lunedì 24 dicembre 2012

Siria: per i cristiani un Natale di sangue

Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 113/12 del 21 dicembre 2012, San Tommaso Apostolo



0,,15789355_401,00Questa litania infinita di sofferenza e di miseria continua ogni giorno, mentre il mondo rimane in silenzio” (Mons. Samir Nassar, vescovo maronita di Damasco)
Pubblichiamo una rassegna stampa, tratta dal blog Ora pro Siria, relativa alla disperata situazione dei cristiani in Siria causata dai gruppi di terroristi islamici, appoggiati dagli Usa, dall’Europa, da Israele e dai Paesi Arabi. Per i cristiani di Siria sarà un Natale di paura, di sofferenza e di morte: non dimentichiamoli nelle nostre preghiere.

“Noi a che ora moriremo?”

Tra Natale e la tempesta, la famiglia siriana è stretta in una tenaglia… Da una parte il canto degli angeli per la pace, e dall’altro la tempesta senza scampo. La tempesta selvaggia e crudele offre:


 1) morte sotto le bombe
2) proiettili dei cecchini
3) auto-bombe
4) sequestri a scopo di estorsione e scambi di ostaggi
5) strade non sicure
6) inflazione e ogni tipo di miseria
7) l’embargo e il soffocamento dell’economia
8) vita da nomadi, senza fissa dimora
9) anno scolastico perso, chiuse le scuole …
10) vivere l’inverno senza vestiti caldi o riscaldamento.
11) morire lontano dalla Parrocchia, dalla famiglia, dalle tombe dei genitori
12) nessun lavoro né risorse, in attesa di elemosine saltuarie.


 Questa litania infinita di sofferenza e di miseria continua ogni giorno, mentre il mondo rimane in silenzio. Anche gli aiuti umanitari arrivano solo a una minoranza di milioni di rifugiati e le famiglie sono vittime abbandonate al loro triste destino. Di fronte a questa crisi senza fine e senza remissione, la famiglia siriana porta da sola i suoi pesanti fardelli e si rivolge al Presepe Divino per trovare rifugio nella Sacra Famiglia, pregare in silenzio e ascoltare la sinfonia degli angeli che cantano: “Gloria a Dio … e pace sulla Terra”. Ascoltando le bombe che cadevano sul suo quartiere, un bambino di quattro anni avvinghiato a sua madre chiedeva tutto il giorno, in lacrime: “ mamma, a che ora moriremo noi?”
 

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