lunedì 27 febbraio 2012

La Monarchia sacra Parte Prima :I RITI DI CONSACRAZIONE DELLA MONARCHIA CRISTIANA:Ancora sul rito d’Incoronazione imperiale a Costantinopoli

Dal 23 novembre 602, tuttavia, quando il Patriarca Ciriaco incoronò l’Imperatore Foca (602- 610) nella Chiesa di San Giovanni dell’Hebdomon, il nuovo sovrano, salvo il caso in cui era incoronato dal predecessore ancora in vita, secondo l’antica consuetudine, riceveva le insegne del potere imperiale in chiesa. “Il suo successore Eraclio (610- 641) fu incoronato da Sergio a San Filippo del Palazzo il 7 ottobre 610 ed Eraclio II (613) a Santo Stefano di Dafne da Eraclio I il 4 luglio 638. Costante II (641- 668), nel 641, fu il primo incoronato all’ambone di Santa Sofia, e da allora s’impose quell’usanza, salvo il caso degli imperatori incoronati come colleghi”.
Gli Euchologia, risalenti alla fine del secolo VIII (anno 795 circa) riportano le formule in uso al momento dell’Incoronazione. Il sovrano, indossate le vesti imperiali, eccetto la corona, la clamide e la fibbia, si pone all’ambone, davanti al quale si colloca il Patriarca, che pronuncia quest’Orazione:
Domine Deus noster, Rex regum et                     
Dominus dominantium, qui per
Samuelem prophetam, servum tuum
David elegisti, et super populum tuum
Israel in regem unxisti : ipse tunc
nostram indignorum deprecationem
exaudi, et respice de sancto habitaculo
tuo, et fidelem servum tuum, quem super
gentem sanctam tuam, Unigeniti Filii tui
sanguine acquisitam, regem tibi
constituere placuit, exultationis oleo
ungere dignare; indue illum virtute ex
alto; coronam de lapide pretioso capiti
eius impone, longitudinem dierum tribue
illi, sceptrum salutis pone in eius dextra
manu, in justitiae throno colloca illum,
Sancti Tui Spiritus armatura illum
circumvalla, brachium eius conforta,
omnes illi barbaras gentes subiice,
timorem tuum et pietatem erga subditos
cordi eius insere, in inculpata fide
conserva illum, sanctae tuae catholicae
Ecclesiae dogmatum sedulum custodem

illum ostende: ut in iustitiam populum
tuum iudicet et pauperes tuos in iudicio,
salvet etiam filios pauperum et caelesti
regni tandem haeres fiat. Quia tua est
potentia et tuum est regnum et virtus.


Signore Dio nostro, Re dei Re e Signore
dei signori, che per mezzo del Profeta Samuele
scegliesti il tuo servo Davide e lo ungesti
Re sopra il tuo popolo Israele, esaudiscici
e riguarda dalla tua santa dimora la
nostra indegna preghiera; e degnati ungere
coll’olio dell’esultazione questo fedele tuo
servo, che ti piacque costituire Re sopra il
tuo santo popolo, redento col sangue del
Tuo Figlio Unigenito; rivestilo dall’alto di
virtù; imponi sul suo capo la corona di pietre
preziose; concedigli una lunga serie di
giorni; lo scettro di salute poni nella sua
destra; collocalo sul trono di giustizia; circondalo
coll’armatura del Tuo Santo Spirito;
dà forza al suo braccio; sottomettigli tutte
le barbare genti; insinua nel suo cuore il
tuo timore e la pietà verso i sudditi; conservalo
nella fede innocente; mostralo solerte
custode dei dogmi della tua Santa Chiesa
Cattolica; così da giudicare il tuo popolo
con giustizia e col giudizio i tuoi poveri; e
salvi i figli dei poveri ed abbia infine in

 eredità il regno celeste. Poiché Tu sei la potenza,
e tuo è il regno e il valore.


Detto questo, il prelato prende la clamide e la fibbia, e le consegna ai vestiarii perché ne rivestano il sovrano. Pronunciata una seconda orazione, il Patriarca trae la corona dall’altare e con tutte e due le mani la pone sul capo del sovrano, dicendo: “Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.
La corte imperiale di Costantinopoli – come si è visto - sentì il bisogno di armonizzare in senso cristiano i riti pagani d’intronizzazione del nuovo sovrano, ma il precedente biblico dell’Unzione trovò posto assai tardi in tale contesto. L’allusione all’Unzione nella preghiera sopra citata non aveva, infatti, che un valore metaforico. La consacrazione dell’Imperatore Romano coll’Olio santo, cerimonia
così caratteristica della liturgia occidentale, è attestata con certezza in Oriente soltanto alla fine del secolo XII, molto tempo dopo che la Chiesa latina l’aveva introdotta.
La Cristianità orientale si mostrò, infatti, assai refrattaria ad accogliere quel precedente biblico, non certamente per una concezione ‘laica’ del potere politico, come vedemmo, ma, sia perché in generale l’olio santo non era affatto impiegato nelle cerimonie d’ordinazione e consacrazione dei sacerdoti e dei vescovi secondo il rito orientale, sia perché “la monarchia bizantina, sacra di suo dalle sue origini romane, appoggiata sulla sopravvivenza del culto imperiale, non sentì così per tempo il bisogno,
come i regni occidentali, di santificarsi per mezzo di un rito imitato dalla Bibbia”.