martedì 26 marzo 2013

L’insidia gandhiana che affascina i modernisti

gandhi
 
 
Il Centro Studi Giuseppe Federici di Rimini ha di recente riproposto un’analisi della figura di Gandhi fatta dalla famosa rivista dei Gesuiti ‘Civiltà Cattolica’ – (Quaderno n. 1960, anno 1932):
“L’induismo tende ad assorbire in sé tutte le religioni… sembra accogliere molto volentieri il Cristianesimo, ma subito lo induizza… Gandhi è interamente e perfettamente indù nell’assimilarsi alcuni elementi cristiani, trasformandoli nelle sue idee politico-religiose. Per esempio, nella sua ultima venuta in Europa gli fu chiesto da qualcuno: Gesù Cristo ha detto: io sono l’unica porta. Che ne pensate? E Gandhi rispose: «Ciò è perfettamente vero, se per Cristo intendete, come intendo io, l’incarnazione dell’amore di Dio nell’umanità, non però se intendete un uomo storico»… egli trova il Cristianesimo inferiore al Buddismo: «Guardate la pietà di Gautama! Essa non è limitata agli uomini, ma è estesa a tutti gli esseri viventi. Un simile amore per tutti indistintamente gli esseri viventi non si trova nella vita di Gesù». Quanto al modo di cercare la verità e attuare in particolare l’ideale di giustizia, egli adopera il metodo induista, più che di sincretismo, di assorbimento personale e soggettivo, nel quale l’Ahimsa, o non violenza giainista, e gli elementi cristiani del Sermone del Monte diventano il Satyagraha, ch’è un miscuglio di mitezza verbale con la violenza reale… Il Satyagraha è solo nominalmente forza dell’anima o della verità, realmente è demagogismo. Per vederlo basta fare la comparazione tra il Satyagraha e la forza della verità del Sermone del Monte e della fratellanza cristiana promulgata da Cristo. Questa, dall’interno mutando gli animi, riesce ad abolire la schiavitù senza rivoluzioni né disordini; invece il Satyagraha, organizzato in boicottaggio, disobbedienza civile, ed altri siffatti mezzi propri del demagogismo, porta al disordine ed alla distruzione… Pertanto Gandhi è realmente e principalmente un demagogo, ma demagogo more indico, tipo induista, cioè tipo santone e fachiro religioso. Il suo ascetismo non ha niente di comune con l’ascetismo cristiano; è troppo calcolato ed esteriore; è bene spesso una parata diretta a fare impressione sulle masse… non vogliamo dire che nel Mahâtma tutto sia superbia ed egoismo; diciamo anzi: vi e del vero e del buono, effetto del lume della ragione e riflesso del Cristianesimo, ma vi è molto di erroneo, e perciò grave di cattive conseguenze. Bonum ex integra causa, malum ex quocumque defectu. Basta un solo errore, per condurre a gravi mali.
Da ciò si comprende quanto sia superficiale, anzi stolta, ogni comparazione che si voglia fare di Gandhi con i nostri Santi, tutti luce purissima di umiltà e di carità e perciò di opere meravigliose ed efficaci per il bene dell’umanità (S. Francesco, S. Vincenzo dei Paoli, S. Francesco Saverio, i Beati Cottolengo e Don Bosco, ecc.). Peggio ancora, è sacrilega profanazione il solo raffronto con Gesù Cristo Signor Nostro. E’ perciò superficiale, per lo meno, l’infatuazione umanitaria di Romain Rolland, nel suo panegirico di Gandhi. Dopo averlo tante volte comparato con Cristo e proclamato «Messia» lanciando uno sciocco insulto alla Chiesa, la quale, secondo lui «dà consigli inefficaci, virtuosi e dosati, prudentemente guardinghi per non metterla in urto con i potenti; nel resto dà consigli, ma non dà punto l’esempio», conclude: «La nostra lotta — dichiara Gandhi — ha per fine l’amicizia col mondo intero… La non-violenza è venuta tra gli uomini, e vi resterà. Essa è l’Annunciatrice della pace del mondo». Fallaci illusioni del povero intendimento umano! Non vi può essere pace nel mondo fuori di quella annunziata da Cristo, alla quale è contrario direttamente ogni nazionalismo esagerato, la grande eresia moderna, importata dall’Europa nell’India, dove ha travolto l’anima, per altro nobile, di Gandhi stesso”.
Gandhi fu “iniziato” durante una visita londinese, alla Teosofìa della Blavasky, una sorta di club esoterico che cercava dall’alto una “fraternitè” universale al di là delle religioni e delle differenze culturali. A seguito del Concilio Vaticano II (secondo l’allora card. Ratzinger “evento” che metteva pace tra filosofìa liberale e Chiesa o ’1789 della Chiesa’ secondo il card. Suenens), vi fu un’infatuazione acritica nei confronti della figura di Gandhi, simbolo ecumenico per antonomasìa e quasi precursore delle adunate interreligiose di Assisi. Alle rigorose definizioni teologiche viene preferito un atteggiamento più in linea con l’avanzante mondialismo laico-illuminato propagandato dall’ONU, farcito però dal fritto mistico spiritualeggiante new age. Ancora oggi, questo mutamento pare sempre più consolidarsi in certe frange della Chiesa:
2007 Asianews: “Mons Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai e presidente della Conferenza episcopale indiana, spiega ad AsiaNews come la non violenza sia molto di più del diffuso pacifismo. Gandhi, padre della Nazione indiana – ha detto il prelato - è diventato il più importante simbolo di non violenza per il secolo 20mo. La non violenza è diversa dalla semplice assenza di violenza: è uno Spirito di pace, perdono, comprensione e tolleranza, senza i quali non può esserci non violenza. Non è un fine, ma un mezzo per creare una società dove ci sia giustizia, pace e rispetto dei diritti umani di tutti, anche dei più emarginati.”
2008 … ”È anche questa fiducia nel futuro, questa capacità di sperare contro ogni speranza, che ci ha condotti a dedicare il calendario di quest’anno alla memoria di questo grande profeta della nonviolenza.
Una memoria che vorremmo diventasse ancora una volta pericolosa per l’oggi…”Mons. Tommaso Valentinetti
Arcivescovo di Pescara – Presidente di Pax Christi Italia
“L’esempio di Gandhi mi ha portato a far un paragone fra la sua teoria o filosofia, il suo modo di concepire la lotta per la liberazione della sua patria, ed il messaggio di Gesù che, dando la possibilità all’uomo di divenire figlio di Dio, è venuto sulla terra a condurre un’altra guerra: quella contro il vecchio mondo, contro gli “uomini vecchi”, per instaurare su tutto il pianeta il regno della libertà e della pace vera.”
Chiara Lubich da Città Nuova 1995 n.21” 1999… “Il Papa scalzo, con ai piedi delle ciabatte verdi, che poi si è tolto, si è recato a rendere omaggio al monumento
di Gandhi, portando una corona di fiori bianchi e gialli e gettando, secondo la tradizione, petali di rosa. È l’ immagine simbolo della giornata indiana del Papa, con Giovanni Paolo II che ha anche accennato una benedizione al monumento che ricorda il padre dell’ India moderna e che tra ciabatte troppo piccole e una sorta di moquette-finto prato, che è vicina al monumento, ha incespicato ed ha quasi rischiato di cadere.” Quotidiano.net Don Sciortino, recensione al libro su Gandhi (‘Chi segue il cammino della verità non inciampa’) edito da Famiglia Cristiana: “La sua parola, forte, umile e chiara ripropone le grandi questioni di una vita: la non violenza, il controllo delle passioni, l’ascesi, la preghiera, il servizio al prossimo, l’importanza del lavoro.”
Già i Rosacroce parlavano del “Cristo Cosmico” e i “pancristiani” lo consideravano una sorta di principio astratto che poteva mettere d’accordo i buddhisti (che considerano Gesù un’incarnazione di Visnu). Curioso è che queste teorìe si siano così diffuse a tal punto da plasmare la stessa fede di molti cattolici.
La visione gandhiana del “Cristo-Umanità” si presenta come nuovo Universale per una parte consistente del mondo cattolico. E le stelle stanno a guardare.
 
 Pietro Ferrari
Fonte: