domenica 16 ottobre 2011

Monarchia tradizionale parte 6:La monarchia federativa.




"Omnis communitas perfecta est proprium corpus politicum" - Francisco Suàrez: De legibus, I, 6, 21.

La società, "corpus mysticum"
Quando lo Stato restò solo in mezzo all'arena politica - durante i secoli XVIII e XIX -, poté annientare l'individuo o divenire sua vittima nella catena di assolutismi e rivoluzioni che costituirono la parte più memorabile della storia delle società europee, e nostra stessa storia da quando cominciammo ad europeizzarci ai giorni di Filippo V. Mancava il ruolo moderatore delle società intermedie, proprio della Cristianità medievale e del diritto pubblico delle Spagne.
Ciascuna di quelle società intermedie serve per dare alla società generale maggiore la sua indole organica; possiedono vita particolare e indipendente nei rispettivi ambiti; abbracciano l'individuo da quando nasce fino a che muore; il potere supremo non le crea, bensì le riconosce. Alcune derivano direttamente dal diritto naturale, come la famiglia; altre sono risultato della storia, come i popoli. Talvolta possiedono vita pubblica, altre volte si limitano alla sfera del privato. A volte bastano a sé stesse, richiedendo solo tutela e coordinamento con quelle vicine, come la città; non mancano quelle che agiscono al pari dello Stato, ma con mire superiori e diritti maggiori, come avviene nel caso della Chiesa Cattolica. Ma nel loro insieme godono tutte - secondo le loro finalità - di esistenza rigogliosa ed indipendente, raggiungono i loro scopi e sono dotate di poteri che le mettono in condizione di realizzarli, poteri che - nel complesso - vengono chiamati autarchia (1).
In contrasto con la sociologia europea, che finisce con l'annientare tali società intermedie, sia sopprimendole - alla liberale -, che incorporandole allo Stato - come il totalitarismo -, la sociologia spagnola si distingue per l'importanza data alle entità ed alle istituzioni sociali. Non c'è né l'onnipotente arbitrio dello Stato che pesa su di esse, né l'immolazione sugli altari dell'isolato selvaggio dell'illusione rousseauviana: per la sociologia delle Spagne, intesa come asse della vita collettiva, le società intermedie servono da misura per l'azione dell'uomo concreto e, data la loro indipendenza rispetto allo Stato, sono fonte certa di equilibrio umano. Il totalitarismo riduce tutto allo Stato, assorbendo individuo e società; il liberalismo riduce tutto all'individuo, misconoscendo la società e preparando la fine dell'apparato statale; la Tradizione spagnola cerca, attraverso la società, l'armonia dell'individuo con lo Stato. Per il totalitarismo, lo Stato é fine in sé, individui e società restando dei mezzi; per il liberalismo, il fine é l'individuo, mentre lo Stato e la società sono meri disturbi alla sua libertà essenzialmente buona; per la Tradizione spagnola lo Stato regola l'indipendente attività sociale come servizio all'individuo, ma questi non é una meta in sé, bensì é posto al servizio di Dio.
Il rispetto con cui il nostro pensiero politico ha sempre guardato all'autarchia delle società intermedie appare chiaro quando si vede lo sgorgare tra noi, con quattrocento anni di anticipo rispetto al tanto strombazzato esempio inglese, la tesi che la conquista ha luogo per educare i popoli ad essere liberi. E' in occasione delle rivolte che desolavano la Sardegna - in cui un partito raggruppato attorno alle potenti famiglie degli Oria e degli Arborea fomentava una rivolta permanente contro la corona aragonese -, che i re provano a sottometterla usando per mezzo secolo tutti i mezzi forniti dalla violenza o dalla lusinga; la preoccupazione passa ai brazos riuniti a Tortosa nel 1400, sino a far giungere al sovrano la seguente proposizione, che si trasforma in capitolo di corte nel ricevere il corrispondente "plau" (2) che riflette il sentire ispanico del governo libero, anteriore e superiore alle tanto tradite e riproposte formule europee (3): "Ugualmente, signore, come é stato diverse volte visto, é risaputo che dal grande ed assoluto potere conferito ai Governatori di detto Regno di Sardegna, sono derivati molti inconvenienti, giacché per la loro potenza e la lontananza fisica dal loro signore, i detti Governatori volontariamente hanno perseguitato, afflitto e danneggiato molti abitanti di detto Regno e di altri [ad esso vicini o confinanti, sia privati che forestieri], finché in quel Regno ed in altre parti fu creato ed ora é opinione comune che la ribellione che ci sarà e che da lungo tempo in qua é stata e c'è nel detto Regno, prese fondamento e principio dalle soperchierie e dai volontari processi dei detti Governatori. Sia vostra mercede, o signore, provvedere e fare in modo che per sempre in futuro i detti Governatori abbiano da voi, signore, e dai vostri successori, sicuro e limitato potere", chiedendo che tali governatori per cinque anni non potessero rimuovere incarichi e che per la copertura dei vacanti operassero "tenendo conto del parere dei consiglieri di Cagliari per quella amministrazione e dei consiglieri di Alghero per l'amministrazione del Logudoro" (4). Un simile riconoscimento della propria realtà libera e l'anelito che altri popoli godessero di uguali fortune, provano la perfezione di quella formula felice, per la quale la monarchia tradizionale era un insieme di repubbliche coronate da un re.
La prima delle comunità inferiori o intermedie tra l'individuo e il potere politico é la famiglia, oggetto di ogni protezione in campo religioso, politico ed economico. Spettando la prima di queste tutele alla Chiesa, é un postulato del pensiero tradizionale il rinforzare l'autorità del padre, cementarla sulla perennità del legame matrimoniale e trasformarla in asse della rappresentanza politica. In ogni caso, é necessario che essa sia riconosciuta come qualcosa che é anteriore e superiore all'autorità politica stessa, ancorato direttamente nel terreno del diritto naturale. In campo economico vanno resi definitivamente stabili i patrimoni familiari, dichiarando la possibilità di ascrivere determinati beni a fini di continuità dell'istituto familiare. Tutti i poteri e facoltà di cui l'uomo in quanto tale é privo, gli sono attribuiti quando opera dirigendo e rappresentando una famiglia che ha ricevuto dagli antenati e dovrà consegnare ai discendenti. La società politica é un'associazione di famiglie, non un mucchio di uomini come crede il liberalismo, né una macchina con ingranaggi umani, quale la pensa il totalitarismo. Veicolo naturale dell'individuo, essa é la pietra angolare della comunità politica.
A fianco della famiglia stanno le entità territoriali minori e maggiori, con la loro varietà ricchissima, le loro istituzioni peculiari, le loro leggi, i loro costumi. I Fueros sono lo strumento legale per forgiare concretamente la realtà autarchica delle entità territoriali maggiori, degli stili di vita di ciascuno dei popoli di Spagna.
Il fatto che ciascuno dei popoli spagnoli possieda tratti caratteristici nelle leggi, usi, costumi ed amministrazione - alcuni persino una lingua e cultura molto insigni - non é un fattore di dispersione, bensì di realizzazione della più perfetta delle unità: l'unità nella diversità. Tutti i diversi popoli ispanici sono legati da due vincoli: la fede nello stesso Dio e la fedeltà allo stesso re. Al di sopra delle libertà dei fueros, simbolo delle loro distinte personalità, campeggia il doppio legame della monarchia federativa e missionaria. Dove i Fueros mettono la varietà, la missione trae il vigore dell'unità interiore della coscienze, e la regalità é il segno esteriore dell'unità interiore.
La regalita'
La regalità non é qualcosa di vano, come i liberalismi dottrinari, né qualcosa di onnipotente, come nelle costruzioni totalitarie o assolutiste. Il monarca regna e governa, ma all'interno di limiti imposti dalle leggi fondamentali o del paese. Non gli é possibile alterare a piacimento l'apparato legale dei suoi popoli, senza il consenso dei popoli stessi. Impera, certamente, perché é re; ma impera all'interno di leggi ben precise.
In questo terreno la monarchia tradizionale é l'unica forma di governo in cui il potere del governante viene davvero limitato, perché i cippi che delimitano le sue facoltà non consistono in fredde lettere o dottrine morte, ma nella feconda realtà sociale, anteriore e distinta dallo Stato. Nelle società intermedie e autarchiche, dove i totalitari e gli assolutisti vedono uno strumento in più per il potere, e dove i liberali vedono il vuoto dell'inesistente, la monarchia tradizionale trova il freno effettivo che gli altri sistemi politici ignorano. Per questo la monarchia tradizionale é l'unica forma di governo in cui gli uomini possono sentirsi veramente liberi.
Tuttavia, posto che della regalità sono attributo alcune funzioni attive, le funzioni del monarca divengono una qualcosa di essenziale. Da ciò la necessità di esigere due tipi di legittimità: quella di origine e quella di esercizio, la legittimità dei titoli al momento dell'assunzione del potere supremo e la legittimità nel suo uso al servizio degli ideali della Tradizione delle Spagne. Entrambe sono essenziali, ma in caso di dubbio é da preferirsi la legittimità d'esercizio su quella dinastica, perché altrimenti ammetteremmo che un prurito leguleio possa primeggiare sul contenuto della tradizione ispanica, conclusione assurda sotto tutti gli aspetti. Il giuramento dei Fueros era condizione necessaria per l'incoronazione dei sovrani, volendo significare con esso che la legittimità d'esercizio era più importante di quella d'origine e che, mancando quella, questa manca di fondamento.
NOTE
1) Enrique Gil y Robles, Tratado, II, 2.
2) placet?
3) Questo brano, come quello successivo, scritti in un misto di francese, spagnolo e latino (?), é tratto integralmente dalla precedente traduzione (N.d.T.).
4) Cfr. il mio libro Las doctrinas polìticas en la Cataluña medieval, Barcelona, Aymà, 1950, p. 20.