venerdì 9 dicembre 2011

La rivoluzione e la contro-rivoluzione nella Francia del 1830: L’eterna lotta contro il “demone” rivoluzionario.



Molto è stato scritto sulla così detta seconda rivoluzione Francese o rivoluzione di Luglio, quella rivoluzione(come narrano i libri scolastici) che depose il "tiranno" Re di Francia Carlo X° di Borbone-Francia, sostituendolo con il Re(e qui avrei parecchie obbiezioni) "Borghese" Luigi Filippo di Borbone-Orlèans, appartenente a quel  ramo collaterale dei legittimi sovrani di Francia(Borbone-Francia)il quale aveva sempre invidiato la posizione politica dei cugini, e ai tempi della rivoluzione Francese del 1789 Luigi Filippo II° Duca D'Orlèans( aveva partecipato in prima persona ai moti fiducioso che così facendo sarebbe diventato Re costituzionale di Francia, votò a favore della condanna a morte del cugino Luigi XVI°, ma venne a sua volta giustiziato poco tempo dopo, ma alla fine di Luglio del  1830 suo figlio riuscì nell'intento.
Ma come andarono davvero le cose?, il popolo da che parte stava?, nell'articolo che segue verranno narrate le vicende così come furono senza censure o retorica, partendo dalle "radici" del probblema.

Le tragedie e gli orrori che seguirono la prima rivoluzione Francese del 1789 colpirono duramente la famiglia reale Francese. Luigi XVI° da prima obbligato dalla borghesia settaria e da un nucleo composto da Aristocrazia e Clero corrotti, a concedere una costituzione che ovviamente bloccasse sul nascere ogni intenzione del sovrano di attuazione di quelle riforme indispensabili per la prosperità del paese, e che in aggiunta permetteva alla Borghesia di prendere sempre maggiore potere. Nonostante il buon Luigi XVI° si fosse piegato a questo atto sovversivo presto si accorse che il male sarebbe presto esploso in Francia e lui e la sua famiglia non erano più al sicuro, così tento la salvezza fuggendo con moglie e figli da Parigi vestito in modo semplice per evitare il riconoscimento, fuggirono verso i Paesi Bassi ma a pochi chilometri dal confine vennero riconosciuti e  tutta la famiglia reale venne arrestata presso la cittadina di Varennes-en-Argonne, ricondotta a Parigi dove dopo un processo al quanto scontato, e dopo essere stato condannato per crimini mai commessi , la mattina del 21 gennaio 1793 Luigi XVI° venne ghigliottinato, seguito  il 16 ottobre 1793 da sua moglie la regina Maria Antonietta, e da Madame Elisabetta il 10 maggio 1794. Suo figlio divenuto Luigi XVII° (anche se non salì mai sul trono) fu imprigionato in una cella umida , abbandonato li, mal nutrito ed infestato dai parassiti, quando ne uscì la sua salute era ormai compromessa in maniera grave , e morì  a dieci anni, l'8 giugno 1795. I fratelli minori di Luigi XVI°(Louis Stanislas Xavier  Conte di Provenza, e Charles-Philippe Comte d'Artois), erano già fuggiti dalla Francia, Charles-Philippe Comte d'Artois pochi giorni dopo la presa della Bastiglia, mentre Louis Stanislas Xavier  Conte di Provenza il 20 giugno 1791.


Luigi XVII° di Borbone-Francia.


Alla morte di Luigi XVII° (8 giugno 1795) Louis Stanislas Xavier  assunse il nome di Luigi XVIII° e lavorò tenacemente per il  ritorno in Francia del governo legittimo che lui per diritto di successione rappresentava.
Nel 1799 in Francia gli stessi settari che detenevano effettivamente il potere e che erano stati la causa di tutto, si accorsero che il popolo di Francia chiedeva a gran voce il ritorno dei legittimi sovrani, così nello stesso anno cercarono un accordo con Luigi XVIII° ,  capace di "accontentare " entrambe le parti , ma tale accordo falli e Luigi XVIII° perse l'occasione di ritornare sul trono che gli aspettava in un momento assai propizio, un momento che avrebbe permesso una vera restaurazione permanente del casato. Nel 1804 Napoleone Bonaparte si auto proclamò Imperatore fino al 1813 con la sua sconfitta a Lipsia e la successiva abdicazione ed esilio all'Elba. Il   2 maggio 1814 Luigi XVIII° poté ascendere al trono, in un momento difficile della storia francese. Alla sua entrata in Parigi, vestito secondo la moda settecentesca, con la tipica parrucca, fu accolto da salve di cannoni, dalle campane battenti e dalla folla che si riversò in strada per accoglierlo con sincera devozione.Dopo la pausa dei Cento Giorni (che costrinse Luigi a rifugiarsi a Gand) e la sconfitta di Napoleone a Waterloo (1815) poté riprendere il suo posto di monarca.
Luigi XVIII° era un sovrano fin troppo "morbido" data la situazione in cui si trovava, e andò contro le rivendicazioni estreme del legittimismo sostenute da suo fratello, il futuro Carlo X, e dal duca di Blacas, concesse(per accontentare i settari), nel 1814, una 'Carta costituzionale', ispirata, sia pur con limiti, a motivi liberali e, nel 1816, ( cadendo nel gioco settario) sciolse  la reazionaria cosiddetta Camera introvabile.

Timoroso delle possibili reazione dei settari, rinuncio all'idea di una pura e semplice restaurazione in un paese che la rivoluzione e il periodo napoleonico avevano profondamente sconvolto (e che una scelta così avrebbe soltanto giovato al popolo), concesse una carta costituzionale (legittimista) che istituiva una monarchia parlamentare e riaffermava le riforme sociali contenute nei codici napoleonici(facendole in questo caso rispettare).
Abile amministratore e diplomatico, cercò di limitare le conseguenze delle guerre sostenute dalla Francia contro gli alleati gli fu prezioso l'aiuto prima del Talleyrand, al Congresso di Vienna, poi del duca di Richelieu, al Congresso di Aquisgrana. Quest'ultimo iniziò il rientro della Francia nel concerto delle potenze europee, sancito definitivamente al Congresso di Verona (1822), che permise al regno di Luigi XVIII di guidare, nel 1823, la brillante e vittoriosa spedizione di Spagna, punto culminante della politica estera della restaurata dinastia.

 Luigi XVIII° di Borbone-Francia.


In una società stanca di guerre e di avventure folli operò per favorire un ritorno all'ordine e alla religione, ma non seppe vedere nell'opera di liberali all'apparenza schietti ma in realtà falsi macchinatori di complotti, il pericolo di un nuovo e fatale colpo di stato, il suo carattere accomodante da reazionario moderato aiutò i liberali nei loro profitti, anche se nonostante il carattere "docile" il sovrano mostrava una certa e giustificata insofferenza verso il liberali che si facevano sempre più pretenziosi. La Francia di Luigi XVIII° ritrovò il quieto vivere , e la prosperità, ma le forze settarie che prima videro indispensabile il ritorno della dinastia sul trono di Francia , si accorsero dell'impossibilità di manovrare i Borbone come avevano sperato, e questo pensiero divenne concreto quando, alla morte di Luigi XVIII° salì al trono il fratello Carlo X° , totalmente diverso dal fratello , egli era determinato a far rispettare quelle istituzioni e quelle leggi che per secoli avevano portato prosperità ed ordine.


Carlo X° di Borbone-Francia.

Carlo X° era una vera e propria spina nel fianco dei settari, egli era molto più reazionario del fratello , e molto meno malneabile. I settari a quel punto si resero sempre più conto che i Borbone non potevano essere manovrati in nessun modo , e che l'unica soluzione era detronizzarli definitivamente(ci fù il tentativo di portare il ramo dei Borbone-Francia all'estinzione con l'assassinio del pretendente al trono  Carlo Ferdinando duca di Berry nel 1820).

La Morte del pretendente al trono di Francia Carlo Ferdinando di Borbone-Francia, duca di Berry.

La politica di Carlo X° , era si reazionaria , ma bisogna precisare che essa non era una politica di arretratezza e miseria sociale e culturale, anzi essa rappresentava tutto l'opposto del regime tirannico e oscurantista che ci hanno sempre voluto far credere , il popolo godeva dell'ordine ritrovato e l'intera Francia riaquistava il suo posto di potenza Europea e di prestigio. Il governo di Carlo X° di Borbone-Francia fu testimone anche del ritorno di antiche tradizioni volute appunto dal sovrano, come la cosiddetta cerimonia della guarigione, e cioè l'antichissimo rito della taumaturgia reale. Questa cerimonia consiste nel portare innanzi al Re un certo numero di malati. Il Re pone la mano sul capo o sulla parte malata della persona, pronunciando la frase «io ti tocco, Dio ti guarisca», recitando quindi una preghiera. Carlo X, poco dopo l'ascesa al trono, esercitò questo rito su circa 130 scrofolosi.


Incoronazione di Carlo X° di Borbone-Francia nella Cattedrale di Reims.


Una testimonianza del buon governo di Carlo X° ci arriva da un testimone d'"eccezione" , un personaggio sicuramente non legittimista, uno dei rivoluzionari più risoluti, Enrico Beyle, pseudonimo Stendhal, il quale, forzato dall'evidenza, così definisce questo regno: "Molti popoli d'Europa dovranno attendere forse parecchi secoli prima di raggiungere il grado di felicità che godé la Francia sotto il regno di Carlo X".
Si può facilmente notare che il governo di Carlo X° di Borbone-Francia  non era affatto male, nello stesso tempo la Francia  rientrava in possesso della sua preminenza in Europa e nel mondo; l'Algeria era conquistata, e l'alleanza con la Russia le dava la frontiera del Reno senza colpo ferire.
Malgrado ciò, anzi a causa di ciò, il Re era circondato da tante insidie che gli tornava impossibile d'evitarle tutte; non aveva che la scelta degli errori. Gli si strapparono provvedimenti che fecero sanguinare il suo cuore di figlio primogenito della Chiesa, quale voleva essere non di nome, ma di fatto. Tutte le franchigie della Charta erano impiegate a demolire il trono. Egli cedette prima sopra un punto, poi sopra un altro e finì col dire: "Mi confermo nella convinzione che ebbi in tutta la vita: ogni concessione fatta ai liberali torna inutile". Avrebbe potuto dire "funesta".

Il 25 luglio 1830, appoggiandosi lealmente all'articolo 14 della Charta, Carlo X firmò dei decreti che non erano contrari né al testo, né allo spirito di questo atto. Essi regolavano la libertà della stampa, tendendo a reprimere gli abusi più stridenti. Anziché essere accettati come un beneficio, diventarono il segnale della rivoluzione che la setta preparava da lungo tempo, d'accordo con coloro che  con essa aveva scelto di trarne profitto.
La mano della framassoneria era palese nella Rivoluzione del 1830 "Non istate a credere - disse Dupin il maggiore, alto massone della loggia dei Trinosofi - che siano bastati tre giorni a far tutto. Se la Rivoluzione fu sì pronta ed improvvisa, se l'abbiam compiuta in pochi giorni, si fu perché noi avevamo una chiave di volta, ed abbiamo potuto sostituire immediatamente un nuovo e completo ordine di cose a quello che era stato distrutto". La setta non poteva tollerare più a lungo(come citato prima) sul trono il ramo primogenito dei Borbone; d'altra parte erano troppo recenti gli orribili ricordi della prima Repubblica per osare d'affrontare il sentimento pubblico proclamando una nuova Repubblica. Perciò essa prese un mezzo termine e pose "come chiave di vôlta" dell'edificio che da quindici anni andava preparando, "il figlio del regicida"(Luigi Filippo di Borbone-Orleans).
Nonostante le modifiche istituzionali di Carlo X° non calpestavano la "Charta", offrirono  l’occasione alle logge massoniche e al partito orleanista per scatenare a Parigi una rivolta di piazza – la «rivoluzione di luglio» del 27-29 luglio 1830.

Il combattimento davanti all'Hôtel de Ville, di Jean-Victor Schnetz, l'ennesima farsa storica.
Deschamps e Claudio Jannet dimostrarono con documenti che i principali attori della "commedia dei quindici anni" erano tutti framassoni. E fu un framassone che vi diede l'ultima mano. Nel momento decisivo, mentre Carlo X era a Rambouillet circondato dalle sue truppe fedeli, e poteva facilmente reprimere la rivolta e rientrare da padrone nella capitale, Ingannato da cortigiani che ingigantirono la dimensione delle forze su cui poteva contare la Rivoluzione fu restio (come lo era stato a suo tempo il fratello Luigi XVI) a ordinare un intervento militare che avrebbe  fatto scorrere per ordine del re di Francia il sangue di francesi, Carlo X s’indusse ad abdicare.Dal momento che subito dopo anche il duca d’Angoulême (che diventa quindi, ma solo per qualche minuto, Luigi XIX) rinuncia ai suoi diritti sul trono, il nuovo re è il piccolo Enrico V, mentre in uno sforzo di conciliazione Carlo X nomina «luogotenente generale del Regno» Luigi Filippo d’Orléans (1773-1850), figlio di «Philippe Egalité» e capo del partito orleanista. Ma non è quello che vogliono gli orleanisti, che fanno proclamare Luigi Filippo re non della Francia,ma «dei francesi», e re non «in quanto Borbone» ma «benché Borbone».

Luigi Filippo d’Orléans (1773-1850).
Si discusse, nota Montplaisir, se la comparsa in Parlamento della duchessa di Berry con il popolarissimo Enrico V(erede al trono) sulle ginocchia non avrebbe potuto rovesciare il corso degli eventi. Ma Carlo X non volle una prova di forza, e se ne andò in esilio con la famiglia percorrendo peraltro le strade che lo portano al porto di Cherbourg, da cui deve imbarcarsi, con studiata lentezza, tra popolazioni che spesso lo acclamano e si entusiasmano per Enrico V. Alla fine, tuttavia, i reali s’imbarcano per l’esilio britannico nei castelli prima di Lulworth, nel Dorset, e poi di Holyrood, a Edimburgo, quest’ultimo legato alle memorie e alla tragedia di Maria Stuarda (1542-1587).
Il giovanissimo Enrico V° di Borbone-Francia.
Già dai primi istanti dallo scoppio della Rivoluzione, una buona fetta della popolazione insorge in parecchi distretti(Bretagna-Normandia-Vandea-Lione-ecc...), un eppisodio interessante a prova di ciò lo si può leggere in un articolo pubblicato su un giornale Piemontese del medesimo anno:

"Parigi 25 agosto [1830]. Sono scoppiati nella città di Nimes gravissimi tumulti, che posero in gran repentaglio la pubblica sicurezza. Il giorno 15 del corrente, nel quale fu proclamato il nuovo Re [Luigi Filippo d’Orleans, Re costituzionale e liberale] in quella città, essendo stata inalberata per ordine del nuovo prefetto la bandiera tricolore e fatta deporre la coccarda bianca ai soldati della guarnigione, le guardie del fuoco si rifiutarono d'intervenire alla solennità colla coccarda tricolore; il loro rifiuto pare sia stato il primo segnale dello scoppio de' malcontenti: il popolo prese verso sera a tumultuare, ed attruppandosi sulla piazza del teatro furono assalite furiosamente le persone che comparivano coi segni tricolorati, e non pochi furono gravemente feriti; l’agitazione che alla sera pareva sedata, si manifestò più minacciosa alla domane; un nuovo assembramento popolare ingrossò intorno alle caserme mandando il grido I Borboni, o la morte, mentre un altro assembramento di parte contraria muoveva loro addosso. Lo scoppio fu violento, e vi ebbero alcuni morti, altri feriti".

Gazzetta  Piemontese, martedì 31 agosto 1830, n. 104, p. 599.

La duchessa di Berry(madre di Enrico V°) non si rassegnò a quella che considerava, con buone ragioni, un’usurpazione. Nella notte tra il 28 e il 29 aprile 1832 sbarcò in Francia, dove sperava di risollevare la Vandea – che già si era levata in armi contro la Rivoluzione francese – per rovesciare Luigi Filippo. Mal preparata e non sostenuta dalle potenze europee – tranne che, discretamente, dal Papa Gregorio XVI (1765-1846) che la duchessa aveva visitato a Roma nel 1831 – l’insurrezione fallì. La polizia di Luigi Filippo non riuscì però a trovare e ad arrestare la duchessa, che proprio sfuggendo ripetutamente ai tentativi di cattura costruì la sua fama e leggenda di eroina romantica. Alla fine venne tradita da Simon Deutz (1802-1844), figlio del Gran Rabbino di Francia Emmanuel Deutz (1763-1842) che – così come il cognato, l’erudito e cabalista David-Paul Drach (1791-1868) – si era convertito al cattolicesimo, ed era stato raccomandato alla duchessa personalmente dal Papa. Deutz, nominato dalla duchessa suo agente generale, la vendette alla polizia di Luigi Filippo diretta in qualità di Ministro dell’Interno dal futuro presidente del Consiglio e presidente della Repubblica Francese Adolphe Thiers (1797-1877). L’8 novembre 1832 la duchessa di Berry venne arrestata a Nantes.
Togliendo dall’imbarazzo Luigi Filippo – che liberandola si sarebbe  mostrato debole, e facendola giustiziare il degno erede del padre che aveva partecipato alla condanna a morte di Luigi XVI – la duchessa si dichiarò incinta. Gli orleanisti utilizzarono la gravidanza per screditare la duchessa, accusata di rapporti immorali con l’uno o l’altro dei nobili vandeani che l’avevano seguita nella rivolta, e la stessa causa legittimista. La dichiarazione della duchessa secondo cui non si tratta del frutto di una relazione illecita ma del matrimonio contratto a Roma con il conte Ettore Carlo Lucchesi-Palli (1806-1864), figlio del viceré della Sicilia, tenuto segreto perché un nuovo matrimonio avrebbe potuto smorzare qualche entusiasmo legittimista, è liquidata come un po’ troppo comoda(nel 2007 dagli archivi del Vicariato di Roma e emersa la certificazione definitiva e inconfutabile del matrimonio tra il conte Lucchesi-Palli e la duchessa di Berry, celebrato il 14 dicembre 1831, dunque ben più di nove mesi prima della nascita nel 1833 della piccola Anna Maria, che peraltro vivrà soltanto qualche ora).

Maria Carolina Ferdinanda Luisa di Borbone-Due Sicilie,  duchessa di Berry.

Il governo illegittimo di Luigi Filippo fu mal sopportato dalla popolazione, molte furono le sommosse che scoppiarono in segno di rivolta contro il governo usurpatore , in nome della dinastia legittima dei Borbone-Francia. Per tutti i diciotto anni di regno degli Orleans il popolo non smise mai di combattere per la restaurazione dei legittimi sovrani, non fu un movimento come quello che caratterizzo l'epopea Vandeana della fine del secolo precedente, ma fu la dimostrazione palese di come il popolo sappia riconoscere il buono dal cattivo, ed oggi noi che veniamo a conoscenza di tutto ciò dobbiamo riuscire a comprendere la verità e da essa dobbiamo saper vedere la retta via. Nonostante i Borbone-Francia non riottennero il trono che gli aspettava di diritto(Enrico V° per ovvie ragioni di principio rifiutò il trono nel 1873), il loro esempio e la loro storia devono essere ammirati, riconoscendo la malvagità della rivoluzione e la buona causa della contro-rivoluzione.

Fonti:

La framassoneria sotto la restaurazione. L'opera immortale di Henry Delassus .

 

L'opera di Delassus:La Massoneria francese durante la monarchia orleanista (1830 - 1848).



Centro studi sulla contro-rivoluzione.



Scritto da:

Il Principe dei Reazionari.