sabato 7 aprile 2012

Il volto protestante di Cavour


di Angela Pellicciari

Ai cattolici, privati di ogni contributo statale, l’onere di mantenere i valdesi.

[Da "La Padania", 12 settembre 2001]

"Quanti sono in Torino, o nell’Italia in genere, tra il 1849 e il 1860, a domandarsi se proprio quel problema della riforma religiosa non stia diventando il problema capitale della situazione italiana?": a scrivere così è lo storico protestante Giorgio Spini in Risorgimento e protestanti. Spini ha pienamente ragione nel mettere in evidenza la grande aspettativa che accompagna in tutto il mondo protestante il risorgimento delle sorti italiane.

Anglicani, luterani, calvinisti, tutti sperano che la Riforma rigidamente fermata al di là delle Alpi possa finalmente valicare la catena montuosa: "L’Italia è già circondata da una sorta di assedio protestante - scrive Spini - stesole attorno dall’episcopato anglicano, dal presbiterianismo scozzese e dall’evangelismo "libero" di Ginevra e Losanna, con un appoggio anche dal protestantesimo americano". Non è un caso che la breccia di Porta Pia nel 1870 sia varcata per prima da un carretto di Bibbie protestanti trainato da un cane dal nome eloquente: Pio IX.

La pubblicistica protestante ha sempre rivolto alla Chiesa cattolica accuse infamanti: intollerante, oscurantista, corrotta, fideista, superstiziosamente attacca al culto di Maria e dei santi. Last but not least, persecutrice dei protestanti e conculcatrice dei loro diritti. E allora raccontiamo un episodio che va controcorrente. E che documenta non la persecuzione dei protestanti ma quella dei cattolici. Per farlo ricorriamo a L’Armonia, il coraggioso quotidiano subalpino fondato e diretto dal battagliero sacerdote Giacomo Margotti. L’11 dicembre 1855 L’Armonia sferra un violentissimo e circostanziato attacco alla politica filo-protestante del governo Cavour che ha appena deciso un’ingiusta soppressione della congrua di 928.412 lire, dovuta al clero in parziale risarcimento delle spoliazioni perpetrate da Napoleone. In quella somma sono comprese 6.462 lire destinate da Napoleone alla sovvenzione del culto valdese. Per evitare che i valdesi restino senza sovvenzioni al loro culto, il 17 novembre 1855 Cavour propone alla Camera l’istituzione di una nuova voce di spesa (la 22 ter) "per ripristinare in bilancio la spesa di L. 6.462,30, già iscritta nel bilancio del 1854, e precedenti, per l’assegnamento dovuto ai valdesi, onde provvedere alle loro spese di culto. Questo debito era compreso nella somma di L. 928.412,30 per ispese ecclesiastiche, eliminate dal bilancio a partire dal 1855".

I valdesi del Regno di Sardegna sono circa ventimila a fronte di una popolazione cattolica di quattro milioni e mezzo: invece di sopprimere, contestualmente a quella cattolica, anche la sovvenzione ai valdesi - come logica avrebbe voluto - Cavour vuole che i cattolici, privati di ogni pur dovuto contributo statale, mantengano con le loro tasse i valdesi e il loro culto. È quanto afferma L’Armonia e non sarà facile darle torto. Don Margotti così commenta il comportamento del governo: "L’usanza è ricavata dall’Inghilterra, dove i cattolici debbono pagare pel culto protestante". Qualche giorno dopo il teologo torinese torna alla carica per smascherare "coloro che gridano alla tirannia, all’intolleranza dell’assolutismo. Dove sono dunque que’ clericali intolleranti, che governavano sotto Vittorio Emanuele I, Carlo Felice e Carlo Alberto?". I sovrani assoluti hanno dato all’esigua minoranza valdese una sovvenzione che la maggioranza di governo vuole ora togliere alla quasi totalità della popolazione cattolica, pur garantita dal primo articolo della costituzione. Da che parte sta l’intolleranza?

"Il soccorso tolto ai cattolici, e dato ai valdesi", continua don Margotti, indica persecuzione del cattolicesimo. Indica un’intolleranza verso i cattolici "da cui andò immune il governo assoluto" riguardo ai valdesi; "indica un’opposizione ai principii medesimi professati dal governo intorno alla libertà dei culti e all’eguaglianza civile e religiosa dei cittadini. Indica un’ingiustizia inaudita".

Per completare il quadro L’Armonia pubblica, "senza tanti commenti", un manifesto comparso il 7 dicembre nel comune di Verrès (nella zona di Aosta) sottoscritto dal sindaco. Nell’Avviso al pubblico si legge: "Si sa che la classe ecclesiastica desidera solennizzare l’anniversario della festa che si chiama dell’Immacolata, colla massima pompa possibile, sia con illuminazione, sia con fuochi di gioia.

"Attesoché quest’illuminazione, e queste dimostrazioni potrebbero dar luogo a vie di fatto contro coloro che non volessero disporsi ad illuminare le loro finestre: "Il sottoscritto, d’ordine dell’autorità superiore, affine di prevenire qualunque turbamento, che potesse risultare da queste dimostrazioni, invitando il pubblico ad astenersene, notifica che è rigorosamente proibito a chiunque di fare fuochi di gioia, e di fare dei colpi, sia coi mortaretti od altrimenti". Pena l’applicazione delle sanzioni previste dall’art. 732 del codice penale.

I governanti sabaudi pubblicizzano il Piemonte come stato liberale e costituzionale: come regno del diritto e dell’uguaglianza non c’è male davvero.