domenica 4 settembre 2011

Un classico della Contro-Rivoluzione, Mons. Henri Delassus (1836-1921).

di Elia Sgromo


La vita

Anthime Henri Joseph Delassus nasce il 12 aprile 1836 a Estaires (Nord) in Francia. Ordinato sacerdote nel giugno 1862 a Cambrai, esercita il ministero prima come vicario a Valenciennes, nella parrocchia di Saint-Géry; poi è a Lille, nel 1869 a Sainte Cathérine e nel 1872 a Sainte Marie Madelaine. Nel novembre 1874 è nominato cappellano della basilica di Notre Dame de La Treille a Lilla [Più tardi dedicherà a questa basilica un’opera: «Origine de l’archiconfrérie de Notre-Dame de La Treille, patronne de Lille, ses statuts et ses privilèges» (1891) e nel 1895 un articolo «Iconographie de la basilique de Notre-Dame de La Treille et de Saint-Pierre», apparso sulla rivista «Revue de l’art chrétien»].
Canonico onorario nel 1882, prelato domestico nel 1904; nel 1911 è promosso protonotario apostolico, nel 1914 diventa canonico dell’appena costituita diocesi di Lilla e decano del capitolo  della cattedrale.
Formatosi sotto Pio IX (1846-1878), Henri Delassus esercita la maggior parte della sua attività sotto Leone XIII (1878-1903) e san Pio X (1903-1914); muore, sotto il pontificato di Benedetto XV (1914-1922), il 6 ottobre 1921, a Sarnéon.
Il giornalista e il polemista
Come giornalista, nel 1872, inizia a collaborare al periodico «Semaine religieuse de Cambrai». Nel 1875, il cardinale René-François Regnier (1794-1881), arcivescovo di Cambrai, gliene affida la direzione. Il settimanale è istituzione diocesana, ma ben presto diventa proprietà del nuovo direttore, che ne è anche il principale redattore. Per circa quarant’anni, fino al 1913, data della divisione della diocesi di Cambrai con la costituzione della nuova diocesi di Lilla, don Henri Delassus dirige e redige il settimanale che non tarda a conquistarsi una reputazione di foglio battagliero e una diffusione anche all’estero, «una Rivista ecclesiastica più o meno diffusa in tutta la Cristianità» (La Croix du Nord). La «Semaine» ha una tiratura ordinariamente di 4.500 copie, con 500 abbonati fuori diocesi: si tratta di un numero notevole per questo genere di periodico. Con la creazione della diocesi di Lilla la rivista cambia nome in «Semaine religieuse de Lille»; nell’ottobre 1914 a causa della guerra sospende le pubblicazioni, riprese nel giugno 1919. Nel 1919 la rivista diventa organo ufficiale della diocesi.
Mons. Delassus fa della «Semaine» uno dei bastioni della lotta contro il liberalismo, il modernismo e tutte le forme della «cospirazione anticristiana nel mondo». Poggiando su una dottrina teologica sicura e su una documentazione abbondante, quasi sempre di prima mano – anche se uno sguardo moderno potrebbe rimproverargli di non contestualizzare sempre le citazioni, di non citare sempre le fonti e di utilizzare talora documenti di provenienza non del tutto verificata –, e dotato di una straordinaria chiaroveggenza confermata spesso dagli avvenimenti, mons. Delassus denuncia e attacca, contro venti e maree, i nemici della Chiesa.
Mons. Delassus ha una parte rilevante nelle polemiche che segnano la Chiesa del suo tempo. Durante il pontificato di Leone XIII entra in contrasto con la scuola cattolico-democratica, che ha importanti sostegni a Roma, e la sua «verve» polemica gli procura qualche ammonimento da parte di vescovi francesi e anche di qualche ambiente vaticano: li riceve con la sottomissione dovuta alle leggi della Chiesa, ma usando tutta la libertà che quelle leggi gli assicurano. Così è oggetto di avvertenze di autorità locali e romane per via dei suoi attacchi al congresso ecclesiastico di Reims (1896) e al congresso della Democrazia Cristiana (1897): avvertenze che peraltro censurano più il tono ritenuto eccessivamente polemico che la sostanza delle sue critiche. I processi che alcuni sacerdoti cattolico-democratici cercano d’intentargli presso il Santo Uffizio si risolvono a suo favore.Mons. Delassus è peraltro in buoni rapporti con mons. Gabriele Boccali (1843-1892), per molti anni fidato segretario di Leone XIII, ed è anche corrispondente di cardinali romani. Secondo la sua testimonianza è in costante corrispondenza con l’influente cardinale Girolamo Gotti (1834-1916), cui invia regolarmente la «Semaine», ricevendone piena approvazione. Mons. Delassus è anche membro di una Unione della pace sociale, legata all’Association catholiques des patrons du Nord, che denuncia le «infiltrazioni collettiviste» nel cattolicesimo sociale.
Nelle sue opere  si trovano pure frasi che, lette oggi, potrebbero facilmente prestare il fianco ad accuse di pregiudizi nei confronti degli Ebrei, ispirati a un antigiudaismo che peraltro non va confuso con l’antisemitismo su base razziale che già ai suoi tempi comincia ad affermarsi anche in Francia e di cui è invece fermo oppositore. Ma è anche vero che questi atteggiamenti  sono ampiamente condivisi nel mondo cattolico dell’epoca e che a un’analisi che oggi possiamo giudicare insufficiente delle molteplici sfaccettature del mondo ebraico si accompagna in mons. Delassus un costante sforzo di approfondimento e di comprensione. Nemico accanito della massoneria, il sacerdote francese ha il merito di avere scoperto e denunciato – prima di molti altri – l’inganno di Léo Taxil (1854-1907), un massone che nel 1885 dichiara di convertirsi al cattolicesimo e inizia a pubblicare mirabolanti rivelazioni sui rapporti fra le logge, il satanismo e il Diavolo in persona. Mentre altri – compresi alcuni vescovi – prendono le rivelazioni di Taxil per oro colato, mons. Delassus, che pure è consapevole della grande complessità della vicenda, denuncia il presunto convertito come un infiltrato e un provocatore e lo incalza con domande sempre più imbarazzanti, contribuendo a indurlo ad auto-smascherarsi e a confessare la sua frode nel 1897.
 Dopo gli attacchi durante il pontificato di Leone XIII, con san Pio X mons. Delassus ottiene sostegno e onori: né è dimenticato il suo ruolo positivo nel caso Taxil. Nel 1904 è prelato domestico, protonotario apostolico nel 1911, decano del capitolo della cattedrale di Lilla nel 1914. «Solo lo studio e la difesa ostinata della verità furono la grande passione della sua vita, e il suo coraggio non conobbe una sola ora di cedimento» (Semaine religieuse de Lille, 1922, p.505).
Mons. Delassus diventa membro del «Sodalitium Pianum», l’organizzazione di cattolici integrali creata da mons. Umberto Benigni (1862-1934) al servizio della Chiesa nella lotta contro il modernismo, un vero e proprio servizio d’informazioni ad uso della Santa Sede. Nel linguaggio convenzionale adoperato tra i «sodali» il suo nome è Camus: mons. DelassUS, direttore della «Semaine religieuse de CAMbrai».
Robert Havard de la Montagne (1877-1963), che lo conobbe, lo ricorda come un «vecchio austero, poco loquace, poco socievole, molto affabile con i suoi compagni di pensiero, si alimentava solo di questo pensiero che accendeva una fiamma nel suo sguardo. Trincerato dietro una montagna di testi e di documenti, li faceva cadere sull’avversario liberale, democratico, modernista – insensibile ai colpi che riceveva» (Chemin de Rome et de France, 1956, p.103).
L’opera
Discepolo del cardinale Louis Pie (1815-1882) e di dom Prosper Gueranger (1805-1875), e formato alla scuola di Louis de Bonald (1754-1840), Joseph de Maistre (1754-1821) e Louis Veuillot (1813-1883), mons. Delassus sviluppa la sua polemica contro gli errori della Rivoluzione e attacca senza posa sia i partigiani del cattolicesimo democratico sia gli adepti della massoneria. La sua critica alla massoneria parte dalla dottrina e rimane ancorata, sulla scia dell’enciclica «Humanum genus» di Leone XIII, a una lettura dottrinale del fenomeno massonico che guarda con sospetto le interpretazioni che cercano di spiegarne ogni sfaccettatura solo con l’azione diretta e palese del Diavolo, il che gli permette di smascherare tempestivamente l’inganno di Taxil.
Delassus è scrittore prolifico: oltre alla rielaborazione degli articoli della «Semaine», pubblica sia opere legate alle polemiche di attualità sia testi sistematici. Nel 1899, pubblica «L’americanismo e la congiura anticristiana»; nel 1908, «L’Enciclica Pascendi dominici gregis e la democrazia». «La congiura anticristiana: il tempio massonico che vuole elevarsi sulle rovine della Chiesa cattolica», con prefazione del cardinale sgretario di Stato Rafael Merry del Val (1865-1930), è del 1910; nello stesso anno esce «Condanna del modernismo nella censura del Sillon»; del 1911 sono, «La democrazia cristiana: partito e scuola visti dalla diocesi di Cambrai» e «Lo spirito familiare nella casa, nella città e nello Stato»; «La missione postuma di Giovanna d’Arco e il Regno sociale di Gesù Cristo» è del 1913; dal 1919 al 1921 pubblica la sua ultima opera, in tre volumi, «I perché della Guerra Mondiale: risposte della giustizia divina, della storia, della bontà divina».
I suoi principali articoli sono raccolti in «Il problema dell’ora presente. Antagonismo fra due civiltà» (due volumi, 1904). Mons.  Delassus si applica a dimostrare come gli avvenimenti dell’ultimo quarto di secolo confermano le previsioni dei grandi teorici contro-rivoluzionari; la lettura di quest’opera è giudicata  «indispensabile a chiunque voglia farsi una opinione generale esatta della questione massonica» (Paul Copin-Albancelli [1851-1939]). Questo testo (ristampato in forma di reprint nel 1977 da Cristianità) è mirabile esposizione in forma sistematica del pensiero cattolico contro-rivoluzionario del secolo XIX, di cui, in un certo senso, costituisce anche bilancio. Le tesi sono confrontate e intergrate –  e se necessario corrette –   sulla base del magistero di Pio IX, Leone XIII e san Pio X. Nella prima parte sono descritte, con il supporto della migliore documentazione disponibile all’epoca, i tempi e i modi della lotta, occulta e palese, condotta dalla Rivoluzione contro la civiltà cristiana, allo scopo di sconvolgere le basi sociali della religione cattolica e di distruggere la Chiesa per sostituire ad essa un «tempio», la Repubblica Universale in cui si pratichi la «religione dell’uomo». Nella seconda parte sono indicati i presupposti di una possibile restaurazione/rinnovazione della civiltà cristiana dopo l’attacco della Rivoluzione: all’intervento divino devono affiancarsi riforma personale, docilità alle lezioni del passato, ritorno alla sincerità del linguaggio, nonché riconquista della nozione teologica di peccato originale, di quelle economiche di capitale e di sforzo, e di quella sociale di famiglia.
Per concludere
In occasione del suo giubileo sacerdotale, il 14 giugno 1912, mons. Delassus riceve da san Pio X una lettera elogiativa, che ne sintetizza bene tutta la vita e l’opera: è un «atto di benevolenza, che ne ben meritate . . . sia per la vostra devozione alla Nostra persona che per la testimonianza inequivocabile del vostro zelo, sia verso la dottrina cattolica che difendete, che per la disciplina ecclesiastica che osservate, sia infine per tutte quelle opere cattoliche che sostenete e delle quali la nostra epoca ha un così grande bisogno».