domenica 17 giugno 2012

La Monarchia sacra Parte Seconda :IL ‘TOCCO’ GUARITORE DEI RE : Il tocco regio in epoca moderna: l’Inghilterra (XV-XVII

Enrico VI
Enrico VI di Windsor, in inglese Henry (of) Windsor (Windsor, 6 dicembre 1421Londra, 21 maggio 1471),  re d'Inghilterra dal 1422 al 1461 (con un reggente fino al 1437) e poi dal 1470 al 1471 e re di Francia dal 1422 al 1453.


Col declinare del Medioevo, durante la seconda metà del secolo XV, l’istituzione monarchica in Inghilterrra entrò in una grave crisi. Una lunga guerra dinastica, infatti, la Guerra delle Due Rose, vide scontrarsi per parecchi decenni i due rami (quello di Lancaster della Rosa Rossa, e quello di York della Rosa Bianca) della casata reale anglo-normanna dei Plantageneti.
I sovrani tuttavia continuarono ad offrire alle popolazioni il loro taumaturgico beneficio. A riguardo di Enrico VI di Lancaster (1422- 1461; 1470- 1471) così scrive il dotto giurista Sir John Fortescue, suo sostenitore:
“Al contatto delle sue mani purissime … si vedono ancor oggi i malati sofferenti del male reale, quelli stessi per i quali i medici hanno disperato, recuperare, per intervento divino, la salute tanto desiderata; attraverso di ciò l’Onnipotente viene lodato, perché dalla grazia divina deriva la grazia della salute, e i testimoni di questi fatti vengono rafforzati nella loro fedeltà al Re; l’indubitato titolo di questo monarca, con l’approvazione di Dio, viene così confermato”.
Egli inoltre, come i suoi predecessori, continuò pure a benedire gli anelli contro epilessia il Venerdì Santo, dopo il rito dell’Adorazione della Croce. Così nel Libro dei conti di Palazzo alla data del 30 marzo 1442, si legge: “Offerte del Signor Re, fatte all’adorazione della Croce il giorno del venerdì santo, in oro e in argento, per farne anelli medicinali, 25 scellini”.
Il suo rivale Edoardo IV (1471- 1483) benedisse pure gli anelli il 27 marzo 1467 e il 15 aprile 1468164. I successori, Enrico VI I (1485- 1509) ed Enrico VI I I (1509- 1547) non furono da meno. La medesima fonte, il Libro dei conti di Palazzo, rammentano che il primo compì sicuramente l’antica cerimonia il 5 aprile 1493. Enrico VIII, invece, vi si dedicò il 29 marzo 1532: “Per offerte del Signor Re fatte adorando la croce il giorno del Venerdì Santo e per il riscatto, dovendo farne anelli medicinali, oro e argento, 25 scellini”166, e l’11 aprile 1533.
I regni di questi ultimi sovrani, nel corso del secolo XVI, sono poveri di notizie relativamente alla frequenza del tocco guaritore. La documentazione, invece, sullo svolgersi della cerimonia è relativamente abbondante, e permette di notare le differenze dal contemporaneo rito francese. Comune ai due riti era l’offerta da parte del monarca di un’elemosina ai sofferenti. In terra inglese questo elemento secondario assunse, almeno dai tempi di Enrico VI I (1485- 1509) una caratteristica peculiare.
L’elemosina del sovrano infatti si fissò in una moneta d’oro dal peso di cinque grammi, che portava impressa da un lato l’effigie di San Michele Arcangelo, e dall’altro la Croce. Era detta volgarmente angel.
Il rito inglese in età moderna prevedeva prima della cerimonia vera e propria, la recita da parte del Sovrano del Confiteor, l’assoluzione impartita dal cappellano, e la lettura di due brani evangelici: il primo, tratto da San Marco, rievocava il potere taumaturgico del Redentore, il secondo era l’Incipit di quello di San Giovanni, assai in uso nelle formule di benedizione.
Il Re riceveva i malati, a differenza del suo collega francese, seduto sul trono.
Un ecclesiastico glieli conduceva uno ad uno. Allora il Re li toccava, passando la mano nuda sulle piaghe. Concluso il tocco vero e proprio, i malati ripassavano una seconda volta. Il Re li benediceva, sempre uno ad uno, facendo sulle piaghe il segno della croce, mentre teneva fra le dite la moneta d’oro, l’angel, già preparata con un foro e munita di nastro, che poi appendava al collo dello scrofoloso. Così, nella liturgia d’Oltremanica, l’elemosina divenne un elemento accessorio, ma integrante del rito.
Maria I la Cattolica (1553- 1558) modificò la scritta che si leggeva sull’esergo della moneta, e sostituì la frase “Per Crucem tuam salva nos Christe Redemptor” [Cristo Redentore, salvaci con la Tua Croce] con un motto che appariva più appropriato al miracolo reale: “A Domino factum est istud, et est mirabile in oculis nostris” [Questo è stato compiuto dal Signore, ed è una cosa meravigliosa ai nostri occhi].
In questo periodo, tuttavia, il rito inglese entrò in una nuova e convulsa fase.
Molti principi che lo praticarono non era più cattolici, avendo aderito agli errori dell’eresia
protestante. Questa singolare situazione non poté non recare i suoi effetti anche sulla cerimonia del tocco.
Enrico VI I I (1509- 1547) con lo scisma, compì il primo passo verso la rottura completa col Cattolicesimo.
Suo figlio e successore Edoardo VI (1547- 1553) educato nel Calvinismo, attuò nello sventurato regno una persecutoria politica anti-cattolica, ed operò una riforma liturgica in tal senso, promossa da Thomas Cranmer, che previde, tra l’altro, l’abolizione nel 1549 dell’antico rito dell’Adorazione della Croce. Edoardo, tuttavia, non smise, né di consacrare gli anuli medicinales contro l’epilessia, né di toccare i malati more antiquo, mantenendo persino, cosa inconcepibile per un calvinista, il segno
della croce.
Il lealismo monarchico era evidentemente troppo forte nel principe malaticcio per cedere su questo punto. Così egli benedisse sicuramente i cramp-rings l’8 aprile 1547, come attesta il già citato Libro dei conti di Palazzo: “Per le offerte fatte dal Signor Re adorando la Croce secondo un’antica usanza e cerimonia il Venerdì Santo e l’oro e l’argento per il riscatto per gli anelli medicinali da benedire, importo di 25 scellini” e, poco prima della morte, il 31 marzo 1553.
Con Maria la Cattolica (1553- 1558) come sappiamo da altre fonti, i riti guaritori continuarono, ma mentre il tocco avrà ancora un lungo futuro, il rito del
Venerdì Santo morì con quella sovrana, poiché Elisabetta I (1558- 1603) non lo eseguì mai durante il suo lungo regno.
Come il fratellastro Edoardo VI , Elisabetta, pur avendo aderito all’eresia, mantenne quasi integralmente il rito del tocco nella sua veste ‘papista’, segno della croce incluso. S’accontentò - pare – di far eliminare una preghiera accessoria che accennava alla Vergine e ai Santi, e a far tradurre il rituale in lingua inglese.
È conservata qualche cifra del numero di ammalati che si accostava alla sanguinaria sovrana: il 18 luglio 1575 a Kelinworth toccò nove scrofolosi, mentre il Venerdì Santo del 1597 (?) furono in 38 ad accostarsi ad Elisabetta.
Alla sua morte, avvenuta nel 1603, salì sul trono inglese un principe scozzese, educato nel più puro calvinismo e lontano cugino dell’ultima Tudor, Giacomo I Stuart (1603- 1625) figlio di Maria Stuarda. Egli si rifiutò, in occasione della sua solenne incoronazione, d’essere unto con l’olio donato dalla Vergine a San Tommaso Becket. Domandò poi d’essere dispensato dalla cerimonia del tocco.
“E’ però anco vero – scrive un anonimo informatore al Vescovo di Camerino, nunzio in Francia, nel gennaio 1604 – che il Re dal principio della sua entrata nel Regno d’Inghilterra desiderò e domandò queste tre cose … 2° di non toccare le scrofole, non volendosi vanamente arrogare tal virtù et divinità di potere col solo tatto guarire le malattie… intorno alle quali domande fu risposto dalli consiglieri, che non poteva Sua Maestà senza suo gran pericolo e del Regno fuggir queste cose”.
Il Re vi fu quindi quasi costretto dai suoi consiglieri inglesi. Nell’ottobre del 1603 compì riluttante il suo primo tocco:
“Il Re s’abbia questi giorni intricato – riferisce il medesimo informatore – in quello che aveva di fare intorno a certa usanza antica dei Re d’Inghilterra di sanare gl’infermi del morbo regio, et così essendogli presentati detti infermi nella sua anticamera, fece prima fare una predica per un ministro calvinista sopra quel fatto, e poi lui stesso disse che se trovava perplesso in quello ch’aveva di fare, respetto che dell’una parte non vedeva come potessero guarire gl’infermi senza miracolo, et già li miracoli erano cessati et non se ne facevano più; et così aveva paura di commettere qualche superstizione; dall’altra parte, essendo quella usanza antica et in beneficio delli suoi sudditi, se risolveva di provarlo, ma solamente per via d’orazione la quale pregava a tutti volessero fare assieme con lui; e con questo toccava alli infermi. Vedremo presto l’effetto che seguirà. Si vedeva che quando il Re faceva il suo discorso spesse volte girava gli occhi alli ministri Scozzesi che stavano
appresso, come aspettando la loro approvazione a quel che diceva, avendolo prima conferito con loro”.
Quello non fu l’unico tocco dello Stuart, che anzi da allora lo praticò costantemente. Apportò tuttavia alcune modifiche di pretto stampo calvinista all’antico cerimoniale.
Quando infatti i malati ripassavano dal re, dopo essere stati toccati, Giacomo si limitava ad appendere al collo la moneta d’oro, senza tracciare il segno di Croce sulle piaghe. Così quell’antico gesto, così profondamente cattolico, venne abolito. La Croce scomparve anche dagli angels, ove era raffigurata su uno dei versi della moneta.
Come pure ne venne modificata la legenda, che si ridusse alla più banale: Questo è stato compiuto dal Signore, sopprimendo: ed è una cosa meravigliosa ai nostri occhi.
Suo figlio Carlo I (1625- 1649) educato nell’anglicanesimo, non ebbe gli scrupoli del padre nell’esercitare la prerogativa taumaturgica. Come in Francia, la Corte pubblicava e faceva affiggere gli avvisi che indicano il luogo e la data del tocco.
Così Carlo toccò il 13 maggio e 18 giugno 1625; il 17 giugno 1628; il 6 aprile e 12 agosto 1630; il 25 marzo, 13 ottobre, 8 novembre 1631; il 20 giugno 1632; l’11 aprile 1633; il 20 aprile, 23 settembre, 14 dicembre 1634; il 28 luglio 1635; il 3 settembre 1637.
Il rito è il medesimo dei tempi di Elisabetta I e di Giacomo I . Il numero dei malati è notevole. Molti cercano addirittura d’essere toccati due volte, probabilmente attirati dalla generosa elemosina in oro. Per questo il proclama del 13 maggio 1625 ordina che gl’infermi si presentino al rito con un certificato attestante la loro condizione rilasciato dalla parrocchia d’origine. Inoltre le parrocchie dovevano tenere un registro ove trascrivere i nomi dei beneficiati.
Come in Francia, anche a Londra, il malato dove superare una visita medica preventiva che ne accerti la patologia. Il medico di servizio distribuiva poi ai pazienti un gettone metallico, che serviva come biglietto d’entrata. Nel 1633, la funzione religiosa per la guarigione delle scrofole fece la sua comparsa ufficiale nel Book of Common Prayer – il libro di preghiere della Chiesa Anglicana.
Che il taumaturgo reale riscuotesse ancora successi, dimostra la lettera del 30 aprile 1631 inviata da Lord John 1° Barone Poulett (1586-1649) un calvinista, al Segretario di Stato, Lord Dorchester, grazie ai buoni uffici del quale la figlioletta di Poulett, devastata dalle scrofole, era stata sollecitamente presentata al Sovrano e guarita:
“Il ritorno di una bimba malata così sollevata dal male fa rivivere un padre malato…è stata una grande gioia per me che Sua Maestà si sia degnata di toccare la mia povera bambina con le sue mani benedette; così con l’aiuto della benedizione di Dio, egli mi ha reso una figlia che avevo così poca speranza di salvare, tanto che avevo dato istruzioni per farne riportare il cadavere… essa è tornata sana e salva; la sua salute migliora di giorno in giorno; la sua vista mi dà ogni volta l’occasione di ricordarmi la graziosa bontà di Sua Maestà verso di lei e verso di me e di renderle grazie in piena umiltà e gratitudine”. Lord Poulett, durante la guerra civile, si schierò apertamente per il partito del
Re.
Esplose infatti il conflitto intestino tra i partigiani della monarchia e i fanatici calvinisti repubblicani di Cromwell. Nel 1647, gli scozzesi consegnarono ai puritani il sovrano. Questi venne condotto a Londra per essere giudicato dal Parlmento. Durante il viaggio, gli ammalati gli si affollavano attorno per farsi toccare, portando essi stessi le monete da appendere al collo, poiché il Re nelle mani dei suoi implacabili nemici non poteva certo disporne. I Commissari del Parlamento, tutti di fede calvinista,
cercavano vanamente di tener lontana la folla.
Quando Carlo venne rinchiuso a Holmby, si rivide la medesima scena. La Camera dei Comuni decise allora d’intervenire drasticamente, nella consapevolezza di quanto quel rito parlasse contro la pretesa di giudicare il Re. Il 22 aprile 1647 venne istituita una Commissione incaricata di redigere una Dichiarazione destinata ad essere diffusa tra la gente in merito alla Superstizione del Tocco183. Il Re venne giustiziato il 30 gennaio 1649.
Durante la dittatura di Cromwell, nessuno toccava più in Inghilterra. Carlo I I (1649- 1685) esiliato sul continente, proseguiva tuttavia la pratica guaritrice.
Un ingegnoso commerciante organizzava viaggi per condurre gli scrofolosi inglesi e scozzesi verso le città olandesi dove il sovrano era solito soggiornare.
La Restaurazione della monarchia che seguì all’ingloriosa fine della sanguinaria dittatura puritana (1649-1659) comportò pure la restaurazione del rito guaritore, da secoli una delle prerogative più illustri dei Re britannici.
Il 30 maggio 1660, poco dopo che il Parlamento aveva fatto atto di sottomissione al Sovrano, questi, ancora in Olanda, nella città di Breda, compì una cerimonia del tocco assai solenne. Appena rientrato in patria, i malati corsero a lui in massa. Il 23 giugno nella Sala dei Banchetti di Whitehall, Carlo accostò più volte la mano consacrata ai pazienti. Il monarca, consapevole di quanto la singolare cerimonia, dopo i torbidi del regime repubblicano, fosse adatta a ravvivare la fede nella monarchia,
compì assai coscienziosamente il suo dovere di medico reale.
Egli toccava gli scrofolosi tutti i venerdì, almeno all’inizio del regno. Il cerimoniale era sempre quello modificato da suo nonno, mentre la moneta d’oro con corso legale, l’angel, fu sostituita con una medaglia d’oro appositamente coniata per l’occasione.
Le cifre del tocco sotto Carlo I I sono impressionati. È stato infatti calcolato sulla base di documenti inoppugnabili che il monarca toccò nel corso del suo lungo regno (1660- 1685) non meno di 100.000 ammalati! Dal maggio 1660 al settembre 1664 sono circa 23.000 persone; dal 7 aprile 1669 al 14 maggio 1671 si presentarono a Corte in 6666; dal 12 febbraio 1684 al 1° febbraio 1685 in 6610.
A Whitehall non si accalcavano solo inglesi e scozzesi, com’era naturale, ma pure tedeschi, olandesi, francesi, e molti coloni americani, provenienti dalla Virginia e dal New Hampshire.