sabato 12 maggio 2012

La Monarchia sacra Parte Seconda :IL ‘TOCCO’ GUARITORE DEI RE: Il tocco reale nel Medioevo (sec. XIII-XV)


File:Philippe IV Le Bel.jpg
Filippo IV di Francia (Fontainebleau, 1268Fontainebleau, 29 novembre 1314) detto il Bello, in francese Philippe le Bel,  re di Francia dal 1285 alla sua morte.

Ben presto il tocco guaritore dei regnanti di Francia ed Inghilterra assurse a tale notorietà che divenne un luogo comune dell’opinione pubblica europea colta e meno colta.
Nessuno in quelle epoche di fede si stupiva che Dio potesse legare alla funzione sacra del Re un potere straordinario. I medici indicavano nei loro trattati il tocco reale come efficace rimedio contro quella particolare patologia.
Così il Compendium medicinae, un manuale della prima metà del secolo XIII, attribuito a Gilberto Anglico, nel libro III, al capitolo dedicato alle scrofole, recita testualmente:
Et vocantur scropholae … et etiam morbus regius quia reges hunc morbum curant [E si chiamano scrofole … ed anche malattia reale, in quanto i re curano tale morbo].
Nel secolo successivo, Enrico di Mondeville, chirurgo di corte di Filippo IV di Francia (1286- 1314) scriveva:
“Come il nostro Salvatore, il Signor Gesù Cristo, esercitando con le sue mani la chirurgia volle onorare i chirurghi, così e nello stesso modo il nostro serenissimo sovrano il Re di Francia fa loro onore, a essi e alla loro categoria, guarendo le scrofole con il semplice tocco”.
Molto più semplicemente, in altri celebri compendi di medicina della medesima epoca, come il Lis de la medicine di Bernard di Gourdon, si può leggere, a proposito dei rimedi contro l’adenite tubercolare, questo singolare consiglio:
“In ultimo bisogna fare ricorso al chirurgo, o se no, andiamo dai Re”.
Quest’altro suggerimento, invece, si trova, nella Praxis medica di Giovanni di Geddesden:
“Se i rimedi sono inefficaci, il malato vada dal Re, e si faccia toccare e benedire…”.
La vera misura, tuttavia, dell’immenso successo del tocco sovrano, si rileva meglio dal costante e impressionante afflusso di ammalati alle corti di Francia ed Inghilterra.
Ben presto, sia lungo la Senna che a Londra, invalse l’uso di accompagnare il tocco con la consegna di una simbolica somma di danaro a mo’ di elemosina.
L’epoca medioevale, infatti, considerò sempre tra i compiti più nobili ed importanti del monarca quello di gran elemosiniere a vantaggio dei bisognosi. Accadde così sovente che i funzionari regi annotassero nei Libri dei Conti, indicandone con precisione le voci, i versamenti di elemosine a vantaggio degli ammalati di scrofole, molti dei quali erano povera gente.
Queste importanti, anche se parziali, testimonianze, fanno fede, tanto del numero altissimo dei tocchi regi, quanto del diffondersi, ben oltre i confini di quei regni, della popolarità dei sovrani taumaturghi.
Così, per quanto concerne l’Inghilterra, su cui siamo meglio informati, i libri mastri di corte durante i regni in sequenza di Edoardo I (1272- 1307), Edoardo I I (1307- 1327) ed Edoardo I I I (1327- 1377), che abbracciano un periodo di poco superiore al secolo (1272-1377) sono la prova più eloquente della costante attività medica dei Re inglesi.
Le cifre, come osserva Marc Bloch, “nel loro insieme, sono imponenti”.
Edoardo I , che regnò dal 1272 al 1307, nel quinto anno di regno (20 novembre 1276-19 novembre 1277) ‘toccò’ 627 ammalati; nel dodicesimo (20 novembre 1283-19 novembre 1284) ricorsero alla cure reali in 197 scrofolosi; 519 invece durante il diciassettesimo anno (20 novembre 1288-19 novembre 1289); si sale a 1736 nel diciottesimo (20 novembre 1289-19 novembre 1290); il venticinquesimo ne vide accorrere 725; 983 il ventottesimo anno; mentre furono 1219 i toccati da Ed o a r d o I nell’anno trentasettesimo di regno (20 novembre 1303-19 novembre 1304).
Per Edoardo I I (1307- 1327) nei quattro mesi che vanno dal 27 luglio al 30 novembre del 1316 sono 93 gli scrofolosi che ricorsero al suo tocco; tra il 20 marzo e il 7 luglio 1320 invece se ne presentarono 214; mentre nel suo quattordicesimo anno di regno (8 luglio 1320-7 luglio 1321) sono registrati 79 ammalati benedetti dal sovrano.
I funzionari di Edoardo I I I (1327- 1377) registrarono, per il decimo anno di regno (10 luglio 1337-9 luglio 1338) 136 scrofolosi; mentre nei mesi tra il 12 luglio 1338 e il 28 maggio 1340, i toccati furono 885.
I libri contabili della corte francese, al contrario, non offrono alcun dato numerico.
Tuttavia, grazie alla meticolosa precisione di Renaud de Roye, un funzionario di corte di Filippo IV il Bello (1285- 1314), che annotò le spese di palazzo tra il 18 gennaio e il 28 giugno 1307 e dal 1° luglio al 30 dicembre 1308, indicando nome e luogo di provenienza dell’infermo cui veniva elargita l’elemosina, ci si offre un vivace spaccato della varia umanità che, in quei primi anni del secolo XIV, si accalcava, speranzosa di guarigione, presso le residenze dei principi medici.
Tutte le condizioni sociali sono rappresentate. Così, il 12 maggio 1307, si presentò al Re per essere toccata la nobildonna Jeanne de la Tour (“patiens morbum regium”, affetta dal mal reale).
Anche i religiosi non disdegnavano far ricorso al potere guaritore del sovrano.
Il libro mastro, infatti, segnala la presenza a corte di un frate agostiniano, di due francescani e di un cordigliero.
Gli afflitti dal morbo regio sono disposti ad affrontare un lungo e pericoloso cammino, pur di potersi accostare alla mano taumaturgica dei Re. Lasciano allora le zone montane del Massiccio Centrale, o le foreste bretoni per accostarsi alla mano guaritrice del monarca.
Un uomo chiamato Guilhem, originario della regione pirenaica della Bigorre, si presentò al sovrano francese mentre soggiornava a Nemours. Era il 13 dicembre 1307.
Nonostante la stagione inclemente, quel pellegrino si era impegnato in un faticoso viaggio, che gli aveva fatto attraversare quasi tutta la Francia.
Non sono soltanto i francesi, come la francescana, suor Agnese, di Bordeaux82 (allora feudo soggetto al re d’Inghilterra), o Gilette, castellana di Montreuil, o Margherita di Hans,83 a voler approfittare del rimedio reale.
I libri contabili infatti segnalano infermi provenienti dalla Lorena, allora terra imperiale, dalla Savoia, dalla Svizzera84. Tra il 1307 e il 1308 arrivano a corte anche sedici italiani, tra i quali dei milanesi, alcuni emiliani di Parma e Piacenza, un Johannes de Verona85, quattro veneziani, un toscano, degli scrofolosi romagnoli, una donna urbinate e un frate agostiniano di Perugia, frater Gregorius de Gando prope Perusium, ordinis Sancti Augustini paciens morbum regium [il frate Gregorio di Gando, nei pressi di Perugia, dell’ordine di Sant’Agostino, ammalato di scrofole].
Non senza orgoglio, Thomas Bradwardine, già cappellano di Re Edoardo I I I , poi Arcivescovo di Canterbury († 1349) in un suo trattato teologico del 1344, De causa Dei contra Pelagium et de virtute causarum ad suos Mertonenses libri tres, poteva esclamare:
“Chi nega i miracoli del Cristianesimo, venga a vedere con i suoi occhi, anche ai nostri giorni sui luoghi dei santi i miracoli che vi avvengono. Venga in Inghilterra dal Sovrano attualmente regnante, conduca con sé un cristiano affetto dal mal reale, per quanto inveterato, profondo e deturpante, e fatta da quello orazione, imposta la mano e impartita la benedizione col segno della croce, lo curerà nel nome di Cristo. Ciò compie di continuo, spessissimo nei confronti di uomini e donne immondissimi, che si accostano a lui in massa, dall’Inghilterra, dalla Germania e dalla Francia. Cose attestate dai fatti che ogni giorno accadono, da coloro che guarirono, da chi era presente e vide coi suoi occhi,
dalla opinione delle nazioni… tutti i Re Cristiani d’Inghilterra e di Francia son soliti compiere tali miracoli, come attestano concordemente le antiche cronache e la fama di quei regni, per cui tal malattia venne chiamata male del re”.