mercoledì 9 gennaio 2013

Corrado II di Hohenstaufen, detto Corradino di Svevia

(1252 - 1268)

Corradino di Svevia nacque a Wolfstein, in Germania, nel 1252. Figlio di Corrado I e di Elisabetta di Baviera. Noto anche come Corrado V di Hohenstaufen, duca di Svevia, fu legittimo Re di Sicilia dal 1254 al 1258 con il nome di Corrado II, e Re di Gerusalemme dal 1254 al 1268 con il nome di Corrado III.
Fu l'ultimo sovrano della dinastia sveva. Alla morte dello zio Manfredi ucciso nella battaglia di Benevento (1266), il Regno di Sicilia passa nelle mani del vincitore  Carlo d'Angiò che in breve riesce a farsi odiare anche da chi lo aveva invocato come "liberatore".
Corradino, pressato dalle richieste di aiuto, scende in Italia nel 1267, passa per Verona, Pavia e raggiunge Vado Ligure dove s'imbarca per Pisa. Dalla Toscana raggiunge Roma. Qui si ferma, e non essendo affatto papista, cosa su cui si può darli contro considerando al tempo stesso la sua giovanissima età (15 anni) e che l'allora Pontefice aveva appoggiato la caduta della sua dinastia, saccheggia il tesoro di S. Pietro ed altre chiese, per rimpinguare le sue casse, lascia Roma e attraverso l'Abruzzo tenta di raggiungere le sue terre pugliesi.
A Tagliacozzo, sulle rive del fiume Salto, il 23 agosto si scontra con l'esercito di Carlo d'Angiò che lo aspetta al varco. In un primo tempo le sorti della battaglia sembrano favorevoli a Corradino, ma l'Angioino, per quanto disponga di un esercito numericamente inferiore, ha al suo comando vecchi e valorosi combattenti e non giovani fratelli d'arme diciottenni senza esperienza come lo svevo. Quando l'esercito di Corradino pregusta la vittoria e si disperde inseguendo chi sembra scappare, un veterano delle crociate, Erard de Valéry, dà il segnale di attacco e le truppe al comando di Carlo d'Angiò entrano in azione.
La carneficina fu enorme finché gli Angioini più freschi, e meglio organizzati, ebbero la meglio. Per Corradino è la fine. Fugge, si rifugia presso i Frangipane ad Astura, ma Giovanni Frangipane lo tradisce, facendolo catturare.
Portato in catene a Napoli, fu sottoposto ad un processo farsa, assieme ad alcuni suoi fedelissimi, e accusato di "lesa Maestà"(essendo Lui il legittimo Re di Sicilia l'accusa non regge) . Condannato a morte, fu decapitato a soli sedici anni il 29 ottobre 1268 sul patibolo eretto in Campo Miricino, l'odierna Piazza del Mercato, a Napoli. Così finivano gli Hohenstaufen.
Si dice però che alla esecuzione fosse presente anche Giovanni da Procida, fedele amico di Federico II, che raccolse il guanto di sfida gettato da Corradino con l'intenzione di attuare presto una giusta vendetta.
 
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Redazione A.L.T.A.