lunedì 16 aprile 2012

Uniti per scristianizzare l’Italia


di Angela Pellicciari

Il Regno di Sardegna dichiarò il cattolicesimo religione di Stato ma era retto da nemici della Chiesa.

[Da "La Padania", 6 settembre 2001]

Importante è che l’arcano non sia svelato. Perché il progetto del Risorgimento vada in porto è fondamentale che i liberal-massoni che reggono le sorti del Regno di Sardegna non vengano riconosciuti per quello che sono. Altrimenti la pretesa di costruire uno stato liberale e costituzionale -essendo tutta la popolazione cattolica - va a farsi benedire. Il primo articolo dello Statuto dichiara la religione cattolica ‘unica religione di stato’? I liberali sono costretti a sbandierare ai quattro venti la propria incrollabile fede cattolica. La propaganda liberale definisce il regno di Sardegna l’unico moralmente degno di unificare l’Italia perché costituzionale? Il disprezzo per la quasi totalità della popolazione e le sue tradizioni va accuratamente celato.

Come reagisce la Chiesa, e per lei il papa, a questo lucido disegno di scristianizzare l’Italia? La maggiore preoccupazione di Pio IX è che i cattolici conoscano la verità e non cadano nell’insidiosa e martellante propaganda liberale. Per mettere in guardia i fedeli contro le menzogne del governo subalpino, il 22 gennaio 1855 Mastai Ferretti rende pubblici i documenti che mostrano l’effettivo stato delle relazioni diplomatiche fra Santa Sede e Regno di Sardegna a partire dal 1847. Il governo di Vittorio Emanuele sostiene di operare nella ricerca di un sincero accordo col papa: non è vero, scrive Pio IX. Come risulta in modo inoppugnabile dai documenti, la diplomazia sabauda si muove all’insegna della più radicale doppiezza; la falsificazione sistematica della posizione del pontefice è la sua arma preferita; il governo di Vittorio Emanuele manifesta solo un’esplicita e reiterata volontà di rottura. In chiusura del suo intervento il papa ricorda che la scomunica è l’inevitabile conseguenza della soppressione degli ordini religiosi che il regno sardo si accinge a sanzionare.

Il governo subalpino, che pur si definisce liberale, reagisce alla pubblicazione dei documenti gridando allo scandalo ed accusando il papa di confusione mentale. E’ quanto fa Carlo Cadorna, il difensore del principio del separatismo. Il papa, afferma Cadorna, fa ‘confusione’ e si espone ad ‘assurde conseguenze’. A parere del deputato ‘una prova evidente e recentissima delle assurde conseguenze del sistema della confusione dei poteri noi l’avevamo nei documenti che furono pubblicati per cura della Corte di Roma’: Cadorna ritiene di giudicare i fatti con più lucidità ed equanimità del papa, e pensa che quando Pio IX minaccia la scomunica sia in errore.

Il deputato è convinto di valutare l’appartenenza alla Chiesa cattolica meglio di Pio IX: ‘Dovetti quindi interrogare su di ciò la mia sola ragione. Ed essendo appunto venuto a confermarmi nella già antica mia convinzione, che gli oggetti di questa legge sono assolutamente estranei ad ogni ingerenza del potere ecclesiastico, ne ho dovuto necessariamente inferire che i fulmini della Chiesa non potevano farmi cessare d’essere né credente né cattolico’.

Il guardasigilli e ministro del culto Urbano Rattazzi condivide il parere del collega: ‘Se le censure- sostiene - avessero per fine la tutela dei beni spirituali, della giurisdizione spirituale della Chiesa, io non esiterei dall’invitarvi a dichiararvi affatto incompetenti ed a sottomettervi. Ma, siccome queste censure non hanno per iscopo che di mantenere certe temporalità, di assicurare alla Chiesa certi beni che la Corte di Roma stessa ed i nostri pastori dichiarano temporali, sui quali la potestà civile, ad esclusione di ogni altra, ha competenza [...] vi propongo di procedere oltre risolutamente e di votare il progetto di legge’.

Le motivazioni addotte da Cadorna e Rattazzi in parlamento sono alla lettera le stesse utilizzate dalla massoneria per negare alla Santa Sede il diritto di scomunicarla. Nell’opuscolo La Frammassoneria in dieci domande e risposte, pubblicato a Genova nel 1867, si legge: ‘I cattolici-romani non sono tenuti ad obbedire agli ordini del Pontefice, come Capo della Chiesa, se non nelle materie puramente ecclesiastiche, o di giurisdizione spirituale. Ora, l’Associazione Massonica non essendo ecclesiastica, né occupandosi menomamente di Religione, egli è evidente che nell’emanare un ordine a suo riguardo, i Papi oltrepassarono i limiti della loro giurisdizione’.

Dopo l’approvazione della legge contro i conventi, il 26 luglio 1855, tutti coloro che insieme col re l’hanno proposta, sostenuta e sanzionata, sono colpiti dalla scomunica maggiore. Il papa non può far altro che rendere pubblico lo stato dei fatti: il Regno di Sardegna, che dichiara il cattolicesimo religione di Stato, è retto da nemici della Chiesa. Per tutta risposta il governo Cavour impedisce la pubblicazione delle encicliche pontificie. Nonostante l’articolo 28 dello Statuto tuteli la libertà di stampa. In parlamento e fuori del parlamento i liberali scomunicati continuano a fare pubblica professione di fede cattolica: cosa il papa pensa dei liberali che si definiscono cattolici non si deve sapere.

La Padania - 6 settembre 2001