giovedì 28 marzo 2013

A Papa Pio VII: "niuno dunque sia permesso lacerar questa carta di Nostra dichiarazione, condanna, comando, proibizione ed interdizione, o pure con temerario ardire trasgredirla. Che se alcuno presumerà di attentarlo, sappia che incorrerà lo sdegno di Dio Onnipotente, e de' Beati Apostoli di lui Pietro e Paolo".

"Smascherare la Massoneria è vincerla!" Leone XIII





Fonte. il benemerito sito, Progetto Barruel...

Da: Atti Pontificii o sieno Lettera Enciclica e Sillabo degli 8 dicembre 1864 co' documenti in essi citati, testo e volgarizzamento curati per una Pia Unione di Sacerdoti napolitani, Napoli 1865, pag 109-115.

LETTERA ENCICLICA


DEL NOSTRO SANTISSIMO PADRE IL PAPA PIO VII


Ecclesiam a Jesu Christo, 13 settembre 1821.


La Chiesa fondata da Gesù Cristo Nostro Salvatore su ferma pietra, e contro di cui lo stesso Cristo promise non dover mai prevalere le porte dell'inferno, è stata sovente da tanti e sì terribili nemici assalita, che se non vi fosse stata quella divina promessa, che non può venir meno, sarebbe a temersi ch'essa assediata o dalla forza, o dalle arti o dalle astuzie di quelli perisse del tutto. Ciò che però accadde nei tempi passati, si è fatto ancora sopra tutto in questa Nostra luttuosa età, che sembra esser quell'ultimo tempo tanto prima prenunziato dagli Apostoli, in cui (In Epist. b. Judae Ap. v. 18.) verranno i derisori viventi secondo i loro appetiti nell'empietà. Poichè a niuno è ignoto, quanta moltitudine di uomini scellerati in questi difficilissimi tempi siasi radunata contro al Signore, e contro al suo Cristo, de' quali il principale impegno è, sebbene con inutili sforzi, indebolire e distruggere la Chiesa stessa, ingannando i fedeli per mezzo di una filosofia inutile ed ingannatrice (Coloss. cap. II, v. 8.), e strappandoli dalla dottrina della Chiesa. Lo che per ottenere con maggior facilità, molti di loro adunarono occulte assemblee e sette clandestine, dalle quali speravano con maggior libertà tirar moltissimi alla società della loro congiura e scelleratezza.

Già da gran tempo questa Santa Sede scoperte tali sette gridò grandemente e liberamente contro di esse, e scoprì i loro consigli clandestinamente concertati contro la Religione, anzi anche contro la Società civile. Fin d'allora eccitò la diligenza di tutti, acciò prendessero le precauzioni per non dar campo a queste sette di tentare ciò che scelleratamente meditavano. È però da dolersi, che a questi impegni della Sede Apostolica non corrispose l'esito ch'Ella si aspettava; e che gli uomini scellerati non si arrestaron mai dall'intrapreso disegno; donde poi son nati in fine quei mali che abbiam veduti co' nostri occhi. Anzi gli uomini, de' quali la superbia sempre più cresce, si sono resi arditi a formare ancora delle nuove segrete società.

Qui deve farsi menzione di quella società poco anzi nata, e molto estesa nell'Italia ed in altre regioni, la quale sebbene sia divisa in molte sette, e per la loro varietà prenda alle volte diversi nomi e distinti fra loro, in realtà però, per la comunione delle sentenze e delle operazioni, per una certa lega formata è una, e suole per lo più chiamarsi dei Carbonari. Fingono essi per altro una singolare osservanza, ed un certo maraviglioso impegno per la Religione Cattolica, e per la persona e dottrina di Gesù Cristo nostro Salvatore, che ardiscono anche qualche volta empiamente chiamare Rettore e gran Maestro della loro società. Ma questi parlari che sembrano ammolliti più dell'olio, non altro sono, che strali per ferire più sicuramente i meno cauti, adoperati da uomini astuti, i quali vengono vestiti da pecore, ma al di dentro son lupi rapaci (Matth. VII. 15.).







Infatti quel severissimo giuramento, con cui imitando in gran parte gli antichi Priscillianisti promettono di non manifestare in qualunque tempo o in qualsivoglia caso gli arcani della società ad uomini in essa non ascritti, e di non comunicare a que' che sono ne' gradi inferiori cosa che appartenga ai gradi superiori; oltre a ciò quelle clandestine ed illegittime conventicole, che essi hanno secondo il costume di molti eretici; e l'arrolamento di uomini di qualunque religione e setta nella loro società, quando altro mancasse, persuadono abbastanza, che a tali loro parole niun credito prestar mai si deve.

Ma non vi è bisogno di congetture ed argomenti per così giudicarsi delle loro parole, come abbiam sopra additato. I libri da loro stampati, ne' quali si
descrive la maniera che suole adoperarsi nelle adunanze de' gradi soprattutto superiori, i loro catechismi e statuti, ed altri autentici documenti gravissimi a far fede, come anche le testimonianze di que' che avendo abbandonata quella società, a cui erano stati prima attaccati, manifestarono a' giudici legittimi i di lei errori e le frodi, apertamente dichiarano, che la mira principalc de' Carbonari è di dare ad ognuno una gran licenza di formarsi la religione a capriccio e secondo le proprie opinioni, indotta l'indifferenza in materia di religione, di cui non può escogitarsi cosa più perniciosa; di profanare e prostituire la passione di Gesù Cristo con certe nefande loro cerimonie; di sprezzare i sacramenti della Chiesa (a' quali pare, che sostituiscono de' nuovi da loro scelleratamente inventati), e gli stessi misteri della Cattolica Religione; e di rovesciare questa Sede Apostolica, contro la quale, perchè in lei è stato sempre in vigore il principato della Cattedra Apostolica (S. Aug. Epist. 43.), hanno essi un odio particolarissimo: e non fanno, che macchinare quanto vi è di pestifero e di pernicioso.

Nè meno, come costa dagli stessi monumenti, sono scellerati i precetti, che in ordine a' costumi insegna la Società de' Carbonari, quantunque piena di confidenza si vanti esigere da' suoi seguaci di coltivare ed esercitare la carità e le virtù di ogni genere, e di astenersi con tutta diligenza da ogni vizio. Ella dunque con somma impudenza favorisce i libidinosi piaceri; insegna, che sia lecito l'uccidere coloro, che non abbiano serbata la fede del segreto di sopra cennato; e sebbene il principe degli Apostoli Pietro comandi, che i Cristiani (Ep. I. cap. II, vers. 13.) sieno soggetti per riguardo a Dio ad ogni uomo creato, tanto al Re come sopra di tutti; quanto ai presidi come spediti da lui ecc. e Paolo Apostolo comandi (Rom. cap. III, v. 14.), che ogni anima sia soggetta alle potestà superiori, quella Società nondimeno insegna esser lecito, eccitate le sollevazioni, di spogliar della loro potestà i Re, e
gli altri Imperanti, che osa con somma ingiuria da per ogni dove appellare tiranni.



Questi ed altri sono i dommi e i precetti di questa società, da' quali nacquero in Italia que' delitti poc'anzi commessi da' Carbonari, che han recato sì gran dolore agli uomini onesti e religiosi. Noi dunque, che siamo costituiti sentinelle della Casa d'Israello, ch'e la Santa Chiesa, e che per Nostro pastoral dovere dobbiamo evitare che il gregge del Signore affidatoci dallo stesso Dio soffra verun detrimento, stimiamo in una causa tanto importante non poterci astenere dal raffrenare gl'impuri sforzi di costoro. Ci muove anche l'esempio della felice memoria di Clemente XII e di Benedetto XIV Nostri predecessori, dei quali il primo a' 28 aprile 1738, colla Costituzione In eminenti, e l'altro a' 18 maggio dell'anno 1751 colla Costituzione Providas, condannarono e proibirono le società de' Liberi Muratori , ossia Francs-Maçons, o con qualunque altro nome chiamate per la varietà deipaesi e de' linguaggi, delle quali società forse deve stimarsi un rampollo, o per certo una imitazione questa società de' Carbonari. E quantunque avessimo già rigorosamente proibita questa società con due editti proposti per la NostraSegreteria di Stato, pure seguendo i prelodati Nostri predecessori, stimiamo dover fulminare contro questa società delle gravi pene in una maniera più solenne, specialmente perchè i carbonari comunemente pretendono non esser compresi in quelle due Costituzioni di Clemente XII e di Benedetto XIV, nè soggetti alle sentenze ed alle pene in quelle stabilite e promulgate.

Udita dunque una scelta Congregazione de' Venerabili nostri fratelli Cardinali della S. R. C., per loro consiglio, ed anche per moto proprio, e per certa scienza, e matura deliberazione Nostra, colla pienezza dell'Apostolica potestà abbiamo stabilito e determinato condannare e proibire la predetta Società de' carbonari, o con qualunque altro nome ella sia chiamata, i di lei ceti, le unioni, congreghe, vendite, logge, conventicole, come colla presente Nostra Costituzione, da dovere aver vigore in perpetuo le condanniamo e proibiamo.

Laonde rigorosamente, ed in virtù di santa ubbidienza, comandiamo a tutt'i fedeli, ed a ciascuno di essi di qualunque stato, grado, condizione, ordine, dignità e preminenza, siano laici, siano clerici, tanto secolari, quanto regolari anche degni di speciale ed individuale menzione ed espressione, che niuno ardisca o presuma sotto qualunque pretesto o colore intraprendere, formare e propagare la predetta società de' carbonari, o con qualunque altro nome chiamata, fomentarla, favorirla, ricettarla, ed occultarla nelle sue case o edificî, o altrove; e farsi ascrivere o aggregare a lei e a qualunque di lei grado, o intervenire alle di lei unioni, dar facoltà o comodo per radunarsi in qualunque luogo, somministrarle qualche cosa, o inqualunque modo darle consiglio, ajuto o favore in palese o in segreto, direttamente o indirettamente, per sè o per altri; come ancora esortare, indurre, stimolare e persuadere gli altri, affinchè si ascrivano, si annoverino, o siano presenti a tale società, o a qualunque di lei grado, o in qualunque modo giovarla e fomentarla; ma all'intutto debba ognuno mantenersi lontano dalla stessa società, e da' di lei ceti, unioni, aggregazioni, o conventicole sotto pena di scomunica da incorrerla ipso facto e senza alcuna dichiarazione, da tutt'i trasgressori come sopra, dalla quale nessuno possa ottenere il beneficio dell'assoluzione da chiunque, eccetto che da Noi, o dal Romano Pontefice esistente pro tempore, escluso soltanto il caso che sia costituito nell'articolo della morte.

Comandiamo oltre a ciò a tutti sotto la stessa pena di scomunica riservata a Noi, ed a' Romani Pontefici Nostri Successori, che siano tenuti a denunziare a' Vescovi, o agli altri, a cui spetta, tutti coloro che sapranno aver dato il nome a questa società, o di essersi imbrattati di alcuni di quei delitti, de' quali si è fatta menzione.

Finalmente per togliere più efficacemente ogni pericolo di errore, condanniamo e proscriviamo tutt'i così detti catechismi de' carbonari e tutt'i libri nei quali da' carbonari si descrive quanto suol farsi nelle loro adunanze, anche i loro stattiti, codici e tutti i libri scritti in loro difesa, siano stampati, siano manoscritti, e proibiamo a tutt'i fedeli sotto la stessa pena di scomunica maggiore dello stesso modo riservata, di leggere e ritenere i cennati libri, o alcuno di essi; e comandiamo, che assolutamente li consegnino agli Ordinari de' luoghi, o ad altri che hanno il dritto di riceverli.

Vogliamo poi, che a' transunti delle presenti Nostre Lettere, anche impressi, sottoscritti da qualche pubblico Notajo, e muniti del suggello di qualche persona costituita in dignità ecclesiastica, si presti del tutto la stessa fede, che si presterebbe allo stesso originale se fosse esibito, o mostrato.

A niuno dunque sia permesso lacerar questa carta di Nostra dichiarazione, condanna, comando, proibizione ed interdizione, o pure con temerario ardire trasgredirla. Che se alcuno presumerà di attentarlo, sappia che incorrerà lo sdegno di Dio Onnipotente, e de' Beati Apostoli di lui Pietro e Paolo.



Dato in Roma presso Santa Maria Maggiore l'anno dell'Incarnazione del Signore mille ottocento ventuno negli idi di settembre, l'anno vigesimo secondo del nostro Pontificato.

Pio Papa VII.

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 L'IMPOSTORE - frammento del documentario "La Framassoneria e il Concilio Vat. II" di C.A.Agnoli
 
Testo in Latino....

S. S. DOMINI N. PII VII


EPISTOLA ENCYCLICA [1]


Ad perpetuam rei memoriam.


Ecclesiam a Jesu Christo servatore Nostro supra firmam petram fundatam, et adversus quam ipsemet Christus promisit numquam portas inferi praevalituras, tot saepe ac tam formidolosi hostes aggressi sunt, ut nisi divina illa, et quae transire non potest promissio intercessisset, metuendum videretur, ne ipsa illorum aut vi, aut artibus, aut calliditate circumventa penitus interiret. Quod vero superioribus temporibus evenit, id etiam et praecipuae quidem luctuosa hac nostra aetate factum est, quae novissimum illud tempus esse videtur tanto ante ab apostolis praenunciatum, quo [2] venient illusores secundum desideria sua ambulantes in impietatibus. Nec enim quemquam latet, quanta scelestorum hominum multitudo difficillimis hisce temporibus convenerit in unum adversus Dominum et adversus Christum ejus, qui id praecipue curant, ut deceptis per philosophiam et inanem fallaciam [3] fidelibus et ab Ecclesiae doctrina avulsis, ipsam Ecclesiam irrito licet conatu labefactent, et evertant. Quod ut facilius aesequerentur, eorum plerique occultos coetus, clandestinasque sectas coegerunt, ex quibus futurum sperabant ut plurimos in suae conjurationis et sceleris societatem liberius pertraherent.

Jampridem sancta haec Sedes his sectis detectis, magna liberaque voce contra eas clamavit, et consilia, quae clam ab iis essent inita contra religionem, imo et contra civilem societatem patefecit. Jampridem omnium excitavit diligentiam, ut caverent, ne his sectis id conari liceret, quod nefarie meditabantur. Verum dolendum est his Sedis Apostolicae studiis non eum exitum respondisse, quem ipsa spectabat, et scelestos homines nunquam a suscepto consilio destitisse; unde consecuta tandem ea mala sunt, quae nosmetipsi perspeximus; imo homines, quorum superbia ascendit semper, novas etiam secretas societates iniri ausi sunt.



Commemorari hoc loco debet societas nuper orta et longe lateque in Italia, aliisque in regionibus propagata, quae licet in plures sectas divisa sit, ac pro earum varietate diversa ac distincta inter se nomina aliquando assumat, re tamen sententiarum, et facinorum communione, et foedere quodam inito una est, et Carbonariorum plerumque solet appellari. Simulant illi quidem singularem observantiam et mirificum quoddam studium in catholicam religionem, et in Iesu Christi servatoris nostri personam et doctrinam, quem etiam societatis suae rectorem et magnum magistrum nefarie aliquando audent appellare. Verum sermones hi, qui super oleum molliti videntur, nihil aliud sunt quam jacula ad tutius vulnerandos minus cautos a callidis hominibus adhibita, qui veniunt in vestimentis ovium, intrinsecus autem sunt lupi rapaces [4].

Sane severissimum illud jusjurandum, quo veteres Priscillianistas magna ex parte imitantes, pollicentur se nullo unquam tempore, nullove casu vel patefacturos hominibus in societatem non adscriptis quidquam quod eam societatem respiciat, vel communicaturos cum iis, qui in gradibus inferioribus versantur aliquid quod ad gradus pertineat superiores, clandestina illa praeter ea et illegitima conventicula, quae more a pluribus haereticis usurpato ipsi habent, et cooptatio hominum cujuscumque religionis et sectae in suam societatem, etsi caetera deessent, satis persuadent nullam memoratis eorum dictis fidem haberi oportere.

Verum conjecturis et argumentis opus non est, ut ita de eorum dictis judicetur, quemadmodum superius indicatum est. Libri ab ipsis typis editi, quibus ratio describitur, quae in conventibus superiorum praesertim graduum adhiberi solet; eorum cathechismi, et statuta, aliaque authentica et ad fidem faciendam gravissima documenta, nec non eorum testimonia, qui cum eam societatem deseruissent, cui antea adhaeserant, ejus errores et fraudes legitimis judicibus patefecerunt, aperte declarant, Carbonarios id praecipue spectare ut magnam licentiam cuique dent religionem, quam colat, proprio ingenio, et ex suis opinionibus sibi fingendi, indifferentia in religionem inducta, qua vix quidquam excogitari potest perniciosius, ut Jesu Christi passionem per nefarias quasdam suas caeremonias profanent, ac polluant, ut Ecelesiae sacramenta (quibus nova alia a se per summum scelus inventa substituere videatur) et ipsa religionis catholicae mysteria contemnant, utque Sedem hanc Apostolicam evertant, in quam, quoniam in ea apostolicae Cathedrae semper viguit principatus [5], singulari quodam odio afficiuntur, et pestifera quaeque ac perniciosa moliuntur.

Nec minus, ut ex iisdem constat monumentis, scelesta sunt, quae Carbonariorum societas tradit de moribus praecepta, quamvis confidenter jactet se a suis sectatoribus exigere, ut charitatem ac omne virtutum genus excolant, et exerceant, ac diligentissime ab omni vitio abstineant. Itaque libidinosis voluptatibus impudentissime ea favet; docet licere eos interficere, qui datam de secreto, quod superius memoratum est, fidem non servaverint; et licet Apostolorum princeps Petrus praecipiat, ut Christiani [6] omni humanae creaturae propter Deum subjecti sint, sive regi quasi praecellenti, sive ducibus tamquam ab eo missis, etc., jubeatque Paulus apostolus [7], ut omnis anima potestatibus sublimioribus subdita sit; ea tamen societas docet integrum esse, seditionibus excitatis, reges caeterosque imperantes, quos per summam injuriam tyrannos passim appellare audet, sua potestate expoliare.

Haec, aliaque hujus societatis dogmata, et praecepta sunt, ex quibus ea extiterunt in Italia facinora nuper a Carbonariis commissa, quae adeo gravem honestis ,piisque hominibus moerorem attulerunt. Nos igitur, qui speculatores domus Israel, quae est sancta Ecclesia, constituti sumus, et qui pro pastorali Nostro munere cavere debemus, ne Dominicus grex Nobis divinitus creditus ullum damnum patiatur, existimamus in causa tam gravi non posse ab impuris hominum conatibus cohibendis abstinere. Exemplo etiam commovemur felicis recordationis Clementis XII, et Benedicti XIV praedecessorum Nostrorum, quorum alter quarto kalendas majas anni millesimi septingentesimi trigesimi octavi, constitutione, In eminenti, alter decimo quinto kalendas aprilis anni millesimi septingentesimi quinquagesimi primi, constitutione Providas, damnarunt et prohibuerunt societates de' Liberi Muratori, seu Francs-Maçons, aut alio quocumque nomine pro regionum, et idiomatum varietate appellatas, quarum societatum fortasse propago, vel certe imitatio haec carbonariorum societas existimanda est. Et quamvis jam duobus edictis per Nostram Status Secretariam propositis hanc societatem graviter Nos prohibuerimus, memoratos tamen praedecessores Nostros sequentes, graves poenas in hanc societatem solemniori quidem ratione decernendas putamus, praesertim cum Carbonarii passim contendant se duabus illis Clementis XII, et Benedicti XIV constitutionibus non comprehendi, nec sententiis, et poenis in illis latis subjici.

Audita igitur selecta congregatione Venerabilium Fratrum Nostrorum S. R. E. Cardinalium, et de ejus consilio, ac etiam motu proprio, et ex certa scientia ac matura deliberatione Nostris, deque apostolicae potestatis plenitudine, praedictam societatem Carbonariorum, aut alio quocumque nomine appellatam, ejus coetus, conventus, collectiones, aggregationes, conventicula damnanda, et prohibenda esse statuimus et decrevimus, prout praesenti Nostra perpetuo valitura constitutione damnamus et prohibemus.

Quocirca omnibus et singulis christifidelibus cujuscumque status, gradus, conditionis, ordinis, dignitatis, ac praeeminentiae, sive laicis, sive clericis, tam saecularibus, quam regularibus, etiam specifica, et individua mentione, et expressione dignis, districte et in virtute sanctae obedientiae praecipimus, ne quis sub quovis praetextu, aut quaesito colore audeat, vel praesumat praedictam societatem Carbonariorum, aut alias nuncupatam inire vel propagare, confovere, ac in suis aedibus, seu domibus, vel alibi receptare, atque occultare, illi, et cuicumque ejus gradui adscribi, aggregari aut interesse, vel potestatem, seu commoditatem facere, ut alicubi convocetur, eidem aliquid ministrare, seu alias consilium, auxilium vel favorem palam, aut in occulto, directe vel indirecte, per se, vel per alios quoquomodo praestare, nec non alios hortari, inducere, provocare, ac suadere, ut hujusmodi societati, aut cuicumque ejusdem gradui adscribantur, annumerentur, aut intersint, vel ipsam quomndolibet juvent ac foveant,sed omnino ab eadem societate, ejusque coetibus, conventibus, aggregationibus, seu conventiculis prorsus abstinere se debeat, sub poena excommunicationis per omnes ut supra contrafacientes ipso facto absque ulla declaratione incurrenda, a qua nemo per quemquam nisi per Nos, seu Romanum Pontificem pro tempore existentem, praeterquam in articulo mortis constitutus, absolutionis beneficium valeat obtinere.

Praecipimus praeterea omnibus sub eadem excommunicationis poena Nobis, ac Romanis Pontificibus successoribus Nostris reservata, ut teneantur denunciare Episcopis, vel caeteris ad quos spectat eos omnes, quos noverint huic societati nomen dedisse, vel aliquo ex iis criminibus, quae commemorata sunt, inquinasse.

Postremo, ut omne erroris periculum efficacius arceatur, damnamus, et proscribimus omnes Carbonariorum, ut aiunt, catechismos et libros, quibus a Carbonariis describuntur, quae in eorum conventibus geri solent, eorum etiam statuta, codices, ac libros omnes ad eorum defensionem exaratos, sive typis editos, sive manuscriptos, et quibuscumque fidelibus sub eadem poena majoris excommunicationis eodem modo reservatae, prohibemus memoratos libros, vel eorum aliquem legere, aut retinere, ac mandamus, ut illos vel locorum Ordinariis, vel aliis, ad quos eosdem recipiendi jus pertinet, omnino tradant.

Volumus autem quod praesentium Litterarum Nostrarum transumptis etiam impressis, manu alicujus notarii publici subscriptis et sigillo personae in dignitate ecclesiastica constitutae munitis, eadem fides prorsus adhibeatur, quae ipsis originalibus Litteris adhiberetur si forent exhibitae, vel ostensae.

Nulli ergo hominum liceat hanc paginam Nostrae declarationis, damnationis, mandati, prohibitionis et interdictionis infringere, aut ei ausu temerario contraire. Si quis autem hoc attentare praesumpserit, indignationem omnipotentis Dei, ac beatorum Petri et Pauli apostolorum ejus se noverit incursurum.

Datum Romae apud Sanctam Mariam Majorem, anno Incarnationis Dominicae millesimo octiiigentesimo ti•igesimo primo, idihus septembris, Pontificatus Nostri anno vigesimo secundo.

Pius PP. VII.

NOTE:


[1] Non appena fu vinta la rivoluzione ch'era stata suscitata dalla frammassoneria e dalle altre sette secrete, ricominciarono queste le loro macchinazioni, e specialmente in Italia il carbonarismo diffuse con incredibile rapidità le sue reti. Pio VII. palesò il male, e se le rivoluzioni posero nuovamente in iscompiglio l'Europa, ne fu cagione la negligenza de' governi nell'ascoltare gli avvisi che loro venivano da Roma.

[2] In Epist. b. Judae Ap. v. 18.

[3] Coloss. cap. II, v. 8.

[4] Matth. VII. 15.

[5] S. Aug. Epist. 43.

[6] Ep. I. cap. II, vers. 13.

[7] Rom. cap. III, v. 14.