domenica 22 aprile 2012

Le mani di Cavour sugli Ordini


di Angela Pellicciari

Monache e francescani furono giudicati "inutili, quindi dannosi" da Rattazzi.

[Da "La Padania", 25 agosto 2001]

Nel 1854 il governo del connubio Cavour-Rattazzi presenta in Parlamento un progetto di legge per la soppressione degli ordini religiosi contemplativi e mendicanti: il provvedimento riguarda 3.733 uomini e 1.756 donne, complessivamente 5.489 persone.

Il govreno Cavour decide di farla finita con alcuni degli ordini religiosi più rappresentativi della Chiesa cattolica: francescani, domenicani e monache di clausura. Perché? Perché - questa la strabiliante ragione addotta dal Guardasigilli e ministro del Culto, Urbano Rattazzi - "sono inutili e quindi dannosi". Deputati e senatori cattolici insorgono: con simili argomentazioni chi potrà più stare tranquillo? Chi ci assicura che, continuando per la stessa strada, non vengano considerate inutili e quindi "dannose" altre normali occupazioni civili? Se passa una legge simile - obiettano - chi potrà più arginare il totalitarismo di marca liberale?

All’opposizione cattolica risponde il presidente del Consiglio, onorevole Cavour. Nei suoi interventi in Parlamento il conte si propone di "dimostrare" che gli ordini religiosi non sono solo inutili - come sostiene Rattazzi - ma sono anche dannosi: la loro soppressione è quindi perfettamente legittima, per non dire doverosa. A cosa sono dannosi gli ordini religiosi? Al progresso. Proprio così, afferma Cavour. Bisogna ammettere che l’asserita "scientificità" dell’argomentazione del presidente non è meno fantasiosa dell’allegra noncuranza del Guardasigilli Rattazzi. Seguiamo il ragionamento di Cavour: "La società attuale ha per base economica il lavoro, laddove la società, in mezzo alla quale sorsero quegli ordini, riposava sulla base delle conquiste, della forza, della guerra. Nei tempi, nelle condizioni presenti nessuna società civile può prosperare, può mantenersi nello Stato, se non dà opera a favorire lo sviluppo del lavoro, a renderlo più efficace, a renderlo stimato e rispettato. Ora, o signori, gli ordini puramente contemplativi, come gli ordini mendicanti, si trovano in opposizione diretta contro questo principio sopra il quale riposa la società moderna".

Monaci e frati rifiutano di mettere la ricchezza al primo posto? Si sottraggono ostinatamente al lavoro che non produce ricchezza? E noi li sopprimiamo. La logica di Cavour non fa una grinza. Dopo aver matematicamente dimostrato - così ritiene - che gli ordini religiosi della "Chiesa di stato" sono dannosi al progresso economico, sociale e culturale, il conte si cimenta in un compito davvero improbo: pretende di dimostrare che francescani e domenicani sono nocivi allo stesso progresso religioso. Che monache e frati sono nocivi alla Chiesa cattolica cui appartengono. Ecco le incredibili parole del presidente del Consiglio: "Forse taluno mi dirà che se queste istituzioni non sono utili alla società civile, e quand’anche fossero per alcun che alla medisima dannose, riescono però utili e necessarie alla società religiosa". Falso, afferma, e "stimo di poterlo dimostrare".

Ecco la dimostrazione: "Un gran fatto si è compiuto in Europa in questi ultimi anni, fatto che viene ricordato con giusta soddisfazione da tutti coloro che hanno a cuore gl’interessi della religione. Si è manifestato in molte parti d’Europa sopra una grande scala una reazione religiosa, un ritorno all’idea verso i principii e le dottrine religiose". Ebbene, si domanda il conte, "dove si è manifestato con maggiore intensità? Dove questo ritorno degli spiriti e delle classi illuminate verso i principii e le idee religiose si è verificato? Forse in paesi in cui abbondino gli ordini religiosi, figli del medio evo? No certamente". Un gran ritorno, un rifiorire della religione non si è manifestato né in Spagna, né nello stato della Chiesa: si è manifestato invece in Germania, nel "Belgio liberale", nella "Francia illuminata" e nella "libera Inghilterra, là dove le antiche corporazioni religiose, figlie del medio evo, sono quasi interamente scomparse". La carta geografica dei territori in cui Cavour stima che la "idea" religiosa sia tenuta in maggiore considerazione coincide con quella dei paesi retti da governi protestanti, liberali e massonici.

Con le sue affermazioni Cavour "dimostra" di che natura siano le proprie convinzioni civili e religiose: secondo lui le cose vanno molto meglio nei paesi protestanti e massonici che in quelli cattolici. Davvero non c’è male per un presidente del Consiglio di uno stato ufficialmente costituzionale in cui la religione di tutta la popolazione, il cattolicesimo, è addirittura definita "unica religione di stato".