giovedì 17 gennaio 2013

La scristianizzazione dell'Europa


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 Avrillé, due suore condotte all'esecuzione nel 1794.



Avvertenze: Lunedi 21 Gennaio 2013 cadrà il 220° anniversario dell'assassinio di Luigi XVI di Borbone Re di Francia e Navarra. Noi dell'A.L.T.A. incominciamo già da oggi la commemorazione di questo grande e buon sovrano che, morto  martire , ha sacrificato se stesso per il suo Regno , per il suo popolo.
Con gentile concessione di uno storico nostro collaboratore (Simone Ziviani) pubblichiamo il seguente articolo estratto dal suo blog:

Premessa: Un ministro francese, rivelando tutta la continuità ideale che corre tra i giacobini di ieri e quelli di oggi, ha recentemente sostenuto che cattolici e altri credenti devono essere "monitorati": per lui si può essere credenti fintanto che la fede religiosa non superi la fede laicista nello stato... Come ha potuto la Christianitas ridursi così ? Cerchiamo di scoprirlo studiando le conseguenze di un evento drammatico e simbolicamente fondamentale, di cui sta per ricorrere l'anniversario
 
 
21 gennaio 1793: l'uccisione del Re e la fine della Cristianità


Esattamente 220 anni or sono, i rivoluzionari francesi uccidevano per decapitazione Luigi XVI, il Re. La reale portata di questa azione criminale, però, andò ben oltre l'apparente contingenza legata all'uccisione di un uomo, peraltro giusto, pio e mite. Con tale gesto, infatti, iniziava a calare il sipario sull'Europa cristiana, quell'Europa nata dall'incontro tra la filosofia greca, il diritto romano, gli ordinamenti germanici e, soprattutto, il messaggio di salvezza di Gesù Cristo. Fu infatti l'intera civiltà di antico regime, che vedeva nell'alleanza tra trono e altare un suo elemendo fondante, la vittima che la rivoluzione ha voluto spazzare via con l'uccisione di uno dei simboli più chiari, Sua Maestà Cristianissima il Re Borbone. Da quel momento in poi la strada verso la scristianizzazione della società europea non troverà davanti a sè reali ostacoli, anche se bisognerà aspettare la seconda metà del '900 per conoscere una generale e diffusa secolarizzazione, sociale e culturale.
 
Il Martirio di Sua Maestà Cristianissima Luigi XVI, Re di Francia. "Figlio di San Luigi, salite al cielo!”, gli dice il confessore, mentre gli sgherri rivoluzionari coprono la voce del Re con il rullare dei tamburi per impedirgli di parlare al popolo.

 
Il pensiero unico dominante, propagandato in italia dall'intellighenzia al potere nelle scuole, nelle università, nei grandi giornali ecc, ha presentato questo mutamento come un avvenimento positivo, tanto da fare diventare il concetto, peraltro abbastanza ambiguo, di "laicità", uno dei dogmi del mondo moderno, una conditio sine qua non, lo spartiacque tra le barbarie del passato e le “magnifiche sorti e progressive” del futuro. Ma le cose stanno proprio così ? Cosa è successo, in passato, quando la politica, ossia l'arte del governo, ha voluto prescindere dagli insegnamenti della Chiesa e, più in generale, dai valori cristiani? E quali rischi ci attendono se la scristianizzazione, e quindi la morte stessa dell'Europa, si completerà nei prossimi anni, come nei desideri delle istituzioni giacobine della Ue?


1. La rivoluzione francese: dal primo stato totalitario, il primo genocidio moderno.



 
La rivoluzione francese rappresentò il primo tentativo di costruire uno stato fondato esclusivamente sulla ragione illuminista: una ragione, come ha ricordato don Negri (1), essenzialmente scientifica e tecnologica. Una serie di tappe determinò il progressivo cammino verso la scristianizzazione della società francese: primo, la costituzione civile del clero del 1790, in seguito alla quale i sacerdoti diventarono funzionari statali. Questo provvedimento, al quale la maggior parte dei preti si oppose, sanciva la subordinazione della Chiesa allo stato, di cui diventava una sorta di branca amministrativa. Messi da parte Dio e la religione, che dovevano essere, al massimo, una questione privata, i rivoluzionari operarono una politica fondata esclusivamente su “valori” civili e laici. Costruirono così il primo stato totalitario, almeno nel senso moderno del termine: uno stato che, raccogliendo tutti i valori etici e culturali, totalizzava in sé l'intera società. Negli anni successivi al 1789 avremo prima l'uccisione del Re, poi gli anni del terrore e il tentativo di portare a compimento la distruzione della Chiesa cattolica e la scristianizzazione della società, attraverso il culto della dea ragione e dell'essere supremo. Nel tentativo di emanciparsi dalla fede di sempre, presentata, sulla scia degli insegnamenti illuministi, come un retaggio oscurantista del passato, i rivoluzionari hanno dato il via a quella utopica ricerca del “paradiso in terra”, che proseguirà con gli immani massacri 900nteschi. Si può ben dire che gulag e lager siano figli legittimi dei giacobini anticristiani. Si iniziò coi cosiddetti “massacri di settembre” del 1792, poi si proseguì con l'epoca Robespierre e il terrore: la nuova francia, in nome di libertè egalitè e fraternitè, massacrava a migliaia chi non accettava il nuovo ordine.
 
Maximilien de Robespierre (Adélaïde Labille-Guiard, 1786). Diabolico protagonista degli anni del Terrore.
 
 
Ma l'episodio più terrificante di tutta l'epopea rivoluzionaria è la cosiddetta guerra di Vandea, ossia il primo genocidio scientificamente pianificato della storia moderna. La Vandea è una regione situata nel nord-ovest del paese, i cui abitanti, peraltro, in un primo momento non si erano neanche rivelati troppo ostili nei confronti dei principi rivoluzionari. Ma il crescente processo di scristianizzazione, che scadeva sempre più nel melodrammatico (sostituzione del calendario cristiano, riti offensivi per scimmiottare le cerimonie cattoliche ecc); l'uccisione della famiglia reale; e infine, goccia che fece traboccare il vaso, l'arruolamento coatto di trecentomila uomini (sì, la leva in massa, oltre all'esplosione dei nazionalismi, è uno dei tragici portati della rivoluzione), portarono alla rivolta dei vandeani. La guerra vera a e propria durò da marzo a dicembre del 1793, poi, meglio organizzati e più numerosi, i repubblicani prevalsero. E da Parigi arrivò l'ordine di cancellare i “ribelli” dalla faccia della terra. (2) "I Vandeani da uccidere erano tanti, così s’iniziò a “studiare” quale fosse il metodo più rapido ed economico. Si utilizzarono dapprima le cosiddette noyades, battelli pieni di prigionieri da fare affondare nelle acque della Loira. (…) Gli annegamenti, individuali, a due, in questo caso chiamati "matrimoni repubblicani" - si tratta di unire nudi, in posizioni oscene, un uomo e una donna, di preferenza il padre e la madre, il fratello e la sorella, il padre e la figlia, un parroco e una religiosa -, oppure collettivi. La procedura semplice: si ammucchia il carico umano su una vecchia imbarcazione dotata di un certo tipo di portelli; una volta al largo, li si fa volare in pezzi a colpi di scure: l'acqua irrompe da tutte le parti e in qualche istante tutti i prigionieri sono annegati. Quelli che ne escono vivi sono immediatamente colpiti a colpi di sciabola (...) Scriveva il generale Turreau il 24 gennaio 1794: "Le mie colonne hanno già fatto meraviglie; non un solo ribelle sfuggito alle loro ricerche ... Se i miei intendimenti sono realizzati, entro quindici giorni in Vandea non esisteranno più nè case, nè rifornimenti, nè armi, nè abitanti. Poteva perciò dirsi soddisfatto il generale Westermann, poco dopo, nel comunicare al comitato di salute pubblica: "Cittadini repubblicani, non c'è più nessuna Vandea! E' morta sotto la nostra sciabola libera, con le sue donne e i suoi bambini. L'abbiamo appena sepolta nelle paludi e nei boschi di Savenay. Secondo gli ordini che mi avete dato, ho schiacciato i bambini sotto gli zoccoli dei cavalli, e massacrato le donne che non partoriranno più briganti. Non ho un solo prigioniero da rimproverarmi. Li ho sterminati tutti... le strade sono seminate di cadaveri. Le fucilazioni continuano incessantemente" (3) Alla fine della repressione, si conteranno oltre 117.000 su un totale di 800.000 abitanti. La crudeltà dei soldati rivoluzionari, animati da una feroce minoranza anticattolica repubblicana, e lo scientismo razionale con cui si è arrivati al genocidio, fungeranno da impagabile modello per chi in futuro si proporrà di costruire un mondo nuovo sulle rovine del passato. Tutto questo, mentre le chiese cattoliche erano bruciate, i preti perseguitati, i fedeli massacrati e si venerava la dea ragione.


Giacobini annegano la popolazione nella Loira.




2. La rivoluzione del cristianesimo


Prima di proseguire nella nostra narrazione, consentiamoci alcune brevi ma fondamentali considerazioni: per quanto, anche nell'era propriamente cristiana, si erano conosciuti grandi massacri, talvolta perpetrati proprio da uomini di Chiesa (valga per tutti l'esempio delle guerre di religione), non è un caso che il primo genocidio scientificamente pianificato della storia sia stato realizzato da questi feroci signori anticristiani e anticlericali, che si proponevano di creare una società nuova, libera dagli influssi religiosi. In realtà, messo da parte il messaggio cristiano, che ha trasformato in persone a immagine di Dio tutti gli uomini, questi hanno perso la loro dignità umana. Così le nuove religioni laiche, sorte sulla cenere dell'Europa cristiana, eliminarono Gesù Cristo dal centro della vita pubblica, e lo sostituirono di volta in volta con la ragione, la classe sociale, lo stato, la razza. Ma eliminando il cristianesimo, o riducendolo ad una dimensione prettamente privata, è stato eliminata anche l'incommensurabile dignità dell'Uomo. Non che l'essere umano non valesse niente, per Robespierre o per Hilter o per Mao, ma la sua vita poteva e doveva essere subordinata a “beni maggiori”: la rivoluzione francese, la rivoluzione comunista, la purezza del sangue... Alla luce di queste considerazioni, appare più chiaro perchè i polemisti cattolici, da sempre, denunciano la figliazione giacobina di gulag e lager ?
Cancello del lager nazista di Auschwitz

 
Cosa sarà, allora, di questa Europa che di nuovo rifiuta se stessa, non volendo neanche riconosce le sue radici cristiane, e ha paura persino di nominare il nome di Gesù bambino a Natale ?


3a. I frutti della scristianizzazione. Il razzismo: origine illuminista ...


E' pacifico che il razzismo biologico, fondato sull'idea che alcuni esseri umani sono, per natura, inferiori ad altri, è un concetto profondamente anticristiano, in quanto la buona novella è rivolta ad ogni essere umano, per espressa volontà di Gesù stesso: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni" (cfr Matteo 28,19). Stranamente, agli occhi della società moderna, appare meno evidente come l'aberrazione razzista non sia neanche un'invenzione di Hitler o di Mussolini, ma origini in pieno clima illuminista e razionalista! Prima di scoprire le cause culturali di questa realtà, gustiamoci qualche chicca dei grandi maestri illuministi. Locke: “il negro non è un uomo”; Kant: “i negri puzzano”; Hume: “i negri e in generale tutti gli altri tipi di uomini (…) sono per natura inferiore ai bianchi”; Montesquieu: “è impossibile per noi pensare che essi (i neri, nds) siano uomini”; Voltaire: “i negri e le negre, trasportati nei paesi più freddi, continuano a produrvi animali della loro specie” (4) ecc. Voltaire, in particolare, fu protagonista di una violentissima campagna razzista a scapito di neri ed ebrei. Il filosofo che, riferendosi alla Chiesa cattolica, amava ripetere “schiacciate l'infame”, infatti, sosteneva tra le altre cose che le donne di colore si accoppiano con le scimmie e generano mostri, fatto orripilante che - a suo dire- era comune anche in Calabria ! Marco Marsilio, che ha dedicato un interessante studio al tema dell'origine illuminista del razzismo, ha ricordato che in epoca classica, per quanto ogni popolo considerasse barbari i diversi da sè, non esistevano concezioni di superiorità razziale biologica, e men che meno in epoca cristiana, quando col battesimo ogni uomo entrava nella comunità dei credenti, nell'ecclesia universale.
 
Voltaire, pseudonimo di François-Marie Arouet (Parigi, 21 novembre 1694Parigi, 30 maggio 1778). Il nome di Voltaire è indissolubilmente legato  all'Illuminismo, di cui fu uno degli animatori e degli esponenti principali, insieme a cinici personaggi del calibro di Montesquieu, Locke, Rousseau, Diderot, d'Alembert, d'Holbach, e du Châtelet, tutti gravitanti attorno all'ambiente dell' Encyclopédie.
 
 
 Cosa cambiò, dunque, tra '600 e '700 cento? Ecco la risposta:


"i philosophes e gli eruditi dell'epoca per la prima volta sottraggono l'umanità alla sfera della storia religiosa. Fino ad allora l'uomo non si era mai pensato come parte della storia naturale e delle discipline a questa afferenti. Posto all'interno di un disegno provvidenziale, ontologicamente superiore ad ogni altro essere creato in virtù della sua partecipazione ad un'anima divina, l'uomo medievale e rinascimentale non avrebbe mai pensato se stesso come oggetto di studio al pari degli altri animali o di qualunque altro fenomeno fisico" (5). Gli studiosi illuministi, rifiutando la tradizione cristiana, hanno operato una regressione dell'uomo a mero animale, un po' più sviluppato degli altri. Una sorta di scimmia scesa dall'albero, sentenzierà un secolo dopo l'inglese Charles Darwin. Una parte dell'illuminismo, così, ha sostituito la visione cristiana dell'unità della specie umana (“Fu necessario che Gesù Cristo venisse sulla terra per far capire che tutti i membri della specie umana erano per natura simili e uguali”) (6) -ha scritto il grande Tocqueville- con l'idea della "fissità della specie", cioè di una differenza biologica e inalterabile delle differenze tra gli uomini, creando così la base e la giustificazione scientifica e morale, tra l'altro, del nascente colonialismo, e comunque di ogni futura concezione razzista alla base delle pseudoscienze ottocentesche e dei massacri del XIX secolo. Alcuni tra questi autori anticattolici condivisero la teoria poligenica, fondata cioè sull'idea della diversa origine delle razze umane. Scriveva ad esempio Voltaire, narrando, nel "Trattato di metafisica", le avventure di un filosofo marziano sbarcato sul nostro pianeta: "Vedo delle scimmie, degli elefanti, dei negri (...); mi sentirei portato a pensare che tra tutti quegli esseri, quello ragionevole sia l'elefante". Quindi segue l'accusa alla Chiesa, rea, a dire dell'illuminista, della grande colpa di sostenere l'uguaglianza degli uomini. Il marziano infatti, proseguendo, incontra un sacerdote: "un uomo vestito d'una lunga sottana nera, che si proclama fatto per istruire gli altri (...) dice che tutti quei differenti uomini (...) discendono dallo stesso padre" (7).


Il Visconte Alexis Henri Charles de Clérel de Tocqueville (Parigi, 29 luglio 1805Cannes, 16 aprile 1859).



3b… e sviluppo positivista evoluzionista


Nel XIX secolo prende corpo il pensiero positivista, che porta agli estremi le tendenze materaliste del razionalismo illuminista. "La valutazione di una civiltà è strettamente legata al livello raggiunto dalle conoscenze scientifiche e dall'industria; dallo studio di questi fenomeni emerge una legge del progresso umano assolutamente necessaria". (8) Per Comte, padre della cultura positivista, esiste un solo modello di civiltà, che i popoli evoluti hanno raggiunto percorrendo una serie di tappe, o gradi. E' comprensibile che in questo clima culturali trovi successo la teoria darwinista (sopravvivenza del più adattabile), e la sua relativa applicazione in ambito politico-sociale. "Il genocidio fisico e culturale, l'estinzione di intere popolazioni indigene non provoca la minima condanna in Darwin, che assiste allo scenario futuribile di questa continua distruzione di civiltà aliene da quella europea, con l'impassibilità con la quale un medico pronostica un male incurabile". In seguito, Marsilio riporta le parole del naturalista inglese: "Nel futuro (...) le razze umane civilizzate avranno quasi completamente sterminato le razze selvagge in tutto il mondo. Nello stesso periodo, le scimmie antropomorfe (nds: simpatico, il paragone del nostro naturalista...) saranno state senza dubbio sterminate". Da qui alla nascita dell'eugenetica (eh sì, neanche questa, cari lettori, è un'invenzione del dittatore di Braunau!) il passo non è lungo. Scrive ancora Darwin: "nelle nazioni civilizzate anche i deboli propagano il loro genere. Nessuno di quelli che si sono dedicati all'allevamento degli animali domestici dubiterà che questo può essere altamente pericoloso per la razza umana". A questi punti non può mancare, da parte di Darwin, la deumanizzazione dei malati mentali, la cui mente "è più in basso nella scala di quella del più primitivo degli animali". Gli allievi del maestro si muoveranno sulla sua scia. Il darwinista francese de Lapouge, ad esempio, sostenne che l'unico diritto esistente sia quello basato sulla forza: logica conseguenza, d'altra parte, dell'anticristiana regressione dell'uomo al regno animale: "non esistono" scrisse de Lapouge "i diritti dell'uomo più di quanto non esistano i diritti dell'armadillo a tre bande o del gibbone sindattilo o del cavallo che si imbriglia o del manzo che mangiamo".
 
File:Editorial cartoon depicting Charles Darwin as an ape (1871).jpg
Caricatura di Darwin raffigurato come scimmia
 
 
 Hitler è stato un ottimo allievo di questi scienziati anticattolici, ma almeno non si può dire che il suo regime non goda di universale discredito (per usare un eufemismo). Ma che dire allora del fatto che nella democratica, laica e progressista Svezia, fino al 1975, erano in vigore leggi eugenetiche, come la sterilizzazione delle persone considerate inadatte alla riproduzione? Ispiratore culturale di queste politiche fu il filosofo Hagerstrom. Vediamo come ce lo presente Marsilio: "il suo neopositivismo, spinto alle conseguenze più radicali, è stato definito nichilismo dei valori a causa della radicale critica dei valori morali che contiene: per Hagerstrom la presenza di concetti metafisici -bollati come superstizioni- in ogni campo della conoscenza umana deve condurre al loro smascheramento". Insomma, il crimine perpetrato dai governi svedesi appare completamente ascrivibile ad una forma mentis improntata al culto della scienza e della razionalità. E torniamo così ancora una volta, ahimè, ai tragici eventi francesi del XVIII secolo. Per concludere, anche se "La Repubblica" o qualche professore dotto continueranno a sostenere che l'illuminismo è stato il fenomeno che ha liberato l'uomo dalle tenebre dell'oscurantismo (cioè dal cattolicesimo, ovviamente), noi ricordiamo anche i limiti di una cultura che oltre a qualche cosa buona, ha partorito tutti i totalitarismi del '900.


4a. La scomparsa dell'Impero cristiano e della concezione sacrale del potere politico.


Si è ricordato che le ideologie totalitarie sono figlie della rivoluzione francese. Approfondiamo il tema: lo stesso nazionalismo è un'ideologia moderna e laica, e, nella sua essenza, anticattolica, come si intuisce già dall' etimologia del termine: (cattolico dal greco catholicos = universale). I nazionalismi moderni, sorti agli albori del XIX secolo, sono caratterizzati dall'idea che l'ente giuridico “stato” dovesse coincidere con la nazione, intesa come comunità etnico linguistica; il principio nazionale, così, ha progressivamente sostituito il sacro principio dinastico, determinando una nuova forma di legittimità del potere, laica e immanente: fedeltà non più al Re, tale per grazia di Dio, ma alla propria“nazione”.
la dea libertà
Simbologia Rivoluzionaria: la Libertà, armata dello scettro della Ragione, scaccia l'ignoranza e il fanatismo (la religione cattolica).

 
Eppure fino al 1806 era esistita, a livello europeo, una cornice spirituale e metapolitica del potere statuale, la quale, ancorché indebolita rispetto ai fasti dei secoli medievali, a livello simbolico godeva ancora di grande prestigio: parlo, ovviamente, della costruzione imperiale guidata dagli Asburgo, eredi di Carlomagno, erede dei Cesari romani. Dalle ceneri del Sacro Romano Impero, si sono sviluppati gli stati moderni: è nata, come abbiamo detto, l'europa forgiata dalla rivoluzione francese. Lo stato, dalla fine del '700 in poi, venne cioè inteso in termini puramente secolari, fondati sulla razionalità e il volere dei cittadini. Il potere politico finì così del tutto desacralizzato. Il dramma però si realizzò nel momento in cui ognuno di questi stati considerò se stesso, pur nella sua egoistica particolarità, portatore di una missione universale. Le conseguenze di questi mutamenti, diventano più espliciti se prendiamo in considerazione la sorte dell'impianto statale che del SRI fu il legittimo erede istituzionale e dinastico: l'Impero d'Austria.
 
 
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Il Sacro Romano Impero nel 1648



4b. La fine dell'Austria cattolica.


Coerentemente con la volontà della massoneria (9), soprattutto italiana e francese, al termine della I guerra mondiale fu smembrato l'Impero asburgico, e al suo posto furono creati diversi piccoli staterelli nazionali(sti). Così in Europa, distrutto quel che restava del sacro regno medievale, coi retaggi del potere politico sacrale che esso portava seco, prevalsero definitivamente i nazionalismi e le ideologie moderne totalitarie: marxismo e fascismi. Questi ultimi cercarono di recuperare una certa idea di politica tradizionale, ma, sospinti dal cieco furore nazionalista e, a seconda dei casi, anche razzista, finirono per contribuire in modo decisivo alla scoppio della II guerra mondiale, dalla quale peraltro uscirono sconfitti.
 
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Impero Austro-Ungarico alla vigilia della I Guerra Mondiale (1914).
 
 
Se le massonerie giacobine non avessero voluto la scomparsa dell'Impero cattolico, per ottemperare alla loro volontà di repubblicanizzare e laicizzare l'europa, questa si sarebbe con tutta probabilità risparmiata la carneficina della II guerra mondiale; così come si sarebbe risparmiata anche la grande guerra, se dalla Francia del 1789 non fossero state esportate le mortali idee del nazionalismo romantico, che facevano della Patria, (concezione generale e astratta che da quel momento non coincise più con la “terra dei Padri”, intendendo con questa espressione anche i costumi e la fede, dei Padri) la religione stessa. Quella specie di religione laica e immanente, tanto per capirci, che nell'800 animerà il pensiero del terrorista Mazzini, non a caso uno dei padri nobili dell'orrido risorgimento italiano.


5. Lager e gulag, nazismo e comunismo: facce della stessa (anticristiana) medaglia.


I massacri dei rivoluzionari francesi, nel settembre del 1792 come l'anno successivo in Vandea, ebbero anche una connaturazione, almeno parzialmente, eutanasiaca, in quanto accadde che in determinate occasioni furono presi speficatamente di mira certe categorie di persone, espressioni di vite che, come dirà Hitler centocinquant'anni dopo, erano “non degne di essere vissute”. Tra queste, ricordiamo sacerdoti, prostitute e malati di mente. Proprio i malati di mente saranno uccisi a migliaia nella Germania hitleriana, dove il regime paganeggiante al potere evidentemente non riconosceva più alla vita umana, sana o malata, bella o brutta, ebrea o ariana che fosse, la stessa sacra dignità. Forse – credo- se fossero stati resi noti e condannati prima i crimini dei giacobini, non si sarebbero poi avuti quelli novecenteschi. Nel duemila, allora, bisogna cercare di smascherare innanzitutto i primi, dato che dei crimini nazisti si sa di tutto e di più, e per di più rappresentano una ideale continuazione dei primi.
 Un manifesto della propaganda nazista sui malati di mente.«Questo malato — si legge tra l’altro — costa al popolo, per tutta la sua vita, sessantamila marchi. Camerata questi sono anche i tuoi soldi»
Manifesto di propaganda nazista contro malati mentali e  portatori di handicap.

 
 Un altro aspetto che accomuna nazismo e comunismo, totalitarismi anticristiani, è il fatto che essi sono stati i primi governi a legalizzare l'aborto, presentandolo come un “diritto”: i comunisti nel 1917, subito dopo la loro ascesa al potere; anche i nazisti però non persero tempo nel concedere questo “diritto”, già nel 1933. Dopo la II guerra mondiale, anche nelle democrazie liberali le ideologie progressiste e laiche riusciranno a far legalizzare l'aborto. Nel XX secolo, si contano un miliardo di bambini uccisi nel ventre materno. La violazione dell'idea di sacralità della vita nel suo inizio è parte della più generale concezione anticristiana per la quale la vita umana in ogni sua fase non è sempre sacra; ed è legata a ciò che abbiamo visto nei paragrafi precedenti. 
 
 
 



 
Sembrerebbe pleonastico, per me che sono cresciuto in quelli che sono stati definiti (espressione a dire il vero criticatissima) gli anni della liberaldemocratica “fine della storia”, approfondire più di quanto non fatto finora i frutti di dodici anni di nazismo e oltre settanta di comunismo: i milioni di morti, i campi di lavoro e “rieducazione”, le deportazioni, la guerra mondiale, tremendo mix di nazionalismo e ideologismo. “Dov'era Dio ad Auschwitz?” Si chiese qualche anno fa Papa Benedetto. In realtà Dio c'è sempre, ma se gli uomini lo mettono da parte (finendo però poi per venerare altro, e, in ultima istanza se stessi) poi non si meraviglino delle conseguenze.


6. Che sarà dell' Europa?


In nome della “laicità”, i governanti dell'unione europea hanno rifiutato la cultura cristiana del continente, e stanno smontando i fondamenti morali e tradizionali della società. A seconda dei vari stati, matrimoni gay, aborto, divorzio, eutanasia, famiglie di ogni tipo (ognuna posta allo stesso livello di quella tradizionale) sono già riconosciute dalla legislazione. Spesso si rifiuta persino di nominare il nome di Gesù a Natale ! Come visto all'inizio, secondo un ministro francese i cattolici non sono neanche persone normali... I nuovi giacobini non decapitano i Re e non fanno affogare i cittadini nella Loira, ma scardinano i valori tradizionali in modo più subdolo. I frutti della loro azione, in passato, sono stati quelli che sono stati... Ora, ci possiamo chiedere con inquietudine: cosa sarà di quest'Europa, se i popoli (quondam) cristiani del continente non vorranno raddrizzare la rotta ?




Note






(5,6,7)


cfr. “Razzismo. Un'origine illuminista” di Marco Marsilio


(9)


Un testo particolarmente documentato che sostiene la tesi del complotto massonico volto a determinare il disfacimento dell'Austria-Ungheria (monarchia uccisa, e non crollata per un implosione deterministicamente inevitabile come sostenuto invece da un'altra vulgata storigrafica) è “Requiem per un Impero defunto” di F. Feito
 
 
Fonte: