domenica 23 giugno 2013

Il Nazismo: una setta neopagana, gnostica e manichea (parte 1 di 2)

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“ Più di una volta ci siamo occupati dello studio della gnosi, fondamento panteista di tutte le grandi eresie che hanno flagellato la Cristianità dai tempi degli Apostoli. La gnosi è, per così dire, avvinghiata ai fianchi della Santa Chiesa; terribile errore religioso che, combattuto dalla verità cattolica e dalla stessa messo financo a ferro e fuoco, quando la sua presenza diventa insopportabile può dare l’illusione di scomparire dal quadro storico, per poi (assomigliando per questo a una brace accesa che vive sotto le ceneri) ricomparire e produrre nuove e indicibili devastazioni. Nel corso della storia la gnosi ha preso svariati aspetti. Occorre cosi distinguere il fondo gnostico che si incontra in tutte le eresie, ed i sistemi gnostici propriamente detti, nei quali quel fondo prese corpo durante i primi secoli del cristianesimo. Parlando in generale, bisogna distinguere una gnosi pagana e una gnosi detta “cristiana”. L’origine della gnosi pagana si perde nella notte dei tempi. In essa era immersa l’antichità. Fra gli gnostici-manichei esiste la tradizione che la fa risalire a tempi precedenti il diluvio in Atlantide, Lemuria e Iperborea, antiche civiltà pagane che sarebbero state distrutte da quel tremendo castigo. Per riportarci a periodi più propriamente storici anteriori all’era cristiana, vediamo la gnosi pagana in Persia, in India, in Grecia e fra altri popoli. Dopo l’avvento del redentore si comincia a parlare di gnosi cristiana; designazione impropria, dato che le eresie gnostiche non sono altro che tentativi di coprire il vecchio errore pagano sotto vesti cattoliche. Infatti in seno alla S.Chiesa la gnosi cercò di infiltrarsi nel dogma cattolico usando a quel fine i più svariati stratagemmi. Nei primordi del cristianesimo la gnosi appare nelle eresie che da essa prendono il nome. Al contrario di ciò che insegna la Rivelazione, secondo cui tutta la creazione è buona, sia quella degli esseri spirituali che quella degli esseri materiali lo gnosticismo afferma la opposizione fra lo spirito (principio del bene) e la materia (principio del male), quello imprigionato in questo a causa di un disastro cosmico. Evoluzionista, sospira l’avvento di un’era in cui, al termine di mutazione successive, lo spirito si liberi nuovamente dalle catene fisiche che lo legano. Panteista, lo gnosticismo confonde la Divinità con lo spirito prigioniero nella materia. Gli gnostici vanno contro il dogma della creazione confondendo il Creatore con la creatura. Essi ripudiano il dogma della Ss.ma Trinità e della Incarnazione del Verbo, dato che negano l’unione ipostatica del Verbo Divino con la natura umana in una stessa Persona. Nella logica del loro errore mostruoso rifiutano di riconoscere la Ss.ma Vergine come Madre di Dio, verità proclamata dal Simbolo di Nicea, che condannò gli gnostici del tempo e la tendenza esoterica che si stava infiltrando nella Cristianità. A questo proposito, un altro aspetto fondamentale e inseparabile di questa eresia è il suo carattere segreto, magico e occultista, che le fa assumere di volta in volta la fisionomia della magia bianca o della magia nera.
I COROLLARI POLITICI E SOCIALI DELLA DOTTRINA GNOSTICA

Fin dai tempi apostolici le conseguenze sociali e politiche di questo insieme di errori non si fecero aspettare. E’ molto significativo in questo senso, che fra i primi eretici gnostici sorti fra le file della S.Chiesa, alcuni capeggiati da Simon Mago e usando il nome di Ebioniti, cioè poveri, considerassero la povertà non come un consiglio evangelico ma come un precetto, e che questa negazione della proprietà privata li portasse all’ugualitarismo e al comunismo. Nel loro errore verso le cose materiali, gli gnostici giustificavano il suicidio rituale ed erano anche contro il sacramento del matrimonio, che santifica la procreazione di nuovi esseri, in cui, sempre secondo loro, lo spirito si troverebbe ancora ignominiosamente prigioniero della materia.
RIPETIZIONE MONOTONA DEGLI STESSI ERRORI

I1 fondo panteista che la gnosi porta con sé, emerge nell’era cristiana sotto i più diversi aspetti. In questo primo periodo vediamo le cosiddette eresie indo-elleniche negare il dogma dell’Incarnazione del Verbo, rigettando ora la divinità del Nostro Salvatore, ora la Sua umanità. Il manicheismo divenne allora il principale gruppo gnostico: esso sosteneva un duplice panteismo, il panteismo dello spirito il cui principio emanatore era il bene, e il panteismo della materia il cui principio emanatore era il male, entrambi necessari e facenti un gioco di antitesi. I manichei professavano il rifiuto delle cose materiali, si astenevano dal matrimonio perchè propagatore del male e dal possesso dei beni terreni come forma di attaccamento a un cattivo principio. Di questo periodo sono anche, fra gli altri, i neoplatonisti di Alessandria, i montanisti, i doceti, gli antitrinitari e i sabelliani. Vengono poi l’arianesimo, il pelagianesimo, il nestorianesimo, il quietismo, il monofisismo e il monotelismo. Il nestorianesimo inaugurò un nuovo filone eretico, quello che non toccava più l’esistenza di due nature in Nostro Signore Gesù Cristo, ma le loro relazioni e operazioni reciproche. L’unità della persona cominciò ad essere attaccata come lo era stata la dualità nella natura. Nella scia del nestorianesimo viene poi il quietismo, che sosteneva essere stata la natura in tal grado assorbita dalla Divinità, che il corpo di Nostro Signore sarebbe umano in quanto alla forma e all’apparenza esteriore, ma non in quanto a sostanza. I1 quietismo diede luogo al monofisismo, che ammetteva una sola natura in Nostro Signore: quella divina; ed al monotelismo che ammetteva una sola volontà in Gesù Cristo: la volontà Divina. Queste fantasie nel loro aspetto teologico, furono fulminate dal seguente decreto del IV Concilio di Calcedonia: «..Conformemente agli insegnamenti dei Santi Padri, dichiariamo con voce unanime che si deve confessare un solo e medesimo Gesù Cristo Nostro Signore; ugualmente perfetto nella Divinità come nella umanità; vero Dio e vero uomo, composto di un’anima razionale e di un corpo; consustanziale al Padre secondo la Divinità, consustanziale a noi secondo l’umanità; in tutto somigliante a noi tranne che nel peccato; generato dal Padre prima di tutti i secoli secondo la Divinità; ugualmente nato in questi ultimi tempi secondo l’umanità; un solo medesimo Cristo, figlio unigenito, Signore in due nature, senza confusione, senza cambiamento, senza divisione, senza separazione; senza che l’unione sopprima la differenza fra le due nature l’una e l’altra conservando e concorrendo in un’unica persona e sussistenza; di modo che non si trova separato o diviso in due persone, ma in un solo e medesimo Figlio unigenito, Dio o Verbo, Nostro Signore Gesù Cristo, come i Profeti e lo stesso Nostro Signore ci insegnarono, come il simbolo dei Padri ci ha trasmesso». Ricordiamo queste nozioni fondamentali e le caratteristiche dell’errore gnostico per accentuare ulteriormente che nel corso della storia vediamo semplicemente e monotamente risorgere questa vecchia idra travestita di nuove apparenze. Sempre combattuta e mai completamente estinta la gnosi cammina sottoterra attraverso i secoli, e nel pieno medio evo si manifesta nella Cristianità facendo sorgere uno dei suoi poderosi focolai della Francia meridionale, nella regione di Linguadoca, sotto il nome di catarismo o eresia albigese. I1 neomanicheismo cataro fu sterminato nel sud della Francia per mezzo di una vera crociata, che fu invocata dalla Chiesa, a causa delle devastazioni che l’errore stava causando fra i fedeli. «E’ innanzi tutto evidente che il potere civile si inquietò per l’esistenza delle eresie tanto quanto l’autorità religiosa e a volte di più. Le eresie che più lo preoccupavano non erano quelle che si mantenevano nel puro campo teologico, dato che non vediamo che si sia commosso per la negazione della transustanziazione fatta da Berenger di Tours. Quelle che lo inquietavano erano quelle in cui l’errore teologico si alleava con dottrine anarchiche e antisociali; queste erano perseguitate dai principi (esortati a farlo dalla Chiesa) per lo meno quanto lo erano dai Papi, perchè vedevano nell’eventuale loro trionfo “la rovina della Patria”, secondo la ben nota espressione di Roberto il “Pietoso” (L’inquisition Medievale, di Jean Guiraud, Ed. Bernard Grasset, Parigi 1928, pag.81). Vediamo nuovamente, nel declino del Medio Evo, l’errore gnostico pullulare da tutte le parti sebbene in modo sempre nascosto; non solo i precursori dell’eresia protestante, come Wiclef e Giovanni Hus, ma lo stesso Lutero si dissero influenzati dalla gnosi. Fu anche gnostica, per esempio la facciata puritana di Cromwell in Inghilterra, e sopratutto a partire dai secoli XVIII e XIX vediamo il risorgere di un enorme movimento sotter-raneo di tendenza nitidamente gnostico-manichea, magica e occultistica da tutte le parti.
UNA STRANA MISSIONE A MONTSEGUR

Ciò che abbiamo testi detto a mò di preambolo, a materia pacifica per chi si disponga a studiare la storia religiosa del mondo in tutti i suoi risvolti. A molti può sembrare strano che moderne correnti neopagane come il nazismo si mostrino completamente immerse nella gnosi e nell’occultismo. Fra gli altri, nel libro il «Mattino dei maghi», Louis Pawels e Jacques Bergier sollevano una punta del velo che copre quel mistero sebbene lo facciano in forma un pò fiabesca. Esce adesso nella raccolta intitolata «Gli enigmi dell’universo», l’opera «Hitler e la tradizione catara» (Ed. Robert Laffont, Paris 1971), i cui autori Jean e Michel Angebert, dichiarandosi in posizione nettamente anti-cattolica, offrono un’impressionante documentazione sulle origini gnostiche e occultiste del Terzo Reich nazional-socialista. I1 capitolo preliminare di questo libro ha per titolo «Otto Rahn e la crociata contro il Graal». Vi si legge che nell’estate del 1931 un giovane tedesco, Otto Rahn, parti verso il sud della Francia per una missione misteriosa. Nella prossimità della parte provenzale di Lavenet, visitò lungamente le rovine del castello di Montsègur, il favoloso Montsalvat dei trovatori provenzali di cui dicono gli autori blasfemamente «Tabor dei catari di Occitania e ultimo rifugio dell’eresia albigese, a uno di cui luoghi alti in cui soffia lo spirito. Da tempo immemorabile il Pog, lo sperone roccioso sopra il quale fu costruito il castello, è stato considerato come un luogo sacro» (Pag.27). Le caratteristiche singolari di questo edificio fanno credere che esso sia stato costruito non in funzione di necessità militari, ma secondo un piano di architettura religiosa: è dunque lecito pensare, e tutta l’epopea albigese lo conferma, che Montsègur fu veramente un tempio, votato a un culto, luogo sacro destinato a offrire, in caso di invasione, «una resistenza a oltranza» (Pag.29). Otto Rahn passa tre mesi nella regione di Lavenat e, successivamente, nel 1937 vi ritornò per un periodo più breve. Nel periodo fra un escursione e l’altra, nel 1933 egli pubblicò il libro «Kreuzzug gegen den Gral» (La crociata contro il Graal) che ebbe grande ripercussione in Germania nel quale situava a Montsègur il misterioso Graal, indicando i catari come i suoi ultimi custodi. I1 fatto curioso è che ciò che spinse Rahn per due volte a fare accurate ricerche fra le rovine di Nontsègur e dintorni fu un ordine ricevuto da Alfred Rosenberg, il flamigerato teorico del Nazismo.
IL GRAAL, CALICE SACRO DELL’ULTIMA CENA O MITO GNOSTICO?

Secondo la leggenda medievale il Graal o Santo Graal sarebbe un calice sacro fatto con un enorme smeraldo del diadema di Lucifero, pietra preziosa che sarebbe caduta a terra nel momento in cui quell’arcangelo fu precipitato nell’inferno. I1 calice formato da questo smeraldo, tagliato in 144 facce, fu – ancora conformemente alla leggenda – usato da Nostro Signore durante l’Ultima Cena, e con esso Giuseppe d’Arimatea raccolse il prezioso sangue del Salvatore uscito dalla ferita aperta dalla lanciata di Longino. Questo recipiente sacro portatore di virtù straordinarie, sarebbe scomparso misteriosamente a partire da una certa epoca, dopo essere stato in possesso di uno dei cavalieri della tavola rotonda. Invece, secondo gli autori di «Hitler et la Tradition Cathare», «per i partigiani dell’unità della grande Tradizione, cioè dell’unità fondamentale e trascendente di tutte le religioni, le leggende e le diverse mitologie, è evidente che i cristiani si sono appropriati del mito del Graal per fare di esso la coppa di smeraldo che contenne il sangue di Cristo, sviando in questo modo il simbolo dal suo senso originario». In questo “senso originario”, la perdita del Graal può essere paragonata alla perdita della Tradizione con tutto ciò che questo comporta in impoverimento spirituale. Cosi, «il mito del Graal è il riflesso di un insegnamento perduto. Questa fu l’interpretazione dei nazional-socialisti che svilupparono il loro pensiero vedendo nella pietra-Graal una legge di vita valida solo per certe razze» (pag.32-33). La missione di Otto Rahn nel Sud della Francia e soprattutto il suo cercare fra le rovine di Montsègur avevano per scopo la scoperta della pietra-Graal contenente il segreto della genesi del mondo: il Graal sarebbe il libro sacro degli ariani perso e poi ritrovato, infine nascosto, a Montsègur dai catari. «E’ a questo titolo che Otto Rahn, il grande specialista di catarismo, fu inviato dai pontefici del nazismo nella regione albigese al fine di scoprire la famosa pietra-Graal, evocata nelle sue poesie da Wolfram d’Eschenbach (vedere “Parsifal”) che parla di una “pietra preziosa”. Ora i manichei, originari della Persia (e perciò a questo titolo ariani), associavano alla parola “Gorr” (pietra preziosa) la parola “A1″ (splendente), il che darebbe per contrazione “Graal”, nel senso di “pietra preziosa incisa”, e questa sarebbe quindi la nozione storicamente più fondata per la sua stessa origine etimologica. Questo ci permette di capire tutto l’interesse dei dirigenti hitleriani, con Rosenberg in testa, all’esito di queste ricerche» (Pag. 34). Lo stesso Rosenberg diceva enfaticamente nel suo famoso libro «I1 mito del XX secolo»: «Oggi si sveglia una nuova fede, il mito del sangue, la fede nel difendere egualmente col sangue l’essenza divina dell’uomo in genere» (apud “Hitler et la Tradition…” pag. 34). La stima entusiastica di Hitler per questo libro assume cosi tutto il suo significato: «Quando leggerete il nuovo libro di Rosenberg, capirete queste cose, perchè è l’opera più vigorosa nel genere, più di quelle di H. S. Chamberlain» (Otto Strassen, “Hitler et moi”, Paris 1940, apud “Hitler et la Tradition…”, pag. 35). H. S. Chamberlain e il conte de Gobineau possono, dal punto di vista razzista essere considerati come precursori del nazismo. Un altro grande filosofo nazista, A. Baumler, scriveva pensando al mito del Graal: «Il mito del sangue non è una mitologia al pari di altre mitologie, non pone una nuova religione, al pari di altre religioni. Ha per contenuto il fondo misterioso della propria formazione mitificante. E’ dal suo principio strutturatore che procedono tutte le mitologie; la conoscenza di questo principio strutturatore non è a sua volta una mitologia, ma il suo stesso mito, perchè è vita contemplata con venerazione. Lo sviluppo della sua realtà occulta è il punto di inflessione del nostro tempo». Dopo aver trascritto questo testo incalzano Jean e Michel Angebert: «Possiamo, alla luce di tali spiegazioni, penetrare in profondità il neognosticismo o, se si preferisce, il manicheismo dei dirigenti e degli intelletuali nazisti fondato su una gnosi razzista. L’addattamento di tutti questi miti al XX secolo doveva essere la grande preoccupazione dei nazisti» (Pag. 35).
UN MOVIMENTO GUIDATO DA STREGONI E MAGHI

Lo gnostico Otto Rahn godeva di un grande prestigio fra i capi hitleristi, e un suo libro, “La corte di Lucifero in Europa”, fu imposto da Himmler «ai principali dignitari del nazismo, conferendogli cosi il valore dei Vangeli» (pag.64). Lo stesso Reichsfuehrer SS Himmler, vivamente interessato nelle ricerche di Otto Rahn in Montsègur, fece ricostruire il castello di Wewelsburg, vicino a Paderborn, in Westfalia. In esso, situato sotto una sala riunioni di dimensioni impressionanti, si trovava il “santo dei santi”, un salone ad arcate a ogiva, il quale doveva ricevere il prestigioso Graal sopra un altare di marmo nero con incise le lettere SS in argento in alfabeto runico. «Le meditazioni degli ospiti di Wewelsburg vertevano sulla mistica biologica, sulla morale dell’onore, sul mito spirituale del sangue e altri temi gnostici e dualistici cari alle elites dell’oltre-Reno. Questi ritiri avevano per scenario una sala di quasi cinquecento metri quadrati situata sopra il locale in cui era l’altare della nuova religione» (pag.65). Si vede che qua il nazismo non appare come un fenomeno meramente politico, ma come un movimento condotto da stregoni e maghi, e ciò in uno dei paesi più avanzati in campo tecnico e scientifico, confermando la verità, già sperimentata dal Faust di Goethe, secondo cui l’estremo razionalismo scientifico conduce alla magia. E il proposito degli autori del libro che stiamo commentando sembra in questo senso molto chiaro: «E’ pertanto un’analisi del pensiero nazional-socialista fatta alla luce delle antiche tradizioni esoteriche che proponiamo ai lettori di questo libro: essendo il tema centrale la gnosi, con la sua più significativa concretizzazione dal tempo del profeta Mani, lo sviluppo si ordina naturalmente intorno al catarismo, caratteristica apparizione neo-gnostica del medio evo, e prosegue con lo studio dei templari. Subito la gnosi si nasconde, degenerando con i Rosa-croce e gli Illuminati di Baviera, per sfociare, dopo molti tentativi, nel misterioso gruppo Thule» (pag.72). Al contrario delle spiegazioni pseudo-storiche che vedono nel Terzo Reich la continuazione del Reich di Bismark e di Guglielmo II, la Germania di Hitler appariva agli occhi dei suoi fondatori e dei suoi iniziati come la terza epoca del genere umano (pag.193), secondo la dichiarazione dello stesso Fuehrer: «I tempi antichi furono. I1 nostro movimento è. Fra i due l’età di mezzo dell’umanità, il medio evo, che durò fino a prima di noi e che stiamo chiudendo» (Hermann Rauschning, “Hitler m’a dit”, Parigi 1939 – apud “Hitler et la Tradition…”, pag.193). Secondo alcuni autori, Hitler sarebbe stato portato da Rudolf Hess alla pratica dei metodi occultisti e appartenne anche a logge massoniche quali l’O.T.O. (Ordo Templi Orientis). Non la pensano così Jean e Michel Angebert. Per essi il capo nazista era già giunto a tali pratiche per una sua formaziove pseudomistica anteriore e per la sua affiliazione al gruppo Thule (pag.l95).
SARA’ HITLER A BALLARE,
MA SONO IO CHE HO SCRITTO LA MUSICA

Fra i gruppi gnostici che diedero origine al nazismo, citiamo la “Societé del Vril” e il “Gruppo Thule” o “Thule gesellschaft”, la prima fondata in Germania dal Barone von Sebottendorf. Ma pare sia stato Dietrich Eckart, scrittore e giornalista di fama e membro della Thule gesellschaft, che lanciò veramente Hitler, fornendogli i primi fondi necessari a sostenere la sua campagna politica inaugurale. Rudulf Hess, Alfred Rosenberg, Dietrich Eckart, Karl Haushofer, Nax Amann, «tutta quella gente, come abbiamo potuto verificare, apparteneva alle società segrete di stampo massonico, fossero un gruppo Thule o la società del Vril. Non meravigli inoltre, che la si incontri tutta sempre coinvolta nella realizzazione dei riti della nuova religione della croce uncinata. Disponendo da allora di una base politica, di appoggi finanziari importanti, e di un apparato segreto (che poteva essere guidato da Hitler), il partito nazional-socialista andava trasformandosi nella macchina da guerra di quei nuovi gnostici, avendo per capo un formidabile detonatore, Adolf Hitler, l’unico uomo che possedeva il carisma e le qualità sufficienti per svegliare la Germania dal suo sonno letargico e fare di essa lo strumento docile dei suoi disegni magici. Nel suo letto di morte, nel 1923, Dietrich Eckart confessava ai suoi intimi: «dovete seguire Hitler. Sarà egli a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Noi gli demmo i mezzi per comunicare con essi (chi saranno quei misteriosi “essi”? Forse i “superiori incogniti”, sorta di demoni evocati durante questi riti luciferiani). Non vi lamentate, egli avrà influenzato la storia più di qualunque altro tedesco» (pag.209). “

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