venerdì 9 giugno 2017

Maria Teresa d’Austria e il nuovo sistema scolastico

Fonte: http://www.elbrenz.eu/

Nella seconda metà del Settecento Maria Teresa d’Austria, «sovrana illuminata», istituì un nuovo sistema scolastico che permettesse ai figli del popolo di acquisire una «mentalità onesta, sensata e lucida».


Le riforme dell’istruzione volute da Maria Teresa d’Austria furono un frutto del suo spirito d’innovazione. Dopo aver migliorato l’istruzione superiore, affrontò su vasta scala l’istruzione elementare. Maria Teresa si rese conto che era necessario migliorare in modo notevole l’istruzione elementare, per poter impiegare tutti i suoi popoli a vantaggio del regno. Non c’era nessuno spirito di egualitarismo. Lei personalmente non parlava del «popolaccio» o della «marmaglia», mai i suoi alti funzionari potevano farlo, senza venire criticati, nelle lettere e nei dispacci che le inviavano. Lei era mossa soprattutto dall’ odio verso la superstizione in ogni sua forma; non voleva dare ai figli del popolo un’istruzione superiore alla loro condizione sociale, ma era decisa a fare in modo che abbandonassero le superstizioni e acquisissero una mentalità onesta, sensata e lucida.

Le sue prime riforme erano state ostacolate dai gesuiti, che amava tanto, ma che si aggrappavano alle vecchie formule, trascurando l’insegnamento del buon tedesco a favore del latino. Ma nel 1770 Maria Teresa si rese conto che era necessario un sistema molto più radicale, e sentiva così acutamente questa esigenza che chiese a Federico di Prussia il permesso di consultare il famoso educatore, il vescovo Felbiger, i cui metodi, messi in pratica soprattutto nella sua scuola di Sagan, nella Slesia Prussiana, erano molto più avanti dei suoi tempi.  Federico accordò il permesso e l’influenza di Felbiger fu molto forte nel nuovo sistema scolastico istituito nel 1775.






Dovevano esservi tre tipi di scuola: la Normalschule, istituita in ogni Land; la Hauptschule, almeno una in ogni distretto; la Trivialschule, una in ogni paesino e in ogni parrocchia rurale. Tutti i bambini dei due sessi dovevano frequentarla tra i 6 e i 12 anni. In campagna, i bambini fino agli 8 anni dovevano frequentare la scuola estiva, da Pasqua alla fine di settembre, mentre quelli tra gli 8 e i 12 frequentavano la scuola invernale, dal 1° dicembre al 31 marzo, in modo da poter dare una mano nei lavori agricoli estivi. C’erano speciali corsi di ripasso: due ore ogni domenica dopo la messa, per i giovani fra i 13 e i 20 anni. Naturalmente, come avviene in quasi tutte le riforme, la situazione appariva più rosea sulla carta che in pratica. La scarsità di insegnanti qualificati era cronica, e spesso i genitori protestavano per quello che consideravano uno spreco di tempo. In un villaggio presso Innsbruck, l’intera popolazione rischiò di venire arrestata per aver boicottato la nuova scuola. Ma nonostante le sue deficienze , il sistema valeva quanto quello prussiano, che era il migliore d’Europa. Nonostante tutte le altre preoccupazioni, Maria Teresa s’impegnò nelle sue riforme scolastiche con la decisione con cui un tempo s’era impegnata nella guerra. E quando morì, 5 anni dopo l’istituzione del nuovo sistema, dimostrò ancora il suo interesse lasciando 100.000 gulden del suo patrimonio privato perché Felbiger li distribuisse alle scuole normali dell’Impero.

[(da Maria Teresa d’Austria, vita di una imperatrice, Mursia, Milano, 1982, rid. e adatt.)]
 
 
 
Il Regolamento nel Tirolo Meridionale (attuale Trentino)
 
 
 
 
Il 6 dicembre 1774 è pubblicato il Regolamento scolastico generale (Allgemeine Schulordnung), che resterà praticamente invariato fino a metà Ottocento. Sono interessati tutti i bambini e le bambine d’età compresa tra i 6 e i 12 anni, senza distinzioni economiche e sociali; severe sanzioni sono previste per i genitori inadempienti. I dati anagrafici sono per ora raccolti attraverso i registri parrocchiali.Dal 1775, nel giro di dodici anni, nel Tirolo italiano si attivano 69 scuole elementari, distribuite in modo capillare in tutti i distretti. Ma applicare la legge di Maria Teresa non è davvero facile. Si tratta di erigere un sistema molto complesso con fondi del tutto inadeguati. Occorre individuare gli spazi – o costruire un apposito edificio scolastico – e soprattutto preparare un corpo di insegnanti all’altezza del compito.Per quale ragione il governo di Vienna investiva tante energie nel sistema scolastico, dalle scuole elementari fino alle università? Il motivo viene spiegato nella Allgemeine Schulordnung
, secondo cui il «più importante mezzo della vera felicità delle nazioni» è proprio «l’educazione della gioventù»: per «felicità» dobbiamo intendere lo sviluppo economico dello Stato e la stabilità politica dei governi. La frammentazione e le difformità dei percorsi formativi non erano più compatibili con l’esigenza di uno Stato solido e forte, bisognoso di sudditi con un minimo di istruzione ed educati secondo modelli e valori saldamente in mano al governo centrale. La scuola, più di ogni altra istituzione, si presta a questa poderosa opera di disciplinamento e uniformazione.
 
Mandare i figli a scuola non è più una scelta delle famiglie; le aristocrazie devono abbandonare l’idea di gestire in proprio l’educazione della prole.Un manuale unico contiene le materie prioritarie e comuni a tutti i sudditi: laTabella dell’ ABBICCÌ, brevi racconti edificanti, aritmetica, Bibbia e storia della religione, il testo dettagliato dei «Doveri de’ sudditi verso il loro Monarca». L’editoria scolastica è soggetta a stretto monopolio: nel Tirolo meridionale il solo tipografo autorizzato a pubblicare i testi scolastici è Marchesani di Rovereto. Per le famiglie indigenti i manuali sono gratuiti.La Allgemeine Schulordnung teresiana introduce tre tipologie di scuole, diverse per funzione e per diffusione: triviale, ordinaria e normale. La «scuola triviale» (Trivialschule), detta anche «comune», è presente in modo sistematico e deve garantire i tre insegnamenti primari: leggere, scrivere e far di conto. È a questo livello che si registrano, almeno in una prima fase, conflitti di competenze tra le comunità, su cui gravano gli oneri finanziari, e i funzionari che rappresentano il potere centrale. Le difficoltà economiche, aggravate da lì a poco dalle guerre, consigliano di procedere con una certa gradualità: i maestri, perlopiù sacerdoti, restano spesso quelli scelti a suo tempo dalle comunità. Ma il controllo statale è rigoroso: solo nel 1869 sarà introdotta una sorta di ‘decentramento’ scolastico, che consentirà alle comunità locali di tornare ad avere voce in capitolo sulla scuola.Accanto alla «scuola triviale», a un livello superiore, si colloca la scuola ordinaria, detta anche «principale» (Hauptschule)è prevista solo nei centri più importanti. Qui il percorso formativo si articola in più materie, tra cui anche la calligrafia (ossia l’arte della bella scrittura), necessaria ai giovani che vogliano intraprendere mestieri di concetto. Infine, al vertice del sistema è la «scuola normale» (Normalhauptschule), presente nei capoluoghi: essa funge da norma e modello per le altre; tre le classi, strutturate per fasce di età.Nel Tirolo italiano la «scuola normale» è a Rovereto: costituirà un modello anche per l’organizzazione delle scuole della Lombardia austriaca. Il primo direttore della «normale» di Rovereto è il sacerdote Giovanni Marchetti (1738-1806), che la reggerà per 32 anni. Marchetti, oltre che preside, è insegnante e catechista. Ha poi un importante ruolo ufficiale: è il traduttore del Methodenbuch in lingua italiana e svolge la mansione di ispettore scolastico provinciale. A Rovereto, accanto ai corsi in lingua italiana, sono attivate anche classi di lingua tedesca: è curioso osservare che il Regolamento del 1774 sottolinea la necessità di curare la pronuncia e l’ortografia, ma non chiarisce quale debba essere la lingua d’insegnamento; solo nel 1848 verrà specificato che la lingua da usare è quella parlata dagli scolari. L’italiano dei manuali, però, è quello letterario, il toscano: tocca imparare frasi alquanto improbabili per orecchie abituate al dialetto, come «poscia sediamo in tavola» e «v’è chi si trastulla coll’andare in slitta».La «normale» deve gestire pure i corsi di abilitazione destinati ai maestri, basati anch’essi sul Methodenbuch fornito dallo Stato. Nel 1786, i maestri impegnati nelle scuole del Circolo sono 92, con classi formate in media da 80-90 scolari di diversa età (ma troviamo anche classi di 145 bambini, come a Strigno, in Valsugana).
 
BIBLIOGRAFIA
 
Q. Antonelli - R. Filosi, I quaderni scolastici di casa Rosmini (Rovereto, 1673-1847), in «Mélanges de l’Ecole française de Rome», 109, 1997, 1, pp. 299-316; Q. Antonelli, A scuola! A scuola! Popolazione e istruzione dell’obbligo in una regione dell’area alpina (secc. XVIII-XX), Trento 2001.


Breve Cronologia della storia della scuola nel Tirolo
(attualmente Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol [I] e Nord Tirolo [A]) dal 1774 al 1919
(comparazione con la situazione scolastica italiana nel medesimo periodo)
DateLuoghi, leggi e riformeLe trasformazioni interne alle istituzioni scolastiche Tirolo e dintorni
1774 Impero d'Austria
Riforma scolastica di
Maria Teresa d'Austria.
Il "Regolamento Scolastico
Generale" istituisce le
scuole pubbliche per tutti i
territori amministrati.
Si afferma il diritto allo studio per tutti i sudditi; il diritto all'insegnamento nella lingua di ogni popolazione.
Vengono istituite:
le Scuole Triviali (scuola popolare decentrata in ogni villaggio, articolata
in classi maschili e classi femminili e a carico dei Comuni);
le Scuole Principali (finanziate dai Comuni, sorte in tutti i centri
principali);
le Scuole Normali (scuole di formazione dei docenti, finanziate
direttamente dallo Stato e presenti in ogni capoluogo regionale).
Era obbligatorio l' aggiornamento per tutti i docenti.
Nel 1775 in Tirolo furono
istituite 5 Scuole
Principali: Schwaz, Hall,
Sterzing, Reutte, Merano e Rovereto.
Nel 1777 anche a
Bolzano.
1778 Impero d'Austria
Decreto della cancelleria
imperiale
Istituzione in Tirolo delle Scuole Speciali per la preparazione dei maestri -
Musterschulen
 
1804Impero d'Austria
Programmi scolastici per le
scuole popolari
Viene utilizzato in tutti i territori in modo rigoroso il metodo di Ignaz
Felbiger
La vigilanza nelle scuole rimane affidata ai religiosi.
 
1859 Regno d'Italia:
Legge Casati
Atto di nascita della scuola nazionale, in particolare della scuola
elementare. Il suo ambito di applicazione fu esteso ai diversi territori
conquistati nel processo di unificazione italiana
Si basa sui principi di:
- obbligatorietà e gratuità dell'istruzione
- unità di indirizzo
- libertà di insegnamento
Vengono resi obbligatori due anni di scuola inferiore
Gli studi superiori comprendono: il ginnasio, le scuole normali e l'istituto tecnico
Analfabetismo in Italia nel
1859:
78% della popolazione
Iscritti alle scuole
elementari nell'a.s. 1862-
1863:
1.109
1867-1868Impero d'Austria
Riforma liberale della
scuola absbrugica
Laicizzazione della scuola
Decentramento amministrativo attraverso:
- consigli scolastici locali
- consigli scolastici provinciali
Vigilanza sulla scuola affidata allo stato e ad ispettori laici
Forte è l'opposizione dei parlamentari tirolesi: scontro tra mondo liberale
e mondo clericale.
Kulturkampf
 
1869 Impero d'Austria
Riforma generale
della scuol
Estensione dell'obbligo scolastico da 6 a 8 anni (i bambini dovevano
andare a scuola dall'età di 6 anni ai 14 anni)
La legge incontra forte opposizione soprattutto da parte dei
contadini che nei campi "avevano bisogno di braccia forti e
giovani"
Introduzione sistematica dell'insegnamento scientifico
Corsi di specializzazione per i maestri
Aumenti di stipendio per gli insegnanti
 
1877Regno d'Italia
Legge Coppino
Obbligo scolastico fino a 9 anni
Sanzioni pecuniarie per chi evadeva l'obbligo scolastico
Stanziamento di fondi per i Comuni, per indurli ad istituire scuole
Repressione del dialetto e rigoroso uso della lingua italiana nella scuola
 
1883 Impero d'Austria
Legge sulla scuola
Introduzione di modifiche alla legge generale sulla istruzione nell'impero
absburgico:
- introduzione di nuove discipline
- maggiore attenzione all'assolvimento dell'obbligo scolastico
 
1892 Land Tirol
Legge provinciale sulla
scuola
Pacificazione tra aree politiche liberali e clericali:
- viene recepita la legge di riforma generale della scuola
- la vigilanza sulle scuole viene esercitata "de facto" dal clero
Il problema maggiore rimane la condizione sociale ed economica degli
insegnanti
 
1893 Land Tirol
Mostra dei mezzi didattici
utilizzati nelle scuole del
Land Tirol
  
1899 Land Tirol
Prima Conferenza
Provinciale Ordinaria dei
maestri del Tirolo -
Innsbruck
Iniziativa provinciale per rispondere ai molteplici problemi della scuola in
Tirolo.
 
1904 Regno d'Italia
Legge Orlando
Estensione dell'obbligo scolastico dai 9 ai 12 anni di età
Obbligo per i Comuni di istituire scuola almeno fino alla quarta classe,
dopo la quale - previo esame- si passava alla scuola secondaria
Possibilità per i Comuni di stanziare fondi per l'assistenza (libri, vestiti,
scarpe) per consentire ai ceti più poveri di frequentare la scuola
Istituzione di 3.000 nuove scuole serali e festive nei Comuni dove più alta
era la percentuale di analfabeti adult
Discorso del primo
ministro NITTI alla
Camera (maggio 1907):
su 4 milioni e mezzo di
bambini obbligati a
frequentare la scuola solo
la metà vanno a scuola.
Non è solo responsabilità
dei Comuni.
Deve essere lo Stato a
gestire l'intero sistema
scolastico.
1911 Regno d'Italia
Legge Daneo-Credaro
Le scuole passano alle dipendenze dirette dello stato.
- Vengono istituiti i Provveditorati agli studi.
- Vengono istituiti, presso i Comuni, i Patronati Scolastici.
- Vengono stanziati specifici fondi:
per l'edilizia scolastica,
per l'apertura di nuove scuole,
per miglioramenti economici agli insegnanti.
per il riordino delle scuole rurali
Il territorio viene
suddiviso in circoscrizioni
da affidare ad ispettori.
Vengono inoltre istituite
scuole reggimentali (per i
militari) e scuole
carcerarie (per i detenuti
analfabeti).
Vengono assicurati i mezzi
per le scuole serali e
festive per gli adulti
analfabeti (di età
superiore ai 14 anni)
1910 Land Tirol
Legge provinciale sulla
scuola
Nonostante molteplici petizioni non viene abolito l'obbligo scolastico di 8
anni.
Aumentano le pene pecuniarie per i trasgressori.
 
1914-1918Prima guerra mondiale  
1919 Trattato di Saint
Germain
Annessione della parte Sud del Tirolo (dal Brennero a Borghetto [sotto Ala]) al Regno d'Italia.
 
 
 
 
 
 
 

Elenco delle vie di Trieste - nuove e quelle cambiate di nome

Fonte: Territorio Libero di Trieste - Svobodno ozemlje - Free Territory of Trieste

È assolutamente NECESSARIO tornare ai nomi originali delle strade di Trieste, per poter contribuire a chiudere definitivamente le peggiori pagine del secolo scorso e della Storia di questa città.

Un estratto dal libro "Oberdank il terrorista" de Renato De Marzi

Wilhelm Oberdank

"Tutti riportavano l'invito che la Società dei Veterani e dei Reduci rivolgeva alla popolazione di partecipare a...lla fiaccolata che si sarebbe svolta quella sera in omaggio all'Arciduca.
Dopo il tramonto moltissima gente cominciò ad affollare i marciapiedi del centro. [...]. Alcuni spettatori gettavano fiori. Il corteo si avvicinava e quando la Banda Militare del Presidio, svoltò da Via San Spiridione per immettersi nel Corso all'altezza dell'Hotel Aquila Nera il fragore degli ottoni si fece assordante. Una selva di bandiere giallo-nere seguiva la banda e, distanziata di alcuni metri, marciava la schiera dei Veterani impettiti con giubbe adorne di decorazioni. [...] Un fremito di rabbia colse Guglielmo; affondò la mano in tasca, afferrò una bomba a mano e la scagliò altissima verso le bandiere." [...]
"La mattina seguente Guglielmo tornò verso Piazza Grande. Lesse i primi giornali. Tutti i titoli, a grandi caratteri esprimevano esecrazione, sdegno, condanna per l'attentato. Un ragazzo triestino di 16 anni era morto. Si chiamava Angelo Fortis. Un altro giovane di Castelnuovo del Carso era moribondo. Altre 16 persone erano rimaste ferite e giacevano all'ospedale.
Tutti i giornali condannavano l'attentato con espressioni di indignazione e di orrore. Persino "L'Indipendente" lo definiva una folle azione criminale contro cittadini inermi e pacifici."


Fonte: Vota Franz Josef 

mercoledì 24 maggio 2017

24 maggio, il giorno della vergogna

Fonte: Vota Franz Josef 



Almeno quella volta, consegnarono la dichiarazione di guerra. Non come nel 1848 contro di noi e nel 1860 contro il Regno delle Due Sicilie. Ma non potevano fare altrimenti: i loro nuovi alleati lo pretendevano. Per non essere troppo innovativi tuttavia, gli italiani evitarono di dichiarare guerra alla Germania fino all'agosto del 1916, indispettendo soprattutto i francesi.
I tricoloruti erano convinti di fare un solo boccone di noi, dopo i disastri bellici del 1914 e dei primi mesi del 1915. Cadorna aveva pianificato di mandare la II Armata direttamente a Vienna e la III Armata a Budapest.
Per 1 settimana dopo il Patto di Londra,, l'Italia fece parte di entrambe le alleanze: la Triplice Intesa e l'Entente Cordiale di GB, Francia e Russia. Il Patto di Londra era segreto ed il principale merito storico di Lenin, fu di averlo denunciato nel 1917, quando apparve su un giornale svedese.
In uno dei più falsi discorsi della Storia, nel mese di giugno, Salandra enunciò al Parlamento i pretesti di guerra italici. Un mucchio di falsità, smentite appena nel 1917 dall'iniziativa di Lenin. Altrimenti, non sapremmo nemmeno oggi come andarono realmente le cose. E pensare che i nazionalisti italiani, ripetono come pappagalli il discorso interventista di Salandra, per spiegare al loro popolo ed ai loro bambini, che non avrebbero tradito e che quell'aggressione proditoria, sarebbe stata onorevole.
L'infamia del tradimento peserà ancora molto a lungo sull'Italia, probabilmente per sempre, visto che alcuna personalità tricolore, sembra avere intenzione di raccontare ufficialmente al proprio popolo, come andarono realmente le cose ed ammettere il tradimento.
Ma il diavolo fa le pentole, non i coperchi. Dopo il 26 aprile data dello scellerato Patto di Londra, i nostri effettuarono una controffensiva in Galizia riprendendo tutte le posizioni ed anche di più. Saladra scrisse nel suo diario che se lo avesse saputo, non ci avrebbe dichiarato guerra.
Le nostre forze armate che sembravano distrutte con quasi 2 milioni di perdite ed oltre 800 mila morti, si riorganizzarono con i pochi ufficiali di carriera superstiti e con i riservisti. E le suonarono sode ai traditori. Già poche ore dopo la dichiarazione di guerra, tutta la nostra flotta con tutte le corazzate vecchie e nuove, aveva preso il mare per bombardare una decina di obbiettivi dalla costa veneziana a quella pugliese. Fu affondato uno Zerstörer tricolore, un altro era scappato per un pelo.
Stava per iniziare l'epopea dell'Isonzo e delle Dolomiti, in attesa del glorioso 24 ottobre del 1917. Già il 27 maggio, i volontari tirolesi della Provincia di Trento impegnarono la I Armata tricolore ad Ala, rallentandone l'avanzata. Si trattava delle Compagnie Schützen di Ala e di Borghetto, con quasi 700 uomini e 170 gendarmi. Era gente più giovane di 19 anni e più anziana di 52, tutti gli uomini di leva erano già in Galizia. Volontari "trentini" che difendevano le loro case. Della quarantina di Compagnie Schützen del 1915, oltre la metà è stata oggi rifondata, a dispetto delle falsità dell'Ana e dello Stato traditore ed invasore. Subito dopo, iniziarono gli scontri sull'Isonzo ed al confine Carinziano.

sabato 13 maggio 2017

13 maggio 1717 - 13 maggio 2017: 300° anniversario della nascita di S.M.I.R.A. Maria Teresa d'Asburgo

Fonte: Trento è Tirolo - Trient ist Tirol

Maria Teresa d'Austria in un ritratto
 di Martin van Meytens, 1759.

Il 13 maggio 1717, nacque invece una bambina, Maria Theresia Walburga Amalia Christina, che tutto il mondo conoscerà come la Grande Maria Teresa, la sovrana riformatrice, che avrebbe salvato la dinastia degli Asburgo dalla decadenza.
“Basta che sia maschio”, era il ritornello che si mormorava alla Hofburg di Vienna, mentre l’imperatrice Elisabetta Cristina affrontava le doglie per dare alla luce il suo secondogenito.
Tredici mesi prima, Vienna aveva festeggiato la nascita di ...Leopoldo Giovanni, l’erede al trono degli Asburgo, ma era stata una gioia di breve durata. Il bambino, come tanti suoi coetanei, a Corte come nei bassifondi, non aveva raggiunto l’anno di vita, vittima di una febbre gastrointestinale.
Nel 1713, una costituzione imperiale, la Prammatica Sanzione, stabiliva che la corona degli Asburgo potesse essere ereditata anche per via femminile, se fosse venuta meno la linea maschile, una vera rivoluzione per l’epoca, almeno sulla carta, perché l’accettazione dei vari Paesi che facevano parte dell’impero era tutt’altro che scontata. Lo stesso imperatore Carlo VI, avrebbe di gran lunga preferito che quel documento prendesse polvere negli archivi, invece di essere applicato. La sua speranza era che già nelle ore successive ci fosse un altro maschietto a Corte.
Il padre, l’imperatore Carlo VI che per tutta la vita avrebbe continuato a desiderare un maschio, quel giorno, si presentò presso la Cattedrale di Santo Stefano, per annunciare alla folla in attesa che era nata “solo” una bambina. La madre, Elisabetta Cristina di Brunswick, che dopo Maria Teresa avrà altre due femmine, a causa delle scarse conoscenze scientifiche dell’epoca fu addirittura accusata di essere “inadatta” a generare un maschio, benché ne avesse avuto uno nel 1716.
Ambasciatori e cortigiani si auguravano addirittura che l’imperatrice morisse prematuramente, per dare modo al consorte di sposare un’altra donna che gli desse il sospirato erede maschio. Per il momento, però, la futura sovrana era una neonata che con il suo arrivo, aveva deluso tutti.
Il mondo ha visto dopo CHI fu Maria Teresa d'Austria.

martedì 9 maggio 2017

[VIDEO] Storia del Carlismo: Javier I (1889-1977), una vita al servizio della Tradizione

In occasione del XL anniversario della morte di S.M.C. Javier I di Spagna (1889-1977), avvenuta nell'ospedale di  Zizers vicino a Coira (Svizzera) il 7 maggio 1977,  in sua memoria, riportiamo questo eccelso video. Buona visione!

Redazione A.L.T.A.  


sabato 6 maggio 2017

Cinque e Quattro giornate, tante differenze in un solo giorno

 
Da sinistra: il feldmaresciallo Josef Radetzky
e il generale Fiorenzo Bava Beccaris.
 
Oggi, 6 maggio, ricorre l'anniversario (spesso dimenticato) delle cosiddette Quattro Giornate di Milano nell'ambito dei moti popolari che infiammarono l'intero regno d'Italia nel 1898. Esattamente cinquant'anni dopo le ben più note Cinque Giornate, queste collocate nella turbolenta stagione del '48 europeo.
Benché i nomi siano simili e che, curiosamente, tra i due fatti intercorra mezzo secolo esatto, i due eventi non hanno poi così tanti punti di contatto nelle premesse, nei fatti e nei seguiti.
Le Cinque Giornate furono un vero e proprio episodio di guerra, in linea con ciò che accadeva nel resto d'Europa, tra due visioni del mondo e dello stato. Si trattava di vera e propria insurrezione armata aizzata in prima linea dalla borghesia e dalla piccola-media nobiltà liberale, che però sulle barricate mandava spesso e volentieri la popolazione civile. Il Feldmaresciallo Radetzky dovette intervenire in un contesto di pura battaglia urbana, tant'è che dopo quei terribili 5 giorni di scontri i morti tra i soldati dell'esercito furono circa un migliaio.
Fiorenzo Bava Beccaris, il generale piemontese protagonista delle Quattro Giornate, invece, ebbe a che fare con una schiera di affamati e indigenti schiacciati da una classe dirigente proveniente in parte da alcune di quelle categorie borghesi e nobili di stampo liberale che strizzò l'occhio alle cinque giornate. Vi era poi, oltre alla fame, tutto il ventaglio di rivendicazioni di natura socialista, anarchica e protocomunista, pressoché assenti o per lo più marginali nel '48 lombardo.
Differenti furono anche le reazioni dei due eserciti intervenuti. Se Radetzky, conscio del ruolo strategico ed economico di Milano, agì per lo più con lo scopo di contenere la situazione non usando l'artiglieria sui civili e risparmiando la città (anche quando ebbe riuscì a rientrare), l'esercito italiano di Beccaris intervenne in modo più aggressivo. Durante i moti del 1898 i morti tra i soldati furono solamente due, uno fucilato dai suoi stessi camerati per essersi rifiutato di sparare e l'altro che si sparò da solo per errore. Tra i manifestanti presi a cannonate e assaliti da bersaglieri e carabinieri si contarono tra gli 88 e gli oltre 300 morti, senza contare i feriti e gli arresti.
Una vicenda molto differente anche negli epiloghi. Radetzky procedette con diverse amnistie del nei confronti di diversi civili e nei confronti di quella parte di esercito che disertò, non per niente il Feldmaresciallo boemo poté vivere tranquillamente senza scorta fino alla sua morte a Milano. Inoltre dopo il 1848 emerse l'idea di istituire una milizia contadina per spalleggiare l'azione dell'esercito governativo nel controllo della borghesia e della nobiltà filo-sabauda, gli alti comandi italiani nel 1898 mai avrebbero potuto concepire un progetto simile.
Purtroppo però quel retrogusto di italia umbertina rimasto nell'Italia repubblicana di oggi fa in modo che si mitizzi, al fine di costruire una identità nazionale, un triste evento come quello delle Cinque Giornate e si preferisca insabbiare qualcosa di terribile come le Quattro Giornate.
Spetta dunque a chi ha la possibilità di ricordarsi e di far ricordare queste pagine provare a far rivere e diffondere un'altra versione dei fatti, per evitare che tutto diventi una semplice data sul manuale di storia