mercoledì 25 aprile 2012

Esercito del Ducato di Parma, Piacenza e Stati annessi : 1840-1859

File:Armoiries Bourbon-Parme 1847.svg

L'esercito del Ducato di Parma, Piacenza e Stati annessi era composto   da coscritti e volontari  arruolati nella fascia d'età 18-40.  Erano esentati dall'arruolamento  coloro che avevano fratelli che avevano a loro volta servito sotto le armi, i figli unici , gli ammogliati e con famiglia a carico, inoltre Tutti i sudditi in età compresa tra i 18 ed i 25 anni erano soggetti all’obbligo del servizio militare, mediante estrazione a sorte nella misura di un prescelto ogni 200. La durata del servizio militare era di 10 anni, di cui 5 in servizio attivo ed altri 5 in congedo illimitato nella riserva. Per la Cavalleria, il Genio, l’Artiglieria e la Gendarmeria, la ferma era di 8 anni, tutti di servizio attivo. L’arruolamento volontario e il prolungamento della ferma assorbiva un gran numero di aspiranti, tanto che la richiesta di coscritti era molto ridotta, anche perchè le dimensioni dello Stato non richiedevano un organico molto numeroso.

La paga era :


- Colonnello: Lire Parmensi  800


- Ten. Col.: Lire Parmensi 700 


- Maggiore: Lire Parmensi 550


- Capitano: Lire Parmensi 380


- Tenente: Lire Parmensi  290

 Il vitto, veniva distribuito una volta al giorno alle 9.30 del mattino. La qualità era buona e le razioni, generose, comprendevano sempre, pasta in brodo e al sugo di carne. La carne (240 grammi) veniva sostituita il venerdì dal baccalà. Il pane era distribuito ogni due giorni in ragione di 650 grammi al giorno. Per il pasto serale i militari dovevano provvedere in proprio. Il rancio veniva consumato in camerata utilizzando appositi tavoli a quattro posti e veniva portato in loco dal personale delle cucine che, dopo mezz’ora, provvedevano a ritirare le stoviglie. Gli Ufficiali e i Sottufficiali consumavano il pasto unico nella giornata presso le rispettive mense. L’eventuale pasto serale era a pagamento. Il vitto degli Ufficiali e dei Sottufficiali era più vario nell’assortimento e, in genere, comprendeva una minestra, due piatti di carne, due di verdure, dessert, pane, formaggio, frutta e vino. Le condizioni igieniche collettive ed individuali venivano controllate con continue ispezioni e controlli tendenti ad accertare il rispetto delle più elementari norme d’igiene imposte dalla vita in collettività. Nei mesi estivi, i soldati dovevano effettuare i cosiddetti bagni di pulizia che, per i più ritrosi e pudici potevano ridursi al solo lavaggio delle estremità inferiori. Ogni giovedì della settimana, venivano controllati il taglio dei capelli, la pulizia del collo, delle orecchie e dei piedi. Tali ispezioni erano ripetute anche durante le marce. Ogni settimana c’era il cambio della biancheria personale. Il militare versava al caporale di servizio gli effetti sporchi da inviare in lavanderia, che venivano restituiti il sabato successivo. Ogni anno erano previste le visite sanitarie generali a cura del 1° Chirurgo del Reggimento che disponeva d’autorità i ricoveri del caso. Le armi erano prodotte quasi esclusivamente dalle piccole  industrie del Ducato, tranne qualche eccezione nell'artiglieria,  con materiali provenienti in massima parte dall'importazione di materie prime provenienti dall'Isola d’Elba e in minor parte dal territorio di  Pontremoli.

Le armi bianche in uso derivavano dal modello 1780; ammodernate a partire dal 1847, restarono invariate sino al 1859. I Generali avevano in dotazione delle spade  di pregevole fattura introdotte nel periodo Napoleonico. I reparti a cavallo adottarono le sciabole a lama dritta di derivazione francese, ad eccezione degli Ussari Reale guardia del corpo che mantennero la sciabola modello 1796 inglese. Le truppe appiedate erano equipaggiate con il tradizionale briquet a lama larga con fornimenti in ottone e fodero in pelle nera. Particolari erano le daghe dei Guastatori con l’impugnatura forgiata a testa di leone e lama a sega, mentre sontuose ed elaboratissime erano le sciabole da parata dei “Tamburi maggiori”. Negli anni ’50, con l’introduzione delle prime carabine che sostituirono in alcuni Corpi i lunghi fucili, furono distribuite le caratteristiche sciabole-baionetta. Le armi da fuoco portatili, subirono un processo di ammodernamento che iniziato nella metà degli anni ’40, durò circa un decennio. Si passò dalle armi con sistema di accensione a pietra focaia, a quelle con accensione a luminello con capsule a fulminante. La trasformazione interessò anche la rigatura delle canne, a tutto vantaggio della gittata e della precisione del tiro (lastrina con fucili). Alcuni Corpi, come la Cavalleria, continuarono ad avere carabine a pietra focaia, forse in considerazione della scarsa possibilità di utilizzo delle armi da fuoco in battaglia. Molti reparti a cavallo, erano armati con una coppia di pistole da cavalleria.
Per quanto attiene alle artiglierie, a partire dal 1850, sotto l’impulso del Duca Carlo III, l’Esercito Parmense dette inizio ad un vasto programma di rinnovamento dei materiali di Artiglieria. Furono effettuati studi sul sistema Francese del 1827 e su quello Piemontese del 1830. La riforma Parmense optò per un sistema simile a quello Napoletano,  con le sue profonde modifiche e innovazioni razionali dovute al Ten. Col. Landi, allora Direttore dell’Arsenale di Napoli.

A seconda dell’impiego le Artiglierie erano suddivise in:
- Artiglieria da Campagna, con Batterie da posizione e da battaglia;
- Artiglieria da Montagna.
- Artiglierie da assedio o da Piazza. Era dotata di cannoni da 12 libbre (122 mm) lunghi.
- Artiglieria per la difesa . Impiegava cannoni da 12 libbre e obici da 80 e 30 libbre per il lancio di granate.
Anche nell’Artiglieria Parmense furono attivati studi per il perfezionamento delle bocche da fuoco, nonché per l’applicazione della rigatura. Nel 1858/’59,  vennero importati  cannoni rigati di provenienza Austriaca .
 Di seguito potete visitare in modo virtuale la composizione dell'Esercito Parmense dal 1845 al 1859:



1845 Primo tenente del genio in grande tenuta.
L'uniforme dei corpi tecnici, artiglieria e genio, è praticamente unica ad eccezione
 del copricapo:
 gli artiglieri si distinguono dal kepi, simile a quello della fanteria,
 ornato con un pennacchio di penne verdi.

1850 Tamburo maggiore in grande tenuta.
È il sergente maggiore che guida la banda musicale con funzioni di mazziere.
 Alla fine dell'anno viene deciso di adottare uno speciale cinturone
al posto della bandoliera ed una sciarpa riccamente ricamata.


1851 Reale guardia del corpo in grande tenuta.
Soltanto le guardie delle provincie di Parma e Piacenza indossano questa splendida uniforme
alla prussiana.
 Il drappello delle guardie del corpo di Valditaro adotta invece una divisa diversa
sebbene non inferiore per eleganza e ricchezza.

1850 Primo battaglione di fanteria di linea.
Ufficiale subalterno, caporale e soldati.
Gli ufficiali inferiori sono appiedati e portano uno zaino leggero secondo la moda prussiana,
 a differenza degli ufficiali superiori che essendo montati ne sono privi.
A partire da sinistra: Guardia Civica e Soldato semplice di Fanteria
  

1852
Elmo di fanteria.

1852
Spalline da aiutante del Duca.



1852
Elmo da cacciatore
Fonti:
Archivio di Stato di Parma
Scritto da:
Il Principe dei Reazionari