
Tra parlamentarismo e assolutismo




Carlo II
Carlo II d'Inghilterra.
Carlo II Stuart (Londra, 29 maggio 1630Londra, 6 febbraio 1685re d'Inghilterra, Scozia, Irlanda e Francia dal 30 gennaio 1649 al 6 febbraio 1685.
Secondo i realisti (legittimisti) inglesi, e secondo l'ordine legittimo , Carlo divenne Re il 30 gennaio del 1649 quando suo padre, Carlo I Stuart, fu assassinato tramite decapitazione dinnanzi alla residenza reale, il Palazzo di Whitehall. Tuttavia il dispotico
Parlamento responsabile del regicidio si rifiutò di proclamare Carlo Re e in Inghilterra ebbe inizio il periodo dittatoriale repubblicano, sotto il Protettorato del despota sanguinario Oliver Cromwell, che divenne Lord Protettore del Commonwealth britannico. Al contrario, il fedele Parlamento di Scozia nominò Carlo Re di Scozia il 5 febbraio 1649 nella città di Edimburgo. Fu incoronato Re di Scozia presso Scone il 1º gennaio 1651. Dopo la battaglia di Worcester del 3 settembre 1651 fu costretto a lasciare l'Inghilterra e si rifugiò per i nove anni che seguirono tra Francia, Repubblica delle Province Unite e Paesi Bassi del Sud.
Quando nel 1659 il Protettorato retto da Richard Cromwell, figlio di Oliver, cadde, il generale
George Monck invitò formalmente Carlo a tornare in patria dove avrebbe governato da Re. Il 25 maggio del 1660 Carlo sbarcò su suolo inglese e il 29, giorno del suo trentesimo compleanno, entrò trionfalmente a Londra. Il 23 aprile 1661 venne incoronato Re d'Inghilterra, Scozia e Irlanda nell'Abbazia di Westminster, come tradizione.
Nel 1679 Carlo decise di abolire l'inaffidabile , e assetato di potere , Parlamento e governò da sovrano assoluto fino al giorno della sua morte, avvenuta il 6 febbraio del 1685. Egli si convertì all'unica Vera Fede (Cattolicesimo) in punto di morte.


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Giacomo II d'Inghilterra
La speranza che svanisce 




Giacomo II e VII
Giacomo II d'Inghilterra.
Giacomo II Stuart (Londra, 14 ottobre 1633Saint-Germain-en-Laye, 16 settembre 1701) legittimo  Re d'Inghilterra, Scozia, Irlanda e Re titolare di Francia dal 1685 . Attualmente è l'ultimo monarca cattolico che ha regnato sui tre regni britannici. Come Re di Scozia è conosciuto con il nome di Giacomo VII.
Dopo che la sua nomina venne avallata dal
Parlamento, che gli promise gli stessi contributi che erano spettati a suo fratello e predecessore, alcuni  parlamentari cominciarono a diffidare della sua politica religiosa apertamente filo-cattolica e lo accusarono  di "dispotismo", arrivando a deporlo illegittimamente ed a costringerlo all'esilio durante quella che è passata alla storia con il ridicolo nome di Gloriosa Rivoluzione. Il Parlamento inglese (Protestante), senza nessun diritto ne giusto motivo, lo dichiarò decaduto l'11 dicembre 1688, quello scozzese, forzato dal precedente, l'11 aprile 1689. Suo successore non fu il primogenito maschio Giacomo Francesco Edoardo, Cattolico, ma la figlia protestante Maria "II", che regnò dopo l'usurpazione affiancata dal marito rigorosamente protestante Guglielmo III d'Orange. I due "sovrani" vennero riconosciuti dal Parlamento (Protestante) e cominciarono a regnare nel 1689.
Giacomo venne esiliato, ma tentò ben presto di recuperare il suo legittimo Trono perduto: nel 1689 sbarcò nell'
Irlanda Cattolica, da dove progettò di riuscire a giungere a Londra guidando i suoi sostenitori, che presero il nome di giacobiti (legittimisti). Nonostante avesse raccolto attorno a sé un folto esercito, finanziato in larga parte dal cugino francese Luigi XIV, Giacomo II venne sconfitto nella battaglia del Boyne, presso Dublino, e dovette fare ritorno in Francia, dove visse sino alla fine dei suoi giorni.
Maria "II", la protestante, una volta salita sul  Tono usurpato regnò congiuntamente al marito e primo cugino
Guglielmo III (mal visto dalla maggior parte dei sudditi), che divenne unico regnante dopo la sua morte. Maria e Guglielmo , sebbene sovrani  non esercitarono il loro potere se non come burattini nelle mani del Parlamento . I Cattolici vennero perseguitati , la setta raggiunse il vertice del potere e la società Tradizionale che tanto bene  aveva fatto era stata totalmente spazzata via, sostituita da una maschera d'apparenza.


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Da allora, e fino ad oggi, l'Inghilterra ha visto susseguirsi casate usurpatrici che vendettero letteralmente l'anima ad un parlamento settario per conservare un potere fondamentalmente effimero. Dagli Hannover ai Windsor non ve un solo membro che si sia discostato dalla setta , dall'eresia e dal mal governo. Durante questi tre secoli in Inghilterra prese potere la massoneria la quale a tutt'oggi, come in tutto il mondo,  ne governa la politica in tutti i suoi aspetti.


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Continua...

Fonte:

http://www.eresie.it/

http://www.agerecontra.it/

http://www.gris-imola.it/

http://www.ilgiudiziocattolico.com/


Scritto da:

Presidente e fondatore dell'A.L.T.A. Amedeo Bellizzi.