lunedì 19 novembre 2012

La Chiesa americana non si “arrende” a Obama. «Non obbediremo a un’azione immorale»



All’apertura dell’assemblea dei vescovi, riuniti a Baltimora dal 12 novembre scorso, il capo della conferenza episcopale americana, Timothy Dolan, aveva fatto sue le parole del Papa al recente Sinodo dei vescovi per la nuova evangelizzazione, ricordando che «potremo sfidare questa cultura solo se noi per primi ci facciamo sfidare da Lui».

IRLANDA DOCET. Così, in riferimento all’attacco del governo che vuole obbligare gli istituti religiosi a violare la propria coscienza pagando assicurazioni inclusive di contraccezione e aborto e all’ostilità contro la vita cristiana e il matrimonio naturale, Dolan ha richiamato alla necessità di mettere Cristo al centro di ogni azione, come «unica possibilità di cambiare il mondo».
Il cardinale ha quindi chiesto ai vescovi di accostarsi più spesso possibile al sacramento della Confessione e di tornare a fare penitenza ogni venerdì. Potrà sembrare poco di fronte alle sfide da affrontare, ha continuato Dolan, «ma vi assicuro che farete meglio a credermi!».
Per rispondere «alla profetica sfida della protezione della vita umana, della difesa del matrimonio e della promozione della dignità umana», bisogna imparare a «stare in ginocchio davanti a Dio», come anche il Papa aveva già ricordato nelle sue ultime catechesi. Il cardinale ha esemplificato riportando le parole del vescovo irlandese Cahal Daly: «Siamo in ginocchio per confessarci (…) e così perdonati siamo capaci di fare il lavoro di evangelizzazione che ci viene affidato».
FEDELI PER SALVARE LE FONDAMENTA. Il richiamo all’unità fra fede e vita e fra sacramenti e trasformazione dell’azione è riemerso anche durante l’ultimo intervento di Dolan di venerdì scorso, quando ha risposto a chi gli domandava come sarebbe continuata la lotta contro l’attacco del governo alla libertà religiosa: «L’unica cosa certa è che non ci arrenderemo, non violeremo la nostra coscienza e non obbediremo a quella che è un’azione immorale». I vescovi non avevano più parlato in vista delle elezioni, non perché arresi ma perché «lo scenario sarebbe potuto cambiare». Ma Dolan ha precisato che siccome «così non è stato (…) ora dovremo consultarci». Si chiuderanno gli ospedali, le università cattoliche e le attività caritative oppure si chiederà di disobbedire alla legge? Ribadendo la grande unità dei vescovi davanti a quello che sta succedendo, il cardinale ha risposto che «ci riuniremo per stabilire il da farsi, ma ogni vescovo ora capisce che la cosa si fa seria ed è giusto essere realisti: ora è meglio parlare bene ai fedeli, come abbiamo già iniziato a fare, riguardo alle nostre attività caritative, a quelle mediche e a quelle educative, per dire loro che ora viene il momento di verificare quanto siamo fedeli ai nostri principi e quali sono le opzioni per continuare ad esserlo». Perché in ballo non ci sono delle regole morali astratte ma, come aveva già scritto Dolan al presidente Obama, in gioco ci sono «le fondamenta della nostra società. I cittadini di questo paese, specialmente i nostri bambini, che meritano di più».


Fonte:

http://www.tempi.it/