giovedì 7 febbraio 2013

La Monarchia sacra Parte Sesta : La Monarchia sacra e il Papato : Il Privilegio di Ottone il Grande (962)

Ottone I
Ottone I di Sassonia, detto Ottone il Grande (23 novembre 9127 maggio 973)
 

Ottone I , divenuto nel 936 Re di Germania, il 23 settembre 951 era stato pure incoronato a Pavia sovrano d’Italia, lasciando però a Berengario II, che si era fatto suo vassallo, l’effettivo governo del regno. Dopo la strepitosa vittoria di Lechfeld (955) grazie alla quale le orde pagane degli Ungari erano state brutalmente sconfitte, dando avvio alla loro conversione al Cristianesimo, il prestigio del monarca era al sommo quale il più potente principe della Cristianità. Ottone, quando, sul finire del 960, ricevette un’ambasciata di Papa Giovanni XII, che lo invitava a Roma per conferirgli la corona imperiale, venne subito in Italia, senza incontrare resistenza. Il giovane e dissoluto Pontefice si era deciso a tal pas- so, sia per tener fede alla tradizione ormai plurisecolare della concorde alleanza tra le due supreme potestà, sia per trovare nel vittorioso monarca un appoggio contro i nu- merosi nemici che un’aggressiva politica gli aveva procurato. Entrato nel gennaio 962 nella città eterna, il 2 febbraio venne consacrato Im- peratore Romano dal Pontefice. Qualche giorno dopo, il 13, l’Imperatore emanava un Priviliegium o Pactum in favore del Papato, come era consuetudine dai tempi di Pipi- no e Carlo Magno. Il celebre documento, oltre a definire e confermare l’ambito terri- toriale dei territori di San Pietro, stabiliva, in linea con la Constitutio Romana dell’824, una forma di controllo del monarca sull’elezione papale, rimettendo in vigo- re il dispositivo, secondo cui, dopo l’elezione, ma prima della intronizzazione, il pre- scelto alla Cattedra di Pietro doveva prestare giuramento di fedeltà al Romano Impe- ratore: «Nel nome del Signore Dio onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo, io, Ottone, per grazia di Dio Imperatore Augusto, e con noi nostro figlio Ottone, re glorioso, garantia- mo e confermiamo con questo patto a te, beato Pietro, Principe degli Apostoli e clavigero del regno dei cieli, e per te al tuo vicario il signore Giovanni XII, pontefice supremo e papa universale, che […] salva in ogni cosa l’autorità nostra e del nostro figlio e dei no- stri successori, secondo quanto è sancito nel patto, nella costituzione e conferma di promes- sa di papa Eugenio [II] e dei suoi successori, e cioè che tutto il clero e la nobiltà dell’uni- verso popolo romano, per provvedere alle sue molteplici necessità ed all’intento di ridurre i rigori irragionevoli dei pontefici nei riguardi del popolo loro soggetto, si obblighi con giu- ramento a che l’elezione futura dei pontefici, si faccia secondo i canoni e con giustizia, per quanto ognuno possa intendere, e che nessuno acconsenta alla consacrazione del Pontefice prima che egli faccia, alla presenza di nostri inviati o di nostro figlio ovvero di tutti quan- ti, a soddisfazione e per la conservazione di tutti, una promessa tale e quale risulta abbia fatto spontaneamente Leone signore e venerando padre spirituale nostro». Gli eventi però precipitarono. Giovanni XII cambiò bruscamente atteggiamen- to nei riguardi del sovrano. D’intesa con parte del popolo cercò di cacciar le truppe imperiali da Roma, ma, vedendo che l’aristocrazia s’era schierata con Ottone, fuggì in Campania col tesoro della Chiesa. Il 2 novembre 963 il monarca rientrò nell’Urbe senza colpo ferire, richiese alla popolazione un nuovo giuramento di fedeltà e la pro- messa che non sarebbe stato eletto alcun nuovo pontefice senza il suo consenso pre- ventivo o di suo figlio.Sotto la presidenza del sovrano, il 6 novembre fu convocato in S. Pietro un’a- dunanza cui parteciparono ecclesiastici e fedeli per decidere sulla condotta di Giovanni. Il pontefice venne anche invitato a comparire per scagionarsi delle accuse che gli venivano fatte, ma quello, ramingo tra le montagne della Sabina, rispose scomuni- cando i convenuti. Dopo una seconda citazione, rimasta senza esito, il Papa venne deposto. Clero e fedeli chiesero allora ad Ottone cosa dovevano fare, ed egli rispose di scegliere il più degno, riservandosi la conferma del prescelto. Venne quindi eletto Sommo Pontefice il laico protoscriniario Leone VIII (4 dicembre) al quale vennero conferiti rapidamente gli ordini sacri. Alla morte di Giovanni XII (14 maggio 964) i Romani elessero, senza chiedere il consenso al principe sassone, il suddiacono Benedetto V (22 maggio) anche se invia- rono all’Imperatore una delegazione per comunicargli l’avvenuto. L’Imperatore, tut- tavia, rientrò a Roma, fece deporre Benedetto, che condusse con sé in Germania, la- sciando Leone VIII come unico pontefice. Alla morte di Leone VIII (965) i romani inviarono in Sassonia una delegazione per chiedere al sovrano d’indicare il successore. Ottone spedì nell’Urbe i Vescovi di Spira e di Cremona e alla loro presenza venne elevato al soglio pontificale Giovanni XIII (965-972), il quale nel 967 incoronò a Roma il quattordicenne Ottone II , de- stinato a succedere al genitore, che «trascorse ancora un ultimo Natale a Roma, quello del 970 […] l’unica cosa da segnalare è l’opera di restaurazione religiosa  che si andava realizzando nel frattempo per volontà dell’Imperatore. In vari concili (ad es. in quello di Ravenna del 967…) venivano prese utili disposizioni circa la disciplina ecclesiastica e la vita del clero, mentre a capo dei maggiori vescovati erano poste persone degne e preparate culturalmente». Morto nel 972 Giovanni XII, fu insediato col beneplacito imperiale, Benedetto VI (972-973), al quale, morto a seguito di una congiura guidata dall’antipapa Bonifa- cio VII, subentrò Benedetto VII (975-984), eletto alla presenza del messo imperiale.