giovedì 19 luglio 2012

La Monarchia sacra Parte Seconda :IL ‘TOCCO’ GUARITORE DEI RE : Il miracolo reale

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Papa Benedetto XIV, nato Prospero Lorenzo Lambertini (in latino: Benedictus XIV; Bologna, 31 marzo 1675Roma, 3 maggio 1758),  247º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica dal 17 agosto 1740 (giorno dell'elezione al 255º scrutinio) alla sua morte.



Le guarigioni miracolose operate dai Re di Francia ed Inghilterra sono prove e conferme della verità della cattolica religione. Ogni vero miracolo, lo si è visto, attesta l’origine divina della Rivelazione. Che si tratti di un vero miracolo, poi, non mette conto dilungarsi troppo. Non occorrono lunghe disquisizioni per ritrovare, infatti, anche nel miracolo reale, le note caratteristiche, in quanto fatto sensibile, straordinario e divino.
Per secoli ognuno poté constatare il potere e la prerogativa medicinale di uomini che non erano medici. Solo il tocco della mano era sufficiente per ottenere la guarigione delle scrofole, malattia esternamente visibile, contagiosa e incurabile. Il modo della guarigione appariva a tutti come non ordinario.
Il miracolo regio, tuttavia, è troppo singolare, sia per la sua continuità nel tempo, sia soprattutto per chi ne era protagonista ed attore, per non trarne altre logiche deduzioni.
Chi infatti operava tale miracolose guarigioni? Benedetto XIV sottolinea giustamente che tale facoltà non proveniva ai Re di Francia “iure hereditario aut innata virtute” [per diritto ereditario e per innata virtù]. Esclude cioè che la miracolosa operazione sia una sorta di dono familiare. È vero infatti che tutti coloro che esercitarono, almeno in Francia, il tocco guaritore, appartenevano alla medesima famiglia, quella di Ugo Capeto, fondatore della dinastia reale francese.
Tuttavia, soltanto i Re di quella famiglia toccarono i malati. I Borbone, così, discendenti da Roberto, ultimo figlio maschio di San Luigi IX , attesero poco più di tre secoli, prima di toccare le scrofole. Lo fecero soltanto quando salirono al trono di Francia con Enrico IV (1594- 1610).
Il caso è ancora più evidente per la monarchia inglese, ove si successero sul trono varie dinastie, legate tra loro da vincoli di parentela più o meno stretti: Plantageneti, Tudor, Stuart.
In secondo luogo, non tutti i re di Francia e d’Inghilterra che toccarono gli ammalati erano santi, nel senso tecnico di fedeli cattolici, che praticarono le virtù cristiane al grado eroico.
Tanquerey insegna infatti, con San Tommaso, che l’utilità morale del miracolo è duplice: 1) o per comprovare la santità, nel senso sopra indicato, di un fedele, o 2) per dimostrare la verità e l’origine soprannaturale di una dottrina.
Il miracolo delle scrofole persegue proprio tale seconda finalità. Lo si ricava considerando l’attore del miracolo. Chi compiva l’opera guaritrice è il Re. Questi Principi spesso non erano santi, né possedevano un dono familiare ereditario: si deve logicamente dedurre che il potere taumaturgico era strettamente legato alla loro prerogativa di sovrani. Il miracolo reale si rivela così un miracolo ‘politico’. Non l’appartenenza familiare, né la santità individuale, è causa del miracolo, ma la potestà politica, l’autorità temporale, il fatto di essere Re cristiani.